Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: FiammaBlu    28/10/2014    4 recensioni
L' ebook è scaricabile dal mio profilo autore. Revisione ultimata! Grazie a tutti coloro che continuano a leggerla! :)
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Cosa sarebbe accaduto se nel numero 28 Masumi Hayami fosse riuscito a confessare a Maya di essere l'ammiratore delle rose scarlatte? Leggete la mia versione di questo "what...if" ^_^
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Masumi Hayami, Maya Kitajima, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ultima revisione: novembre 2015

 

4. Incontri



La settimana seguente trascorse intensa, Maya affrontò le prove sempre e solo con Kuronuma, che le fece recitare le stesse scene e atteggiamenti decine di volte. In un momento di pausa si sedette sfinita in uno dei camerini, si passò l’asciugamano sulla fronte e si guardò allo specchio.

Una ragazza allevata dai lupi con sua sorella… quando lei muore, si sente svuotata… cosa avrà provato realmente? Come poter rendere il suo stato d’animo?

Mentre era perduta nelle sue riflessioni le cadde l’occhio sulla sedia accanto, c’erano delle riviste impilate e sulla prima capeggiava un titolo a grosse lettere nere. Prese lentamente il giornale con mano tremante, incapace di fermare il suo cuore che aveva preso a battere rapidamente.

“Lo scapolo d’oro del mondo del teatro vicino al matrimonio?”

La scritta era a tutta pagina e dietro c’era un’immagine della facciata della Daito e, sopra, un profilo di Masumi Hayami.

Matrimonio? Si sposerà? Perché tutto a un tratto mi interessa questa cosa?

Gettò la rivista sulla sedia, infastidita, si alzò di scatto e uscì dal camerino tornando in sala prove.



Due giorni dopo, Ryuzo Kuronuma usciva dall’ufficio del Presidente delle Produzioni Osawa sbattendo la porta. Lo aveva chiamato, facendogli perdere tempo, per qualcosa che non aveva alcuna importanza!

Non mi interessa promuovere Lande dimenticate! Non mi interessa partecipare e vincere il premio delle Arti!

Si diresse deciso allo studio e riprese immediatamente le prove con Maya Kitajima. Era un’attrice incredibile, istintiva, ricettiva, si calava completamente nel personaggio tanto che era costretto a riportarla alla realtà dopo prove particolarmente lunghe in cui entrava nei panni di Jane.

Era vicina, ma ancora mancava qualcosa. Dopo due ore intense si sedette stanco sul divano della stanza di scena dove provavano.

- Possiamo provare insieme agli altri, adesso… - le comunicò portandosi due dita al ponte del naso cercando inutilmente di prevenire un’emicrania.

Maya esultò e ogni cosa trasparì dal suo viso sincero, ma immediatamente si rese conto che il regista non era effervescente come i giorni precedenti.

- Va tutto bene, signor Kuronuma? - gli chiese avvicinandosi cautamente.

- Niente va bene, Kitajima, quando di mezzo ci sono i soldi! - esclamò lui picchiando un pugno nel palmo della mano - Raggiungiamo gli altri - aggiunse poi alzandosi e precedendola nel corridoio.

Quando entrarono nella sala prove grande, si levò un breve applauso, Maya arrossì ma Yu l’accolse con un sorriso smagliante.

Maya, finalmente potremo recitare insieme!

Kuronuma iniziò subito, ignorando smancerie e effusioni affettuose nei confronti della sua prima attrice e chiese la scene di apertura e la cattura della ragazza lupo. Quando Maya mostrò a tutti per la prima volta la sua Jane selvaggia, gli attori rimasero stupefatti dalla sua incredibile rappresentazione.

È perfetta! Un’attrice perfetta per me! Il mio strumento! Ma la sua espressione ancora non va bene...

Kuronuma osservò Maya cercare di sfuggire ai suoi cacciatori e pensò brevemente all’incontro di poco prima con il Presidente Osawa e all’impegno che gli aveva strappato per quella sera di partecipare ad un party.



