Storie originali > Nonsense
Ricorda la storia  |      
Autore: Eylis    19/10/2008    2 recensioni
“Non capisco, signor Mago!” Alice non afferra quelle parole, ma la voce non le risponde. Con una carezza la bimba convince Sonnolesto ad aprire le sue ali ed innalzarsi nel cielo arcobaleno, sempre più in alto, in alto… Ben presto si accorge che sono diretti verso una piccola isola, rintanata fra le nuvole, lassù sembra esserci solamente una gran pace. Presto però uno strano canto sembra far leva sulla volta del cielo per arrivare fino a lei. La raggiunge una voce stridula, gracchiante, e dinnanzi a lei appare una vecchietta dalla grigia crocchia. Questa la guarda e le sorride sdentata.
“Vieni tesorino mio, se ti fermi ti farò la polenta!”

La piccola Alice, stanca, viene accompagnata a letto dal suo papà e lentamente si addormenta stretta al suo ghiro di peluche. Ma la porta del sonno è piena di sorprese, e prima di poter riposare tranquilla la bimba percorrerà molte avventure…
Questa storia ha vinto la sfida "Tra sogno e realtà" indetta da Writers Arena
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Disclaimer: trama, personaggi, luoghi e tutti gli elementi che questa storia contiene tranne il titolo e le citazioni del brano sono una mia creazione e appartengono solo a me

Credits: il titolo della storia e le parti in corsivo centrato compongono la canzone “Ninna nanna per Alice” dei Giullari di Gulliver.

Link al concorso: WritersArena - Tra sogno e realtà



Ninna nanna per Alice

La piccola Alice è stanca, molto stanca. Ha giocato tutto il giorno, ha rincorso le foglie che volavano spinte dal vento autunnale, ha riso di fronte allo sguardo perplesso di un piccolo grillo svegliatosi troppo in anticipo. Quando la mamma l’ha chiamata in casa per la cena la bambina le ha raccontato ogni sua scoperta, tutte le novità di quel piccolo giardino e le considerazioni che si era trovata a fare durante i suoi giochi. La mamma le sorride, è felice che la sua bimba sia tanto gioiosa. In verità le sorride sempre, perché è davvero contenta d’avere Alice per sé. La bambina si è messa a tavola ed in poco tempo il suo piatto è vuoto, le corse l’hanno resa affamata. E Alice è una brava piccina, mangia di tutto. Quando ha finito però un grande sbadiglio la coglie, e piano appoggia prima le braccia sul tavolo, e poi la testolina su queste. I suoi capelli castani le ricadono dinnanzi al volto, ed i genitori la osservano con tenerezza. È la loro piccolina, la loro amata bimba. Ed ora è così stanca! Il papà allora si alza, le scosta la sedia dal tavolo ed attento a non farla cadere la prende in braccio.
Mentre il papà la porta nella sua camera lentamente Alice si addormenta.
Stringendo il suo ghiro di peluche lentamente Alice si addormenta.
Coperta da una soffice trapunta lentamente Alice si addormenta.
Con una ninnananna del papà Alice si addormenta.
Con un bacio Alice si addormenta.
Alice si addormenta.
Si addormenta.


