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Autore: Alex96_    29/10/2014    0 recensioni
Storia crossover tra TVD e TO sulla morte di Kol nella 4x12.
Contiene spoiler sulle S1 e S2 di TO.
Dal testo:
"Rebekah aveva permesso alla rabbia di prendere il sopravvento sul suo corpo e con gli occhi iniettati di sangue, le vene sporgenti e i denti affilati aveva fatto a pezzi il mobilio sradicando, strappando e distruggendo qualsiasi cosa riusciva a raggiungere. Aveva raso al suolo la sua stanza: tutti i suoi abiti più belli, mobili più antichi e gioielli più pregiati adesso erano distrutti per sempre, ma non le importava. Suo fratello era morto. Non si era ancora abituata al pensiero di Finn, ma d’altronde non aveva visto suo fratello in oltre novecento anni e quando aveva avuto un’occasione per vivere l’aveva sfruttata solo per cercare di sacrificare tutti loro. E ora Kol non c’era più e lei non avrebbe mai più rivisto la sua faccia tosta, non avrebbe più riavuto con sé il fratello che la punzecchiava e che condivideva la sua passione per la tragedia e gli eccessi. Senza resistere aveva iniziato a correre al massimo della sua velocità per recarsi dall’unica persona che potesse comprendere il suo dolore: Niklaus. "
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Klaus, Kol, Mikaelson, Rebekah, Mikaelson
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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 Non appena Stefan l’aveva lasciata sola Rebekah aveva permesso alla rabbia di prendere il sopravvento sul suo corpo e con gli occhi iniettati di sangue, le vene sporgenti e i denti affilati aveva fatto a pezzi il mobilio sradicando, strappando e distruggendo qualsiasi cosa riusciva a raggiungere. Aveva raso al suolo la sua stanza: tutti i suoi abiti più belli, mobili più antichi e gioielli più pregiati adesso erano distrutti per sempre, ma non le importava. Suo fratello era morto. Non si era ancora abituata al pensiero di Finn, ma d’altronde non aveva visto suo fratello in oltre novecento anni e quando aveva avuto un’occasione per vivere l’aveva sfruttata solo per cercare di sacrificare tutti loro. E ora Kol non c’era più e lei non avrebbe mai più rivisto la sua faccia tosta, non avrebbe più riavuto con sé il fratello che la punzecchiava e che condivideva la sua passione per la tragedia e gli eccessi. Senza resistere aveva iniziato a correre al massimo della sua velocità per recarsi dall’unica persona che potesse comprendere il suo dolore: Niklaus.
I suoi stessi piedi, traditori, avevano arrestato la sua corsa mandandola a sbattere contro la barriera magica eretta dall’arrogante streghetta che rispondeva al nome di Bonnie Bennet. Un ringhio carico di frustrazione e dolore le era fuoriuscito dalla gola e aveva attirato l’attenzione dell’unica persona presente all’interno della casa. Klaus infatti era stato imprigionato dentro casa Gilbert dalla strega e non aveva fatto altro che ascoltare i rumori provenienti dalla strada nella speranza che sua sorella sarebbe accorsa in suo soccorso.
E Rebekah era lì, a neanche venti metri da lui, ma poteva solo osservarlo a distanza mentre lacrime silenziose le solcavano il viso di fronte alla vista raccapricciante delle ceneri disperse sul pavimento della cucina dei Gilbert dove spiccava il paletto di quercia bianca. Aveva dovuto distogliere lo sguardo dal pavimento per impedirsi di scoppiare in un pianto a dirotto che l’avrebbe sicuramente resa un’idiota agli occhi di Nik; eppure nel momento stesso in cui l’aveva guardato, la consapevolezza che niente avrebbe potuto renderla una sciocca l’aveva colta come un paletto conficcato nello stomaco. Suo fratello stava soffrendo tanto quanto lei e non l’avrebbe rimproverata per un momento di debolezza, non quando anche lui era chiaramente sconvolto da quanto successo. Seppur Nik li avesse pugnalati tutti più volte – e Kol aveva sempre creato troppo scompiglio, il suo carattere impetuoso lo aveva messo spesso in competizione con il loro fratellastro – non li avrebbe mai uccisi perché a modo suo amava tutti loro. Così Rebekah non aveva detto niente, perché non c’erano davvero parole adatte per esprimere il suo dolore e aveva aspettato che fosse Nik a parlare per primo quando sarebbe stato pronto.
“L’ho visto bruciare davanti ai miei occhi e non ho potuto fare niente per impedire che morisse, Bekah. Avrei voluto fare a pezzi i Gilbert ma non sono stato in grado di fare niente, siamo esseri dai grandi poteri eppure basta così poco per renderci impotenti e inoffensivi.”
