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Autore: TheGayShark    28/10/2014    1 recensioni
Crossover Glee/Harry Potter.
Storia ambientata a vent'anni dalla caduta del Signore Oscuro. Un nuovo ordine si è formato nel mondo magico, dove il male non ha mai cessato di esistere. Riuscirà l'amore a farsi spazio nel nuovo regno del terrore?
#Brittana - Il riassunto fa schifo, la storia è un po' meglio.
Genere: Angst, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray, Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Brittany/Santana, Puck/Quinn
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE: i primi tre capitoli sono "slegati" momentaneamente dalla storia vera e propria.
Questo è successo perché, dopo un lungo periodo di inattività, ho deciso di riprendere la ff dandole un tono diverso. Verranno fatti riferimenti a questi capitoli in un secondo momento nella storia. Se volete leggerli, tanto meglio, ma non sono strettamente legati al nuovo inizio --> Cap. 4


 

A Very Potter Crossover- Sweet Revenge.


Inferno.
Santana non trovava una parola migliore per descrivere la lezione di divinazione che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi.  Come suo solito sedeva all’ultimo banco,o per meglio dire in questo caso tavolo, con la sua migliore amica/nemica, Quinn Fabray, e quell’imbecille patentato dal furetto morto in testa, Noah Puckerman.

Erano un trio quasi inseparabile sebbene nessuno, probabilmente neanche loro stessi, capisse cosa li legasse realmente. Ad occhio esterno sembrava che la colla che li teneva uniti fosse niente meno che il mix di insulti fantasiosi e le continue frecciatine che erano soliti tirarsi l'un l'altro, poiché ogni tre per due si ritrovavano ad urlarsi contro. Era una sorta di gioco infinito, senza capo né coda, fastidioso e allo stesso tempo divertente, dal quale non riuscivano a uscire fuori. 
Santana aveva un carattere ingestibile, trovava  sempre qualcosa da ridire su tutto. Era di malumore il novantanove percento delle volte ed anche quando miracolosamente si alzava col piede giusto, terminava la giornata arrabbiata per qualche futile motivo.
Gli unici lavori che considerava perfetti erano quelli fatti da lei in persona, gli altri erano ovviamente su svariati livelli inferiori, poiché realizzati da individui inferiori. Nella sua visione del mondo, infatti, le persone esistevano solo per soddisfare i suoi bisogni fisici. Non c'era altra utilità nel genere umano, non a suo dire. 
Quinn Fabray, invece, era la ragazza più popolare della scuola. I suoi voti erano tanto alti da far girare la testa, motivo per cui spesso veniva chiamata "corvonero mancata". Purosangue esattamente come l'altra serpeverde, con l'unica differenza di un retaggio sociale maggiore: la sua famiglia era una delle più rispettate, nonché prestigiose del mondo magico.
 Anche Quinn aveva il suo caratterino, era una specie di perfettina so-tutto-io-guai-a-chi-mi-contraddice, ma il suo approccio  alla vita era decisamente più positivo. Innanzitutto non aveva quell'odio verso il mondo tipico di             Santana, ed in secondo luogo era difficile vederle un broncio sul viso.  
Il suo malumore era provocato quasi sempre dalla latina, che la provocava volutamente.
Nonostante ciò, c'è da dire che  la bionda era l'unica ragazza in grado di sopportare il carattere dell'amica. No, mi correggo immediatamente: era l'unica in grado di farla ragionare, perché in quanto a sopportazione la faccenda si  fa più complicata. 
Per riuscire a convivere con Santana Lopez non basterebbe neanche l’infinita pazienza di Merlino.
Non c'è dunque da stupirsi se, durante i litigi più focosi o in casi particolari, le due arrivassero addirittura a mettersi le mani addosso. Niente bacchette, solo battaglie portate aventi a suon di schiaffi. 
Puck, dal canto suo, si limitava a separarle per far in modo che l'una non sfigurasse il faccino dell'altra e viceversa. Non si interessava molto alle loro discussioni, solitamente si perdeva nel fissarle (nel fissare i loro petti).  
Aveva a che fare con due serpi -o forse sarebbe meglio dire vipere?- parecchio velenose, ma non poteva lamentarsi, erano indubbiamente le più carine della scuola. 
A differenza delle amiche, Noah Puckerman era un nato babbano. Tutti si chiedevano come avesse fatto uno così a finire nella nobile casa di Salazar, era una specie di "abominio", un insulto vivente. 
Per convincere gli altri studenti di meritare realmente il titolo di serpeverde, il ragazzo si era costruito un alone di mistero intorno, aveva lavorato sodo per peggiorare la propria condotta e diventare uno dei "duri" di Hogwarts. Come risultato era diventato ospite fisso nello studio del preside e compagno fidato di Hagrid, presso il quale scontava la maggior parte delle punizioni.
Abbinati assieme quei tre facevano uno strano effetto, ma nessuno avrebbe mai osato metterseli contro. 
 
