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Autore: _f r a n c y_    29/10/2014    2 recensioni
Al momento non ci sarà un "Oltre la neve-parte II". Vorrei provare a trasformare questa fanfic in un'originale e per farlo dovrò mettere tutto in discussione, dal primo capitolo. Grazie a chiunque mi abbia seguito fino a qui. Spero di ritrovarvi in un futuro non troppo lontano.
*Riassunti della storia all'inizio dei capp. 18 e 37*
Un'amazzone residente nelle Terre del Nord ed un ninja proveniente dalla Terra del Fuoco. Due mondi distanti e diversi che si scontrano inaspettatamente. Due persone che non si cercavano, ma che iniziano a rincorrersi, finendo per divenire indispensabili l'una per l'altra.
Il suo odore era diverso. Depurato dalle fragranze dell'incendio, della fuga, dei pasti divorati davanti ad un fuoco mai abbastanza caldo, delle notti mute trascorse al buio con nient'altro che il respiro dell'altra a colmare ogni timore.
Neji emanava un odore nuovo per Tenten, eppure quello, proprio quello, era il suo autentico. Aveva familiarizzato con Neji Hyuuga in circostanze straordinarie; soltanto adesso lo vedeva nel suo ambiente. Un ambiente a cui lei non era mai appartenuta.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanabi Hyuuga, Neji Hyuuga, Nuovo Personaggio, Tenten | Coppie: Neji/TenTen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ricapitolando: Neji conosce il segreto della locanda, ossia che è popolata da Amazzoni in incognito. Tenten lo ha scoperto, ma ha deciso di contravvenire agli ordini della Madre e di lasciarlo in vita. Tenten, infatti, sente che è diverso dagli Uomini, che è degno di fiducia.
Neji tornerà quindi a Konoha, dove porterà avanti la sua battaglia contro la casata principale del clan. 
Nessuno, a parte loro due, sa che hanno stretto questo patto. Neji ripartirà al termine di questa lunga notte, all'alba. Sango e Tenten fingeranno di riconsegnarlo ai suoi familiari, che vorrebbero ucciderlo.





(Confessioni incandescenti - II parte)





Sango era certa che se non avesse perduto il bambino allora, la sua gravidanza avrebbe potuto sopportare qualunque shock.
Vide un bagliore celeste divampare sulla mano diafana di Neji Hyuga.
 - Aspettate! - lo bloccò, - Cosa avete intenzione di fare? -
Gli occhi nivei si posarono sulla rossa con un'asciutta irritazione.
 - Sono l'unica persona che possa salvare Tenten e lei lo sa. Dovreste fidarvi del suo giudizio. -
Sango esitò, ma infine lasciò la presa. Neji levò il braccio e lo calò come una spada, in un colpo netto che recise alcuni dei rami.
Con delicatezza mista ad urgenza rimossero gli artigli nodosi e contorti. Le labbra di Tenten erano del colore della cenere.
Sango le tastò il polso e trasse un sospiro di sollievo. Con l'aiuto di Neji, la sollevò seduta e la appoggiò con la schiena contro il muro.
Tenten udì una voce calda accarezzarle le orecchie, delle dita picchiettarle sulle guance. Sollevò le palpebre, incrociò le iridi smeraldine, che la attendevano con trepidazione. D'istinto portò le mani al volto e fece per afferrare di nuovo le radici.
 - Tenten! E' finita! Guarda, sono spezzate adesso! -
Sango aprì la mano e le mostrò i frammenti. Soltanto allora Tenten mise a fuoco la figura in piedi alle spalle della rossa.
 - Grazie. - mormorò appena, chiudendo gli occhi. La pelle abrasa dal legno bruciava ad ogni contrazione.
Sango le sfiorò una tempia con affetto e si voltò verso Neji con sincera riconoscenza. Lui, però, stava scrutando i resti del pettine.
 - Un oggetto maledetto, presumo. Da dove arrivava? -
Sango raccolse il dorso del pettine, dove la runa era rimasta impressa come un marchio a fuoco. Era magia delle Terre del Nord: quella volta il clan Hyuga non era affatto coinvolto.