Aveva sentito un nodo attorcigliarle le corde vocali e un dolore sordo aveva preso il posto del suo cuore privo di battito. Comprendeva perfettamente lo stato d’animo di Klaus, ma non poteva fare a meno di ricordare un evento simile che l’aveva fatta soffrire altrettanto.
“Almeno ora puoi capire come mi sono sentita io Nik.”
Sapeva che le sue parole l’avevano colpito dritto al cuore – così come aveva fatto il paletto con Kol – e che l’avevano ferito, ma non ne era affatto pentita perché Klaus aveva bisogno di sapere cosa si provasse.
Ciò che non poteva sapere era che nell’esatto momento in cui l’ibrido aveva visto Kol andare a fuoco e dimenarsi invano per poi abbandonarsi all’inevitabile morte, aveva realizzato istantaneamente cosa avesse dovuto significare per Rebekah vedere il suo corpo bruciare e non poter far nulla a riguardo ma, anzi, dover essere costretta a fuggire per non farsi uccidere quando invece avrebbe solo dovuto pensare al proprio dolore. Klaus era perfettamente in grado di comprendere come ignorare sua sorella e farla sentire come una nullità potesse averla fatta soffrire, specialmente dopo aver visto un membro della sua famiglia morire. Nonostante lui e Kol non andavano d’accordo avrebbe venduto persino la sua anima – per quanto sarebbe potuto servire vendere l’anima di un peccatore come lui – pur di rivedere suo fratello. Erano passati secoli, ma il ricordo della morte di Henrick era ancora straziante sia per lui che per Rebekah, anche se entrambi sapevano che niente poteva essere comparato al dolore che avrebbero provato se fosse morto l’altro e per colpa sua, seppur momentaneamente, sua sorella aveva dovuto sopportare tale sofferenza. Il loro era un rapporto unico, che non condividevano con nessuno dei loro fratelli, nemmeno con Elijah.
“Mi dispiace sister. Avrei dovuto dirti immediatamente che avevo trovato un modo per sopravvivere, non mi sarei mai dovuto comportare così.”
Rebekah era consapevole di quanto fosse costato a Klaus dirle quelle parole, così si era limitata ad annuire e tirare su con il naso mentre le lacrime continuavano a rotolare giù dalle sue guance.
“Non lo rivedremo mai più Nik.”
Questa volta era stato il turno dell’Originale di lasciar scendere le lacrime dalle sue guance come aveva fatto solo in presenza dei suoi genitori. Alla morte di questi non aveva provato altro che gioia, mentre ora non riusciva a sentire altro che dolore e rimpianto perché se avesse ascoltato il suo petulante fratellino e lo avesse aiutato a trovare e distruggere la cura, probabilmente sarebbe ancora vivo e libero di schernirlo come amava fare.
“Troverò la cura.”
Rebekah poteva vedere il dubbio negli occhi di Klaus, chiaramente non aveva compreso le sue intenzioni, così si era affrettata a continuare animata dall’odio per gli assassini del fratello e dal desiderio di vendicarsi.
“La prenderò e la distruggerò come avrebbe voluto Kol ma prima obbligherò Silas, se davvero esiste, a riportare indietro i nostri fratelli cosicché potremo tornare ad essere una famiglia e poi ovviamente uccidere quella sgualdrina di Elena Gilbert e quell’abominio del fratello cacciatore.”
Aveva visto Klaus sorriderle e un’espressione confusa si era dipinta sul suo viso, subito rimpiazzata dalla rabbia: dopo tutti i secoli passati insieme era possibile che suo fratello la vedesse ancora come una ragazzina incapace di badare a se stessa? Era un’Originaria lei!
Sister perdonami ma come farai a conciliare questo piano con il tuo vero desiderio?”
Rebekah aveva guardato con scetticismo Klaus e non riusciva a spiegarsi il divertimento dipinto nei suoi lineamenti, così non aveva tardato a chiedergli spiegazioni.
“Di cosa parli Nik?”
Klaus aveva inarcato un sopracciglio, per lui era palese quale fosse il reale interesse di Rebekah.
“In tutti questi secoli hai sempre e solo bramato una cosa Bekah: l’umanità. Tu desideri tornare umana e questa cura potrebbe garantirtelo, sei davvero disposta a distruggere la tua unica possibilità di ottenere ciò che vuoi?”
Non aveva esitato con la sua risposta. Quello che diceva Klaus era assolutamente vero: da quando era diventata un vampiro aveva perso una parte di sé, ma ora non contava più. La sua felicità non avrebbe mai potuto dipendere da quella cura, non se questa avrebbe potuto riportare in vita due delle persone che amava di più.
“Sì, Nik. Non l’avrei mai fatto prima ma ora è tutto cambiato. Hanno assassinato due dei nostri fratelli e non la passeranno liscia.”
 