La mora alzò lo sguardo verso il soffitto, sul punto di mettersi a piangere dalla disperazione. A giudicare da ciò che mostrava la grossa clessidra posizionata sulla cattedra doveva mancare ancora una buona mezz’ora al termine della tortura, motivo per cui la latina doveva inventare assolutamente uno stratagemma per ingannare il tempo.  
In seguito ad uno sguardo d’intesa con la biondina seduta di fronte a sé, le due sfoderarono le proprie bacchette e riversarono la loro creatività repressa sul ragazzone assopito sul loro tavolino. Non una coda di maiale,né due orecchie da asino, né tantomeno una bocca da papero furono sufficienti a svegliarlo. Noah fece qualche verso simile ai grugniti, cambiò posizione e riprese a sonnecchiare indisturbato. 
Rassegnata all’idea di annoiarsi per il resto della lezione, Santana  tentò di imitare l’amico posando il capo sul tavolo e lasciando che il suo sguardo vagasse da studente a studente nella speranza che una botta di sonno potesse salvarla.  
Scrutò un gruppetto di tassorosso alla ricerca di nuove vittime per futuri scherzi di cattivo gusto.
 Un biondo dalla bocca enorme stava cercando di trovare qualcosa di interessante nei fondi del caffè nella propria tazza, mentre il compagno impacciato, alto e dalla testa a patata stava provando ad aggiustare alla meglio la sua, rotta pochi secondi prima. Dopo aver decretato che, siccome la natura aveva già castigato abbastanza quei ragazzi menomati, i tassi non fossero le giuste vittime, passò oltre con lo sguardo.
Fu così che si imbatté in una coppia di grifondoro omosessuali- probabilmente i primi e gli ultimi nella storia di Hogwarts- innamorati da lungo tempo. Questi  si stavano scambiando attenzioni a dir poco vomitevoli. Il ragazzo dalla pelle chiara e curata si stava letteralmente mangiando l’altro con gli occhi. In men che non si dica un ghigno divertito prese forma sul viso della mora, Quinn in qualche  modo intercettò lo sguardo ed i pensieri dell’amica e si mise all’opera. Sventolò appena la bacchetta in direzione di uno dei due grifondoro in questione e subito una chioma riccioluta si liberò dalla gabbia di gel che solitamente la teneva a bada. L’espressione a metà tra lo schifato e l’esterrefatto che si dipinse sul faccino del fidanzato fu impagabile,tanto che le due serpeverde scoppiarono in una sonora risata che attirò l’attenzione dell’intera classe. Nel giro di dieci secondi tutti i ragazzi erano piegati in due dal ridere,alcuni addirittura con le lacrime agli occhi. La professoressa, ignara dell’accaduto, puntò gli occhi (che dietro a quegli occhiali sembravano sproporzionatamente grandi) sul  riccioluto, per poi avvicinarsi incuriosita.  
- Hai visto qualcosa, Jesse caro?- 
La domanda della donna non fece che incrementare le risate. Solo lei poteva scambiare il ragazzo  del coro per quella serpe di Jesse St. James. I colori della divisa, poi, non erano neanche lontanamente simili. 
Anderson scosse educatamente il capo, non ebbe tempo di rispondere alla professoressa perché il suo compagno aveva preso a urlare, inferocito. 
“So che sei stata tu, Satana!” il dito del ragazzo dalla pelle marmorea si puntò come una freccia verso il petto della mora. 
Puck finalmente alzò il capo dal tavolo, svegliato dalla vocina stridula del grifondoro. Si guardò attorno confuso, cercando di mettere insieme i pezzi. Cosa si era perso?
"Devi smetterla, sei pesante e ripetitiva e ultimamente stai diventando anche più noiosa! REINVENTATI!" 
Santana sgranò gli occhi, fingendosi offesa. Non era stata opera sua, lei si era limitata ad immaginare la scena nella sua testa.
Cosa ne poteva se Quinn era un'eccellente leggimente con scarse capacità inventive?
Quella critica, però l'aveva toccata nel profondo. Reinventarsi? Noiosa? Pesante? Come osava dire che i suoi soliti tiri mancini stessero diventando ripetitivi? Era una mancanza di rispetto bell'e buona. 
Maledetto bastardo. 
"Vuoi della fantasia, Maga Magò?" Gli occhi di Santana si erano ridotti a due fessure. Con tutta la rabbia che da tempo reprimeva avventò la mano sulla propria bacchetta, ma due braccia forti, e per nulla intenzionate a mollare la presa, le impedirono ogni movimento. 