 - Perché me? - chiese debolmente Tenten, - Perché attaccare me con un tuo oggetto? Non ha senso. -
 - Ero io la destinataria. - dichiarò Sango, - Tutti i giorni, prima di coricarmi, passo questo pettine tra i capelli. Questa sera, tu hai bussato alla mia porta prima che io potessi farlo. -
Malgrado la spiegazione, Tenten era ancora frastornata. Perché attaccare Sango? Chi poteva avere interesse a farle del male?
 - Tutto il personale si trova al piano inferiore per la Festa. Avrei dovuto essere da sola, quando il tocco delle mie mani avrebbe attivato il sortilegio. - rifletté Sango in un mormorio. Non c'era agitazione nella sua voce, bensì una graduale consapevolezza. Si stava lentamente orientando all'interno di quel labirinto piovuto dal cielo.
 - Chiunque sia stato, a breve potrebbe varcare quella soglia per sottrarre l'arma e cancellare le proprie tracce. - annunciò il ninja.
Sango si alzò.
 - Non mi sembra corretto trattenervi ulteriormente, Neji-san. Vi ringrazio per il vostro intervento, ma siete già coinvolto in spiacevoli tensioni familiari. Non è nostra intenzione angustiarvi con i dissapori locali, il giorno prima della vostra partenza. -
Lui esitò. La tiepida cortesia celava l'urgenza di nascondergli ciò che sarebbe accaduto nei minuti seguenti. L'Amazzone sembrava avere una nitida intuizione su chi fosse il responsabile. Nonostante l'amarezza di quella realizzazione, non sembrava tuttavia temerlo.
 - Sapremo gestire la situazione, non siate in pensiero. - lo rassicurò, - Siamo abitanti del Nord: sopravviviamo alle avversità fin dall'infanzia. -
Neji Hyuga accennò un inchino e lasciò la stanza. Dopotutto, avrebbe potuto vigilare su di loro anche dal lato opposto del muro.
Tenten rovesciò i palmi contro la parete e si mise in piedi.
 - Che cosa significa? Perché sei così tranquilla? -
 - Ti senti in forze? - le domandò invece l'altra, - Preferirei se fossimo in due. -
 - Sì... Sì. Sango, cosa sta succedendo? -
La rossa legò i capelli in un'alta coda di cavallo. Era seria e controllata. Le iridi verdi erano fisse, ma taglienti come lame di smeraldo.
 - Non posso parlare prematuramente. Sarebbe una verità troppo infamante. Sei pronta? -
Tenten annuì e prese posto accanto alla porta, la nuca contro la pietra fredda. Sango soffiò su una candela e portò l'altra con sé dietro al letto, lontano dall'ingresso. 
Alle undici e mezza, dopo quasi un'ora, un rumore di passi si distinse lungo il corridoio. Felpati e lenti, potevano essere uditi solo da chi li stesse effettivamente aspettando. Si avvicinarono sempre più, scivolando sul pavimento ligneo. Si fermarono vicino a Tenten.
La porta si aprì e la luce delle torce tagliò di netto il pavimento e la parete. Quando la semioscurità tornò padrona, una piccante fragranza di zenzero si era insinuata nell'aria.
Le due Sorelle non ebbero bisogno di scambiarsi segnali. Silenziosa come un gatto, Tenten atterrò il nuovo venuto e scoprì che si trattava di una donna. Quella si dimenò, cercando di ribaltare le loro posizioni. Tenten masticò un gemito di dolore quando i lunghi capelli sciolti si insinuarono nei graffi sul suo viso.
 - Ferma, Sonoko. Non hai speranze. -
Una spada di legno sfiorò la gola della nuova arrivata. Sango era ritta di fronte a lei: l'elsa salda in una mano, la fiamma saettante della candela nell'altra.
Tenten riconobbe la chioma bionda. Si allontanò istintivamente dalla Fedelissima e balbettò delle scuse imbarazzatissime.