***

                                                                                                                  
Elijah aveva ricevuto la notizia soltanto quando Klaus era riuscito a liberarsi dall’incantesimo e l’aveva informato con voce atona e un’unica, lapidaria, frase.
“Kol è morto.”
A nulla erano servite le sue domande su chi era stato e com’era potuto succedere perché Klaus non l’aveva degnato di risposte e gli aveva semplicemente consigliato di chiedere a Rebekah quando sarebbe tornata dalla sua ricerca della cura. Questo generava più domande che risposte ma in realtà non riteneva che essere al corrente dei dettagli avrebbe potuto aiutarlo in qualsiasi modo perché suo fratello era morto. Non aveva ancora digerito la notizia di Finn – troppo fresca e troppo dolorosa, seppur lui fosse pronto a morire e a tradirli tutti per raggiungere il suo scopo  – e sapere di aver perso un altro membro della sua famiglia lo lacerava dall’agonia. Kol era sempre stato il fratellino petulante che gli stava in mezzo ai piedi, che bisticciava con Rebekah e faceva i dispetti a Niklaus perché sapeva che non se la sarebbe presa troppo. Era sempre stato il più vivace di loro, il più passionale e portato per il dramma. Con la sua trasformazione in vampiro questi sentimenti si erano solamente amplificati rendendolo brutale, a volte selvaggio e così diverso da lui che, in più di un’occasione, l’aveva allontanato da sé per le sue maniere così poco eleganti senza curarsene troppo.
Ora non poteva fare a meno di rimpiangere quei momenti che avrebbe potuto trascorrere con lui invece di abbandonarlo al suo destino. Lo spiacevole senso di rimorso l’aveva colto lasciandolo senza fiato: dopo che Niklaus aveva pugnalato Finn quasi novecento anni prima era spettato a lui il ruolo di fratello maggiore e capostipite della famiglia Mikaelson; si sarebbe dovuto preoccupare lui di educare alle arti, alla cultura e alla civiltà Kol. L’avrebbe dovuto istruire e insegnargli la disciplina e le buone maniere, fornendogli le capacità per governare la sua natura impetuosa e irascibile come aveva fatto con Rebekah. Non la preferiva a lui, ma lei era la sua unica sorella, la più piccola della famiglia che spesso sentiva ancora il bisogno di una figura di riferimento alla quale affidarsi. Kol era sempre stato più indipendente di lei, più intraprendente e autosufficiente: aveva sempre avuto i suoi amici, non si era mai limitato alla vicinanza sua e di Niklaus e Rebekah e per questo l’aveva sopravvalutato considerandolo in grado di controllare il suo vampirismo da solo quando in realtà non c’era mai riuscito. Una serie di pessime decisioni l’avevano portato ad essere vittima del Pugnale più e più volte – ricordava ancora nitidamente gli eventi di New Orleans e il ruolo che lui aveva svolto – e, infine, l’avevano condotto alla morte. Non poteva fare a meno di sentirsi responsabile e in colpa.
Una patina lucente sugli occhi ed Elijah era seduto sulla sua poltrona preferita con le mani arpionate ai braccioli, incurante delle pieghe che stava prendendo il suo vestito d’alta sartoria. Non gli importava niente di uno stupido vestito. Non dopo Kol.



