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Autore: Freaky_Frix    27/10/2014    1 recensioni
«Ehi, Mikage… Te lo ricordi il giorno che siamo diventati amici?»
Prima apparizione in questo fandom. La one-shot parla del "primo incontro" tra Mikage e Teito.
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mikage, Teito Klein
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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oneshot

UN PESSIMO PIANO

«Dio, ma come fai a mangiare quelle schifezze?! Dai, assaggia un po’di yakisoba!»

Teito aprì gli occhi, incontrando con lo sguardo il soffitto.  Da quando Mikage era morto non faceva altro che sognarlo tutte le notti. Era la prova che continuava ad espiare la sua colpa. Chiuse gli occhi. Sospirò. Non aveva più sonno. Con un movimento rapido dei piedi scostò le lenzuola e si alzò, dirigendosi sul balcone. Il cielo era scuro, ma non nuvoloso. Si mise a sedere sul parapetto, con le gambe a ciondoloni, le mani ben appoggiate sul marmo, gli occhi diretti al cielo.

«Mikage…» sussurrò. Sentì gli occhi pungergli. Poi si ricordò il modo in cui gli aveva sorriso prima di scomparire.

«Già… Voleva che vivessi una vita felice e serena. E che non mi sentissi in colpa.»

Quasi se lo immaginava che lo rimproverava. Gli avrebbe sicuramente rinfacciato il muso lungo e gli occhi seri e tristi. E poi gli avrebbe detto di ricordarlo nei bei momenti felici insieme, invece di piangersi addosso come un moccioso frignone.

Gli sfuggì un ghigno. Poi sentì un fremito d’ali, e in pochi secondi si ritrovò vicino il piccolo draghetto rosa.

«Ehi, Mikage… Te lo ricordi il giorno che siamo diventati amici?»

Mikage alzò i suoi occhietti sul ragazzo, con aria interrogativa.

Teito lo guardo, sorridendo.

 

Certo che quel ragazzo è parecchio strano!, pensò Teito, salendo sul letto a castello e mettendosi sotto le coperte. Ci aveva pensato tutto il giorno. “Ha detto di chiamarsi Mikage.” E gli aveva offerto il pranzo. E non lo aveva assolutamente fatto sentire uno sporco sklave, bensì un normale ragazzo. I suoi pensieri furono bruscamente interrotti da uno scossone alla struttura del letto a castello. Teito si sporse, ritrovandosi faccia a faccia proprio con lui.

 «Ehi, ciao! Ti dà fastidio se mi sistemo qui? Il posto che avevo prima non mi piaceva per niente!»

Teito sgranò gli occhi.

«… Fa’ un po’ come ti pare!» E si sistemò sotto le coperte, veloce come un fulmine.

Sentì una lieve risatina provenire da sotto, ma cercò di ignorarla.

Dopo alcuni minuti le luci si spensero, e dopo circa un quarto d’ora l’unico suono udibile era quello dei respiri leggeri degli altri cadetti addormentati.

Teito invece non riusciva a prendere sonno.

“Ha diviso il suo pranzo con me, e non l’ho nemmeno ringraziato!”

All’improvviso gli venne un’idea. Scostò le coperte e scese dal letto senza fare rumore.

Osservò Mikage, che dormiva pesantemente, e si avviò verso l’uscita del dormitorio. Una volta nel corridoio cominciò a camminare verso le cucine. Era notte, quindi non avrebbe dovuto incontrare nessuno. Le guardie sorvegliavano soltanto l’ingresso dell’Accademia.

Arrivò davanti alla mensa e aprì le porte. Gli ci volle qualche secondo per capire dov’era l’ingresso della cucina. Una volta nella stanza, si mise a cercare finché non trovò gli avanzi. Gli sfuggì un ghigno soddisfatto. La yakisoba era proprio di fronte a lui, in un pentolone. Afferrò il contenitore con entrambe le mani e lo sollevò. Poi si avviò verso l’uscita della mensa. La pentola non era tanto pensante, però intralciava un po’ i movimenti. Con un calcio aprì la porta della mensa e uscì fuori. Due ufficiali lo aspettavano, braccia conserte.

«Bene, cadetto. Dove pensavi di andare?»

Teito sospirò. “Maledizione!”

La mattina seguente, dopo le lezioni, sentì una mano sulla spalla. Era Mikage, sorridente più del solito. Teito lo guardò, senza dire nulla.

«Sai, corre una voce, tra gli studenti» mormorò, continuando a camminare.

Teito lo seguiva docilmente, anche se pensava che forse non avrebbe dovuto. Mikage continuò.

«Dicono che qualcuno stanotte si è intrufolato in cucina e ha cercato di rubare la yakisoba.»

«Pensa che qualcuno è persino venuto a chiedermi se ero stato io! Come se non sapessi che la yakisoba che fanno qua sa di niente!»

Poi si abbassò, fino a raggiungere l’orecchio di Teito.

«Grazie, amico, ma devi sapere che la yakisoba me la porta mia madre ogni settimana» sussurrò, per poi staccarsi e superarlo.

Teito arrossì, ma continuò a fissarlo, mentre si allontanava. Poi all’improvviso Mikage si voltò.

«Beh, non vieni? Ho chiesto a mia madre di portare un po’ di cibo anche per te! Lo sai, no, che mangiare yakisoba fa diventare più alti?» disse, strizzando l’occhio.

Teito sgranò gli occhi.

«E-ehi! Potevi dirlo prima, no?! Aspettami!»

 

Si interruppe un momento, per poi continuare.

«Sai, ricordo che quando finimmo di mangiare mi dicesti “È stato un pessimo piano, Teito” sorridendo come un cretino. Però a me non importava, Mikage, perché ti avevo visto sorridere, e sapere che la causa di quel sorriso ero io, mi rendeva davvero felice.»

Il ragazzo accarezzò la testolina del draghetto, che si accoccolò al suo fianco.

Altrove, la risata di un angelo echeggiò.

   
 
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