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Autore: LadyTsuky    29/10/2014    2 recensioni
Si erano sempre detti che il loro amore era eterno...
Avevano sempre pensato che avrebbero vissuto una vita perfetta. Insieme, loro due e nient'altro.
Ma non sarà così, quell'unione verrà spezzata.
Spezzata dalla stessa Usagi.
Detterà distanza al suo amato uomo, per l'amore che prova per lui...
Deciderà di dimenticarlo e di non rivederlo mai più...
Questo si era ripromessa quella notte gelida.
Ma lei lo ama, lo ama più dell'aria che respira, più del suo cuore che batte... ma è stata costretta.
Si, costretta. Costretta dalla dura realtà che la circonda e che non può cambiare. Costretta dalla gente che non capisce cosa significhi veramente amare una persona. Costretta dal proprio istinto di sopravvivenza..Perchè, riuscire a vivere senza l'uomo per il quale il tuo cuore batte, è la più dura delle torture.
Sarà difficile dimenticarlo perchè ormai la sua vita è cambiata. Come è possibile cancellare il suo volto se..se...lui è sempre dentro di lei? Come?
Usagi non è certo l'unica vittima degli scherzi del fato, anche Mamoru scoprirà la faccia oscura della vita e incontrerà non poche difficoltà. Perchè la ama, e non vuole perderla. Spezzerà il patto dell'amata scoprendo i regali della vita.
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Mamoru/Usagi
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
Capitoli:
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Alle prese con un cuore spezzato




POV Mamoru





Erano le quattro e venti del mattino ed io ancora non avevo chiuso occhio. 
Dovevo chiudere occhio almeno quella notte o il giorno dopo non mi sarei nemmeno alzato dal letto. 
Avevo esagerato.
 Questa volta avevo proprio esagerato con quella bottiglia di Vodka. 
O era whisky? Bah Vodka o whisky, era sempre alcol ed era quello che volevo.
Dovevo smetterla di ridurmi ogni sera così. Accasciato su un bancone di un bar a bere fino all’alba. Come ero arrivato a quel punto? 
Mi insultai mentalmente, avevo un cerchio alla testa insopportabile, e l’assenza di cibo nel mio stomaco non migliorava di certo la situazione. Mi ritenevo fortunato che ancora la colazione del giorno prima non mi aveva abbandonato.
Le palpebre pur tenendole socchiuse mi facevano un male cane, e ogni volta che sospiravo mi bruciava la gola. Ero davvero messo male. 

 Mi ci ero abituato ormai, e sicuramente avrei passato il resto della mia vita in quel modo.
 Eliminando il dopo-sbronza, il mal di testa da record la mattina appena svegli e il bruciore allo stomaco,  non era male come vita. 

Sentii il liquido ingurgitato un’ora prima risalirmi su e tentai in tutti i modi di ricacciarlo dentro. 
Odiavo vomitare.
Mi sentivo proprio un ragazzino alla prima sbronza. No, non ero affatto astemio, ma non ero nemmeno un alcolista accanito. Ero nella norma. Almeno, fino a pochi giorni fa ero nella norma. In queste ore avevo scoperto l’utilità dell’alcol: far dimenticare ogni problema e sofferenza, con l’effetto collaterale di ridurti in uno zombie il mattino successivo. 
Mi alzai dal divano con fatica immane e tentai di ricordare dove fosse il bagno. Incespicai nei miei stessi piedi e mi appoggiai al muro. Feci un respiro profondo e la testa iniziò a dolermi incredibilmente. E questo era solo l’inizio. Quando notai che la stanza stranamente girava intorno a me mi resi conto che forse era meglio prendersi una piccola pausa. Chiusi gli occhi per riprendermi e tentai di nuovo la mia lotta. Dovevo trovare quel bagno. Dopo interminabili minuti riuscii a raggiungerlo, sembrava lontano chilometri. Spalancai la porta e mi precipitai sul water. Non ce la feci a trattenermi e salutai a malincuore 27,816 Yen (200 euro) di Vodka e Cognac…si mi ero dimenticato di quello. Mi rinfrescai il viso e andai in camera da letto per riposare, almeno far finta di dormire e ingannare il mio cervello. Mi stesi sul letto, chiusi gli occhi e non provai nemmeno a cambiarmi. Troppo difficile e complicato, avrei rischiato di far saltare tutti i bottoni della camicia e le mani tremavano un po’. Tutta colpa del mio pozzo senza fondo che avevo per stomaco, contando la testardaggine…