 
***
 

Rebekah singhiozzava a dirotto di fronte alla bara fresca appena scavata. Una degna sepoltura, così aveva detto Nik ma a lei non sembrava che ci fosse niente di nobile nel seppellire qualcuno e metterlo due metri sotto terra. Sapeva soltanto che le sue spalle non smettevano di essere scosse e che gli stava distruggendo il giacchetto, ma Klaus era troppo intento a fissare con sguardo assente la lapide di fronte ai loro occhi per far caso alle lacerazioni sulla sua giacca di pelle. D’altronde cosa poteva importare a uno qualsiasi di loro di cose così futili come un abito quando avevano appena seppellito nuovamente un fratello?
Se quando aveva perso Finn e subito dopo Kol si era sentita devastata e distrutta, adesso Rebekah non riusciva neanche a trovare un termine adatto per descrivere quello che stava provando. Queste erano le emozioni più intense che avesse sperimentato in oltre un millennio e non poteva fare a meno di sfogarle svuotando i suoi condotti lacrimali e raschiando le sue corde vocali con i gridi strazianti che non voleva soffocare. Quando piangeva per troppo tempo –  per quelle che sembravano ore –  le sembrava quasi di scordare la ragione per la quale lo stava facendo, ma appena una nuova ondata di consapevolezza la coglieva si ricordava che suo fratello era morto e aveva sacrificato la sua vita per le loro e improvvisamente il mondo sembrava un posto atroce e non riusciva a sostenere neanche il peso del suo corpo.
Si era lasciata cadere a terra con le ginocchia affondate nella terra fresca e aveva stretto i pugni sul terreno gridando con tutta la forza che aveva in corpo, straziata e devastata come mai era stata prima. Aveva perso la cognizione del tempo chiusa nel suo dolore quando due mani si erano posate sulle sue spalle e l’avevano fatta rialzare con una dolce fermezza.
Elijah. Si era voltata per guardare il volto di quello che per lei era sempre stato più di un fratello, la cosa più simile che aveva a un padre e si era buttata tra le sue braccia cercando di condividere il dolore per la perdita come avevano già fatto una volta insieme quando pensavano che Nik li avesse abbandonati per sempre.
Elijah l’aveva lasciata sfogare e quando lei aveva smesso di singhiozzare – possibile che fosse già a corto di lacrime? Voleva piangere per sempre finché gli occhi non avessero iniziato a sanguinarle – si era allontanata da lui e aveva realizzato come non fosse sola nel dolore come credeva: il volto di suo fratello era rigato dalle lacrime, così come quello di Nik, persino Marcel aveva gli occhi lucenti e teneva lo sguardo basso per cercare di mascherare le sue emozioni, cosa che non riusciva altrettanto bene a Hayley che, con la piccola e splendida Hope in braccio, mostrava chiari segni di sofferenza. A colpirla però era la figura esile e minuta di Davina che, a qualche metro da lei e tutti i vampiri, si abbracciava cercando di proteggersi dal vento e dai loro sguardi e piangeva silenziosamente come se non volesse recar loro alcun disturbo.
Rebekah aveva esalato un respiro e le si era avvicinata a passi decisi facilitata dal varco che i suoi familiari le avevano creato per lasciarla passare. La ragazzina non appena l’aveva vista aveva abbassato il capo per evitare il suo sguardo ma lei le aveva afferrato una mano e l’aveva stretta tra le sue.
“So che tu e Kol condividevate qualcosa di speciale e ora l’hai perso anche tu per colpa nostra. Mi dispiace così tanto Davina.”
Non appena aveva terminato di parlare la piccola strega aveva spalancato gli occhi ed era scoppiata a piangere e a lei si era stretto talmente tanto il cuore che l’aveva stretta a sé, incapace di fare altro. Aveva lasciato che la ragazza esprimesse il suo dolore nella maniera che riteneva più soddisfacente e l’aveva sostenuta mormorandole quelle che sperava fossero parole di conforto. Davina si era ripresa molto prima di quanto lei ritenesse possibile – molto prima di lei – e le aveva mostrato la sua forza stringendosi nelle spalle e accennandole un sorriso, gli occhi sempre lucidi ma dallo sguardo fiero. Rebekah le aveva avvolto un braccio intorno alle spalle e l’aveva portata vicino alla sua famiglia, di fronte alla lapide di marmo bianco.
“Lui avrebbe voluto che fossimo tutti qui come una famiglia.”
Davina aveva sorriso ad Elijah e l’aveva ringraziato per le sue parole e poi aveva puntato lo sguardo in quello di Klaus, che non riusciva ancora ad esprimere il dolore per chi aveva rischiato così tanto per lui e la sua nuova famiglia composta da una neonata e un’ibrida.
“Se c’è un modo per riportarlo indietro, lo troverò. Non perderò la speranza.”
Klaus aveva esibito il suo mezzo sorriso e le aveva posato una mano sulla spalle nello stesso momento in cui Rebekah l’aveva presa per mano e aveva spezzato il suo mutismo autoindotto, troppo colpito dalle sue parole per non offrirle neanche una replica.
“So che non lo farai coraggiosa Davina. Sei come Kol in questo, non ti arrendi mai.”
La strega aveva posato di nuovo lo sguardo sulla lapide di fronte a sé, pensando che l’epitaffio era semplicemente perfetto per il Kol che aveva conosciuto e descriveva appieno il suo animo. Avrebbe tenuto fede alla sua promessa, l’avrebbe riportato indietro perché senza di lui non poteva vivere.
 
