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Autore: FiammaOssidrica    29/10/2014    1 recensioni
" Non erano passati neppure tre giorni da quando lui le aveva detto chiaramente di avere un’altra donna. Asia non aveva voluto sapere il suo nome, di dove fosse o di quale odore profumassero i suoi capelli. Non sapeva neppure il loro colore, se fosse alta o bassa, se avesse le lentiggini, se preferisse le stagioni calde a quelle fredde e quale fosse il suo colore preferito.
Non sapeva nulla di lei, forse non avrebbe mai avuto una risposta a quelle domande, eppure quella donna si era presa tutto quello che aveva sempre potuto dire di conoscere. Quella donna, forse più bella, intelligente e affascinante di lei, le aveva portato via, neanche faticando più di tanto, ogni suo progetto. "
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il tè delle cinque.


L’orologio della stanza segnava le quattro e mezza quando Asia aprì gli occhi nella stanza in penombra: tutti gli oggetti non avevano cambiato la loro collocazione da quando si era assopita nel primo pomeriggio, eppure qualcosa era diverso.
Prese le coperte che la scoprivano leggermente e se le rimboccò, cercando inutilmente di riprendere sonno durante quella domenica così uguale al giorno prima. Chiuse gli occhi, vagando con la mente e cercando di riprendere l’ultima immagine del sogno che le era sfuggito di mano, ancor prima che se ne rendesse conto.
Niente da fare, non riusciva neppure a ricordarsi che cosa avesse ideato la sua mente durante quelle ore, forse semplicemente stava cercando di non pensare all’inevitabile.
Stanca di quegli inutili tentativi che, invece di aiutarla a non pensare, la spingevano irrimediabilmente verso la sorgente dei ricordi, Asia si sedette sul letto a gambe incrociate.
Un brivido le corse lungo la spina dorsale, il clima rigido di Gennaio la obbligò quasi immediatamente a farle indossare il maglione di lana che si era tolta prima di immergersi sotto le lenzuola. Le ci vollero almeno due tentativi prima di individuare l’indumento, a causa del buio nel quale era immersa la stanza.
Il cinque Gennaio di un inutile anno che non prometteva nulla di buono, proprio come quella giornata.
Si alzò, scompigliandosi i capelli ricci, e posò i piedi sulle ciabatte che aveva lasciato poco lontano dal letto. Le indossò e poi si diresse verso la cucina, le gambe si muovevano in maniera del tutto autonoma, quasi avessero preso prima di lei quella decisione.
Si mosse lentamente lungo la stanza, stringendosi nel maglione dal freddo e ripensando a tutte le volte che aveva chiamato quel posto “Casa”. Certo, quelli erano i suoi mobili, i suoi fornelli, il tavolo di legno chiaro e le sedie che facevano sempre troppo rumore. C’erano le sue buste di biscotti lasciate aperte, il frigo ricoperto di magneti e la finestra che si affacciava sulla via del parco giochi.
Tutto in quella stanza voleva ricordarle chi fosse, cos’avesse passato, quali fossero stati i momenti più felici della sua vita, eppure lei non li voleva più.
Sospirò, aprendo un cassetto e prendendo un pentolino accatastato disordinatamente sopra un altro identico: aveva troppe pentole, era un dato di fatto. Lo riempì d’acqua, quanto bastasse, e lo posò sul fornello, dando gas per accendere il fuoco.
Non erano passati neppure tre giorni da quando lui le aveva detto chiaramente di avere un’altra donna. Asia non aveva voluto sapere il suo nome, di dove fosse o di quale odore profumassero i suoi capelli. Non sapeva neppure il loro colore, se fosse alta o bassa, se avesse le lentiggini, se preferisse le stagioni calde a quelle fredde e quale fosse il suo colore preferito.
Non sapeva nulla di lei, forse non avrebbe mai avuto una risposta a quelle domande, eppure quella donna si era presa tutto quello che aveva sempre potuto dire di conoscere. Quella donna, forse più bella, intelligente e affascinante di lei, le aveva portato via, neanche faticando più di tanto, ogni suo progetto.
Un leggero rumore la avvertì che l’acqua stava bollendo, così, risvegliandosi da quei pensieri, versò il contenuto in una tazza, aggiungendo la bustina di tè.
