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Autore: __Light    28/10/2014    1 recensioni
Storia partecipante al contest "Laugh Together Again - The Team 7 Project" che ha coinvolto i forum SasuSaku, NaruSasu e NaruSaku:
Sasuke, Naruto e Sakura sono tre bambini che hanno appena iniziato a frequentare l'asilo. Stando a contatto tutti i giorni e frequentandosi anche fuori dalla scuola, nonostante le differenze caratteriali fanno amicizia e crescono insieme, creando un legame molto forte che sembra destinato a durare in eterno.
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Questa fanfiction l'ho scritta molti mesi fa per un maxi contest incentrato sul Team 7 (escluso Kakashi) che ha coinvolto tre forum di pairings. Non avevo esattamente un'idea ben precisa in mente, solo dei concetti sparsi e piuttosto sentiti. Così ho cercato di unirli nel migliore dei modi ed è nata questa storia: semplice, tenera (o almeno la mia intenzione era quella) e che in un certo senso ricalca quella del manga in un contesto diverso e decisamente più leggero.
A distanza di tempo continuo ad essere dubbiosa sul risultato perché non mi sento in sintonia con questo insieme di personaggi (già presi singolarmente è un altro paio di maniche), ma spero ugualmente che la lettura vi risulti gradita.
A presto!

EDIT 25/04/2019: in occasione del quinto "compleanno" della fanfiction, che per dovere di cronaca ha da poco raggiunto le 1000 visualizzazioni, ne approfitto per correggere tutti quegli errorini e periodi troppo lunghi che avevo tralasciato per la fretta. La storia in sé non subirà modifiche, ma forse un giorno un seguito vedrà la luce...

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Masashi Kishimoto; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 


Per Sasuke l’asilo non iniziò nel modo in cui aveva sperato. Dopo aver baciato la mamma e aver promesso di fare il bravo al papà – la mamma lo dava per scontato – e soprattutto aver giurato che non avrebbe scansato a priori tutti gli altri bambini, si ritrovò fuori dall’aula, appiccicato alla gamba del fratello maggiore, che lo implorava di lasciarlo andare per non arrivare in ritardo a scuola e di rimando riceveva la supplica di portarlo con sé.
« Itachi, portami con te, faccio il bravo! Questi sembrano tutti scemi! », si lamentò il piccolo gettando un’occhiata schifata verso la sua nuova classe, in cui tanti bambini rumorosi iniziavano a fare conoscenza e cercavano di accaparrarsi la sediolina del colore preferito.
Itachi sospirò, cercò di scrollarselo di dosso e gli disse in tono severo: « Avevi già promesso a mamma e papà di fare il bravo, invece stai facendo tanti capricci. Vuoi che pensino che sei un bugiardo e restino delusi? ».
Sasuke si sentì turbato dalle parole severe del più grande, si staccò per riuscire a guardarlo meglio in faccia e vide che la sua espressione era altrettanto dura. Con riluttanza fece dei passi verso l’aula e poi si girò verso il fratello. « Non voglio che mamma e papà ci stanno male… e nemmeno che tu ti arrabbi con me. Io entro, Itachi! », lo salutò con la manina e andrò incontro alla maestra, che lo aspettava sulla soglia e lo portò verso gli altri bambini.
Itachi sorrise e si avviò verso la sua classe, sperando con tutto il cuore che la prima giornata d’asilo del fratellino si svolgesse al meglio.


