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Autore: FrecciaJones    28/10/2014    1 recensioni
Dicono che prima di incontrare l’uomo della tua vita tu debba avere una serie di sventurati appuntamenti, un numero definito di ragazzi da incontrare prima dell’arrivo di quello giusto.
A quanto pare serve per acquistare consapevolezza. Insomma, più esci con quelli sbagliati e più diventa facile in futuro riconoscerli e starne alla larga.
Ma che succede se di quello sbagliato non puoi più farne a meno?
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Dicono che prima di incontrare l’uomo della tua vita tu debba avere una serie di sventurati appuntamenti, un numero definito di ragazzi con cui uscire prima dell’arrivo di quello giusto.

A quanto pare serve per acquistare consapevolezza. Insomma, più esci con quelli sbagliati e più diventa facile in futuro riconoscerli e starne alla larga.

Ma che succede se di quello sbagliato non puoi più farne a meno?

Se l’uomo che non avresti mai voluto al tuo fianco diventa quello da cui non riesci più a staccarti?

Si può essere dipendenti di una persona che non hai mai cercato o voluto e di cui poi non puoi più fare a meno?

Prima di incontrare Federico ero una stupida ragazzina che cercava la perfezione. Avevo dimentico quanto coinvolgente ed interessante potesse essere la realtà che ci circonda che, al contrario, perfetta non era.

Ero l’ultima delle romantiche, intrappolata dall’idea di voler vivere un amore da favola che mi aveva chiuso dentro quel grande film in bianco e nero che era diventata la mia vita.

Come me non la pensava Sara, coinquilina, amica e compagna di sventure, la quale negli ultimi tempi aveva scoperto un sito di incontri on- line che, grazie ad uno speciale algoritmo, metteva in contatto persone con interessi comuni, con caratteristiche fisiche e caratteriali corrispondenti ai gusti dell’utente.

Sara passava la maggior parte delle sue giornate in ufficio, circondata da colleghi calvi e poco attraenti, perciò doveva ottimizzare quel poco tempo libero che aveva a disposizione concentrandosi su uomini che, secondo un oggettivo metodo di ricerca, avrebbero soddisfatto le sue aspettative.

Un metodo pratico ed efficace. Non c’era spazio per gli errori, la matematica avrebbe scelto per lei in maniera obiettiva senza lasciare che fattori esterni condizionassero la ricerca.

Era un sito a pagamento, non una chat qualunque, diverse erano le credenziali richieste a chi si iscriveva e, proprio per questo motivo, secondo lei, nessuno avrebbe mai perso tempo o speso soldi se non veramente interessato alla cosa.

Conoscevo da tanto tempo Sara e sapevo che qualsiasi tentativo di farle cambiare idea sarebbe stato inutile, perciò mi rassegnai all’idea e la lasciai fare.

            ‹‹ Ricordami perché ti ho accompagnata ›› le dissi quando andai con lei al locale dove “Armando36”  l’aveva invitata a prendere  un aperitivo per il loro primo appuntamento.  

            ‹‹ Perché vuoi bene alla tua amica e non vuoi che le succeda niente di brutto ››

            ‹‹ La mia amica potrebbe evitare di cacciarsi in queste situazioni, per esempio, non accettando appuntamenti da sconosciuti conosciuti in chat ! ›› risposi seccata.

Presa com’ero dalla discussione in un primo momento non mi accorsi di Federico.

            ‹‹ Posso portarvi qualcosa ragazze? ››

            ‹‹ No grazie aspetto una persona ›› rispose fiera Sara sistemandosi il petto.

            ‹‹ Qualcosa di forte , grazie ›› fu invece la mia risposta.

            ‹‹ Arriva subito … ››

Eravamo arrivate in anticipo, Sara voleva essere lì quando lui sarebbe arrivato, in questo modo avrebbe potuto valutare meglio e, qualora fosse stato necessario, avrebbe potuto fingere di essere un’altra persona. Cosa al quanto difficile visto che si erano scambiati foto per più di tre settimane, per questo le servivo io. Avrei dovuto reggerle il gioco, fingere che il realtà il suo nome era Carmen, un’argentina che si era da poco trasferita in città e che per questo non parlava bene la nostra lingua.