Ma chi andavo a prendere in giro?
Stavo facendo tutto questo male a me stesso per cosa? Mi ha lasciato basta pensarci! La vita va avanti lo stesso anche senza di Lei. 
Ma più tentavo di non pensare a Lei, di cambiare argomento, di fare qualcos’altro, più ci ripensavo. Un chiodo fisso.  Mi era impossibile. Qualcosa di titanico. 
Dovevo ignorare il suo pensiero, eppure…ancora non ci riuscivo. 
Forse era l’abitudine. Dopotutto era passato così poco che..
No, questa giustificazione era proprio squallida.

Ero ancora incredulo. Non credevo a quello che mi era successo fino a pochi giorni fa. Il mio cuore  non ci credeva. Era ancora innamorato di Lei. L’unica possibilità era disinnamorarmi di Lei.
Concentrati. 
Pensa…pensa… all’università!
Già la cara Università che non vedevo da qualche giorno. Se saltavo ancora un’altra lezione di fila del professor Onizuka potevo considerare la testa staccata dal mio collo. Sicuramente mio nonno ne era al corrente e mi sorprendeva il suo inusuale comportamento così taciturno per la mia mancanza alle lezioni di Medicina. 
Aprii nuovamente gli occhi e fissai il soffitto. Ad un tratto rividi il suo volto sorridente e felice, i suoi grandi occhi blu e le sue lunghe ciglia. 
No!
No!
No!
Basta! Basta!
Smettila di essere così masochista! Pensando a lei non risolvi mica la situazione!

Ma come potevo? Era successo tutto così velocemente che il mio cervello tentava in tutti i modi di darsi una spiegazione, anche assurda.
Non  riuscivo a capire la dinamica dei fatti. 
Le sue parole le ricordavo perfettamente. 

“ Mamoru….io..non ti amo più. Mi dispiace, promettimi..promettimi che farai la cosa giusta e che mi dimenticherai per sempre.” 

Facile per te. Facile perché tu eri pronta e preparata. Io invece no. Mi hai pugnalato e colpito senza preavviso. Non avevo colto nessun segno, non sapevo di dovermene accorgere ma...cavolo è stato davvero un colpo basso! Mi sentivo tanto Sedotto e abbandonato…

Odiarla poteva essere la strada più semplice. Dimenticarla, cancellarla dalla mia vita e dal mio cuore. Ma ormai ero più che fottuto. Cosa potevo fare? Ero ancora irrimediabilmente innamorato di quella ragazza e Dio solo sa quando sarei riuscito a “cancellarla” da tutto me stesso. Il cuore irrimediabilmente  innamorato di lei e la mia testa non ne volevano proprio sapere di collaborare con il sottoscritto.
Eppure mi  era impossibile pensare che Lei non fosse stata  più mia.  Che non fosse più la mia ragazza

Arrabbiato, frustrato, e immensamente triste era il miscuglio che si era venuto a formare come il mio costante stato d’animo. Non mi sentivo così da anni. 
E fu così che persi coscienza e mi abbandonai ad un sonno senza sogni.







“ Cosa?! Stai ancora dormendo?!” 

Ma chi cavolo…

“ Mamoru se non ti svegli in questo preciso istante te ne pentirai per il resto della tua vita” 

Quella voce, e quel tono minaccioso, li conoscevo perfettamente, ma li per li me ne fregai di quella inutile minaccia, volevo solo continuare a dormire.