Quando Sasuke entrò nell’aula su di lui piombò il caos: alcune bambine che lo avevano già notato gli si fondarono addosso, fra cui spiccava una bionda che si chiamava Ino, o almeno così aveva capito dagli insulti che le venivano rivolti dalle altre. L’intervento tempestivo della maestra, che le attirò con degli splendidi origami, le mise tutte a tacere.
Sasuke borbottò qualcosa contro le bambine, si sistemò il grembiulino stropicciato e solo allora notò un’altra zazzera bionda, quella del figlio della migliore amica di sua madre. Si trattenne dal mettersi le mani nei capelli dalla disperazione, visto che vicino a lui c’era un’altra conoscenza, una bambina di nome Sakura, un po’ appiccicosa, ma che riusciva a tenere un po’ a bada il pestifero Naruto; di rimando lo faceva anche lui con lei, visto che probabilmente importunandola le aveva impedito di unirsi al gruppo di gallinelle che poco prima lo aveva assalito.
Decise allora di avvicinarsi a loro due, anche perché se proprio doveva “socializzare”, come il papà riteneva importante che facesse, preferiva iniziare a farlo con qualcuno che già conosceva un po’.
Appena lo vide avvicinarsi, Naruto lo guardò storto. « Che vuoi? »
Sasuke, tranquillo, si mise comodo su una sediolina blu. « No,che vuoi tu invece! Io mi voglio sedere qui, problemi? »
« Sì! »
La socializzazione non era iniziata nel migliore dei modi: Naruto calciò la sedia di Sasuke cercando di spingerla lontano, questi lo guardò male e probabilmente si sarebbero presi a botte se non fosse intervenuta di nuovo la maestra a sgridare Naruto, supportata da Sakura che gli tirò uno scappellotto. Poi la bambina prese la sua sedia e l’avvicinò a quella di Sasuke. « Che bello, hai la sedia blu! Lo sai che blu è maschietto e rosa femminuccia? »
« Sì, lo so… » Sasuke notò che Sakura era seduta su una sedia rosa, dello stesso colore dei suoi capelli. Lei gli sorrise timidamente e lui la guardò con aria interrogativa. Che lui fosse maschio e lei femmina lo sapeva già, quindi non capiva cosa volesse dirgli. Tornò a pensare a quanto fossero stupidi gli altri bambini, ma fu disturbato da Naruto che si piazzò al fianco di Sakura dall’altro lato, con la sua sedia di un orribile arancione acceso, proponendole di fare insieme dei cigni di carta. Lei rifiutò e lui si arrabbiò di nuovo con Sasuke, ricevendo un’altra sgridata con successivo scappellotto.
La mattina continuò così, Sasuke si mise a disegnare mentre gli altri due facevano casino, rompendogli le scatole di tanto in tanto. A volte una bambina, l’unica che insieme a Sakura non l’aveva assalito e guardava Naruto, sembrava volesse unirsi a loro, ma lui la scoraggiava con gelide occhiate.