Sebbene la lezione non fosse ancora finita, la professoressa autorizzò -o per meglio dire invitò caldamente- i tre ragazzi ad uscire prima, per evitare che qualcuno finisse in infermeria proprio durante le ore di divinazione. Si stava rivelando una materia estremamente pericolosa. 
(Forse perché il grado di supervisione degli studenti da parte dell'insegnate era inesistente? )
Tra un’imprecazione e l’altra Santana si lasciò trascinare fuori da quel posto infernale, portando con sé anche la propria rabbia.
Neanche il delizioso pranzo preparato dagli elfi domestici delle cucine riuscì a migliorarle l’umore.
Passò l’intera giornata ad escogitare una vendetta.
Non che Kurt le avesse detto qualcosa di così denigratorio, aveva solo che da provarci.
Quello che realmente infastidiva Santana era il fatto che avesse osato criticarla davanti a tutti, opponendosi così al “regime” dei serpeverde.
Reinventarsi.
Come se uno che se ne va in giro con la sciarpina rossa e gialla ornata di strass potesse realmente dispensare consigli sullo stile.
Aspettò che arrivasse la sera.
Non riuscendo ad elaborare  nulla di concreto, decise di affrontarlo apertamente. Non come aveva fatto lui, però,  non era tanto stupida.
Si congratulò mentalmente con se stessa per la propria furbizia, alle volte si meravigliava ancora di sé.
Grazie a Salazar la sera prima era rimasta nella sala comune dei serpeverde un po’ più a lungo, riuscendo così a sentire i pettegolezzi di quella nasona insopportabile della Berry.
Non erano proprio pettegolezzi, in effetti.  Stava più che altro dettando la propria giornata alla penna stregata che si muoveva da sola sulla carta ad un ritmo folle, cosa piuttosto ragguardevole per un oggettino tanto piccolo. Santana era abbastanza certa che quella nana potesse arrivare a sputar fuori un qualcosa come sette parole al secondo.
In un primo momento oppose resistenza, imponendosi di ignorare quella presenza sgradita. Poi però la voce della Berry si era insinuata nella testa della latina, senza che questa potesse impedirlo.
Un po’ come accade con le canzoni dei cantanti particolarmente antipatici. Uno ci prova a non farsi condizionare, poi però , senza che nessuno sappia come, queste ti entrano in testa e non c’è modo di liberarsene. È una tortura.
Venne così a conoscenza dei piani di Kurt e il ragazzotto dai capelli cespugliosi, che per quanto avesse capito doveva chiamarsi Bler, Blade, Blake..Blaine? Poco importava.
Per una volta fu felice della strana abitudine della nasona di tenere un diario, magari più tardi le avrebbe anche risparmiato un insulto.
Prima però doveva occuparsi degli innamorati. O meglio, del fastidioso grifondoro dal naso a punta, tanto effeminato da sembrare una fata, che le aveva rovinato la giornata.
Dopo cena si liquidò dagli amici con una scusa banale, alla quale Quinn e Puck protestarono, come immaginabile.
“Devi restituire un libro alla.. biblioteca? E da quando abbiamo una biblioteca?”   Domandò prontamente il ragazzo, incrociando le braccia. Quel castello sapeva sempre come sorprenderlo.
Quinn sbuffò, incredula della stupidità dell’amico. “La biblioteca chiude alle sei di sera.”
Inarcò il sopracciglio, soddisfatta della propria osservazione. Provò ad insinuarsi nella mente dell’altra ma questa volta la trovò vuota.
“Non per Santana Lopez!” Si affrettò a rispondere la mora che aveva intuito le intenzioni di Quinn e si era preparata ad un possibile assedio mentale.  Se solo non fosse stata tanto di fretta gliene avrebbe detto delle belle. Si limitò invece a difendersi e, con quella frase, se ne andò.
Era ormai lontana quando l’amico parlò di nuovo, rivolgendosi alla bionda.
“Aspetta, ma non aveva nessun libro tra le mani!” Puck si illuminò, come se avesse appena ricevuto la rivelazione  più brillante del secolo. In risposta Quinn sibilò un "che ti prenda una pluffa" e si voltò, lasciandolo solo, diretta al proprio dormitorio.
Le risposte prive di ogni logica di Santana, molto spesso, la facevano uscire di testa.

