"Poveracci" penso "una morte banale quanto la loro vita".
Mi giro per andare in cucina a prendere uno straccio per pulire il sangue e per poco non ho un infarto dalla paura: Spolding, con la sua solita aria inquietante, mi fissa dalla soglia della porta per la cucina.
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Ovviamente lui non risponde. Non può. Non vuole.
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Lo supero e prendo uno straccio in cucina, poi torno in salone. Mi piego per pulire il sangue sul pavimento, e noto che lui mi guarda il sedere.
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Lui si avvicina e mi alza il cappotto, il dolore dura un attimo, poi solo piacere.
Mi gira e io gli sfilo i pantaloni, poi mi sbatte al muro.
"Però," penso "quello che gli manca nella lingua lo compensa li sotto".
Una volta finito mi aiuta finalmente a pulire, il suo sguardo che continua a tornare sulla borsa.
Mi alzo.
<< Ora ho capito, volevi prendere delle prove dell'omicidio per darle a Fiona e mandarmi di nuovo al rogo; e quello che hai fatto prima era solo per non farmi avere sospetti. Beh, ti confesso una cosa Spolding: sei un pessimo attore. Ma hai degli occhi perfetti per la mia Cordelia>> dico prima di conficcargli un coltello nello stomaco.
"Oh cielo, dovevo farlo pulire prima di ucciderlo, ora dovrò fare tutto da sola" penso trascinando il corpo di Quentin fuori dalla casa.
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Sorrido sotto le coperte e proprio in quel momento la porta si spalanca e entra Cordelia, un occhio azzurro di Quentin e uno marrone di Spolding.
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In sala da pranzo stavamo tutte facendo colazione, quando arriva Fiona con i suoi soliti abitini neri succinti.
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<<Èstata zia Myrtle, madre>> risponde Cordelia abbracciandomi.
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E io, da dietro la tazzina di caffè, non posso trattenere un sorrisetto.