“Alice, Alice! Ma cosa stai facendo? Dove vai correndo? Alice, Alice!” La bambina corre e corre, il suo ghiro le è fuggito dalle braccia e si sta intrufolando in un bosco fitto e buio. La voce la insegue, incorporea, ma lei non se ne cura e continua il suo gioco. Ahimé, il ghiro ha deciso di nascondersi fra le foglie! La bestia scava e scava negli enormi cumuli scricchiolanti fino a scomparire completamente alla vista della bimba, e questa si trova costretta a tuffarsi in quel mare dai colori morti. Starnutisce la piccola, poverina, la polvere delle foglie le si infiltra in bocca, nelle narici, e le provoca un grande prurito.
“Ghiro, dove sei? Torna qui, Sonnolesto!” Qualche tempo dopo scoraggiata la piccina si siede sulla cima del cumulo di foglie e le lacrime si affacciano presto ai suoi occhi. È così affezionata al suo ghiro di peluche! Non sopporterebbe di doverlo perdere od abbandonare, è il suo miglior amico e compagno di giochi. Così l’ha chiamato, Sonnolesto, perché il papà le ha detto che quel nome significa “quando il sonno arriva subito e ti porta nel mondo dei sogni”, e Sonnolesto fa proprio questo: con lui Alice si addormenta non appena tocca il cuscino del letto.
“Alice, Alice! Guarda fra le foglie, fruga nelle voglie, lo troverai, lo troverai!” Ancora quella voce senza provenienza, la piccola ubbidendole ricomincia a scavare in quella matassa morta e secca. E d’improvviso il musetto di Sonnolesto le si fa incontro e le sorride sornione.
“Eri qui! Cattivo ghiro, perché non mi hai risposto? Cosa stavi combinando?” A quelle parole di rimprovero l’animale si nasconde dietro la schiena della piccina e mugola dispiaciuto, non gli piace essere rimproverato dalla sua padroncina, gli fa venire il mal di stomaco ed una grande malinconia. Accorgendosi della sua tristezza Alice si intenerisce e lo chiama a sé, stringendolo forte fra le sue braccia.
“D’accordo, per questa volta ti perdono. Ma non farlo mai più!” Il piccolo ghiro annuisce, poi allegro si tuffa nuovamente fra le foglie e vi nuota accompagnato dalla risata divertita della bimba. Avanti ed indietro, avanti ed indietro, avanti ed indietro…

…Lì c’è Alice che rincorre il ghiro Sonnolesto
Gira pirla fra le frasche sogno o sono desto…

“Alice, Alice! Scappa piccina, corri bambina! Alice, Alice! Ti prenderà, ti cullerà!” La bambina si desta d’improvviso e prende a correre nuovamente, girando in tondo a più non posso per sfuggire alla bestia. Sonnolesto la segue da lontano, ma accorgendosi che le sue corte zampette non sanno raggiungerla attende che la piccina completi il giro per gettarsi su di una sua spalla ed afferrarsi franco con le unghiette aguzze.
“Mi fai male, Sonnolesto!”
“Alice, Alice! Non preoccuparti del ghiro, non attaccarti al giro! Fuggi e sgattaiola via, vai piccina mia!”
“D’accordo signor Mago, me ne vado!” Alice lancia la propria voce verso quella di quell’essere invisibile che deve essere forzatamente un fattucchiere e si tuffa nel groviglio di rami e sterpi che la circondano. Non può farsi prendere, non può… Ciò che la sta inseguendo è così pericoloso che la piccola trema dalla paura. La strapperebbe al mondo dei sogni, la condurrebbe in un antro buio e morto, non vedrebbe mai più i colori del sonno… Deve essere veloce. Prende Sonnolesto per la coda e gli bacia le zampine nella corsa, poi lo getta davanti a sé, e l’animale si muta in un agile destriero dalla coda di ghiro lunga e contorta. Quest’ultima avvolge la piccina e la va a posare sul dorso della bestia, che subito si lancia al galoppo sfiorando appena il terreno con quelle zampe tanto leste e forti. Alice si guarda indietro e vede il sentiero sparire, sempre di più, fino a diventare un’unica via di foglie leggere che si allontana. Sulla schiena di Sonnolesto ora sono spuntate delle ali.
“Alice, Alice! Vola bambina, sogna piccina! Alice, Alice! Lassù la troverai, ma mai ti fermerai!”
“Non capisco, signor Mago!” Alice non afferra quelle parole, ma la voce non le risponde. Con una carezza la bimba convince Sonnolesto ad aprire le sue ali ed innalzarsi nel cielo arcobaleno, sempre più in alto, in alto… Ben presto si accorge che sono diretti verso una piccola isola, rintanata fra le nuvole, lassù sembra esserci solamente una gran pace. Presto però uno strano canto sembra far leva sulla volta del cielo per arrivare fino a lei. La raggiunge una voce stridula, gracchiante, e dinnanzi a lei appare una vecchietta dalla grigia crocchia. Questa la guarda e le sorride sdentata.
“Vieni tesorino mio, se ti fermi ti farò la polenta!” A quelle parole ai piedi della longeva si forma un immenso calderone fumante, ed Alice si accorge che ora le mani della donna stringono forti un grande mestolo di legno. Gira, gira, senza mai fermarsi, e la piccina vuole fermarsi ad assaggiare quella pappa gialla che va crescendo sotto quel lento movimento.
“Arrivo nonnina, ti prego, dammene un pochino!” La vecchia allunga una mano scheletrita per afferrare quella che Alice le sta tendendo.
“Alice, Alice! Non ti fermare, non la guardare! Alice, Alice! Vai bambina, lontana corri da questa vecchina!” Sonnolesto scarta di lato con un nitrito spezzato, e la vecchia a quel movimento perde il sorriso per tramutarsi in un’orrida bestia a più teste.
“Vieni qui, vieni o ti mangerò!” Sputa a destra e a manca, diffondendo scintille di rabbia nel cielo ora cupo, ma Sonnolesto riprende veloce la propria corsa portando lontano la bimba. Quanto spavento per Alice! Quanta paura per quel mostro, incapace di cuocere una buona polenta! Sonnolesto galoppa via ed il suo passo ninna la piccina, fino a che questa inizia a calmarsi… ad accucciarsi… a raggomitolarsi…

