Belfast (Regno Unito), 26 Novembre 2013

Mi domando come la sua vita sia cambiata da ventiquattro giorni a questa parte. Mi chiedo se le sue notti siano state differenti, se mi abbia mai pensato tanto quanto ho fatto io. La notte, dopo ogni concerto, sono rimasto nel mio camerino a strimpellare accordi alla chitarra, attendendo l'alba nella vana speranza di veder ricomparire i suoi occhi dall'uscio socchiuso. So che non capiterà mai più, non dopo aver lasciato Milano la mattina stessa del nostro primo e unico incontro.
Ho girato l'Europa in questi giorni movimentati, ho visitato città e musei, immaginando di averla al mio fianco e di poterle mostrare tutto quello che ha sempre desiderato. Ogni volta che abbiamo ripreso il volo spostandoci in una nuova città un piccolo pezzo di me é rimasto ancorato al suolo, forse nella speranza che venga recuperato dalla ragazza che ha rapito ogni mio pensiero.
Non riesco a spiegarmi perché l'ho fatto, perché l'ho lasciata sola nel camerino dello stadio a domandarsi se era tutto reale o solo fantasia, so solo che è troppo tardi per tornare indietro. So che non posso più rimediare alle parole che le ho scritto nella speranza che il mio abbandono fosse meno doloroso, almeno per me, e forse non avrò più un'occasione per essere felice. Mi sento quasi ridicolo, dopotutto non le ho nemmeno domandato il suo nome, eppure è come se la conoscessi da una vita. Ogni volta che ricordo il nostro incontro, le parole scambiate, i suoi sogni raccontati così innocentemente e la sua bocca calda, mi sembra di rivivere quel breve istante fuori dal mondo e mi sento sbriciolare.
Tra poche ore lasceremo l'Europa per tornare a casa e l'ultima parte di me resterà qui, alla ricerca della felicità che ho rifiutato; un giorno forse tornerò con il coraggio di ricomporre tutti i miei pezzi, oppure farò la cosa che più di ogni altra mi viene meglio: scriverò una canzone, e solo lei saprà a chi è veramente dedicata.