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Autore: Comenonmai    28/10/2014    3 recensioni
Jude preferiva scappare, nascondersi davanti ai ricordi, ma spesso l'immagine di loro due lì, fermi, stretti l'uno all'altro, stanchi dopo aver finito di fare l'amore, gli si rinfacciava nella mente.
Era così sbagliato. Se lo ripeteva da anni ormai, ma non poteva far altro che sperare di riaverlo accanto.
“Dammi il coraggio di cui ho bisogno. Dammi il coraggio per uscire di casa, per camminare per strada senza più te accanto. Dammi il coraggio per non isolarmi dal mondo, per continuare con questa apparente quotidianità. Dammene di più per non far uscire le lacrime, per urlare ancora al mio corpo che deve fare il suo lavoro, che deve risanare le ferite”
Dopo anni che non toccava la sua pelle, anni che non sentiva la sua voce, aveva, quella notte smesso di crederci, di sperare.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le notti precedenti Jude aveva aspettato, si era illuso ed in fine aveva pianto. Succedeva spesso, tutte le volte che l'altro era a Londra.
Quella era stata la loro città, l'unica a conoscenza di quell'amore proibito. Come poteva l'americano arrivare lì e nemmeno per un secondo pensare a lui, a quello che avevano passato insieme?
Jude preferiva scappare, nascondersi davanti ai ricordi, ma spesso l'immagine di loro due lì, fermi, stretti l'uno all'altro, stanchi dopo aver finito di fare l'amore e lui che ascoltava le parole del più grande che come suo solito cominciava a parlare e di tanto in tanto lasciava qualche bacio sulla pelle morbida di colui che diceva di amare, gli si rinfacciava nella mente.
Quelli erano i momenti in cui si malediceva, si sentiva stupido per un amore che evidentemente doveva essere così sbagliato. Ciò che aveva provato era ormai una felicità passata, quell'uomo non poteva più essere il suo domani. Si, perché gli avrebbe regalato tutto il suo futuro, se solo ne avesse avuto la possibilità, ma ormai questa era già sfumata da tempo e di tempo ne era trascorso così tanto che l'inglese nemmeno se ne era reso conto.
Era così sbagliato. Se lo ripeteva da anni ormai, ma non poteva far altro che sperare di riaverlo accanto. Sorridere era così difficile senza di lui, a volte sembrava impossibile. Ed era sbagliato, la mente lo sapeva, il corpo si ribellava, forse il cuore ancora non l'aveva capito. Ma la sua assenza sembrava togliergli il respiro. Erano passati anni e l’altro ancora non aveva abbandonato la sua mente. Perché alla fine, quando non aspettava, si ritrovava a vagare senza meta per la città, sperando forse in un regalo dal destino.
Però, dopo anni che non toccava la sua pelle, anni che non sentiva la sua voce, aveva, quella notte smesso di crederci, di sperare. Alcuni giorni non riusciva a trovar la forza neanche per camminare per strada, uscire di casa, continuare con quella falsa quotidianità di cui il mondo era ghiotto. Altri invece chiedeva coraggio, proprio a colui che era troppo impegnato a salvare il mondo degli altri per sentire anche solo in lontananza le preghiere dell'inglese. E se le ripeteva nella mente, forse per auto convincersi che lì c'era qualcuno per lui, che non era solo, che qualcuno lo avrebbe aiutato, d'altronde nei suoi pensieri non era specificato a chi queste si riferissero.
"Dammi il coraggio –si ripeteva- per non scrivere più, perché scrivere fa ricordare, ricordare fa male. Dammi il coraggio di cui ho bisogno. Dammi il coraggio per uscire di casa, per camminare per strada senza più te accanto. Dammene un po' anche per parlare e tornare a sorridere. Dammi il coraggio per non piangere, per non isolarmi dal mondo, per continuare con questa apparente quotidianità. Dammene di più per non far uscire le lacrime, per urlare ancora al mio corpo che deve fare il suo lavoro, che deve risanare le ferite. Dammi il coraggio per abbandonare i ricordi dei tuoi difetti, che ora mi sembrano così indispensabili. Aiutami a dimenticare l'impegno che mettevi per farmi sorridere, aiutami a non urlare di dolore. Dammi il coraggio per passare oltre, per non mettermi a pensare, perché tu lo sai fin troppo bene, pensare mi ha sempre fregato. Dammene di più ogni volta, perché mi servirà. Aiutami a non guardare nostre foto, aiutami a dimenticare quella felicità. Dammi il coraggio per essere di nuovo felice così. Dammi il coraggio per odiarti per tutto ciò che mi hai fatto. Dammi il coraggio per non volerti accanto, per volerti lontano da me. Dammene un po' per non dimenticare le tue parole, quelle che sono sempre state lame taglienti. Dammi il coraggio per non ascoltare più la voce nella mia testa che continua da quel pomeriggio del 2008 a ripetermi che tu sei speciale, che hai qualcosa di diverso. Dammene un po' per sorridere alle domande dei giornalisti, dammene un po' per sorride e basta. dammene un po' per riuscir ancora a fingermi stupito. Dammi il coraggio per gettare la tua roba, per non lasciarla lì, quasi come fosse una reliquia. Dammi il coraggio per non voler abbandonare tutto. Dammi il coraggio per non prendere l'aereo e correre da te. Dammene di più per ogni volta che ti penso, aiutami a non provare dolore. Dammi il coraggio per non alzare istintivamente la testa ogni volta che nominano il tuo nome. Dammi il coraggio per guardare avanti, per non pensare al passato. Dammene un po' per riuscire a svuotare la mente, per sentirmi libero. Dammi il coraggio per non lasciarmi andare, perché quello per lasciare andare via te io forse non lo troverò mai."
Si susseguivano nella sua mente, alcuni schiacciavano altri, a volte si fermava per un secondo e capiva che si, quelli erano davvero pensieri patetici, ma che no, di certo, non avrebbero abbandonato la sua anima dopo tutto quel tempo.
Da quelle maledette riprese, da quell'ultimo suo monologo davanti agli occhi lucidi di jude, quest'ultimo non era più stato felice. Lo aveva aspettato, come un povero illuso, sperando forse che un giorno lui sarebbe ripassato di lì, anche solo per un addio. Si, perché Jude alla fine voleva solo qualcosa per cui mettere la parola ‘fine’ a quella storia. Perché a volte non si vuole un seguito. A volte si vuole solo andare avanti, distaccarsi da tutto ed andare avanti. Un addio non c'era stato, un saluto neanche, qualcosa che gli facesse capire che non poteva più essere tutto come prima neppure, niente, l'altro se ne era andato e basta. Ora a dividerli c'erano due figli, un oceano e un cuore che non ne poteva più di soffrire. Jude aveva preso la sua decisione. Questa volta non lo avrebbe aspettato, sarebbe uscito da quella che per troppo tempo aveva considerato la loro casa. Sarebbe partito, con ogni mezzo possibile pur di allontanarsi da lui. Era sicuro, non avrebbe passato un'altra notte vicino alla porta, in attesa. Era arrivato alla conclusione che a quel capitolo della sua vita doveva essere messo un punto, e che no, questa volta non avrebbe accettato che qualcuno ne inserisse furtivamente uno interrogativo.