“ Mamoru non sto assolutamente scherzando quindi o ti alzi o mi costringerai a farti alzare da quel letto con le maniere forti!” le sue urla erano come mille aghi per le mie povere orecchie e per la mia testa confusa…

“ Ma quanto cazzo hai bevuto?! Sento la puzza di vodka da qui!”

Bon jour finesse. Ci mancava solo una vera e propria crisi isterica mattutina.

Mugugnai qualcosa e mi decisi ad aprire gli occhi per mettere fine a quella tortura che era il mio amico.
Perché diamine mi sono fatto convincere a lasciare le chiavi di riserva sotto lo zerbino? Ho dato il via libera al mio amichetto impertinente.

“ Motoki…finiscila di urlare adesso…” non fui molto convincente,  agognavo ancora il letto, “Sono sveglio” finii con un sonoro sbadiglio, rigirandomi per sfuggire alla luce che filtrava da dietro la tenda. 

Sentii un suo sospiro, dopodiché la luce inondò la mia camera da letto. 

“ Non certo grazie a te” mi fissò intensamente e disse “ Finiscila di ridurti così, se domani ti ritrovo di nuovo in queste condizioni puoi stare certo che TU” e mi indicò in modo più minaccioso possibile “verrai a stare a casa mia” concluse. Una minaccia ben riuscita devo ammettere. Se il suo tono era stato tanto autoritario, posso dirvi che l’espressione che aveva stampato in viso superava anche quello. 
Lo sguardo duro e il broncio pronunciato mi spiazzarono, solo inizialmente, dato che era raro vederlo in quel modo. 
Non riuscii proprio a rimanere serio, ed essere pentito del mio comportamento poco maturo, in parte anche grazie all’aiuto del post-sbronza, e dall’altra perché avevo bisogno di non pensare al guaio in cui mi ero cacciato, mi misi a ridere con gusto. Erano giorni che non ridevo così. Di certo il mio amico non la pensava al mio stesso modo, ma si calmò un po’ vedendo che non ero ancora caduto in uno stato catatonico, non ci trovò assolutamente nulla da ridere certo, ma con più calma mi ordinò  “Chiba piantala di fare il coglione e vai a farti una doccia!” subito dopo girò i tacchi e uscì lasciandomi solo. 
“ Oh amico come sei permaloso..” gracchiai.

Passai una mano sul viso, e chiusi gli occhi. 
Con mia immensa gioia mi sentivo uno straccio. Avevo un mal di testa allucinante, mi facevano male gli occhi, e la mia gola bruciava, sembrava rivestita da carta vetrata. Mi alzai e andai a farmi una doccia. Dopo uno scarso quarto d’ora ero pronto così raggiunsi Motoki in cucina. 
Aveva preparato la colazione. Poteva essere proprio una perfetta donnina di casa. L’avevo sempre preso in giro per le sue manie di perfezionismo che  erano mostruosamente degenerate nel tempo . Appena appoggiai lo sguardo sul tavolo e vidi del cibo il mio stomaco fece una capovolta, non ero sicuro di mantenere qualcosa di solido.  
Deglutii  a vuoto tentando in tutti i modi di scacciare quel senso di nausea e mi misi a sedere. Almeno del caffè dovevo concedermelo. 

“ Mamoru dobbiamo parlare” 

Motoki era un caro amico. Praticamente lo conoscevo da quando avevamo il pannolino. Eravamo cresciuti insieme, come due fratelli… e ne avevamo fatte di cotte e di crude dovevo ammetterlo.
Le nostre mamme erano amiche dell’università e si erano sempre tenute in contatto fino a che non avevano dato inizio alla nostra bellissima amicizia. Eravamo davvero una coppia perfetta, uno l’opposto dell’altro, eppure inseparabili.
Dopo l’incidente… quel maledetto incidente, quello che mi aveva separato prematuramente dai miei genitori, non ci siamo mai più separati. È diventata  l’unica persona di cui mi potessi fidare ciecamente, era la mia spalla su cui piangere, era il fratello che non avevo. L’unica persona che veniva anche a notte tarda se serviva  aiuto. Lui era la sola e l’unica persona che potessi considerare come famiglia, sangue del mio sangue.

