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Autore: behindamask    27/10/2014    2 recensioni
Tutti hanno bisogno di qualcosa da proteggere.
Tutti.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dita di Polvere, Meggie Folchart, Mortimer Folchart, Roxane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un tuono, in lontanaza La terra bagnata sotto i piedi. Le dita che dal freddo facevano male. I capelli fradici adereni alla fronte. Sentii le gocce scivolarmi addosso una ad una. Acqua sotto e sopra. Acqua che può soffocarti. Acqua che può salvarti. Acqua che col suo silenzio mette a tacere ogni cosa. Acqua che col suo frastuono fa tremare di paura. Acqua calda. Acqua fredda. Vapore. Ovunque. L'acqua, ancora lei, aveva spento il calore del mio fuoco. Guardai le mie mani, bruciate e callose, nude. Risi. A che mi sarebbe servito infondo? -Non basterebbe un incendio per levarmi tutta questa schifosa acqua di dosso.- sibilai. Tremai. E mi resi conto di avere fame. Erano giorni che camminavo, infondo. Che strisciavo. Che supplicavo. "Sei ridicolo. Non avevi sete? Bevi." Pozzanghere e fango. Tutto ciò che ho. Questo mondo non è mio. Alzai gli occhi al cielo. Il mio sguardo si perse tra le nuvole nere che si confondevano con il nero della notte. Sono giorni che cammino. Ho fame. Troppa fame. Per un pezzo di pane, non c'erano suppliche. Chiusi gli occhi, solo per un secondo. Sentii una voce. La conoscevo bene. "Torna da me". Diceva. "Torna". "Perchè sono qui?" Non lo sapevo allora, e non lo so adesso. Un dio aveva scelto per me. Un dio potente e sadico, che si nascondeva come un coniglio. Tutto quello che mi era dato di sapere. Quella non era una goccia. La pioggia d'inverno non è mai calda. Nè tantomeno salata. "Che cosa sono diventato?" Le tempie facevano male e gli occhi bruciavano dalla stanchezza, ma non potevo riposarmi. Anche solo pensare mi era difficile, ma volevo tornare a casa. Casa. In questo nuovo mondo non c'è una casa per me. Nè qualcosa che me lo ricordi. Tutti hanno qualcosa da proteggere. Per questo continuavo a correre. Per lui continuava a scappare da me. "Ti prego... Non ancora o morirò. Ho fame." Sentii un altro rumore, non un tuono questa volta. Una voce, forse. Non avrei saputo dirlo. L'acqua copriva tutto. Aprii gli occhi. Era luce quella che vedevo? Aveva davvero aperto la porta? Mi avvicinai, lentamente, reggendomi a stento sulle mie stesse gambe. Avevo paura, ma il dio non doveva saperlo, o si sarebbe approfittato. "Menti. Lo fai sempre. Perchè dovrebbe essere diverso, questa volta?" Davanti a lui era difficile. Sapeva tutto di me senza che io potessi fare niente. Ero un giocattolo tra le sue mani, infondo. Dovevo ammetterlo. Vinceva sempre lui, era bravo a questo gioco. -Lingua di Fata- fu poco più che un flebile sussurro. - D-da quanto tempo!- mi sforzai di sorridere. Quel mio solito, stupido sorriso. -Che cosa ci fai, tu, qui?- rispose. Il suo sguardo era duro, ma potevo percepirla. La sua paura. Anche lui era come me. Fu allora che la vidi di nuovo. La bambina. Così candida e bella, si nascondeva da me. I suoi occhi sulla mia cicatrice. Mi vergognai. I suoi piccoli occhi immaturi su di me. Sporco e fradicio. Bambina, questo mondo non è una favola. E' cattivo. -Meggie, torna in camera!- -Ma papà, io...- -Fa come ti dico!- Papà. Non appena nella stanza non si udì più alcun suono -Parla.- comandò. -Fammi tornare a casa- pregai -Sai che non posso farlo.- -Ti prego- -No. Non ci riesco- -Dammi almeno il libro! Imparerò a leggere, o troverò qualcuno che possa farlo, fidati di me- Fidarsi, di me poi. Quel mondo mi aveva fatto diventare simpatico. -Non ti permetterò di portarmi via mia figlia. Non accadrà di nuovo- -Guardami!- sbottai, stremato -Sono anni che ti seguo, sono ridotto a meno che uno straccio, perchè non capisci? Non sei l'unico che ha una casa, una famiglia, qualcuno da proteggere. Ho bisogno di loro tanto quanto te. Non basta più il calore del fuoco.- -Tu non sei reale!- "Vuoi solo convincere te stesso, non è vero? In fondo non ci credi neanche tu" -Anche io ho un cuore- Esitò. -Solo per una notte. Domani mattina te ne andrai.- Chiusi gli occhi. Dovetti lottare contro me stesso per non addormentarmi. Più volte mi sentii scivolare, ma dovevo resistere. Lingua di Fata aspettava solo questo. Ma quel tappeto non era come l'asfalto. E lo scoppiettare del camino non era come il vento gelido, là fuori. Avvolto in quella coperta, sembrava di stare su una nuvola. Da quanti anni non mi abbandonavo tra le braccia di Roxane, in un vero letto? Repressi una lacrima. Si avvicinò, ciabattando. Con una mano mi prese il mento e mi guardò. Percepii i suoi occhi su di me. -Sei invecchiato. Anzi no. Sei solo più magro. E consumato- Sospirò. -Mi dispiace per te- E, così come si era avvicinato, se ne andò. Passai quel che restava della notte a cercare. Non tralasciai un armadio. Uno scaffale. Un cassetto. Un quaderno. Finchè non lo sentii pulsare fra le mie mani. Il libro. Lo sfogliai con la stessa furia di un affamato davanti ad un piatto caldo. Con le mani tremanti, per paura che mi sentissero. Non ora. Il timore mi mozzava il fiato. Potevo far scorrere le dita su quelle parole. Una ad una. Il mio mondo. I miei prati. La mia aria. La mia gente. I miei amici. La mia casa. Roxane. Le mie figlie. Il mio stesso destino. Lo tenni stretto a me. Sto arrivando. Sto tornando a casa. --- Mi scuso!! Non mi va word e devo scrivere con il bloc notes... quindi non mi va a capo quando dico io! Mannaggia, deve essere un mattone leggere una roba così... se qualcuno sa come posso modificare, vi prego me lo dica!
  
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