ATTENZIONE: tutti i personaggi di questa storia sono immaginari e non hanno alcun legame con la realtà. Qualsiasi nome e riferimento a fatti o persone reali è da ritenersi ASSOLUTAMENTE casuale.
NOTE: questa mini-fic mi 6egrave; venuta in mente così, di colpo... non mi succedeva da tanto tempo! Spero vi piaccia.
E siamo solo noi
Il cielo notturno era ricoperto di nuvole, la luna
era nascosta agli occhi di tutti: eppure ogni mago, babbano e studente di
Hogwarts stava festeggiando l'anniversario della fine dell'incubo. Erano già
passati due anni da quando Harry Potter aveva ucciso e sconfitto definitivamente
Colui-che-non-deve-essere-nominato, due anni di rinascita per molti e, per
alcuni, due anni di lotte in tribunale. In quella notte al Bambino-sopravissuto
non importava ricordare il dolore e il sangue, il sapore della perdita.
No, festeggiarla come gli altri per lui non aveva significato.
Per questo motivo si era trovato un luogo, un posticino tutto per lui che gli
permetteva di restare solo e di vedere allo stesso tempo i festeggiamenti. Stava
seduto comodamente su un masso, mentre una lieve brezza portava con sé il
profumo dei fiori. Harry portò una mano al pacchetto di sigarette e ne accese
una.
Un boccata e già si sentì più tranquillo.
Con un gesto distratto della mano scostò la frangia dalla fronte per poi
ritornare alla posa precedente, in attesa. Sapeva che sarebbe arrivato e così
attendeva tranquillo, una mano appoggiata sulla pietra e il volto verso il cielo
nero... lo stesso cielo di quella notte.
La sua mente si rimise a ricordare quello che era successo, ma prima di
riuscirci un fruscio attirò la sua attenzione. Sorrise. Avrebbe riconosciuto
quel modo di camminare e quel profumo così attraente fra mille: era arrivato,
finalmente.
"L'eroe che fuma? Che scoop!" lo prese in giro una voce sogghignante eppure
dolce; Harry si voltò e finalmente vide il ragazzo. Era alto poco più di lui,
capelli neri corti e due gemme oscure da far perdere la testa se le si fissavano
troppo a lungo.
"Ciao Tom..." rispose il moro, gettando via la sigaretta e allungando la mano
verso l'altro che senza farselo ripetere due volte la prese e gli si sedette
accatto.
Attimi di quiete.
"È già passato un altro anno, capisci?"
"Sì, Harry..." detto questo Tom si volse vero il ragazzo: poté specchiarsi in
quei occhi così verdi e malinconici. "Mi sei mancato..." disse il grifondoro,
avvicinandosi al corpo dell'altro che lo abbracciò teneramente per le spalle.
Anche a lui era mancato.
"Mica mi diventerai triste, vero?" chiese in un soffio il ragazzo più grande,
mentre due mani si strinsero alla propria vita. Ora erano totalmente
abbracciati, solo loro due.
"No, però è bello poterti risentire..."
"Se, come no! Lo so bene che mi odi ed..." aggiunse Tom, prima di essere
interrotto, "è giusto così. Ti ho fatto troppo male e te ne faccio ancora, ma
devo venire a trovarti... almeno una volta all'anno" mormorò
all'orecchio di Harry che a quella dichiarazione sorrise.
"Già, devi venire a rompermi l'anima dato che per l'intero anno sono abbastanza
forte da non vederti..." soffiò triste, stringendosi di più in quel caldo
abbraccio.
"Proprio così... e spero che tu sia sempre così, non voglio che ti dimentichi
del dolore che ti ho causato... solo così posso farmi vedere da te..." mormorò
malinconico Tom, sapeva che era assurdo tutto quello che stava facendo, eppure
era più forte di lui: doveva rivedere Harry.
"Solo in questa notte il mio rimpianto è talmente forte da far cedere le mie
barriere... perché torni sempre?" fece serio il grifone, sciogliendo l'abbraccio
e specchiandosi in quei occhi da lui tanto odiati e ammirati.
"Perché... perché..." iniziò il serpeverde non potendosi scoprire, sbuffando
rispose, "non ci sono risposte, non ci sono parole e neppure sentimenti
giusti..."
"Non capisco..." disse corrugando la fronte l'eroe del mondo magico, non capiva
cosa centrasse tutto quel discorso. Voleva delle risposte, ma sembrava che
Riddle non gliele volesse dare... come se si nascondesse, come se desiderasse
nascondergli una grande verità che lui non riusciva a vedere.
Il ragazzo più grande sorrise enigmatico e lasciò le sue dita diafane sfiorare
la piccola cicatrice che aveva lasciato Voldemort, il suo futuro e il suo
passato. Era tutto così difficile, aveva cercato le parole, eppure non c'era
nulla che potesse dire o fare per farsi capire... nulla.
Capire e non farsi capire.
Forse stava tutto in quello, ma finché Harry non avrebbe capito aveva una
possibilità in più per proteggere entrambi... una mente non coinvolta ci sarebbe
arrivata subito, ma...
"...e siamo solo noi... a non voler capire..." mormorò Tom specchiandosi in quei
pozzi di speranza e malinconia. "Devo andare, ci rivediamo il prossimo anno,
Harry..." disse dolcemente, facendo scorrere una carezza sulla guancia del
giovane uomo.
Si alzò dal sasso e voltandosi riprese a camminare.
Un anno sarebbe passato in fretta e chissà forse Potter ci sarebbe arrivato: là
dove lui non osava addentrarsi. Ma finché l'altro non avrebbe capito, lui lo
avrebbe difeso da quella tortura perché di questo si parlava: amare e non
potergli restare accanto, amarlo e non potergli dare tutto se stesso.
Già, lui, Tom Orvoloson Riddle amava Harry Potter.
Questa l'unica certezza mentre il suo corpo ritornava ad essere nulla, solo un
anima in cerca di quiete, un'anima che fra un anno avrebbe ripotuto abbracciare
il suo amore.
Fine
Note finali:
Cosa ne pensate?
Ho cercato di restare in linea con i personaggi, ma credo di non esserci
riuscita. T_T
Voglio dare una spiegazione a questa fic, come avrete notato per tutto il
racconto è Tom a parlare, non Voldemort, ma solamente l'anima di Tom liberata da
tutto l'odio e il rancore che provava quando era in vita.
Bene, ora ho proprio finito e grazie a chi a letto!^O^