Masumi Hayami conversava amabilmente con il produttore di una casa minore, la sua segretaria era dietro di lui, silenziosa e immobile. La serata era noiosa, come tutti quegli eventi mondani che in realtà nascondevano possibilità di accordi e contratti. C’erano sempre attori e attrici, produttori cinematografici e teatrali, giornalisti e televisioni e, ovviamente, cibo a fiumi. Stava seguendo attentamente la discussione con quel produttore che cercava di estorcergli informazioni quando sentì il nome di Maya Kitajima pronunciato da una voce femminile alle sue spalle.

- Chi è Kitajima? -

- Ma sì, quella ragazzina candidata alla Dea Scarlatta che recentemente ha interpretato il ruolo di Ardis ne "Le due regine" ! -

- Io la ricordo coinvolta in uno scandalo qualche tempo fa, sinceramente -

- Sapete che ora sembra abbia accettato la parte di una ragazza lupo? -

- Come fai a saperlo? -

- Conosco un attore che lavora con lei, è uno spettacolo delle Produzioni Osawa… -

Masumi smise di prestare attenzione alla seconda conversazione e tornò concentrato sul produttore, ma non gli sfuggì l’occhiata di rimprovero di Mizuki che gli strappò un sorriso tirato.

Si accorge di ogni cosa…

La noiosa conversazione terminò con una sequenza di complimenti falsi e inutili, ma lui ormai non faceva più caso a cose del genere, le lusinghe non lo toccavano. Si diresse verso il centro della sala, come se cercasse qualcuno e vide una coppia di uomini che parlavano vicino ad un tavolo imbandito.

Mizuki lo vide dirigersi verso di loro e scosse la testa. Signor Masumi… appena sente il nome di quella ragazza, lei cambia completamente...

- Buonasera - li salutò per primo, tanto valeva iniziare. Uno era il Presidente Osawa, dell’omonima casa di produzione e l’altro gli sembrava vagamente di conoscerlo.

- Buonasera, signor Hayami - lo salutò con deferenza Osawa e Kuronuma passò lo sguardo sospettoso da uno all’altro e quando sentì il cognome dell’uomo giovane alto e distinto davanti a sé, scoppiò a ridere. Osawa per poco non si strozzò per la vergogna.

- Hayami! So chi è lei! Ha fama di uno che va in giro a distruggere aziende! - e rise di nuovo mentre, se avesse potuto, Osawa sarebbe sprofondato.

- Lei invece deve essere il regista Ryuzo Kuronuma, quello che chiamano il generale orco - replicò Masumi con la stessa franchezza e un sorriso sulle labbra - Venga, beva qualcosa con me - gli offrì tendendogli la mano, il regista scoppiò a ridere e accettò l'invito ricambiando la stretta.

Mizuki seguì i due con lo sguardo sospirando e non le sfuggì il colore terreo del Presidente Osawa che fu costretto a lasciare il suo regista nelle mani del signor Hayami. Attese qualche attimo, poi si incamminò verso Masumi e Kuronuma, restando però a distanza.

- Immagino che lei abbia a che fare continuamente con registi come me - esordì Kuronuma guardandolo di sottecchi, la fama di quell’uomo lo precedeva.

- Molti più di quanti non crede - annuì con un sorriso spento Masumi accendendosi una sigaretta.

- Finalmente ho trovato lo strumento adatto al mio scopo e trovo solo ostruzione! - si lamentò il regista appoggiandosi alla balaustra del terrazzo dove l’aveva condotto Hayami.

- Strumento? - indagò Masumi cercando di non dimostrarsi troppo interessato.

- Maya Kitajima - sussurrò il regista rapito e lui vide distintamente lo stesso sguardo della signora Tsukikage quando guardava Maya.

- La conosce? - aggiunse Kuronuma sollevando lo sguardo e fissando il suo interlocutore - Lei è il mio strumento raro e saprò sfruttare tutto il suo talento! - esclamò picchiando un pugno nel palmo. Masumi sorrise sapendo bene ciò che aveva visto il regista in lei.

-  È un’attrice che sembra sempre dare molto nei ruoli che interpreta - concordò Masumi serio. Kuronuma annuì incrociando le braccia al petto e rievocando le registrazioni di Maya che l’avevano convinto a sceglierla.

