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Autore: FairyCleo    28/10/2014    1 recensioni
"Lo aveva visto giocare con suo figlio, lo aveva sentito ridere con i suoi amici di sempre, ma nei suoi occhi aveva letto un dolore profondo e un senso di mancanza che solo lui sembrava in grado di comprendere. Per tutti gli altri non c’era niente di diverso o di strano in quella serata trascorsa alla Capsule Corporation. Gli amici di una vita avevano continuato a fare ciò che avevano sempre fatto senza capire, o peggio ancora fingendo di non capire che Trunks avrebbe voluto trovarsi altrove. E questo, non era un pensiero che stava toccando solo lui".
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Goku, Goten, Trunks, Un po' tutti, Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Parte XXI
 
Avrebbero dovuto prevedere che una cosa del genere sarebbe potuta capitare. Avrebbero dovuto prevederlo o almeno tenerlo in considerazione. Del resto, era più che naturale che ciò avvenisse, ed era proprio per questo che entrambi non avevano reagito, cercando di studiare i nuovi arrivati attraverso i ricordi che ormai gli appartenevano e attraverso le immagini che si stavano palesando loro esattamente in quel frangente.
Inutile, superfluo dire che nessuno dei presenti aveva elaborato quanto era accaduto allo stesso modo, e questo lo si poteva intuire dagli sguardi di chi stava prendendo parte a quell’inaspettato e alquanto insolito teatrino.
Trunks si era rivelato autentico figlio di suo padre, mostrandosi più che mai guardingo nei confronti di chi poteva anche avere l’aspetto di Vegeta, ma che non era di certo lui. Goten, al contrario, era parso più sorpreso che preoccupato. Il piccolo mezzosangue aveva puntato i suoi grandi occhi scuri su chi era così simile e allo stesso tempo così diverso da chi aveva conosciuto il giorno prima, cercando di capire perché quello strano uomo fosse praticamente identico al papà che aveva solo potuto immaginare per così tanto tempo.
Lo stesso si poteva dire dei due ospiti, così simili eppure completamente diversi nell’aspetto come nelle reazioni. Alla freddezza quasi ostentata di Kaharot si era contrapposta un’esplosione di emozioni impossibili da celare in chi, a quanto sembrava, vedeva quel bambino dai capelli color lilla come se fosse il proprio figlio.
Proprio per questa era toccato a Kaharot rompere il ghiaccio e mostrarsi diverso da quello che aveva lasciato intravedere in un primo istante.
Al primo passo che aveva osato avanzare, però, aveva avuto in rimando un vistoso arretramento, una completa chiusura da parte del ragazzino nato dall’unione tra Vegeta e la terrestre che gli piaceva tanto, con tanto di braccio allungato davanti al torace del bambino che sostava accanto a lui.
“Non osare fare un altro passo senza dirmi chi sei” – lo aveva avvertito, più agguerrito che mai.
Divertente. Per Kaharot quella reazione era decisamente divertente sotto molti punti di vista. Peccato che suo fratello non fosse ancora in grado di capire cosa intendesse, e per fortuna era troppo distratto dalle sue emozioni per poter capire cosa frullasse nella mente di chi aveva plasmato con le sue stesse mani.
“Calmo, piccolo” – aveva tentato di rassicurarlo, parlando con voce calma, da persona adulta ma amichevole, la voce che avrebbe assunto Goku se fosse stato lì con loro – “Calmo. Non vogliamo farvi niente di male”.
“Non mi hai ancora detto chi sei” – lo aveva incalzato, sempre più deciso a scoprire quale fosse la verità.
“Trunks…” – Goten non sapeva bene come comportarsi. Forse, avrebbe dovuto avere paura, ma era allo stesso tempo molto curioso, desideroso di sapere cosa o chi avesse davanti.
“Goten, per favore…” – non avrebbe voluto sgridarlo, ma dovevano stare attenti. Quella situazione avrebbe potuto rivelarsi molto pericolosa e loro dovevano essere pronti a fare qualsiasi cosa servisse per poterne uscire indenni. Il peggio era che non aveva la minima idea di cosa potesse fare per salvare lui e il suo migliore amico, qualora si fosse presentata la necessità di farlo, e questo perché non era stato capace di valutare la loro effettiva potenza. Trunks non era riuscito a percepire le loro aure.
“Non è nostra intenzione arrecarvi danno… Potete fidarvi di noi”.
Era stato Alpha a parlare, sfoderando una voce pacata ma allo stesso tempo vibrante d’emozione. I suoi occhi brillavano della stessa luce che poc’anzi aveva scintillato solo per Kaharot, e quest’ultimo doveva ammettere di essersi risentito per la perdita dell’esclusività. Alpha era suo, e non avrebbe ammesso intromissioni, neanche se queste erano una sua versione mora e in miniatura.
“Come posso fidarmi di chi osa mostrarsi nelle sembianze di mio padre mentre trattiene la propria aura per non svelare chi è realmente?” – quello di Trunks era suonato a metà tra una sfida e un rimprovero, permettendogli di riaffermare ancora una volta quali fossero le sue reali intenzioni.