GENNAIO 2015
Parigi
Ora jude la forza l’aveva trovata da solo. Era un uomo diverso, alcuni direbbero migliore.
Aveva viaggiato tanto, era stato a Venezia, Berlino, Vienna, Roma, Barcellona, insomma aveva avuto molto a cui pensare. Per un periodo aveva anche funzionato, l’americano era diventato solo un piccolo ricordo che prendeva il sopravvento nei momenti più malinconici, ma aveva imparato ormai a conviverci. Parigi era un grande città, non si trovava molto a suo agio, però era da mesi che camminava per quelle stradine e lì da solo con se stesso stava bene, dopo tanto tempo, riusciva a sentirsi libero. Qualche volta il susseguirsi di pensieri lo conduceva nei luoghi in cui era stato con l’altro, li guardava con occhi nuovi, trascorreva lì qualche ora e poi passava oltre. C’era solo un posto troppo doloroso da poter rivivere e quella sera chissà perché la mente lo spingeva verso quella direzione. Quelle scalette nascoste dietro un chiesa nel centro della città, dove per la prima volta, scappati dalla premier come ragazzini davanti ai cancelli della scuola, il più grande gli aveva rivelato che sì, forse si era innamorato del suo collega. Jude stava lì, era seduto nello stesso punto di 6 anni prima e le lacrime gli solcavano il viso, cosa che non facevano da quando era partito. Nell’ultimo periodo non gli era mai capitato di ripensare così a quello squarcio di felicità, aveva preso un decisone, ossia quella di lasciarlo andare, ma forse non ogni parte di se era d’accordo. Era rimasto lì per due ore e mezza, immerso nei ricordi più taglienti, quando gettando uno sguardo dietro a se, aveva visto qualcosa. Si era alzato, poi avvicinato ed aveva letto, nell’angolo che segnava la fine del muro poco distante: “amami tu, perché forse io un domani non sarò più in grado di farlo. Amami tu, perché, ti conosco, tornerai qui dopo che io avrò rovinato tutto. Se così sarà, se riuscirò in qualche maniera a distruggere anche te, perdonami, ma ti prego, amami lo stesso, tu, che alla fine fra noi sei l’unico capace. Tuo Sherlock, anche domani, anche lontano.” Così Jude aveva letto, socchiuso gli occhi, stretto i pugni, si era detto che era ciò di cui aveva bisogno ed alla fine era andato via di lì, facendo finta che fosse tutto come qualche ora prima, perché forse nella sua mente vedere in se stesso la causa di tutto procurava meno dolore.



-------Nda------
Devo ammettere che io nella coppia ho sempre visto Jude come quello che soffre di più. Forse perché Downey ha Susan ed è felice, mentre l’inglese ha un passato sentimentale alquanto discutibile, anche se dei figli stupendi. Non so cosa dirvi, sinceramente non so neanche il perché del fatto che Rob dalle mie storie esca sempre fuori così, un po’ menefreghista. Può essere che ultimamente la delusione avuta alla premier di The Judge a Roma ci abbia messo del suo, però dai doveva correre in aeroporto per prendere l’aereo ed andare a Londra, quindi ci sta. Ritornando al testo Parigi mi sembrava una bella atmosfera dove lasciar vagare un inglese alla ricerca di un nuovo equilibrio, quindi beh… non penso di dovervi dire altro. Grazie per aver letto (se qualcuno lo farà) e vi prego recensite, che ho tanto bisogno dei vostri consigli. xoxo

 
   
 
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