Quando Sasuke tornò a casa e fece il resoconto del suo primo giorno d’asilo, in famiglia furono tutti fieri di lui: la mamma lo baciò nuovamente, il papà sorrise soddisfatto e Itachi gli diede un buffetto sulla fronte. Non poté fare a meno di pensare che alla fine fosse valsa la pena di provare a sopportare i due rompiscatole.
Da quel momento in poi iniziò a frequentarli spesso anche durante il pomeriggio, andando a casa loro, anche se le prime volte si mostrò riluttante. Era già andato a casa di Naruto, visto che le loro madri erano amiche intime, ma spesso il ragazzino era fuori perché il padre se lo portava con sé a lavoro e quando c’era passavano il tempo a guardarsi storto, ma tutto sommato non era male. Invece andare a casa di Sakura era, il più delle volte, un vero supplizio: la madre, amica della sua e quella di Naruto, era una tipa a posto, il padre invece aveva sicuramente delle rotelle fuori posto e lo infastidiva con la sua allegria esagerata, ma soprattutto sia lui che Naruto si annoiavano un sacco a fare i giochi da femmine. A volte c’era Ino, che aveva fatto amicizia con Sakura e la difendeva sempre dalle bullette, ma quando gli ronzava intorno diventava antipatica con lei; comunque essendo un maschiaccio facevano dei giochi più divertenti in sua presenza, ma quando erano solo loro tre Sakura voleva sempre giocare “alla principessa” e la facevano contenta.
Mentre Sasuke la pettinava, cosa che faceva senza lamentarsi eccessivamente perché le piaceva farlo con i capelli della mamma – e anche quelli di Itachi da quando li stava facendo crescere, Naruto la ingioiellava e provava a truccarla. L’unica volta che fecero cambio e fu Naruto a pettinarla, maldresto com’era le fece male strappandole dei capelli e lei, in lacrime, iniziò a tirarli a lui, che implorava l’aiuto di uno scocciatissimo Sasuke. Lui riuscì a calmarla, ma non ad evitarle la punizione della madre, che la costrinse a dare un bacino ad un Naruto sofferente dal dolore, ma soddisfatto per la conquista inaspettata. Sakura invece lanciava sguardi colpevoli a Sasuke come gli avesse fatto un torto e si puliva la bocca con una salviettina per togliersi il saporaccio della pelle di Naruto che sapeva di ramen.
Per questo preferiva andare a casa di Naruto: facevano giochi più interessanti e l’amico si comportava meglio sotto la stretta sorveglianza della madre, che “nel suo territorio”, come diceva lei, non si sarebbe fatta problemi a sculacciarlo davanti agli amichetti nel caso non avesse rigato dritto. Alla fine successe, quando Naruto fece un’enorme scenata di gelosia proprio nei confronti della madre… a causa di Sasuke.
Quando Sasuke vide che nel suo orto erano maturati dei bei pomodori, prese quello che gli sembrava più bello e prelibato e, quando fu a casa di Naruto, lasciò un attimo gli amici con la scusa di dover andare in bagno e sgattaiolò in cucina dove si trovava Kushina, la mamma di Naruto, porgendole il pomodoro.
« È per te. », disse lui imbarazzato e rigidissimo, con le braccia tese verso la donna e lo sguardo rivolto verso il basso.
« Oh, grazie Sasuke, che pensiero gentile! », gli rispose lei colma di tenerezza, accarezzandogli la testa.
Sasuke era ancora più imbarazzato e non riusciva a guardarla, sapeva solo che voleva regalarle il pomodoro perché era rosso come i suoi capelli, che per questo motivo trovava molto belli e quando li guardava sentiva che avrebbe preferito pettinare lei al posto di Sakura.
All’improvviso irruppero gli altri due nella stanza e l’armonia fu spezzata: Naruto andò su tutte le furie vedendo la madre che accarezzava Sasuke, mentre a Sakura si riempirono gli occhi di lacrime. Sasuke si sentì come se l’avessero beccato con le mani nella marmellata e non ebbe il coraggio di difendersi quando gli furono entrambi addosso, uno per picchiarlo e l’altra per frignargli nelle orecchie.
Kushina prese in mano la situazione: disse a Sasuke di consolare Sakura e tirò Naruto per le orecchie e, sedendosi, lo prese in braccio preparandosi a sculacciarlo.
Quando Sasuke riuscì a far tornare il sorriso a Sakura, promettendole che avrebbe regalato un pomodoro anche a lei, il sedere di Naruto era diventato rosso esattamente come il frutto in questione. Kushina anche lo notò e Naruto, per nascondere il fatto di star sentendo tanto dolore, fece lo spavaldo. « Sakuretta ci sono io se vuoi un bel pomodoro! ». La bambina gli rispose tirandogli uno scappellotto e il pomeriggio proseguì senza altri intoppi, anche se Sasuke continuò a provare imbarazzo e fastidio anche in seguito, soprattutto perché si sentiva colpevole per aver fatto sculacciare Naruto e piangere Sakura, pur sapendo di non aver fatto niente di male.


