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Autore: Bitter_Inside    29/10/2014    2 recensioni
Non vi aspettate chissà cosa perché è una storia principalmente demenziale.
Si parla di Astolfa ed Ermenegilda, di come si siano incontrate e di come il loro... amore... sia finito.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il rumore prodotto dalla sveglia di Astolfa Ditalini, più simile per intensità al decollo di un Boeing 747 che non ad una semplice radiosveglia Made in China, destò la ragazza dal sonno, impedendole di scoprire chi fosse la bella sconosciuta a cui aveva infilato la lingua in bocca mentre sognava.
Con rabbia, la delicata fanciulla spaccò l'innocente sveglia scaraventandola sul muro opposto della sua stanza, mancando di poco la faccia ammiccante del suo cantante metal preferito, che la osservava da un poster.
Si alzò, imprecando e borbottando frasi che avrebbero fatto impallidire qualsiasi scaricatore di porto ubriaco al termine di una dura giornata di lavoro, sbattè la porta del bagno, premurandosi di svegliare così anche gli inquilini del piano superiore, quindi si infilò nella doccia; o meglio, prima entrarono le sue tettone e poi lei, che le seguiva a ruota.
Non si poteva dire che Astolfa non fosse una ragazza dotata, ma non era per nulla felice di questa sua particolare dote naturale, anzi, non faceva altro che lamentarsi dei suoi air bag incorporati, suscitando le ire di tutte quelle che la conoscevano (ovviamente tutte piatte come tavole da surf).

Dall'altra parte della città, invece, il risveglio di Ermenegilda Imenotti, detta anche Imenegilda, in quanto, povera ragazza, veniva bollata da tutti come inchiavabile futura zitella, fu più... dolce, ma non meno traumatico.
I suoi genitori, due hippies strafatti, avevano ben pensato di dar fondo alle scorte di erbapipa, pardon, di erba, per poi mettersi a preparare una torta per la loro adorata figlia.
È inutile dirvi che tale dolce, in realtà un miscuglio di due preparati per torte diversi, finì dritto dritto sulla faccia di Ermenegilda, che fu quindi svegliata dal preparato appiccicaticcio e dalle risate isteriche dei coniugi Imenotti, i quali si diedero il cinque per poi dedicarsi ad attività poco ortodosse sulla scrivania della figlia.
La giovane, ormai rassegnata alle stranezze dei suoi, non ululò di rabbia come era solita fare, ma si limitò a tirare svogliatamente una ciabatta sulle chiappe del padre in bella vista, per poi andare in bagno a ripulirsi.
Ovviamente Ermenegilda non era brutta, anzi, era in realtà una di quelle stragnocche allucinanti descritte in un qualsiasi romanzo per adolescenti, ma non sapeva di esserlo, abituata com'era a prese in giro, una situazione familiare particolare e blablabla...

Chiedo scusa, ma queste storie tragiche mi annoiano da morire, così come i soliti cliché, quindi facciate finta che vi abbia raccontato della tribolata infanzia di Ermenegilda ed andiamo avanti.

Tornando a cose più interessanti, avevamo lasciato la cara e dotata Astolfa ad insaponarsi le tette.
Dunque... scusate, la frase di prima mi distrae... dunque, sì, Astolfa uscì dal bagno, indossando poi una delle sue solite felpe giganti da uomo, che purtroppo le coprivano egregiamente tutta l'abbondanza fornitale da Madre Natura, si iniettò il caffè direttamente in vena ed uscì senza salutare i suoi genitori, sbattendo ancora una volta la porta di casa e terrorizzando, con tutte le sue borchie, il figlio piccolo della giovane, innamorata e schifosa coppietta del piano inferiore.
Anche Astolfa era, logicamente, un gran bel pezzo di fi....gliola, ma preferiva mettere vestiti da uomo e una quantità di ferraglia che le faceva fare più rumore di un fantasma che trascina le catene in una casa stregata: per questo e per la sua perpetua espressione incazzata stampata in faccia, nessuno si era mai avvicinato a lei.
Nemmeno gli esemplari di sesso maschile più temerari avevano osato sfidare la giovane ed iraconda pulzella per godere delle gioie delle sue gemelle.
D'altronde, Astolfa, oltre ad essere segretamente, ma nemmeno tanto (dannate camicie a quadri), lesbica, era anche cinica, misantropa e... bitter inside... Ah no, scusate, solo cinica e misantropa.
Dicevo, avendo il carattere di un animale feroce ed affamato allo zoo, non si era mai interessata a frivolezze come i rapporti umani o l'amore (un po' come chi vi sta narrando questa storia invece di studiare Linguistica Generale) e pertanto...
Mi sono annoiata di nuovo! Non ha senso entrare nei dettagli, tanto queste storie sono tutte maledettamente uguali e quindi potete immaginare da voi che tipo di persona sia.