 


Era arrivata senza troppe fatiche al giardino che precedeva la torre di astronomia, dove a dire della Berry i due Grifondoro si erano  appartati per una seratina romantica.
Si sedette sul muretto che separava il porticato dal giardino, appoggiando la schiena contro una delle tante colonne che ogni cinque metri circa intervallavano il piccolo tramezzo.
La sua carnagione scura e la sua folta chioma corvina si fondevano alla perfezione con la zona ombrosa in cui si era appartata, ancora una volta si ritrovò a complimentarsi con se stessa.
Non le rimaneva che aspettare.
Alzò gli occhi in direzione del quadro  appeso alla parete poco distante che si trovava di fronte all’infinita scalinata che portava alla cima della torre.
'E' vuoto. Perfetto'.
Sorrise compiaciuta, chiudendo poi gli occhi. In quel modo si sarebbe potuta concentrare meglio sui rumori.
“Sono meravigliose.”
Santana aprì gli occhi come stregata, voltandosi alla ricerca della fonte di quel suono.
Era una voce femminile. Proveniva dalle sue spalle. Non poteva essere troppo lontana, allora perché non la vedeva?
Portò la mano alla bacchetta, nessuno le avrebbe rovinato i piani quella sera.
“Vengo spesso qui a vedere le stelle. E' divertente, ogni volta trovo dei nuovi animali!”
Animali? Costellazioni, casomai! Ma chi cavolo era questa deficiente?
Senza esitare oltre si alzò in piedi, puntò la bacchetta davanti a sé e gridò a gran voce “Lumos!”

Le mancò il fiato.

Doveva essere stata la paura, non si immaginava che la fonte di quel suono fosse tanto vicina a lei.

Era rimasta senza fiato per la paura, di certo.