 - No, Tenten. - la interruppe Sango, - E' questa la persona che aspettavamo. -



Tenten continuò a ripetersi che doveva trattarsi di uno scherzo di pessimo gusto. Mentre osservava le due Sorelle discutere, in lei confliggevano due razionalità. Una percorreva la sua mente da un angolo all'altro con passo nervoso, scuotendo la testa. Era impossibile, ribadiva con asprezza, che un'Amazzone avesse attentato alla vita di una Sorella. L'altra sedeva placida al centro di quello spazio immaginario. Seguiva i movimenti frenetici della prima, ricordandole talvolta che nessuna Amazzone avrebbe mai avuto voglia di scherzare a quell'ora tarda. Soprattutto, su un episodio tanto grave.
Era tutto reale. Eppure a Tenten pareva di essere imprigionata in una bolla d'acqua che le intorpidiva i sensi.
 - Avanti, Sonoko. - la incalzò Sango,  - Ormai sei stata smascherata. Non ti resta che parlare e fugare i pochi dubbi che mi siano rimasti. -
La donna serrò la mandibola. Il mento alto e dignitoso, malgrado l'arma puntata contro di lei.
 - Sorella Sonoko. - sibilò, - Il rispetto, Sango. Sono una tua diretta superiore. -
 - Di questo si tratta, dunque. Di rispetto? -
Sonoko si levò in piedi lentamente, seguita dall'attentissima lama lignea. Sul viso ossuto e squadrato regnava la consapevolezza di aver agito legittimamente, senza rimorsi.
 - Sì. Non hai rispetto per le tue Sorelle. Infrangi quotidianamente le regole comuni e mini le fondamenta di questa Famiglia. Sei un veleno, Sango. La tua influenza debilita lo spirito delle Amazzoni più giovani. Siamo in guerra, siamo sotto attacco: dobbiamo essere forti. Tu le stai condannando a morte certa. -
Sangò riascoltò a lungo quelle parole. Infine domandò:
 - Lo avete deliberato dopo la riunione di ieri sera. Non è così? -
Sonoko non ebbe fretta di rispondere.
 - Convocarti in privato ed affrontare il problema con una semplice conversazione sarebbe stato inutile. Sei arrogante, presuntuosa, testarda... -
Sango non prestò ulteriore attenzione agli epiteti che Sonoko le fornì. Guardò verso l'armadio, agli abiti dell'ater ego appesi al suo interno. Guardò la sedia vicino alla finestra, dove aveva posato i calzoni da notte di Girin, dopo averne ridotto l'orlo. Guardò al terzo cassetto del comodino. Lì, avvolta in un fazzoletto insieme a dei fiori di lavanda essiccati, conservava la prima arma che la Madre le avesse donato: uno stiletto in legno di abete.
 - Dunque, nemmeno una famiglia è per sempre. - sussurrò a se stessa, - D'un tratto, non sei più una figlia, non sei più una sorella. Solamente un ostacolo. -
 - Hai scritto tu il tuo destino. - ribatté acida Sonoko, - Sapevi di essere su una strada deviata. -
 - Non sono un gioiello o un fermaglio a degradare una donna. -
Sango fece per aggiungere altro, ma ormai non avrebbe avuto utilità. Soprattutto, non con un'interlocutrice ottusa come Sonoko. Era tempo di agire, nella maniera più sicura per tutti.
 - Lascerò la locanda. Potrai dire alla Madre di aver concluso la missione con successo e di esserti liberata del mio cadavere. -
Sonoko non poté credere alle sue orecchie. Era lo scenario migliore che le si potesse profilare. Era conscia di non avere chance in un combattimento diretto con Sango e Tenten. La sua reputazione sarebbe stata salva.
Tenten, finalmente, fece un passo attraverso la stanza. Sango incontrò la sua espressione smarrita e le prese una mano tra le dita rosee.
 - Devo andarmene, Tenten. Rimanere esporrebbe al rischio chiunque mi stia vicino. Non c'è speranza di dialogo, non ora. Ricordi queste parole? - le chiese in un sussurro, - Me le hai dette proprio tu. -
-
 - A proposito, accetto l'accordo ad una condizione. - proseguì Sonoko, perentoria, - Sorella Tenten deve dimenticare quanto ha visto. Nessuna soffiata alla Madre, nessun ricatto nei miei confronti. -
 - Cosa le offri in cambio? - insinuò la rossa.