- E poi… c’è il suo partner, interpreta l’antropologo Stewart che cerca di educare la ragazza lupo. Insieme sembrano affiatati… a proposito, è un attore della Ondine, è la sua compagnia, no? -

- Della Ondine, dice? - Masumi si fece immediatamente attento.

- Yu Sakurakoji - lo informò il regista e Masumi fu costretto a fare appello a tutta la sua calma perché dalla sua espressione e dalla sua voce non trapelasse niente di ciò che stava provando in quel momento.

È il suo partner! Recita con lui!

- Sì, lo conosco - annuì cercando di apparire completamente disinteressato.

Il Presidente Osawa li raggiunse oltrepassando Mizuki a passo veloce, probabilmente non poteva reggere più a lungo la tensione nel sapere Kuronuma in compagnia di Masumi Hayami.

- Chiedo scusa, signor Hayami - li interruppe con deferenza e Masumi serrò la mascella per quell’atteggiamento falsamente dimesso.

- Presidente Osawa - Kuronuma aggrottò la fronte per quell’intromissione.

- Kuronuma, c’è una persona che vorrei farti incontrare e sta attendendo… - gli comunicò fissandolo intensamente con la speranza che comprendesse l’urgenza di andarsene via da lì.

- Sembra che i miei impegni ci separino, signor Hayami, mi ha fatto piacere scambiare due parole con lei - e gli tese la mano.

Masumi la strinse con benevolenza, in fondo era un uomo determinato e simpatico, ma non così orco come le leggende lo volevano.

-  È stato un piacere conoscerla di persona, signor Kuronuma - ammise sinceramente colpito.

- In fondo anche lei non è il tipaccio che pensavo! - esclamò il regista col suo vocione facendo sbiancare Osawa. Masumi scoppiò a ridere imitato da Kuronuma.

- L’aspetto allo studio se vuole vedere come se la cava il suo attore! - lo invitò mentre veniva trascinato via.

- La farò chiamare dalla mia segreteria - gli sorrise Masumi infilandosi le mani in tasca e appoggiandosi alla balaustra mentre i due se ne andavano.

- Ha davvero intenzione di andare? - gli chiese Mizuki avvicinandosi lentamente. Lui la guardò serio.

- Lo chiami domani mattina e fissi un appuntamento per il pomeriggio - le chiese categorico incamminandosi e dandole le spalle.

- Ma domani pomeriggio ha l’incontro con il canale Cho! - obiettò lei, voltandosi esasperata: ci aveva messo due settimane ad ottenere quell’appuntamento.

- Lo cancelli - rispose serafico rientrando nella grande sala del party e facendola innervosire ancora di più.

Ogni occasione ufficiale è buona per incontrarla, vero signor Masumi? Cos’è accaduto fra voi il giorno della scomparsa della signora Tsukikage? Perché eravate insieme? Le ha davvero detto tutto? La sua espressione è cambiata completamente quando è stato nominato Sakurakoji…

Sospirò e rientrò, seguendolo.



Mentre Kuronuma discuteva amabilmente con Masumi Hayami al party, Maya e Yu terminavano quella giornata di prove e dopo essersi cambiati nei camerini decisero di andare a mangiare qualcosa insieme. Maya si sentiva stranamente calma e rilassata mentre Yu non faceva che pensare a lei, alle prove appena terminate.

Splendi come una stella, Maya… l’ardore della tua recitazione mi incita a fare sempre meglio! Non ti deluderò!

- Ti va un hamburger? - le chiese, sapendo che era uno dei suoi piatti preferiti e sperando che accettasse il suo invito.

- Sì! - rispose lei entusiasta e Yu sentì il cuore accelerare all’improvviso. Era così tanto tempo che non trascorrevano una sera insieme, tutta la tensione al momento del suo arrivo si era dissolta e Maya aveva ritrovato la naturalezza che aveva in passato con lui. Nelle prove si trovavano benissimo, anche in una delle fasi più difficili che li vedeva contrapposti nei mesi in cui Jane imparava a fidarsi di Stewart.

Entrarono nel locale e presero posto ordinando subito la cena.