…Se l’acchiappa s’addormenta
La polenta la fa troppo lenta…

“Alice, Alice! Calma bambina, frena piccina! La vecchia è lontana, il ghiro è di lana, Alice, Alice!” A quelle parole Sonnolesto affannato tranquillizza il suo passo ed Alice si guarda attorno meravigliata. Sono giunti in un mondo di meraviglie, ogni cosa pare viva e colorata, e la piccina si trova stupita ad ammirare una roccia dipinta d’arcobaleno ed uno splendido sole costruito di magnifici fiori variopinti. Davanti a lei ed al ghiro che ora riposa nella sua mano si stende un placido laghetto, ricoperto da luccicanti gocce di luce ed ombra. La bimba lascia che la sua bestiola scivoli nella tasca del leggero vestitino di cotone e si avvicina all’acqua, come ipnotizzata. Un passo, due, tre… ogni metro la allontana da quella superficie immacolata, la piccina è stupita da questo strano fenomeno ma continua a camminare. Alza gli occhi verso il cielo di smeraldi e ride per quella buffa esperienza.
“Sonnolesto, guarda! Qui è tutto colorato, è bello, mi piace tanto!” Il piccolo ghiro si affaccia per osservare Alice sporgendosi sopra un masso accanto al laghetto, e la bimba si volge a guardarlo. “Vieni qui, dai!” La bestiola si intrufola fra i fili d’erba caramellata e muove lesto le zampette corte per raggiungere la sua padroncina. Questa notte gli pare davvero strana, si comporta in modo curioso. Ma forse quando si sveglierà gli donerà qualcosa di buono da sgranocchiare, magari qualche nocciolina… Quasi arrivato da lei però decide di cambiare direzione. Ha scorto qualcosa con la coda dell’occhio, urge indagare! Nel vedere la sua brusca virata Alice ha un’esclamazione prima di sorpresa e poi di rabbia, ma quella voce ormai conosciuta la interrompe.
“Alice, Alice! Vola tesoro, corri a fiato sonoro, o non otterrai quel che desideri!” Alice guarda in alto, ma non sa vedere da dove proviene il suono.
“D’accordo signor Mago, ma prima devo prendere Sonnolesto!” Prende a correre verso la foresta alle sue spalle chiamando il ghiro a voce alta. E d’improvviso si sente cadere. Sotto di lei sta un enorme rospo rossastro con le zampe allungate e la bocca spalancata in un terribile sbadiglio. Gli occhi chiusi non lasciano filtrare la loro luce ed il mondo piomba nell’oscurità. La piccina si accorge solamente d’essere inciampata in quella coda grumosa che si contorce nella vegetazione. Cade… precipita… casca… affonda…