“ So di cosa vuoi parlare, ma prima che inizi te lo dico già da adesso, non serve, e in questo momento non ho proprio la testa” . Letteralmente aggiungerei.
“ Appunto di questo volevo parlare. La tua testa , devi assolutamente ritrovarla. Non ne posso proprio più. Ho paura di ritrovarti ammazzato in mezzo ad una strada, dentro una pozza di sangue o peggio a galleggiare nelle acque sotto un ponte!” 
L’esagerazione era nel sangue di Motoki, la sua naturale apprensione nei miei confronti alle volte superava un livello inaudito ed era meglio ricorrere ai ripari. 
“ Sai che non lo farei mai” tentai di rassicurarlo.
“ Non posso prenderti in parola Mamoru, mi avevi promesso che non staresti andato più a bere in quello squallido pub  e invece…come se le mie parole andassero al vento” 

Si certo glielo avevo promesso, e avevo fatto di tutto, ma una volta ritrovatomi da solo in casa non sono riuscito a sopportare il silenzio intorno a me e sono crollato…
Benché  in quel momento dovessi sopportare la ramanzina, non avendo nessuna voglia di farlo, finii col pensare a lei. Di nuovo. 

A cosa stesse facendo  proprio in quel momento.
A come si era sentita in quei giorni…e a come..

Le mancavo?
No, certo che no…era stata lei a lasciarmi…ma continuavo  a pensarci e non riuscivo a togliermi dalla testa quella domanda.

Eppure sapevo che quello che era riuscita a dirmi non era tutto. La conoscevo abbastanza bene da pensare che non era tutta la verità. Sentivo che quelle parole..quelle..parole…Le sue parole erano troppo finte, preparate forse per convincere più se stessa che il destinatario, sputate con tanta velocità da smentirsi da sola. Troppo malferme…troppo… no, no, come al solito speravo nel niente…ma con lucidità, nei miei brevi momenti di lucidità, ci avevo pensato su mille e mille volte…c’era qualcosa sotto, c’era qualcosa che lei mi nascondeva. . Ma quel pezzo mancante del puzzle martoriava la mia testa.
Sapevo che non riusciva a mentire nemmeno alla sua gatta, quindi trovavo il modo di capire almeno in parte. Io volevo sapere cosa le stava accadendo.

“ Mamoru ma mi stai ascoltando?!” disse irritato .
“ Certo” e ritornai a fissare i suoi occhi.
 Vidi una V crearsi tra le due sopracciglia. In vent’anni che lo conoscevo era la prima volta che mi accorgevo di quel particolare.
“ Bene e l’ultima cosa che ho detto qual è stata?” il suo sguardo indagatore era all’erta. Sperava di vedere sul mio viso un segno di cedimento? 
“ Motoki…dai non fare il cretino, che mi dici della tua ragazza?” provai a spostare la sua attenzione su qualcos’altro.
“ Io non sto facendo affatto il cretino, semmai sarai tu che stai facendo il bambino non ascoltandomi minimamente, e non credere che sia così stupido da non accorgermi che stai spudoratamente cercando di cambiare discorso” ma come previsto non ci ero riuscito.
“ Motoki..” stavo per spazientirmi anche io.
“ Va bene va bene, comunque stavo parlando di una tua futura  e spero non vera fine cruenta”
“ Ancora con questo discorso? Non te l’ho già detto?”
“ Si ma voglio essere sicuro che tu abbia recepito il concetto”
“ Non ho dieci anni, ho capito e questa forse è la milionesima volta che te lo ripeto” se avessi ascoltato ancora un’altra parola da Motoki sulla mia futura morte prematura, sarei impazzito e bé avrei accorciato io stesso la sua di vita. 
“ Non ne sono al cento per cento certo..” fece offeso incrociano le braccia sul tavolo. 
“ Uffa quando ti ci metti diventi proprio un rompipalle!” sbottai e mi alzai dalla sedia per andare a ripulire la tazzina, tanto per tenere la mente occupata.