Nella casa della famiglia di Sasuke raramente entravano dei bambini, perché il capo famiglia amava la tranquillità e spesso lavorava lì. In genere erano Itachi e Sasuke ad andare a casa degli amichetti, ma arrivò il giorno in cui furono Naruto e Sakura ad entrare in casa Uchiha e Sasuke raccomandò loro di comportarsi bene, soprattutto perché c’era anche Itachi e non voleva far vedere al suo fratellone che “se la faceva con degli idioti”. Faceva sempre il possibile per sentirsi alla sua altezza, visto che lo considerava magnifico e irraggiungibile e aveva l’impressione che, al contrario della madre che li amava apertamente allo stesso modo, il papà lo preferisse a lui.
I due bambini furono accolti con molta gentilezza sia da parte della mamma Mikoto, sia da Itachi, che subito catturò tutta la loro attenzione. Rimasero affascinati da quel bambino di otto anni che si dimostrava molto più maturo della sua età e dava un senso di maestosità, ma era anche simpatico e disponibile.
Sasuke voleva mostrare loro la sua cameretta e l’orto con i pomodori, ma vedendo gli amichetti così affascinati dal fratello e questi che li riempiva di attenzioni, si incupì e si isolò.
Non sapeva perché gli desse tanto fastidio vederli così, avrebbe dovuto essere felice e provare a ridere insieme a loro, ma quando li guardava gli sembrava di vederli come attraverso uno schermo, come facessero parte di un altro mondo in cui lui non poteva entrare. Si sentiva tagliato fuori e non lo sopportava: voleva far vedere a Naruto e Sakura quanto lui e Itachi fossero uniti e anche al fratello che era riuscito a farsi degli amichetti per cui era importante. Aveva sempre pensato di essere fondamentale per loro perché stavano sempre insieme e lo guardavano con ammirazione e li tirava fuori dai guai, ma in quel momento quel pensiero andò in frantumi. Anche per Itachi voleva essere al primo posto, ma non poté fare a meno di pensare che per lui sarebbe stato lo stesso se fosse stato Naruto suo fratello o Sakura la sua sorellina.
Andò nell’orto e si accovacciò tra le piante nascondendo la testa fra le braccia, sentendosi triste e scemo esattamente come aveva considerato Naruto quando si dimostrò geloso della sua mamma. Iniziò a capire cosa potesse aver provato l’amichetto e si chiese se anche lui non avrebbe pensato lo stesso e sarebbe arrivato a chiedergli scusa insieme a Sakura, ma rimase solo per molto tempo.
Quando finalmente Naruto e Sakura trovarono Sasuke, lui era arrabbiato e non volle parlare con loro. Gli amichetti cercarono di riportarlo in casa per mangiare insieme la merenda, ma sembrava non ne volesse proprio sapere. Sakura stava per scoppiare a piangere e Naruto gli sbraitava contro e allora si alzò in piedi e li seguì per evitare che facessero chiasso. Rimase però silenzioso per tutto il pomeriggio e quando fu il momento di congedare gli altri due li salutò a stento. Loro due però lo salutarono con calore e lo ringraziarono per averli fatti entrare nella sua casa. Sakura disse che questo la faceva sentire importante e Naruto, cui dispiaceva vedere Sasuke triste, pur non capendo esattamente perché lo fosse, mise da parte l’orgoglio e concordò.
Sasuke si rianimò un po’ quando sentì che loro erano felici di sentirsi importante per lui, perché significava che lo consideravano importante a loro volta.
Vedendo i loro occhi brillare di gioia, si sentì riempire di emozioni che gli bloccarono la gola.
Non lo avrebbe mai ammesso apertamente, ma passare il tempo con Naruto e Sakura lo rendeva davvero felice.
Nonostante fossero dei bambini normalissimi, non meno fastidiosi degli altri – anzi, di più se possibile – avevano qualcosa che lo attirava irrimediabilmente: amava i loro occhi, così chiari e luminosi. Quelli di Naruto gli ricordavano il cielo limpido primaverile e quelli di Sakura l’erba fresca dei prati; così diversi dai suoi che erano neri come il buio.
Restava spesso incantato a guardarli, perdendosi nel loro sguardo in cui si tuffava e gli sembrava di sentirsi tanto leggero e felice.
Non sarebbe mai riuscito ad esprimere a parole quello che sentiva, né l’avrebbe capito chiaramente prima di qualche anno, ma già allora, mentre riceveva sorrisi e sguardi colmi di gioia mentre giocavano con la pasta di sale, lui lo sapeva.


Passarono i giorni, i mesi e gli anni e il loro rapporto si consolidò, anche se non sempre era fatto di emozioni espresse chiaramente, soprattutto da parte di Sasuke. Arrivò la fine delle vacanze prima dell’inizio della scuola elementare e lui sarebbe andato in una scuola diversa, più prestigiosa, dove si era trasferito anche Itachi per finire le elementari.
Sakura cercava di trattenere le lacrime. « Come facciamo senza Sasuke? »
Naruto fece una smorfia di noncuranza e cercò di tranquillizzarla. « Dai Sakuretta, staremo bene pure da soli, non abbiamo bisogno di lui! ». Fece la linguaccia in direzione di Sasuke, ma il tono della sua voce e l’espressione del viso non erano molto differenti da quelli della bambina per cui cercava di sembrare figo.
Sasuke non rimase indifferente alla tristezza degli amici e si fece prendere dalla tenerezza: sbuffò, li prese entrambi per un braccio e li avvicinò a sé. « Quanto fate i tragici! Voi due siete troppo scemi, non sopravvivereste a lungo senza di me. Anche se non saremo nella stessa scuola ci vedremo lo stesso il pomeriggio ». Rivolse lo sguardo a Naruto «Per studiare » poi si rivolse a Sakura. « e anche per giocare come facciamo adesso ».
Sentendo quelle parole l’espressione degli altri due cambiò radicalmente e i loro occhi, che sembravano essersi spenti, tornarono a brillare.
Sasuke sussultò e si emozionò ancora di più a vederli così, quindi decise di dare un taglio a quel melodramma ridimensionando la sua disponibilità. « Sì però non proprio sempre sempre, io ho altro da fare e non posso stare tutto il tempo a badare a voi rompiscatole! Imparate a cavarvela da soli! »
« Sì Sasuke, ti renderò fiero di me! », Sakura era determinata a diventare più forte e a far vedere che sarebbe riuscita a tenere testa ai bulli da sola, non solo senza di lui, ma anche senza ricorrere all’aiuto di Naruto o di Ino.
« Tzè, come ti credi figo! Ti faccio vedere io come riesco a fare bene i compiti senza di te, scemo! », Naruto si sentì punto nell’orgoglio e voleva fargli vedere che era alla sua altezza e al tempo stesso si sentiva elettrizzato da quella nuova implicita “sfida”.
« Vedremo », rispose Sasuke a entrambi, sogghignando.
I tre si presero per mano e la promessa fu sancita. Intrecciando le dita pensarono al fatto che fossero stati solo in due, una delle loro mani sarebbe rimasta vuota, mentre se fossero stati in quattro sarebbe venuto a mancare il contatto fra tutti i membri insieme. In quel momento sentirono quanto il loro rapporto fosse speciale e perfetto così com’era e come li facesse sentire completi. L’avrebbero sempre protetto.