            ‹‹ Sara? ›› . Era lui, il nostro uomo, un gran bell’uomo.

Meno alto da come sembrava in foto e con qualche capello in meno, ma nel complesso decisamente più che sufficiente.

            ‹‹ Si … ›› rispose lei sollevata. Evidentemente Armando aveva superato l’esame a pieni voti anche per lei.

            ‹‹ Piacere ›› disse lui baciandole la mano.

Io cercai di allontanarmi senza dare nell’occhio ma evidentemente non riuscii nel mio intento, e infatti, subito dopo le presentazioni, Armando, rivolgendosi a me disse:

            ‹‹ Vedo che ti sei portata un’amica … beh devo confessarti che anche io mi sono fatto accompagnare da un amico. Avevo paura che tu non fossi … si insomma, che fossi diversa dalle foto che mi avevi mandato ed Alex avrebbe dovuto venirmi in soccorso qual’ora fosse stato necessario … ›› non fece in tempo a finire la frase che l’amico si avvicinò ‹‹ Che ne dici se noi ci sediamo al tavolo e lasciamo qui i nostri amici a conoscersi meglio ? ››

Era ufficiale, ero stata incastrata, e per come brillavano gli occhi a Sara non me la sentivo di fare la guasta feste, perciò ingoiai il rospo senza fare nessuna obiezione.

Quell’Alex era l’uomo più noioso del mondo , dal modo spasmodico in cui cercava di accarezzarmi i capelli, anche un po’ depravato .

Ad un certo punto, dopo aver usato ripetutamente le chiavi della sua auto per pulirsi le orecchie, come se nulla fosse, agitò le stesse in aria (visibilmente sporche di cerume) per propormi di fare un giro nella sua nuova decappottabile.

Se è vero che la pazienza ha un limite, io, avevo decisamente passato il mio in quel momento.

            ‹‹ Guarda, credo ci sia stato un fraintendimento ›› risposi cercando di uscire indenne da quella situazione disgustosa ‹‹ io non sono venuta qui per un appuntamento al buio … ho solo accompagnato la mia amica ››

            ‹‹ Beh anch’io, ma visto che ci siamo tanto vale approfittarne ! Cosa abbiamo da perdere? ››

            ‹‹ No perché vedi io … ›› a quel punto mi venne in mente la scusa per antonomasia, quella che noi donne usiamo sempre in  questo genere di situazioni e che, nella maggior parte dei casi, funziona sempre ‹‹ non mi sembra giusto, perché … Sono fidanzata, ecco ››.

            ‹‹ Non ci credo ›› rispose prontamente lui. Doveva averla usata fin troppe volte con lui, doveva ormai essere un esperto a riconoscerle.

            ‹‹ Come scusa? ››

            ‹‹ Come mai non ne hai mai fatto cenno fino ad ora? ›› continuò impassibile.

            ‹‹ Beh siamo qui da soli cinque minuti … tra l’altro dovrebbe arrivare da un momento all’altro ›› dissi cercando di essere convincente ‹‹ infatti eccolo, eccolo lì ›› aggiunsi indicando il ragazzo che poco prima stava dietro il bancone. Adesso stava parlando con il ragazzo delle consegne fuori dal locale.

            ‹‹ Andiamo, davvero? Guarda che se non ti piaccio puoi benissimo dirmelo senza tanti giri di parole! ›› Alex era visibilmente infastidito, ed io andai nel panico.

            ‹‹ Perché dovrei inventarmi una cosa del genere?! ›› Fu la mia risposta.

            ‹‹ Bene ! ›› Dovevo averlo convinto ‹‹ dimostramelo! ››

            ‹‹ Ok! ›› Dissi alzandomi dallo sgabello ‹‹ Non che io sia tenuta a farlo, sia chiaro! ››

            ‹‹ Ti stai tirando indietro? ››

            ‹‹ Assolutamente ›› .