“ Adesso ti sei anche arrabbiato?” chiese incredulo, “ Incredibile, sei davvero incredibile!” 
“ Grazie per il complimento anche se avrei preferito Eccezionale” conclusi interrompendo lo scorrere dell’acqua.
“ Comunque, non sono venuto qui solo per rimproverati ma per dirti anche un’altra cosa” si passò una mano fra i capelli 
“ Dimmi ti ascolto con ansia” mi misi comodo voltandomi verso di lui ed incrociando le braccia.
“ Ho ricevuto una telefonata da tuo nonno, mi ha chiesto che intenzioni hai”

Che intenzioni ho? Non ne ho la più pallida idea…

“ Oddio adesso sì che scoppio a ridere” sorrisi senza un briciolo di felicità.
“ Cosa?” lui aggrottò le sopracciglia e si alzò dalla sedia venendo davanti a me.
“ Stanotte, mi correggo questa mattina, ho proprio pensato a questo” mi spostai da quell’angolino in cui mi ero rinchiuso. 
Dio avevo una voglia matta di una sigaretta…  “Perché ancora il mio adorato nonnino non mi rompe le palle?” ed eccolo lì il pacchetto, era dove l’avevo lasciato il giorno prima, sul davanzale “ E adesso arriva con il suo messaggero a chiedere che intenzioni ho” mi misi a ridere.
“ Mamoru cosa dici? Lo sai che lui tiene a te”
“ Davvero? Ne hai la certezza assoluta?” afferrai con stizza il pacchetto e accesi subito la sigaretta.“Perché venire personalmente a parlare con il sottoscritto era solo una perdita di tempo vero?” 
“ Lo sai che è impegnato” replicò in suo favore.
“ Certo, ne sono amaramente consapevole che è impegnato” dissi l’ultima parola quasi come se fosse stata una bestemmia orrenda. Aspirai profondamente per sentire quel sapore sulla lingua, socchiusi gli occhi, subito dopo rilasciai il fumo.
“È sempre stato impegnato il Signor Chiba” continuai.
“ Perché parli di lui in questo modo? Quell’uomo ti adora! Ogni volta che mi fermo a chiacchierare con lui non parla altro che di te!” non mi meravigliai a quella frase, conoscevo la recita di mio nonno, era stata raffinata con il tempo. L’unica cosa importante nella vita di quell’uomo era l’immagine, l’immagine di sé e della sua famiglia, quello che c‘era sotto non contava.
“ Non potevo aspettarmi un comportamento diverso d‘altronde, lui non è l‘uomo che fa credere di essere” 
Corrugò solamente la fronte ma capii all’istante la sua domanda inespressa.
“È un bravo attore devo ammetterlo, ed io ho tentato in tutti i modi di ignorare il suo comportamento, pensare di cancellarlo dalla mia testa e dalla mia vita, e l’unica cosa in comune che dovevo accettare fosse stato solo il cognome, ma come sempre il destino c’è l’ha con me” 
“ Amico non capisco” 
“ Lo so, ma non devi per forza capire, ho già parlato troppo” aspirai nuovamente.
“ Puoi dirmi tutto quello che vuoi lo sai, tu sei mio fratello e tra fratelli se c’è un problema si risolve, dimmi qual è, per favore”
“ Essere nato, ecco qual è il problema!”
“ No! Non dire mai una cosa del genere!”
“ Tu dici così perché sei il mio migliore amico, ma se fossi stato al mio posto, anche tu avresti desiderato non essere mai nato. E lo sai qual è la cosa che mi fa più incazzare?” chiesi con assoluta calma “ Il mio debito nei suoi confronti” spensi la sigaretta nel portacenere sul tavolo e passai entrambe le mani tra i capelli “Ragazzino dovresti ringraziarmi a vita, tutto quello che hai adesso lo devi solo a me. Ecco come finiscono i nostri litigi Motoki, ogni maledettissima volta che pronuncia quelle parole….Dio vorrei ammazzarlo a mani nude! Certo, non si può dire che lui sia un uomo modesto, e rimango inerme davanti a lui facendo il debole e ammutolendomi all’istante, perché quella è la maledettissima verità..” un nodo in gola mi impedii di continuare, gli occhi incominciarono a pizzicare, non dovevo piangere ancora una volta per colpa sua.
“ Quell’uomo non ha un cuore, non prova nemmeno il più piccolo briciolo di affetto nei miei confronti, anzi mi odia, e non è una mia impressione, anche mia nonna ne è consapevole…”
Quella cara donna aveva preso il posto di mia madre nella mia travagliata infanzia. “ Il nonno perfetto è solo la sua maschera, che mostra davanti agli occhi curiosi della stampa e della gente. È una persona orrenda e meschina, malvagia e cattiva, la sua intera vita si basa sul denaro e farebbe di tutto per diventare ancora più ricco, anche arrivare a vendere il suo stesso nipote”
“ Mamoru è impossibile! Questo questo è…inaccettabile” affermò con convinzione, certo era assolutamente giusto pensare che le ultime parole dette erano solo qualcosa di senza senso.
“ Invece per lui lo è” lo smentii velocemente “Io sono solo un burattino nelle sue mani Motoki.” dissi con calma, come per spiegare un’operazione matematica ad un bambino “Lo sono stato da quando i miei genitori sono morti. Sapevi che sono venuto a conoscenza di avere dei nonni proprio dopo la morte dei miei? Loro mi hanno tenuto all‘oscuro dall’esistenza dei nonni paterni perché avevano paura che prima o poi lui avrebbe  preso il controllo della mia vita, beh alla fine è accaduto, dato che ha fallito con il figlio, ha provato con il nipote.”
 