- Sai? Ti ho visto in “Sogno di una notte di mezza estate” e ne “Le due regine” - esordì dopo qualche minuto di silenzio. Maya, sei stata fantastica, ma non ho avuto il coraggio di venire a dirtelo di persona…

- Davvero? - esclamò lei meravigliata. Perché non sei venuto a salutarmi?

- Sei molto cambiata, Maya, ormai sei davvero un’attrice, proprio come diceva la signora Tsukikage - si rese conto di riuscire a stento a trattenere l’emozione che lo pervadeva in quel momento. Lei arrossì immediatamente, abbassò lo sguardo e l’unica cosa che Yu avrebbe voluto fare, sarebbe stato cingere quel volto con le mani e baciare quelle labbra lievemente tremanti.

- Grazie, Sakurakoji… - mormorò imbarazzata ma felice che lui l’avesse seguita nelle sue ultime rappresentazioni, anche se non si era mai fatto vedere. Voltò lo sguardo verso il bancone e i suoi occhi furono immediatamente attratti dal mazzo di rose scarlatte in vaso che lo adornavano.

Yu seguì il suo sguardo e notò i fiori.

- Hai più saputo niente di lui? Del tuo ammiratore? Hai scoperto chi è? - quell’uomo misterioso la seguiva fin dalla prima rappresentazione che fece di “Piccole donne” e da allora le aveva mandato rose a profusione, regali di ogni sorta senza contare il sostegno economico che le aveva permesso di frequentare la scuola.

Maya rimase congelata in quella posizione, preferendo guardare le rose che gli occhi di Yu. Sapeva che si sarebbe tradita, così sfruttò quei secondi per riprendere un minimo di autocontrollo.

- No… non so chi sia - scosse la testa e prese una patatina. Yu si accorse che le sue guance erano ancora arrossate, chissà se per ciò che le aveva detto o se quell’imbarazzo glielo aveva provocato il pensiero dell’ammiratore… Potrebbe essere un vecchio qualsiasi, Maya… non te ne rendi conto? Come puoi provare dell’affetto per qualcuno che neanche conosci? Io sono qui, da sempre, ma tu non mi vedi…

Calò un silenzio teso e Maya si rammaricò profondamente di non potergli dire tutta la verità, ma era qualcosa che custodiva gelosamente e non si sapeva spiegare il perché. Da quando il signor Hayami le aveva raccontato ogni cosa, il suo punto di vista era completamente cambiato. Non aveva detto niente neanche a Rei… Non aveva fatto altro che pensare e ripensare a quella strana giornata, a tutto ciò che le aveva detto, alle sue braccia quando l’aveva stretta di nuovo. Si impose di smettere di pensarci e tornò ad alzare lo sguardo sorridente verso Yu.

Mi dispiace Yu… ma la mia vita è cambiata, non sono più la stessa…

Si portò una mano alla bocca meravigliandosi per quell’ultimo pensiero e Yu la vide arrossire.

- Maya? Va tutto bene? - quel rossore diffuso… di nuovo, chissà a cosa pensava...

- S-Sì… - rispose lei tossicchiando.

Continuarono a chiacchierare delle prove, di Kuronuma, finché Maya si rese conto dell’orario.

- Il treno! - sussultò. Pagarono rapidamente e uscirono dal locale. Raggiunsero la stazione trafelati e Yu la prese per mano tirandola per le scale.

È la sua mano che mi stringe, non quella di Stewart…  È calda, ma più piccola di quella del…

Interruppe il suo pensiero proprio mentre raggiungeva la banchina e costrinse Yu a fermarsi di scatto. Perché lo aveva paragonato a quell’evento? Perché aveva pensato alla sua mano?

- Maya? Cosa c’è? - Yu la osservò corrugando la fronte, stava pensando a qualcosa ma lui, l’unica cosa che sentiva, era la mano piccola, stretta nella sua.

- N-Niente… - balbettò Maya sollevando lo sguardo imbarazzata.

Il rumore del treno in arrivo li riscosse e lei corse verso le porte che si aprivano.

- A domani, Maya! - gridò Yu chiudendo a pugno la mano che fino ad un istante prima aveva stretto la sua.