 - Mi pronuncerò in suo favore nel corso delle prossime riunioni. Incoraggerò la Madre ad assegnarle ruoli di responsabilità. -
Sango accettò in vece dell'amica, prima che quella potesse rinnovare la propria contrarietà ad un simile, drastico epilogo.
Sonoko assentì compiaciuta e sgattaiolò fuori dalla porta.
Tenten tastò con le dita lo spazio alle sue spalle. Riconobbe il bordo del letto e vi si lasciò cadere, lo sguardo ancorato al nulla.
Era talmente frastornata da non riuscire a comprendere cosa si stesse agitando dentro la sua testa. Parole, sagome, accuse, gesti: non riconosceva niente di definito in quella nebbia densa e scura. I suoi stessi sentimenti, la sua stessa reazione emotiva, erano indeterminati. 
La pressione all'interno della bolla stava aumentando, schiacciando Tenten nell'apatia.
La mano di Sango sulla sua spalla la fece sussultare. Guardò l'amica e d'un tratto si domandò se potesse ancora stimarla tale. E chi era la donna di mezza età che aveva appena richiuso la porta alle proprie spalle? Una delle sue Sorelle aveva attentato alla vita di un'altra. Aveva ricevuto l'ordine di farlo, dalla Madre in persona.
Tenten prese un profondo respiro. La Madre era terrorizzata dalla minaccia degli Hyuga, più di quanto volesse mostrare. I valori propugnati da Sango, il perdono ed il dialogo con il Nemico, non sarebbero venuti in soccorso delle Amazzoni quando le armi ninja le avrebbero trapassate con freddezza. Tenten lo sapeva bene.
Come, tuttavia, erano giunte a quella sera, a quel pettine maledetto? Come erano arrivate ad applicare il Metodo Matsumoto tra loro stesse?
 - Tenten... -
 - Perché lo hai fatto? - fece all'improvviso, puntando la terra sul suo viso, - Sapevi di stare infrangendo le regole. Perché hai continuato? Razza di testarda che non sei altro... Se ti fossi fermata prima, adesso non dovresti andartene. -
La voce si smorzò nel pronunciare le ultime sillabe, gli occhi vibrarono.
Di nuovo, Sango le strinse una mano e si sedette accanto a lei.
 - Perché hai rovinato tutto? - proseguì Tenten. Rabbia e supplica si alternavano in un impasto contraddittorio, ma lei ormai aveva rinunciato a cercare una logica interna. - Questa è la tua casa, la tua Famiglia. La nostra casa, la nostra Famiglia. Non sei felice qui? -
 - Lo sono stata, per lunghi anni. Sono fiera della donna che sono diventata, grazie a questo luogo e grazie alle Amazzoni. Ho imparato a fare affidamento sulle mie sole forze; ad affrontare un uomo in duello, come sua pari; a pensare autonomamente, ma soprattutto ad attribuire valore al mio personale pensiero. -
Ulteriormente perplessa, Tenten fece allora per rinnovare la domanda. Sango la anticipò.
 - Prima di tutto, però, sono un essere umano. Costantemente tesa a qualcosa d'altro da me stessa. Costantemente tesa a superare i confini. Così sono gli esseri umani, Tenten. -
 - Calpestare le regole e mancare di rispetto alle autorità? - ribatté sarcastica, - Questa è anarchia. -
 - No. Modificare le regole per migliorarle. Questa locanda, questa comunità sta troppo stretta a chi vive al suo interno. -
Tenten si irrigidì.
 - Non stai più parlando al singolare. -
Sango si concesse del tempo, prima di continuare.
 - I libri nascosti sotto quell'asse, - indicò un punto del pavimento, - dove prima ho cercato la runa, me li ha prestati Girin. Ha una sete insaziabile di conoscenza. Spesso, quando andiamo nell'armeria di Nijihara-san, gli offre vecchie armi in cambio di libri. Divora volumi di centinaia di pagine in pochi giorni. Che si tratti di epica, di scienza o di letture sacre: lei non si pone limiti a priori.