Ed era stato allora che entrambi avevano esitato, lasciando che le loro menti entrassero in contatto e cominciassero a ragionare razionalmente.
“Il suo ragionamento non è del tutto errato” – aveva pensato Alpha, sentendosi anche un po’ supido per non essere stato in grado di controllare se stesso.
“Non posso negarlo, ma resta pur sempre parte di qualcosa che non avevamo previsto”.
“Siamo stati ingenui a credere che nessuno sarebbe venuto a cercarli. Non saremmo mai dovuti venire qui”.
Su quello, Kaharot non aveva alcun dubbio. Erano stati avventati, anche se la situazione avrebbe potuto volgere a loro favore, in un certo senso.
“A cosa pensi, fratello? A cosa ti stai riferendo?”.
“Oh, lo vedrai presto”.
“Avete ragione. Ma noi veniamo in pace…” – aveva tentato di convincerli Kaharot – “Non siamo dei… nemici, anzi… Morivamo dalla voglia di conoscervi”.
L’alto saiyan dalla capigliatura di fuoco si era seduto sui talloni, portandosi così alla stessa altezza di chi aveva di fronte, nell’evidente tentativo di non mostrarsi superiore.
“Stai indietro…” – aveva berciato un Trunks sempre più in allerta.
“Ripeto, piccolo, non vogliamo farti del male. I vostri padri non lo vogliono, perché dovremmo volerlo noi?”.
“Cosa?” – lo avevano detto all’unisono, con lo stesso tono, con la stessa meraviglia impossibile da celare nelle loro giovani voci.
“Fratello, dove credi di arrivare parlando loro in questo modo?” – Alpha non capiva, e il non capire lo portava ad essere preoccupato per il futuro, oltre che metterlo in una posizione di subordinazione rispetto a Kaharot. Si era accorto che, se un attimo prima aveva accesso libero ai suoi pensieri, capitava improvvisamente che essi diventassero muti o impossibili da districare, proprio come era accaduto in quel frangente. Che stesse giocando con lui? Non voleva pensarlo… E non voleva che lui sapesse quali fossero i suoi pensieri. Ecco perché, anche se in maniera molto goffa, aveva imposto a se stesso di non elaborare qualcosa che non esisteva, di non fomentare un’assurda macchinazione che avrebbe potuto allontanarli. Non poteva offendere Kaharot proprio ora che era riuscito ad averlo accanto. Non poteva e non aveva intenzione di farlo.
“Fidati di me… Io so quello che si deve fare”.
Si era fidato, di nuovo, permettendogli di fare la cosa giusta, ammesso che lo fosse realmente. E, a quanto sembrava, non era stato il solo, perché il piccolo saiyan dagli occhi neri sembrava essere sul punto di cedere.
“Tu sai dov’è il mio papà?” – gli aveva chiesto, ingenuo.
“Se lo so?”.
“Goten, smettila…” – si era intromesso Trunks, sempre più incerto sul da farsi – “Zitto”.
“Non sgridarlo” – lo aveva rimproverato bonariamente Kaharot, cercando di conquistare la fiducia del piccolo saiyan – “Vuole solo avere notizie di suo padre! Tu non vuoi sapere dove si trova il tuo papà, Trunks?”.
“Io… Io… Come sai il mio nome?” – Trunks non riusciva a respirare. Improvvisamente, si era sentito venir meno, come se non avesse il totale controllo del suo corpo. Continuava a guardare quello strano essere così simile a Goku negli occhi, in quei suoi grandi occhi rossi come il sangue e spaventosi come un incendio appiccato in un bosco d’estate. Era una sensazione mai provata prima di allora, ed era tremendo perché non riusciva a controllarsi – “Sono stanco” – aveva detto ad un certo punto, abbassando il braccio tenuto fino a poco prima sollevato davanti a Goten – “Sono stanco, ma…” – ‘ma non voglio mollare’, era questo quello che avrebbe voluto dire. Invece, suo malgrado, non c’era riuscito, sentendo aumentare quella sensazione di torpore incontrollabile. “Chi sei?” – era stato in grado di ripetere per l’ultima volta, prima di abbandonarsi alla stanchezza.
“Trunks!” – aveva urlato Goten, vedendo il suo amico barcollare.
“Non devi avere paura…” – aveva sorriso, prendendolo in braccio prima che cadesse – “Io sono Kaharot… E sono certo che diventeremo grandi amici”.
Fine parte XXI
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Eccomi!
E solo con un giorno di ritardo! Faccio progressi! ;)
Capitolo corto, lo so, ma abbiamo visto come i due Rossi si sono prodigati nel tentare di farsi amici i piccoli saiyan. Più o meno. Da un lato perché ha fatto tutto Kaharot ed è l’essere più subdolo della galassia, dall’altro perché Alpha si sta rincretinendo, e a momenti vedremo Vegeta che diventa Super Saiyan God e fa una strage dall’interno del suo stesso corpo. U.U
Ma sarà cretino? Essere superiore, essere super-astuto, e poi finge di non vedere quale sia la realtà. Si sta facendo rivoltare come un calzino. Si può? Ma che vi devo dire: l’amore (fraterno in questo caso) può rendere ciechi e folli. Riuscirà a rendersi conto di quello che gli sta capitando?
Ed ora mi chiedo: CHE COSA AVRA’ MAI FATTO KAHAROT AL PICCOLO TRUNKSK?? Ansia….
Bacini!
A presto!
Cleo

 
   
 
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