Naruto passeggiava avanti e indietro senza riuscire a darsi pace, sbuffando e imprecando di tanto in tanto, mentre Sakura stava ferma guardandolo con aria triste.
Sasuke li aveva abbandonati. Avevano continuato a frequentarsi regolarmente durante tutta la durata della scuola elementare e il loro rapporto era diventato solido come la roccia, si fidavano l’uno dell’altro come di se stessi, ma negli ultimi tempi si erano allontanati.
Itachi sarebbe presto partito per l’università e aveva detto chiaramente che voleva prendere le distanze dalla famiglia e intraprendere una carriera diversa. La reazione di Sasuke fu negativa e sentì ancora di più la rivalità con il fratello, ma quel sentimento che gli era stato sempre da stimolo assunse connotazioni negative.
Fu ammesso ad una scuola media molto prestigiosa che lo portava lontano dagli amici, sia per la distanza in chilometri, sia perché aveva deciso di dedicarsi totalmente allo studio e di rimpiazzare il fratello nel cuore ferito del padre rendendolo orgoglioso di lui, considerando ogni altra cosa un impiccio.
Spezzò il cuore a Sakura dicendole che non se ne faceva niente di una ragazzina piagnucolona, mentre disse a Naruto che non lo considerava un fratello come invece il biondo faceva con lui.
Tagliò i rapporti con loro e non si fece più sentire: non si faceva trovare in casa e se si incontravano li ignorava.

« Chissà perché non ci vuole più bene… » esordì improvvisamente Sakura.
« Ma sì che ce ne vuole, lo conosci! Ogni tanto gli viene il pallino e se ne vuole stare per i fatti suoi trattandoci male… ma l’ha fatto sempre, poi ritorna! » la rassicurò Naruto
« Come fai ad esserne sicuro?
« Lui dice sempre le cose guardandomi negli occhi. Stavolta non l’ha fatto. Con te l’ha fatto? »
« No, mi dava le spalle… »
« E allora ti sei risposta da sola! »
« Ma stavolta è diverso, è più grave delle altre volte! »
« Lo so e forse ci vorrà più tempo perché ritorni, ma alla fine lo farà! E se non ritorna ti giuro che te lo trascino davanti a calci in culo, è una promessa! ». Naruto era carico e determinato.
Sakura sorrise e si sentì rincuorata, sapeva che Naruto aveva ragione. « Anch’io prometto… prometto che sarò più forte! Quando Sasuke tornerà non piangerò come faccio sempre, non dovrete essere voi a sostenermi, ma avrò io la forza necessaria per sostenere lui e anche per riuscire a mettere insieme i pezzi insieme a voi! »
Suggellarono le rispettive promesse prendendosi per una mano, mentre quella libera la chiusero in un pugno, come se ne stessero stringendo una invisibile.
Nello stesso momento Sasuke tendeva le sue braccia verso il vuoto, mentre chiudendo gli occhi immaginava un’enorme distesa azzurra e verde in cui due bambini ridevano felici insieme, desiderando di prendere le loro mani.
   
 
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