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Autore: metaldolphin    27/10/2014    2 recensioni
Seguito della mia precedente "Mi sbagliavo".
La Red Force torna a Foosha dopo un lunghissimo periodo: come reagirà Makino, dopo quanto successo con Shanks?
E cosa c'entra in tutto ciò un Benn Beckmann che la insegue per il villaggio?
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Benn Beckman, Makino, Shanks il rosso
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La Barista e l'Imperatore'
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Quando sentii che era stata avvistata la Red Force in avvicinamento, anche se erano ormai passati anni dall’ultima volta che aveveo visto Shanks, non andai al porto.

Rimasi dietro al bancone a lucidare bicchieri già puliti, così nervosa da farmi dolere le dita. Sapevo che sarebbero venuti qui, lo facevano sempre e sicuramente l’equipaggio era all’oscuro di quanto accaduto tra noi, anche se qualcuno più sveglio e vicino al capitano credo avesse sospettato qualcosa.

Come avrei reagito, incontrandolo?
Quell’ultima notte l’avevo cacciato: dopo un contorto ragionamento senza capo né coda, in cui diceva di dovermi lasciare, nonostante mi amasse, per non farmi soffrire, aveva raggiunto l’apice dell’assurdo chiedendomi di rifarmi una vita al villaggio.
A quel ricordo battei il boccale che avevo tra le mani, incrinandolo sul bancone. Lui di certo non immaginava neanche quante lacrime avevo versato per colpa sua…io sapevo che comunque anche lui ne aveva spese quella stessa sera.

Davvero aveva creduto che avrei potuto dimenticarlo o addirittura sostituirlo?
E lui, con quante altre era stato, sostituendomi senza rimorso alcuno?

Forse, adesso nemmeno sarebbe venuto al bar…dopotutto la sua importanza era cresciuta, adesso lo definivano Imperatore: cosa avrebbe avuto da spartire con l’umile Makino?

Non so se mi faceva più male l’idea di rivederlo o più paura quella di trovarmi faccia a faccia con lui.
In un modo o nell’altro, comunque, la cosa non sarebbe dipesa da me.

Ormai erano attraccati: la folla si disperdeva dal porto…ciò voleva dire che il momento della verità stava per arrivare e il petto mi doleva da quanto forte mi batteva il cuore. Ma passò circa un’ora e, gradualmente, mi calmai. Forse non sarebbe arrivato nessuno.

Finendo di riordinare, notai che la luce era diminuita: un’ombra imponente si stagliava contro la porta del locale.
-Ciao, Makino. Come va la vita?
Voce conosciuta, ma non era il Capitano.

Mi voltai a guardare il nuovo arrivato che mi sorrideva senza capire che così diventava molto più inquietante.
-Ciao, Benn. Quanto tempo…- lo salutai, sospirando di sollievo. -Qui è sempre la stessa vita, lo sai.- aggiunsi, rispondendogli.
-Sempre uguale, eh?- rimarcò a sua volta, osservando con insistenza le mie mani e distolsi la sua attenzione chiedendogli cosa volesse da bere, visto che si era seduto la bancone sul quale stava posando una banconota appena tirata fuori.
-Una birra fredda, grazie.
Lo servii subito.

Era strano il fatto che fosse solo, ancor più che mi rivolgesse tutte quelle domande sulla vita qui, ma sospettai che ci fosse una ragione ben precisa dietro.
Non posso dire che Benn non fosse un bell’uomo, ma aveva uno sguardo che potevo classificare non troppo rassicurante e non era il tipo che si immischiava nei fatti altrui. Ma era pur sempre il Vice di un Imperatore, quindi non era uno stupido.
Ne ebbi conferma pochi minuti dopo, quando alla mia espressione che virava tra l’infastidito ed il perplesso, tolse la fine sigaretta di bocca e scosse ripetutamente il capo.
-Ah! Scusami, Makino, ma non ci riesco….
Lo guardai con una domanda muta negli occhi ed incrociai le braccia sotto al seno, in attesa di una risposta.
-Qualsiasi cosa dica Shanks, non posso fare la vecchia comare, tantomeno il ruffiano…- ammise, per poi mandare giù tutto d’un fiato il mezzo boccale di birra che gli era rimasto.

Rimasi congelata da quella strana affermazione.
-Cosa c’entra Shanks, adesso?- chiesi atona.

Benn posò con studiata attenzione il boccale umido di condensa sul bancone, poi rispose come se misurasse con attenzione le parole: -Vedi, non so cosa sia successo tra voi, ma prima di ormeggiare il Capitano mi ha chiesto, in privato, di venire qui non appena avessimo toccato terra, con priorità assoluta.
-E perché mai?- lo incalzai, già nervosa perché un pensiero malsano stava già formandosi nella mia mente, annientando calma e pazienza.
Lui abbassò la voce: -Voleva… che scoprissi qualcosa su te… se avessi messo famiglia… non so altro, Makino, ti giuro!

Passai una mano sul viso.
Di solito sono una persona calma e gentile, ma sbuffai e portai le mani dietro la schiena a sciogliere il nodo che mi teneva il grembiule fermo in vita, quindi lo sfilai dalla testa, lo piegai malamente e lo sbattei forte sul bancone, facendo sussultare tutto ciò che vi stava sopra.

Uscii in sala e mi avvicinai al pirata, lo afferrai per un polso e lo trascinai fuori.
Chiusi con una certa violenza la porta del Party’s ed alzai il viso per piantargli il mio sguardo furente negli occhi.
-Il tuo Capitano è rimasto a bordo?- domandai
Lui annuì: -Attende che io torni ad informarlo.
-Bene- affermai -Portami subito da lui, Benn- ordinai, decisa.
-No, Makino- ribattè duro, ma non mi lasciai scoraggiare.
-Allora vado sola. La Red Force è al porto, no? Posso andare anche per conto mio!- esclamai, lasciandolo basito.
Tutti sanno che su un’imbarcazione si sale soltanto dietro assenso del Capitano… non credo che l’avrei avuto se l’avessi chiesto. Cercai di non pensarci e mi avviai nella direzione del mare, decisa a vomitargli in faccia il rancore che avevo accumulato negli anni di lontananza, condito da una buona dose di rabbia.

Tallonata da Benn, non mi fermai neppure quando incrociammo Yasop e Lucky Lou, che dal porto salivano all’abitato.
-Makino…- iniziò a dire con un sorriso il primo, ma senza fermarmi urlai loro: -Il Party’s è chiuso!- annullando ogni loro tentativo di dialogo.

La Red Force dondolava appena sul mare calmo e pensai che non lo sarebbe rimasto a lungo, così placido.

Una volta a bordo (ero salita senza chiedere il permesso di rito), con Benn ancora appresso, mi piantai a braccia conserte e gambe larghe sul ponte e gridai: -SHAAANKS!- con quanto fiato avevo in gola.



Autore a piè di pagina:
Aveva lasciato anche a me l'amaro in bocca la storia precedente, così ho deciso per il sequel.
Ringrazio Yellow Canadair per avermi fatto conoscere e messo curiosità sulla Ciurma del Rosso... il mio Benn non è serio quanto il suo, splendidamente tratteggiato in una situazione ben più tragica, con "Le schiave" e "L'uomo che tornava dal mare", ma è servito comunque egregiamente qui in un ruolo che sconfina tra ruffiano, vecchia comare ed investigatore privato...
Perdonami bel pirata!
   
 
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