 - Anche Shiharu ha un nascondiglio simile, nel suo alloggio: un paio di libri ingialliti sull'architettura. Sono scritti in una lingua dell'Ovest, non comprende una sola parola, ma sostiene che i disegni siano sufficienti ad appagarla. Per adesso. -
Tenten si alzò di scatto e la zittì con un movimento della mano. Non intendeva ascoltare oltre.
 - E' la nostra natura umana, Tenten. I nostri sensi, la nostra mente, il nostro animo malsopportano l'assuefazione all'ambiente che li circonda. Sono affamati di nuove esperienze. Siamo curiosi. Te compresa. -
La bruna si volse di scatto, attonita e quasi offesa. Sango ammiccò alla stanza accanto e al giovane uomo che la occupava.
 - Aneli a ciò che lui rappresenta. Fin dal principio, la sua storia non ti ha lasciato indifferente e volevi saperne di più. Tu sei uno spirito irrequieto, Tenten, una fiamma indomabile. Vuoi vedere il mondo esterno, coi suoi colori, le sue incoerenze e le sue genti tra loro diversissime. Hai paura che possa ferirti di nuovo, ma io sono convinta che un giorno ti avventurerai oltre le Terre del Nord. Nottetempo, senza che nessuno possa scoprirti né fermarti, preparerai la sacca e chiuderai la porta della locanda alle tue spalle. Temevo che questo ci avrebbe separate. Invece, dopo gli sviluppi di questa notte, a quanto pare ci permetterà di ritrovarci, ovunque finirò per stabilirmi. -
 - Io non lascerò mai questo posto. Amo la mia vita. - ribatté Tenten. La sua impressione iniziale trovò conferma: quella non era più la sua amica fidata.
Sango arraffò lo stiletto di legno ed un mantello di lana verde bottiglia. Spalancò la finestra e l'aria pungente della notte invernale la ghermì. Cristalli di ghiaccio si posarono sui suoi vestiti e tra i suoi capelli, brillando al bagliore della candela.
 - Ci vediamo, mia piccola guerriera. Non lasciare che la tua fiamma si estingua. -
Balzò giù. Tenten rimase immobile, ferita e tradita. La mandibola serrata, quasi non respirava. Poi una fune invisibile si avvinghiò stretta al suo cuore e lei capì che poteva soltanto assecondarla. Doveva farlo, altrimenti quella fortissima trazione l'avrebbe uccisa.  
Corse al davanzale e vi si aggrappò disperatamente. Sango attraversò il cortile con passo svelto, ovattato dalla neve. Superò la lapide di Hirono e si voltò verso la finestra. Era certa che vi avrebbe trovato Tenten, nonostante tutto. Le sorrise, respingendo le lacrime in fondo alla gola. Dopodiché, fu inghiottita dalla foresta.



Neji ebbe appena il tempo di distogliere la Vista, prima che Tenten tornasse.
Entrò nella stanza con lentezza. Le iridi scure sorvolavano gli oggetti senza vederli. Richiuse la porta e rimase appoggiata alla maniglia per un tempo indefinito.
Furono i suoi sensi ben addestrati a scuoterla, malgrado tutto. Percepì l'attiva presenza dello Hyuga alle sue spalle e si voltò. Era seduto in prossimità della finestra e la fissava.
 - Cosa fai ancora sveglio? Domani sarà una giornata intensa. -
Nel ricordare la sua partenza imminente, Tenten percepì un'insofferenza cui non seppe dare nome. Fu solamente per un breve istante, tuttavia una distinta tensione le torse le viscere e le schiacciò i polmoni. 
Per un attimo, Neji Hyuga e gli abeti scuri alle sue spalle esercitarono un'attrazione magnetica, necessaria, vitale. Tenten sentì un fiore corposo sbocciarle a metà strada tra il cuore e lo stomaco. Un orizzonte di possibilità che si estendeva all'infinito, innumerevoli potenzialità di realizzazione dell'essere che germogliavano contemporaneamente. Fu un'emozione tanto tangibile da strapparle il fiato, come se qualcuno le stesse scavando nel petto con una mano. 
Poi, all'improvviso, il dolore era svanito. Il mondo esterno tornò alle sue consuete,, meschine sembianze. Neji Hyuga ad essere un estraneo, un individuo che aveva incrociato provvisoriamente la sua vita e che presto ne sarebbe uscito per sempre.