- Ciao, Yu! - lo salutò lei sbracciandosi mentre le porte si chiudevano con ancora il ricordo del contatto a cui l’aveva costretta il signor Hayami a teatro.



Maya continuava a rigirarsi sotto la coperta senza riuscire a prendere sonno. La sagoma di Rei accanto a lei era immobile. Si alzò lentamente cercando di non fare rumore e raggiunse la finestra della cucina. Era uno dei suoi posti preferiti perché da lì poteva vedere parte della città e il cielo senza che ci fossero palazzi ad oscurarne la vista. Avrebbe voluto aprire la finestra, ma sapeva che fuori era freddo. Si appoggiò alla sporgenza interna coi gomiti e sospirò. L’aver parlato con Yu durante la loro breve cena aveva fatto sorgere mille pensieri. Era confusa, sapeva che ciò che aveva provato quando le aveva chiesto dell’ammiratore o quando le aveva stretto la mano non aveva niente di logico.

Ho desiderato che ci fosse lui lì, davanti a me, al fast food e quando Yu mi ha stretto la mano… il pensiero è corso immediatamente a quel giorno… alla sua mano che strinse la mia… volevo fuggire, scappare da quell’uomo odioso, che mi aveva ingannata invitandomi a teatro per un motivo che in quel momento mi era oscuro…

Sollevò lo sguardo al cielo e intravide qualche stella. Chissà se le sta guardando anche lui… Il cielo era sempre lattiginoso, anche di notte, non raggiungeva mai il nero inteso che aveva visto al planetario. Le stelle erano celate dallo smog e non si vedevano chiaramente, ma c’erano. Quel giorno parte della sua vita era completamente cambiata e se ne stava accorgendo da tante piccole cose. Come quella rivista che l’aveva così indignata. Il ricordo la irritò immediatamente e, meravigliata di sé stessa per quella reazione, si portò una mano alla bocca, stupita.

Ma che mi prende?! Perché dovrebbe interessarmi se si sposa o meno? E’ un uomo, ha una posizione, una famiglia alle spalle… suo padre che vorrà sicuramente un matrimonio favorevole! Che male c’è, da sempre funziona così!  E poi… il modo in cui sorrideva a quell’attrice...

Picchiò un pugno sul bordo di legno e avvertì il dolore che la riscosse da quei pensieri così estranei a lei e alle sue consuetudini.

Anche se è il mio ammiratore, colui che mi ha seguito fin dalla mia prima interpretazione, è solo quello, un ammiratore! Un fan! E’ stato chiaro… ha parlato del mio talento, sempre, del fatto che non avesse mai incontrato un’attrice come me, ma che il mondo che ci circonda non gli avesse permesso altro modo di dimostrarmelo che usare la forma anonima… Ma io… non capisco… perché arrivare a tal punto? La scuola, tutte le attenzioni che mi ha riservato negli anni… le rose… le meravigliose, bellissime, rose che mi hanno confortato e incoraggiato… e i suoi biglietti… io… quei messaggi, credevo che… Ho creduto, a  volte, che nascondessero un altro interesse, diverso, più profondo, da parte di quell’ammiratore… ma ora… ora che so che è lui, so anche che è impossibile…

Quell’ultimo pensiero le fece stringere lo stomaco, era una barriera insormontabile e si rese conto che qualsiasi pensiero avesse mai formulato e immaginato circa il suo ammiratore, ora non aveva più alcun senso perché poteva dare una forma e un contenuto a quella persona. E mai si sarebbe aspettata di doverlo unire al signor Hayami. Abbassò la testa fra le braccia e pianse sommessamente senza riuscire a capire perché quella disillusione l’avesse così sconfortata e ferita, perché l’aver idealizzato l’ammiratore e poi averlo dovuto fondere all’inarrivabile e scontroso signor Hayami le stesse facendo dolere così tanto il cuore in petto.

E’ un imprenditore… vede in me l’attrice… un futuro contratto, forse i diritti della Dea Scarlatta, lui è un uomo e io sono solo una ragazzina senza niente altro che la recitazione…



Masumi continuava a rigirarsi sotto la coperta senza riuscire a prendere sonno. Il silenzio nella stanza era opprimente, le tenebre troppo fitte lo costringevano a guardarsi dentro e lui non voleva farlo. Guardarsi dentro significava vedere lei e non era una buona idea. Soprattutto da quando aveva saputo, poche ore prima, che avrebbe recitato con Sakurakoji.