Chissà se anche quella donna bevesse il tè delle cinque, Asia non riusciva a smettere di pensare ai suoi piccoli particolari che avrebbero potuto attirare Marco. Aveva sempre pensato di essere la sola a riuscire a farlo ridere in quel modo, a suscitargli quelle emozioni, a volte in modo infantile, altre volte in modo più sensuale. Forse quella donna era più anziana, o forse più giovane di lei, probabilmente era una da montagna, a Marco piaceva così tanto trascorrere i weekend nelle baite, al caldo del focolare, guardando film in bianco e nero.
Cinque anni.
Nella testa di Asia si susseguivano solamente quelle due parole, mentre sorseggiava il suo tè bollente. Si ricordava di lei, ventenne, alle prese con il primo anno di Università, e di lui, due anni più grande, che prima di entrare alle lezioni la osservava dietro il giornale preso in Metro.
Marco l’aveva conquistata in pochi istanti, dal momento in cui le aveva messo gli occhi addosso tutto il mondo aveva smesso di apparirle interessante. Lui e le sue cravatte stravaganti, si ricordava ancora del loro secondo anniversario, quando lei gliene aveva regalata una natalizia, a sfondo rosso, con dei piccoli fiocchi di neve che lui aveva immediatamente adorato.
Cinque anni: cosa restava adesso di loro?
Non le piaceva quel senso di solitudine, quella stretta allo stomaco che le produceva il suo ricordo. Era come se la sua certezza più grande fosse all’improvviso sparita, senza un preavviso, senza cercare prima di abituarla alla sua assenza. Se n’era andato con la stessa fretta di chi sa che c’è qualcosa di meglio ad attenderlo, con la stessa sicurezza di chi ha la certezza di saper fare a meno di te.
Asia non le aveva detto nulla degno di nota, era stata una scena piuttosto shoccante persino per il più insensibile dei cuori.
– Devo parlarti di una cosa – le aveva detto lui, non appena lei era rientrata a casa.
 Un problema in ufficio, una lite, un imprevisto economico, aveva pensato Asia. Vuole prendere un cane, forse portarmi nel nuovo ristorante in città, quello di fianco al bar dove andiamo sempre.
– Dimmi tesoro – aveva risposto lei, posando le chiavi sul mobile di fianco alla porta e guardandolo negli occhi.
Lui evitava il suo sguardo.
– Le cose non sono andate così bene tra noi, di recente – aveva detto, con tono colpevole. – Lo sai anche tu.
Asia sospirò, di nuovo quel discorso.
– Siamo entrambi molto presi con le nostre vite, forse sarebbe meglio che io passassi un po’ di tempo da solo, per capire…
Quelle parole erano nuove, però. Anche dopo la peggior litigata, Marco non aveva mai avanzato l’idea di stare da soli, neanche per scherzo.
– Penso tu stia esagerando – pronunciò Asia, leggermente colta di sorpresa e cercando di nascondere l’evidente panico.
– O forse no – replicò lui, sospirando. – Sto vedendo un’altra ragazza, Asia, non voglio farti del male.
E così, mentre lei non si era ancora sbottonata il giubbotto, mentre aveva ancora indosso le scarpe sporche di neve, lui le aveva confessato la verità.
I successivi ricordi erano leggermente sfocati nella sua mente, come se tutto il mondo avesse cominciato ad apparirle un po’ confusionario e surreale. Lui che si alzava, andava in camera e prendeva la valigia già fatta, il giubbotto, la sciarpa.
E lei era lì, immobile, in mezzo alla stanza, cercando di capire come in pochi minuti la sua vita fosse cambiata.
– Ma perché? – Aveva poi sussurrato lei, sull’orlo delle lacrime.
Lui aveva fatto per abbracciarla ma lei si era ritratta, come chi, davanti al fuoco, si tira indietro.
– Tu sei meravigliosa – aveva detto. – Ma io non posso andare avanti così.
E poi se n’era andato, lasciando il silenzio in quella stanza. Asia aspettò per circa un’ora, seduta in cucina, credendo che Marco sarebbe tornato indietro capendo il suo errore.
Ma non lo fece, e ogni giorno che passava lei si convinceva che non lo avrebbe mai più fatto.
Se n’era andato, come la neve dalle strade di quel Gennaio maledetto, lasciando però un ghiaccio perenne dentro di lei.

Continua...

  
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