…Corre e inciampa in una coda
Di rospo stanco…

“Alice, Alice! Che fai bambina? Dove vai piccina? Alice, Alice! Le acciughe sono ottuse, mai saranno delle muse!” La bimba apre gli occhi sorpresa e si trova immersa nel laghetto che prima aveva osservato da lontano. Come ci è finita? E come mai l’acqua, prima colore dell’erba, ora è azzurra e limpida? La piccina compie una capriola girando su sé stessa e muove veloce le mani e le gambe per cercare di riemergere. Ma non sa capire quale sia la via d’uscita, non vede la luce del sole sotto di sé, sopra ci sono solamente rocce e sabbia.
“Sonnolesto, aiuto! Dove siamo? Cosa è successo?” Il delfino dal muso di ghiro le si avvicina guizzando in quel liquido quasi etereo, le sorride. Le fa cenno di non preoccuparsi, non le succederà nulla, poiché nei sogni a tutti è concesso di respirare. Alice a quel gesto si accorge che Sonnolesto le sta dicendo il vero. L’acqua filtra nella sua gola con dolcezza, carezzandole il corpo e muovendole il vestito con grazia. Le porta aria, la fa sentire bene. Capovolgendo la prospettiva d’improvviso la bimba si accorge che lei e Sonnolesto ora non sono più soli. Accanto a loro stanno sfilando tantissimi piccoli pesciolini argentati che, tutti indaffarati, si scambiano grandi chiacchiere sul mondo di superficie. Alice sente una di quelle acciughine parlare alle altre con affanno di un tale che l’aveva chiesta in sposa, ed involontariamente le sfugge una gentile risata. A quel semplice suono tutti gli animaletti si volgono con espressioni miste di sorpresa e sguardi aguzzi e la circondano come se fino a quel momento non l’avessero minimamente scorta.
“Alice, Alice! Perché hai riso? Perché hai mostrato il tuo viso? Alice, Alice! Ora ti porteranno via!” La bimba spaventata si accorge che i pesciolini la stanno avvicinando sempre di più.
“Sonnolesto, dove sei? Portami via!” Il delfino si tuffa verso la piccina, ma questa improvvisamente è sparita… scomparsa… volatilizzata…

…Si ritrova tra milioni
Di acciughine in branco…

“Alice, Alice! Sei arrivata? Sei consolata? Alice, Alice! Ormai il mio compito è finito, me ne vado a menadito!” La bimba non risponde questa volta. È stata raccolta da una grande rete che ha lasciato sfuggire, fra le maglie troppo larghe, tutti i minuscoli pesciolini di prezioso argento. Sonnolesto si accoccola su quel pancino tiepido, attorciglia la coda attorno alle braccia che automaticamente sono andate a stringerlo e presto si assopisce. Alice invece contempla il cielo bagnato dal mare ed ascolta il canto dei gabbiani che riempie l’aria fresca, mentre tutti i marinai della barca si adoperano perché la piccola possa essere maggiormente comoda. È come essere su di un’amaca, pensa, il vento la culla pian piano e lentamente i suoi occhi si chiudono. Sente una voce che canta una dolce melodia, forse sono gli uomini che danzano attorno a lei nelle loro divise bianche… forse è Sonnolesto… forse è… forse…

Il papà si alza piano, con un sorriso intenerito. La canzone è finita, la sua piccina dorme tranquilla. L’ha vegliata mentre le sue palpebre si chiudevano trascinandola nel mondo dei sogni, le ha poggiato una mano sulla fronte quando i suoi occhi si corrucciavano forse per un incubo, le ha augurato una dolce notte. Ora riposerà serena e l’indomani si alzerà nuovamente piena di energie. Prima di andarsene sistema con delicatezza il peluche sotto il braccio della bimba e copre entrambe le figure con la morbida coperta. Poi con passo felpato si allontana. Ridacchia sottovoce quando sente un lieve russare provenire dal letto decorato di stelle luminose, ma non si trattiene oltre e lascia la camera. La mamma lo aspetta, in salotto. E Alice dorme, accucciata accanto al proprio ghiro… ghiro… Sonnolesto… sonnolento…

…Nella rete
Ma che sento
Russa Alice con il ghiro
Sonnolento…




Ringrazio di cuore KIba sensei e videl the best per aver inserito questa storia fra i preferiti!!
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Nonsense / Vai alla pagina dell'autore: Eylis