Scostò le coperte stizzito per quel sentimento così profondo che lo pervadeva e che non era mai riuscito ad arginare, si alzò e raggiunse la finestra. Scostò le pesanti tende e puntò gli occhi al cielo notturno, lattiginoso per lo smog, dove solo qualche stella si intravedeva qua e là. Appoggiò la fronte al vetro e chiuse gli occhi. Chissà se le sta guardando anche lei…

Non l’aveva mai sentita così vicina come quel giorno, dopo il primo impatto negativo lei era stata… comprensiva e paziente anche se lui non l’aveva aiutata affatto. Sorrise a occhi chiusi ricordando quei momenti.

Ero teso… proprio io… non sapevo come affrontarla, eppure lei è stata molto più coraggiosa di me perché ha mantenuto la promessa e mi ha ascoltato, anche quando io l’ho portata da mia madre… ancora non so come abbia fatto ad accettare tutta quella situazione… un cimitero… come ho potuto portarla lì?

Appoggiò anche le mani al vetro della finestra, era freddo e lo aiutò a ritrovare un po’ di calma. Eppure, alla fine della cena, i suoi occhi lo guardavano, sembrava gli stesse chiedendo di aprirsi, di svelarle ciò che il suo cuore nascondeva. Era stato quello sguardo sincero e profondo a convincerlo che avrebbe dovuto dirle tutto dell’ammiratore.

Ma alla fine non le ho detto tutto comunque, ho visto la sua gratitudine, io le ho detto ciò che voleva sentire, che apprezzavo il suo talento come attrice, se… se le avessi detto anche…

Chiuse i pugni e strinse gli occhi mentre lo stomaco gli doleva, stretto in una morsa serrata. Ora che il matrimonio sembrava scongiurato, almeno per il momento, tutta quella malinconia che l’aveva assalito all’idea di perderla e che era stata il motivo per cui aveva voluto trascorrere del tempo con lei, sembrava essersi placata ed era stata sostituita da un’angoscia costante, che non l’abbandonava mai.

Ci aveva riflettuto a lungo ed era giunto alla conclusione che l’idea di potersi accontentare della sua gratitudine e dell’affetto verso l’ammiratore, che aveva visto nei suoi occhi dopo che le aveva detto ogni cosa, lo stava lacerando.

Ogni giorno parla con lui, recita con lui, si confrontano, escono insieme, si… si toccano… io… la devo smettere di pensare…

Lasciò di scatto la finestra e un formicolio fastidioso gli percorse le mani, segno di quanto le avesse tenute strette. Scese fino al salotto degli ospiti dove sapeva avrebbe trovato ciò di cui aveva bisogno. La casa era silenziosa, tutti dormivano, anche suo padre, non ebbe necessità di accendere neppure le luci, conosceva ogni angolo a memoria, ogni spigolo, ogni imperfezione del vecchio legno a terra, ogni scricchiolio che da ragazzino l’aveva così terrorizzato. Aprì l’armadietto finemente decorato che piaceva tanto a sua madre e si versò del whisky che suo padre faceva arrivare direttamente dalla Scozia.

Lo bevve immediatamente, tenendo la testa all’indietro, gli occhi chiusi e lasciando che gli bruciasse la gola. Prese la bottiglia, il bicchiere e si sedette sulla poltrona che dava sul giardino esterno. Un vento lieve muoveva gli alberi e lo sentiva fischiare da sotto una delle grandi finestre. Versò e bevve di nuovo.

L’angoscia profonda che sentiva gli stava martellando in petto spinta furiosamente dai suoi pensieri insani e carichi di rabbia.

E’ una giovane attrice… vede in me solo l’uomo d’affari senza scrupoli e l’odio che provava per me si è affievolito perché mi ha unito alla figura dell’ammiratore che probabilmente stimava molto… lei è solo una ragazzina e io un uomo senza niente altro che il lavoro...


   
 
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