Ermenegilda, lo sguardo perso nel vuoto, l'aria imbambolata, gli occhi gonfi e rossi di pianto e il rivolo di bava che gocciolava dalla bocca semi-aperta, stile Bella di Twilight, decise di non andare a scuola quella mattina.
Frequentava l'ultimo anno al liceo classico e, oltre ad essere gnocca, era anche intelligente, quindi era la prima della classe senza esserne consapevole; tuttavia, quella mattina non era certa di poter sopportare i suoi compagni di classe, così decise di...

Dov'è che si incontrano le persone perfette nelle storie perfette? Una biblioteca? Mhm... Vada per la biblioteca.

Così decise di rifugiarsi in biblioteca, cercando conforto nelle poesie di Leopardi o Catullo e consolazione nelle sfighe... pardon, ne "I dolori del giovane Werther".
Astolfa, invece, un momento prima di salire sul suo autobus, si era resa conto che non aveva alcun corso da seguire all'università, così, sempre imprecando e schivando l'acqua santa che le tiravano addosso le vecchiette, con tanto di segno della croce, decise anch'essa di recarsi in biblioteca.
Aveva sempre amato i libri, perché anche lei oltre che bella è intelligente e nasconde una certa sensibilità... due palle, anche se nell'ultimo periodo non riusciva più a rilassarsi sfogliando le pagine di qualche polveroso e noiosissimo tomo sulla II Guerra Mondiale a causa dell'esponenziale aumento di alternativi in possesso di dannati laptop Apple, i quali non facevano altro che fingere di scrivere e farsi selfie.

Quella mattina, però, fu provvidenziale: Ermenegilda, il naso in un libro della Woolf, non si accorse di Astolfa che le stava venendo incontro come un bulldozer.

Lo so, lo so, cose simili dovrebbero essere casuali, ma Astolfa non perdonerebbe mai qualcuno, se questi le andasse addosso

Troppo imbranata per riuscire a parlarle, Astolfa aveva ben pensato di travolgere la povera Ermenegilda, più bassa di una decina di centimetri, come minimo, fingendo di non averlo fatto apposta, per poi rivolgerle la parola e farle lo sguardo da bella e maledetta.
Solitamente Astolfa non era per nulla socievole, ma valeva la pena parlare con chiunque avesse in mano un libro della Woolf, fosse anche solo per ridicolizzare una finta femminista che avrebbe usato "Una stanza tutta per sé" come fonte di citazioni per Facebook.
L'idea di Astolfa si rivelò vincente:
Ermenegilda crollò a terra dopo l'impatto con qualcosa più solido di una libreria in legno zeppa di volumi, così ebbe la possibilità di darle una mano a rialzarsi, da vera gentiluoma, per poi osservare con compiacimento l'occhiata da pesce defunto che le rivolse non appena, dopo nemmeno cinque minuti, (si sa che queste storie vanno così), la invitò ad uscire.

Uscirono spesso insieme, nonostante fossero opposte in tante cose: Astolfa sopportava con pazienza tutti i vomitevoli gridolini estasiati di Ermenegilda davanti alle allegre coppiette felici, così come Ermenegilda si asteneva dal minacciarla di impalamento ogni volta che Astolfa commentava con cinismo ogni cosa.
Beh, quasi ogni cosa, perché ad Astolfa, povera sfortunata fanciulla, cominciò a piacere Ermenegilda, che stranamente la ricambiava.

Come finì tra le due imbranate?
Un giorno Astolfa decise di essere onesta, ascoltò cinquanta volte il suo album preferito, diede addio alla sua dignità, svuotò i due terzi della bottiglia di vodka liscia che trovò in frigo e si dichiarò alla ragazza, che si lanciò tra le sue braccia (tette) senza esitazione alcuna.
Stranamente, Ermenegilda non si scoraggiò nemmeno quando Astolfa dimostrò di non essere all'altezza del suo cognome, Ditalini... anche se c'è da dire che Ermenegilda stessa non fu migliore di Astolfa, graffia.... affettandola come se fosse un prosciutto, perdendosi nella selva oscura e sbavando come un grosso cane peloso.
Nonostante tutto, restarono insieme e vissero per sempre felici e contente.

No, non è vero, si mollarono dopo poco perché non si conoscevano bene, le differenze erano insormontabili, non era amore ma attrazione, Ermenegilda era un po' troia ed Astolfa aveva tendenze suicide.

FINE.

Angolo psicopatica: avevo deciso di chiudere l'account, ma poi mi sono detta che ho lo stesso diritto di scrivere che hanno certi organismi unicellulari che vomitano storie su storie... Dunque eccomi qui.

   
 
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