Non aveva nulla a che fare con la visione angelica che le si era parata davanti.
La ragazza era più alta di lei. Aveva una pelle tanto  chiara da sembrar essa stessa luminosa, come aveva fatto a non vederla?
Gli occhi erano talmente blu da poterci affogare dentro, la luce della bacchetta si rifletteva nelle sue iridi facendole sembrare dello stesso colore dell’acqua del lago nelle sere estive, quando per qualche tratto questa  riflette la luce della luna, colorandosi d’argento.
Il viso era contornato da pagliuzze dorate – no, non pagliuzze, capelli- che si liberavano per pochi centimetri dallo strano cappello a forma di unicorno e dalla sciarpa.
Il colore della sciarpa si intonava perfettamente con quello dei suoi occhi, blu.
Il tempo sembrava essersi fermato.
Esistevano solo loro due.
Loro due e quei fastidiosi rumori di passi che..Accidenti!
Santana si ricordò solo allora del perché si fosse spinta  fino a lì quella sera.
Altro che stelle ed occhi blu di corvonero.
Puntò la bacchetta sul petto della bionda e, riportando in superficie tutta la rabbia della mattina, le ringhiò contro “Fuori dai piedi, corvoscemo!”
Poi sventolò la bacchetta, facendo calare il buio su di loro.
Sperò con tutta se stessa che l’altra se ne fosse andata, non avrebbe voluto dover schiantare anche lei.
Si nascose in fretta e furia nell’ombra del porticato.
 Aspettò che i due mettessero piede sull’ultimo scalino prima di muovere qualche passo in loro direzione.
Un’espressione di disgusto si dipinse sul suo volto quando notò che le loro mani erano strette insieme.
Patetici innamorati.
Puntò la bacchetta contro la schiena del ragazzo più basso, ignaro di ciò che lo attendeva.
Una luce rossa uscì dal piccolo pezzo di legno della latina, che gridò a gran voce uno “stupeficium”.
Il ragazzo volò a qualche metro di distanza, cadendo a terra svenuto. Kurt aveva emesso un gridolino di terrore, rimanendo come paralizzato sul posto.
Quando Santana lo salutò questo sembrava essere combattuto tra il correre dal proprio ragazzo e il vendicarlo.
Invece si mise ad urlare.
“Sei una cod---”
“LEVICORPUS!” per l’ennesima volta, fu più veloce lei.
Il grifondoro in men che non si dica si ritrovò a testa in giù, come se qualcosa lo tenesse in aria, stretto per le caviglie.
“Non cominciare neanche, Lady Hummel!”  Se solo ci fosse stata più luce, la fiamma di vendetta che bruciava negli occhi scuri di Santana sarebbe stata sufficiente a spaventare a morte chiunque.
“Che ne dici, questo è abbastanza nuovo  per i tuoi gusti o devo reinventarmi?”
Non gli diede tempo di rispondere.
Con un gesto della bacchetta lanciò il ragazzo addosso al fidanzato, che finalmente stava riprendendo conoscenza.
Si voltò per andarsene con un ghigno di vittoria scolpito sulle labbra quando un piccolo dettaglio la colpì come un pugno nel petto.
Diede nuovamente  un’occhiata al quadro, fortunatamente vuoto.
Eppure le era sembrato di aver visto qualcosa o, meglio, qualcuno.
No, l'adrenalina doveva averle giocato un brutto scherzo.
Senza esitare oltre svanì nell’ombra del castello, facendo ritorno al proprio dormitorio.
 
 
..Hellooooo.. *scappa*
Un grosso saluto dallo SqualoGay!(che sarei io,d'uh) Eheh.
E' la prima fanfiction che scrivo, quindi siate buoni con me, vi prego. ç__ç
Senza contare che non so neanche se mandarla avanti o meno.. 
Le idee non mancano, ma fatemi sapere tramite le recensioni cosa ne pensate! :3
Uhg, mi scuso per tutti gli errori che sono opera miamiamiamia completamente mia. u.u
 



 
   
 
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