Erano rimasti tutti immobili nel loro dolore a porgere l’ultimo addio a colui che aveva sfidato Esther e Mikael Il Distruttore e li aveva sconfitto, salvando loro la vita e le sorti della città insieme.
 
Kol Mikaelson


Loved by his brothers and his love.
Hero.
Always and forever.


(Amato dai suoi fratelli e dal suo amore.
Eroe.
Sempre e per sempre.)
 



***
 

Kol guardava i suoi fratelli cercare di restare forti, vedeva Marcellus versare qualche lacrima, Hope piagnucolare di fronte alle lacrime di Hayley – che fosse riuscito a toccare anche il cuore della bambina in quel poco tempo che aveva potuto trascorrere con lei o era solo un effetto causato dal dolore della madre? – e Rebekah disperarsi. C’era anche lei ovviamente.
Davina. Era luminosa e splendida anche mentre piangeva per lui. Era stata la causa del suo cambiamento, gli aveva dato uno scopo quando pensava che non gli fosse rimasto altro che la vendetta, la ragione per la quale Esther l’aveva riportato indietro. Eppure quando aveva conosciuto lei sapeva che non poteva assecondare i folli piani della sua folle madre.
Non aveva mai creduto che lui che non aveva conosciuto l’amore in mille anni potesse essere in grado di trovarlo nel corpo di un altro con un’adolescente, eppure sembrava che Davina l’avesse stregato con il più potente degli incantesimi perché era grazie a lei se aveva fatto la scelta giusta. Aveva salvato i suoi fratelli e condannato i suoi genitori al loro destino e anche se gli era costato la vita, non lo rimpiangeva. Un sacrificio doveva essere fatto e lui poteva sopportarlo; era stato egoista per troppo tempo ed era giusto che toccasse a lui scontare il prezzo adesso.
Non a Nik che aveva finalmente la possibilità di aprirsi all’amore grazie alla piccola Hope e alla splendida bionda per la quale sembrava aver perso la testa; non a Elijah che finalmente aveva imparato a sviluppare un sano egoismo e si stava godendo la sua felicità con Hayley e tantomeno non a Rebekah che per la prima volta nella sua vita aveva un senso di stabilità e poteva vivere con la sua famiglia.
Loro erano tutti vivi e avevano una seconda possibilità per essere felici, per vivere davvero e questo era l’importante. Gli dispiaceva non aver avuto più tempo con Davina ma quello che avevano avuto era stato sufficiente per fargli capire che l’amava. Si era innamorato del suo cuore puro, della sua capacità di accettarlo per quello che era – anche quando le aveva confessato di non essere Kaleb lol stregone, ma Kol uno dei vampiri Originari – e non riusciva a immaginare un giorno in cui lei avrebbe amato un altro. Eppure sapeva che sarebbe dovuta andare avanti senza di lui e ricostruirsi una vita e lo voleva. Voleva che lei fosse felice, anche se con un altro. A meno che riuscisse a trovare un modo per riportarlo indietro dal mondo dei morti. Beh, quello sarebbe stato un discorso decisamente interessante…




Angolo Autrice:

Saaalve a tutti! Wow, erano secoli che non postavo niente nel fandom di TVD, soprattutto sugli Originals ma AMO talmente tanto i loro personaggi e questa storia era rimasta nei meandri del mio pc sin dalla messa in onda della 4x12 e dovevo  pubblicarla quindi eccomi qui u.u
Un Kol abbastanza diverso, che è maturato e ha deciso di sacrificare la sua vita per salvare le persone che ama; non credo di dover aggiungere altro.
Spero solo che la storia vi piaccia.
A presto, (sicuramente con una Klaroline seguito di questa QUI)
Alex.

Link utili: Pagina Autrice FB - Profilo FB - Profilo EFP - ASK
   
 
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