E lui rimaneva in silenzio e ascoltava il mio lungo monologo, era da anni che volevo urlare quelle cose, parlarne con qualcuno, ma avevo sempre avuto la costante paura che quell’uomo avrebbe scoperto tutto, ma ormai ero come un fiume in piena, non riuscivo più a tenere la bocca chiusa.

“ Dopo l’incidente non ho avuto più una vita comune. Da piccolo mi mancavano così tante cose che…dio sono patetico!” mi coprii il viso con una mano, subito venni accolto dall’abbraccio di Motoki che dolcemente mi consolò. 
Ogni volta che il mio pensiero ritornava al passato, a quei lontani anni in cui la mia vita era cambiata totalmente, una fitta lancinante  colpiva il petto, ed era dura pensarci, figurarsi parlarne. Slacciai l’abbraccio e fissai il volto triste del mio amico con gli occhi un po’ più lucidi di prima.

“ Ogni volta che ti lamentavi di tua madre, e delle punizioni che ricevevi da lei, ero così invidioso, lo so sono strano, ma almeno tu eri un bambino comune. Ti prego capiscimi, tu avevi una mamma che ogni notte poteva baciarti la fronte e darti la buonanotte, che ti preparava i pasti con amore, che ti diceva ti voglio bene, e avevi un papà che quando tornava da lavoro baciava tua madre e dopo ti scompigliava i capelli chiedendoti come era andata la giornata, mangiavate tutti insieme allo stesso tavolo e poi andavate a guardare qualche programma stupido. Io tutto questo non l’ho più avuto. 
 Niente scuole pubbliche, niente ragazzi chiassosi, niente dispetti alle bambine,niente passeggiate al parco, niente film al cinema, niente primi baci impacciati con la prima ragazza…niente cazzate…

“ Be su questo ho un po’ da ridire, qualche cazzata l’abbiamo fatta”
“ Si, ma tutto di nascosto” 