Senza indugi mi diressi fuori dal locale e, rivolgendomi a quello che per me fino a quel momento altro non era che un emerito sconosciuto, dissi:

            ‹‹ Scusa … ciao … ti dispiacerebbe abbracciarmi ? ››

            ‹‹ In che senso? ››

            ‹‹ Un abbraccio, semplice ›› risposi ‹‹ tipo questo … ›› e così spinsi le sue braccia intorno al mio collo e con le mie mi aggrappai alla sua vita.

Aveva un buon profumo, ma questo non impedì a rendere la situazione meno bizzarra.

            ‹‹ Lo scopo di tutto questo scusa? ›› domandò lui stranito dalla cosa.

            ‹‹ Vedi quel tizio seduto al bar ? ›› risposi ‹‹ Non sapevo come levarmelo di dosso così gli ho detto che tu eri il mio fidanzato e che ti stavo aspettando ›› .

Lui sorrise divertito dalla cosa.

            ‹‹ Allora ›› aggiunse lui stringendo il mio viso con le mani ‹‹ c’è solo un modo per toglierselo dalle palle definitivamente ›› e senza aggiungere altro avvicinò le sue labbra alle mie e mi baciò.

Ed io ero lì, immobile in mezzo alla strada, a baciare uno sconosciuto.

Fu un bacio caldo, delicato ma travolgente allo stesso tempo. Sentivo la sua lingua morbida cercare la mia che indecisa si stava abbandonando a quelle sensazioni, e le sue mani accarezzavano i miei fianchi, salivano lungo la schiena e mi tiravano verso se.

            ‹‹ E’ incredibile a cosa siete capaci di arrivare voi ragazze ! ››

Ritornai in me, per quanto la cosa fosse possibile, e vidi Alex furibondo sbraitare proprio di fronte a noi .

            ‹‹ Preferisci limonare con uno sconosciuto piuttosto che passare qualche minuto in più con me ? ››  Disse ‹‹ E poi vi lamentate se vi trattano da sgualdrine ! ››

            ‹‹ Ma come ti permetti? ›› Fu l’unica frase di senso compiuto che riuscii a mettere insieme.

            ‹‹ Mi permetto si ! Adesso scusami, ma devo andare, ho altro di meglio da fare piuttosto che stare dietro a quelle come te ! Arrivederci ›› disse allontanandosi indignato ‹‹ ah! Fede buon divertimento, di sto passo se le offri un caffè te la porti a letto per la fine della serata ! ››.

Non potevo credere alle mie orecchie, quei due si conoscevano!

            ‹‹ Lo conoscevi? ››

            ‹‹ Beh hanno l’ufficio di fronte al bar, vengono a fare colazione qui tutte le mattine ›› disse beffardo, come a prendersi gioco di me.

            ‹‹ Che figura di merda! E tu? Tu! ›› ero furiosa ‹‹ Tu mi hai baciataaa! ›› urlai.

            ‹‹ Mi hai baciato anche tu ›› rispose senza rinunciare a quel tono da presa in giro.

Di tutta risposta gli mollai uno schiaffo senza pensarci su due volte.

            ‹‹ Mi hai detto tu che volevi liberarti di lui ed io ho fatto in modo che ciò accadesse, hai visto com’era arrabbiato? Sicuramente non sarai tu la prossima a cui chiederà di uscire ››

            Che faccia tosta !

            ‹‹ Stammi alla larga idiota! ›› gli urlai ancora prima di andare, dopo di che mi allontanai da quel posto senza aggiungere altro con l’intenzione di non metterci mai più piede.

            ‹‹ Comunque mi chiamo Federico  ››

            ‹‹ Vaffanculo Federico ›› .

Si, ripensandoci bene “idiota” non fu l’ultima cosa che gli dissi.

Non avevo ancora trovato l’uomo giusto, ne tanto meno quello perfetto, e forse dovevo ritenermi fortunata, perché questo mi aveva permesso di incontrare Federico, un essere irriverente, dispettoso e sfacciato, che sconvolgendo l’ordine delle cose aveva messo a posto tutto il resto. 
  
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