- Tenten? -
Sentirsi chiamare per nome rammentò all'Amazzone quanto lui conoscesse su tutte loro. "E' pericoloso", scandiva la Madre nella sua mente, "Sai cosa fare."
Alla fine, non aveva avuto modo di raccontare la verità a Sango. Soprattutto, lo realizzava solo ora, mettendo in disparte l'orgoglio, non avrebbe più potuto chiederle consiglio.
Una valanga di interrogativi la travolse e Tenten capì che la bolla d'acqua era infine esplosa. Gli ingranaggi del suo cervello avevano ripreso a ruotare a pieno regime. Quando avrebbe rivisto Sango? Avrebbe certamente lasciato le Terre del Nord, per non imbattersi più nelle Sorelle. In quale angolo del mondo si sarebbe insediata? Avrebbe trovato un rifugio dove portare a termine la gravidanza? Il mondo esterno avrebbe accolto una madre nubile ed il suo bambino?
Di nuovo, Tenten non era stata in grado di proteggere la sua amica più cara. Di nuovo, aveva permesso che la foresta la catturasse per sempre.
 - Tenten? -
Era la seconda volta che Neji la chiamava. Adesso stava in piedi di fronte a lei.
 - Inspira a fondo. Poi espira a lungo, fino a svuotare completamente i... -
 - Devi promettermelo. - ansimò lei.
Troppo era sfuggito al suo controllo, quella sera. Almeno su quello, almeno su Neji Hyuga ed il loro segreto, voleva mantenere il potere. Voleva gestirlo secondo il proprio giudizio.
 - Giura su ciò che hai di più caro al mondo. -
 - Credevo di essere già stato chiaro a tal proposito. -
 - Allora giura. -
 - Non lo rivelerò a nessuno. Lo giuro sulla mia famiglia. Lo giuro sul mio maestro e sul mio compagno di squadra. -
Tenten mosse qualche passo. I suoi gesti ampi rivoltavano tutta l'aria di quella stanza angusta.
 - Noi viviamo serene qui. Non siamo mercenarie e non intendiamo attaccare alcun villaggio. Se fiaterai, io ti verrò a cercare. Scoprirò con chi ne hai parlato e vi chiuderò la bocca per sempre. Fosse l'ultima cosa che... -
 - Tenten. - la interruppe Neji.
Era strana, pensò. Le minacce che lanciava erano sincere: era veramente disposta a sporcarsi le mani pur di proteggere la sua famiglia. Al contempo, però, lottava con se stessa. 
Un'increspatura della fronte, il labbro inferiore stretto tra i denti e poi rilasciato. Ad uno Hyuga non occorreva la Vista per interpretare i segnali del corpo. Tenten sarebbe stata pronta ad ucciderlo, sì, ma pregava che quella prospettiva non dovesse concretizzarsi mai.
 - Te l'ho detto, sono un uomo di parola. -
Finalmente, lei agganciò il suo sguardo. Come lui aveva aspramente puntualizzato non si ritagliava mai un ruolo fittizio da interpretare. Era se stesso in ogni parola che pronunciava. Freddo, rigido, imperturbabile. Talvolta insopportabile e saccente, ma sincero. Dalla profondità delle sue iridi di ghiaccio trapelava l'amara consapevolezza di chi, nel corso della vita, era stato formato dalla cruda esperienza e non permetteva a mere, vane supposizioni di trovare voce.
Tenten ebbe la paradossale sensazione di poter leggere più onestà nella nivea desolazione di quello straniero, rispetto ai tanti sguardi dai mille colori approdati alla locanda durante i suoi sette anni di servizio.



Shiharu entrò nelle cucine e riempì una tazza di caffé freddo. Tenten l'aveva lasciata a capo delle attività per la clientela femminile. Voleva essere all'altezza del compito e provarle di aver riposto bene la propria fiducia.
Addolcì l'aroma pungente della bevanda con dei biscotti alla cannella. Hitomi e Rin li avevano lasciati in bella vista sul tavolo, disposti con semplice eleganza sopra un vassoio. Erano almeno tre dozzine. Accanto a loro, un biglietto scritto a mano recitava: "Per le nostre Sorelle minori. Con questi l'alba arriverà prima". 