“ Ho provato ad essere accettato da lui, ci ho messo anima e corpo, ma alla fine mi sono arreso e ho fatto tutto quello che mi andava di fare, rompendo le regole che mi avevano incatenato per anni, ed è stato proprio in quel periodo che ho conosciuto Usagi”
“ Me lo ricordo bene, sei cambiato totalmente, eri più felice”
“ Si, mi ha cambiato totalmente la vita” sorrisi al ricordo. “ la sua innocenza mi ha colpito al cuore e mi ha steso a terra più di un pugno. Non sono più riuscito a staccargli gli occhi di dosso. Lei è sempre stata diversa, forse è stata  l’unica donna che è rimasta accanto a me non per il mio cognome per la mia ricchezza ma solamente per me… lei mi ha dato sicurezza, il mio modo di pensare e di vedere le cose accanto a lei è totalmente mutato. Prima era tutto grigio…invece con lei tutto è diventato un‘arcobaleno”
“ Vedrai ritornerà da te”
“ Oramai l’ho persa”
“ Non dire così.”
“ Invece è così Motoki, ormai mio nonno ha ripreso le redini della mia vita. Ho una nuova ragazza, anzi, una futura sposa.”
“Cosa?!” rimase a bocca aperta più che sconvolto dalla rivelazione.
“ Appena quello stronzo ha scoperto che Usagi mi ha lasciato ha colto la palla al balzo, e proprio due giorni fa mi ha annunciato la lieta notizia, imponendomi di sposare la donna che aveva personalmente scelto lui.” deglutii rumorosamente, volevo spiegarglielo al momento giusto.. “solo per la sua fottuta azienda del cazzo, ecco cosa sono agli occhi di mio nonno, sono merce che può vendere al migliore offerente. E sai la cosa bella? Ha trovato all’istante la candidata perfetta, incredibile vero? Sta già iniziando i preparativi. Mi farà sposare il più presto possibile”
“ Oddio…io…io…non…non…”
“ Non ci credi lo so, nemmeno io ancora non riesco a capacitarmene ma è così e basta”
“ Non vorrai dirmi che la sposerai…”
“No! Certo che no! Non voglio passare la mia vita infelice accanto a una donna che non conosco nemmeno. L’unica donna che voglio sposare è Usagi.”
“ Ma prima hai detto…”
“ Lo so, ma mi sono opposto con tutte le mie forze, lui spera ancora che mi calmi e che accetti passivamente la sua imposizione, ma questa volta ha decisamente superato il limite”
“ Puoi ben dirlo amico.”
“ Si, ma non so come interrompere le voci che già circolano, ho già letto qualche notizia su un blog…i pettegolezzi stanno già sfociando…sicuramente quella donna non vede l’ora di mettere le mani sul mio patrimonio” 
“ L’hai già conosciuta?” 
“ Si, dire di averla conosciuta è una parola grossa, me l’ha presentata la sera della cena di famiglia, la sera in cui ho litigato con lui, e sono stato lasciato da Usagi. Non ricordo nemmeno come si chiama”
“ E adesso cosa farai?”
“ Tenterò in tutti i modi di riprendere il controllo della mia vita” 
Sorrise e mi mise una mano sulla spalla “ Ce la puoi fare.”
“ Grazie” lo abbracciai più forte che potei “ Ti voglio bene, grazie di essermi sempre accanto come un fratello”
“ Anche io te ne voglio”
Rimanemmo alcuni minuti così, abbracciati stretti senza fiatare, senza interrompere quel momento fraterno e raro. 
Ma ben presto venne interrotto da un unico squillo del cellulare di Motoki, che abbandonò l’abbraccio e mise tra le mani l’aggeggio. 
Sicuramente un messaggio della sua ragazza. 
Sbloccò la schermata  e notai la foto di Haruna, che sorridente e allegra come non mai sporca di farina su tutto il viso baciava con dolcezza il mio amico. Sorrisi era davvero una ragazza dolce. Appena notò il destinatario sorrise in modo dolce; si mise a leggere  in silenzio, e  io rimasi lì fermo ad osservarlo. Prima aggrottò la fronte, poi successivamente strabuzzò gli occhi e poi sussurrò un flebile “ Non ci credo”.
“ Cosa?” a cosa non credeva?
Alzò lo sguardo in  men che non si dica e per pochi secondi mi fissò senza parlare. Deglutì imbarazzato, abbassò lo sguardo, e rimise in tasca il cellulare. 
“ Era Haruna”
“L’avevo capito dal tuo sguardo da idiota…”
Mi guardò male, e continuò “ Si tratta di Usagi”
“ Usagi?”
Alt. Con il suo nome aveva catturato la mia totale attenzione.
“ Si, proprio lei. Mi ha scritto un po’ di cose strane..” 
“ Cose strane tipo?”
“ Sai che Haruna frequenta lo stesso corso di Usagi vero?”
“ No..non lo sapevo”
“ Beh poco importa.. ho raccontato ad Haru che vi eravate lasciati..”
“ Potevi almeno avvisare di raccontare i fatti miei” lo interruppi bruscamente.
“È della mia ragazza che stiamo parlando Chiba. Comunque ha voluto indagare sulla storia, perché non credeva alle mie parole…mi ha detto che è da un paio di settimane che Usagi esce dalla lezione molto spesso, non la vede in forma, è pallida e non tocca cibo…e poi quando gli ho detto che ti aveva lasciato perché aveva trovato qualcun altro nel suo corso, Haruna mi ha mangiato vivo dicendomi che nessun ragazzo si era avvicinato a lei, è sempre rimasta da sola. Così ho pensato che fosse un po’ strano…voglio dire perché mai ti avrà lasciato se non ti ha tradito”
“ Avrà avuto i suoi buoni motivi”
“ Ho letto che ha lasciato l’università. Haruna l’ha seguita e ha visto i moduli di trasferimento nelle sue mani. Sta partendo. Ha sentito dire il padre di Usagi dire che sarebbe andato tutto bene e che sua zia l’avrebbe accolta a braccia aperte”
“ Parte.” quella era un’orrenda constatazione.
“Si.”
“ E sai dove?”
“ No..non è riuscita a sentire…ma non credo che sia dietro l’angolo”
“ Nemmeno quando partirà?”