Quando tornò in corridoio, Shiharu si imbattè in Girin, che sopraggiungeva dall'ala degli alloggi del personale. Insolitamente, teneva il capo basso e tormentava le labbra con le dita di una mano.
 - Girin. Girin, tutto bene? -
La rossa si rese conto della sua presenza solo quando Shiharu le sfiorò il braccio. Si guardò intorno disorientata.
 - Eri andata da Sorella Sango per ritirare i pantaloni. - ridacchiò la bionda, - Vieni, anche tu sei alla fase caffé. -
 - No... No, grazie. Dell'acqua sì, però. -
Si sedette alla panca, ma non appoggiò i gomiti al tavolo. Le braccia lungo il corpo, fissò semplicemente il ripiano ligneo.
 - E' successo qualcosa? - chiese di nuovo Shiharu.
 - I pantaloni... Ah, sì. Non li ho presi. Ho bussato un paio di volte, ma Sorella Sango doveva essere già a letto. Prima era molto pallida, ho preferito non svegliarla. -
Shiharu attese in silenzio. Aveva la sensazione che ci fosse dell'altro, ma non intendeva insistere con le domande. Girin aveva un carattere particolarmente riservato, che non doveva essere forzato.
Infatti presto le rammentò che da troppo tempo aveva abbandonato le clienti.
 - Non preoccuparti per me. E' solo un calo di zuccheri. Arraffo un paio di biscotti e vi raggiungo. -
 - Oggi siete tutte fin troppo strane, per i miei gusti. -
La bionda le strofinò una mano sulla spalla e se ne andò.
Girin aspettò che il rumore dei passi si dissolvesse nei rumori dei festeggiamenti lontani. Sfilò gli occhiali dalla spessa montatura color indaco ed appoggiò la fronte sui palmi. Dopo aver bussato invano alla porta di Sorella Sango, aveva udito delle voci provenire dalla stanza accanto, quella di Sorella Tenten. Ipotizzando che la rossa fosse con lei, Girin aveva fatto per entrare, quando aveva distinto alcune frasi.
Doveva trattarsi di un errore. Forse il legno vecchio ed inumidito della porta aveva deformato i suoni ed i significati. Il dubbio, tuttavia, non allentava la morsa sui suoi pensieri. Vitale, rivelatorio, spinta verso un sapere più alto e sofisticato: Girin non aveva intenzione di sminuire il valore prezioso del dubbio.
Più si sforzò di ricordare quanto appena accaduto, più si convinse che i suoi sensi non l'avevano affatto ingannata.
Neji Hyuga aveva scoperto il segreto delle Amazzoni e Sorella Tenten le aveva tradite.
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Mi ha fatto piacere vedere che ci sono stati pareri contrastanti riguardo il litigio tra Neji e Tenten. E' vero, le Amazzoni non fanno nulla di male. Le loro regole, però, nella pratica non sono tanto perfette. Come Sango ha spiegato, per un neonato affrontare un viaggio in mezzo alle montagne è talvolta fatale.
La reazione di Neji, però, è più istintiva e meno concettuale. Strano per lui, vero, ma l'entusiasmo prevenuto di Tenten per la nascita di una femmina lo ha catapultato nella discriminazione vigente nel suo clan. Quella che ha segnato suo padre per essere nato una manciata di minuti dopo Hiashi, quella che segna tuttora lui stesso.

Riguardo l'accoppiamento tra le Amazzoni ed i clienti, l'ispirazione mi è venuta dai miti greci. Secondo alcune leggende, le Amazzoni avevano rapporti con i prigionieri di guerra. Secondo altre, convivevano per due mesi l'anno con i giovani maschi di un villaggio, isolandosi insieme a loro tra le colline. Appositamente per riprodursi, sì.
La difficoltà per le Amazzoni di questa longfic, però, è che la loro identità deve rimanere segreta.

Grazie mille a tutti coloro che seguono questa fanfic, indipendentemente dal modo in cui lo facciate. Un grazie enorme e sincero, alla Neji Hyuga.

A presto.
  
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