No, no non era possibile. Lei non poteva abbandonarmi lì! Dovevo trovarla! Dovevo trovarla! 
non potevo cadere più in basso di così. Andai a prendere il cappotto e le chiavi di casa.

“ Dove stiamo andando?” chiese uno spaesato Motoki.
“ Dove sto andando!” ruggisco
“ Dove STIAMO”  ci indicò a vicenda “andando” concluse 
“Allora, tu non lo so, io dove mi porta il cuore”
“ Abbiamo le idee chiare vedo”
“ Non lo so…devo andarmene da qui! Qualunque posto è buono. E se ci trovo Usagi è anche meglio” 

Spalancai la porta d’ingresso.
Con le chiavi in una mano e il cappotto nell’altra. Lasciando il compito di chiudere il tutto a Motoki che so, non mi avrebbe deluso. 

Non era possibile che per l’ennesima volta il fottuto destino ce l’avesse con me.
 
Mamoru Chiba vs Fottuto Destino
A noi due! 


























ANGOLINO AUTRICE:

Finalmente…eccomi ritornata per l’ennesima volta con mesi e mesi di ritardo, ma si sa che la puntualità in fatto di aggiornamento non è il mio forte…. 
Come promesso tantissimo tempo fa, a mio parere  millenni fa, Mamoru è comparso fra di noi, e devo ammettere che mi sono divertita un mondo nell’immedesimarmi nel nostro co-protagonista della storia. Chiedo perdono in ginocchio per i miei luuuuunghissimi tempi di silenzio, e devo urlare un grandissimo Grazie, dal profondo del mio cuoricino, a tutti quelli che leggono, recensiscono o aggiungono la mia storia alle preferite/seguite/ricordate. Mi aspetto con gioia di ricevere almeno una piccola recensione! Davvero vorrei tanto sapere come vi sembra questo “nuovo” Mamoru.
Vi ringrazio ancora! Bye bye LadyTsuky.

   
 
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