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Autore: Akisan    29/10/2014    9 recensioni
A volte il destino riserva sorprese mozzafiato, ricche di avventure e compagni formidabili.
A volte, invece, decide semplicemente di prenderti per i fondelli.
Così, senza neanche sapere bene il perché, Alex si ritrova suo malgrado a fare comunella con un Arrancar con seri problemi di gestione della rabbia, una ragazzina logorroica totalmente priva di buonsenso, e un individuo subdolo che, secondo lei, ha buone probabilità di discendere direttamente dal demonio.
Il tutto in un ambiente ricco di Hollow, gatti, sarcasmo allo stato brado e situazioni equivoche.
Mooolto equivoche.
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Jaggerjack Grimmjow, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Alex: «Chi diavolo è stato a far partire questa musichetta sinistra e inquietante sul karaoke?»

Aki: «~All around the mulberry bush, the monkey chased the weasel…~»

Aramis: «~The monkey thought ‘twas all in good fun…~»

Aki: «~Pop goes the weasel!~»

*scoppiano a ridere come due dementi*

Alex: «Sì, va be’, scema io che ho ancora bisogno di chiederlo…»

Liz: «~A penny for a spool of thread, a penny for a needle. That’s the way the money goes…~»

Aki: «~POP GOES THE WEASEL!~»

Alex: «Liz, ti prego! Non mettertici anche tu.»

Grimmjow: «Che dici, ho voglia di chiedere cosa sia questa nuova stronzata?»

Alex: «Io dico di no.»

Aki: «Grazie per la domanda!»

Alex: «Uccidetemi.»

Aki: «È cominciato tutto l’altro giorno. Stavo cazzeggiando annoiata su Fanfiction.net, quando sono incappata in una storia malata. Molto malata. Ovviamente ora si trova tra i miei preferiti.»

Alex: «Ovviamente.»

Aki: «Incuriosita dall’argomento, sono andata a cercare informazioni, e mi si è aperto un mondo. Io neanche lo sapevo cosa fossero i Creepypasta. Insomma, guardo Creepy games, quindi conoscevo la storia di Ben Drowned, di Slenderman e di Herobrine, ma non sapevo che ce ne fossero altri duecentomila! E poi sono tutte storie horror, quindi il fatto che in quella fanfic si parlasse di fangirl che cercano di abbracciare gente come Laughing Jack e Jeff the Killer, mi ha lasciata un po’ perplessa. Voglio dire, sono tutti spietati assassini che ammazzano le loro vittime in modo estremamente sanguinolento!»

Grimmjow: «Improvvisamente l’argomento mi interessa molto. Vai avanti.»

Aki: «Insomma, ok che ognuno ha i suoi gusti, ma proprio non riuscivo a comprendere il discorso: “Awwww, che tenerezza questi sanguinari e psicopatici serial killer! Sono così adorabili!!1! :3”»

Alex: «Disse la fan sfegatata degli Arrancar.»

Aki: «Poi sono finita su DeviantArt. E la luce della comprensione mi ha irradiata dal profondo.»

Aramis: «Quello sì che è un sito demoniaco.»

Aki: «Che posso dire? Se tu, disegnatore o disegnatrice di talento, riesci a rendermi sexy, divertente e pucciosa la versione darkettona, psicopatica e sanguinaria di Jareth, non posso fare altro che inchinarmi di fronte alla potenza schiacciante del fandom. E unirmi allegramente alle sue schiere.»

Alex: «~Pop goes the brain.~»


 
 
Bleach e tutte le trollate in esso contenute non mi appartengono. Allo stesso modo, tutti i personaggi citati negli angolini dementi, con l’eccezione di Aki, Alex, Aramis e Liz, appartengono a qualcuno che probabilmente si vergognerebbe molto di vedere la propria creatura nominata in una storia così scema. La direzione ci tiene inoltre a scusarsi in anticipo per la quantità oscena di dialoghi introspettivi presenti in questo capitolo. Nonché di parolacce. Tutta colpa di Grimmjow.
 


Un enorme grazie a megghynfbg, nihal1308, stardust94, _LadyLyra_, pieno_pieno, Fyamma e Yami Akashi per aver messo questa storia tra le preferite, a Shikame97, Yellow Canadair, _LadyLyra_, Fyamma, Gordies Groupie e Zeressa per averla messa tra le seguite, a Yami Akashi per averla messa tra le ricordate e a chi legge e basta. Buon Halloween a tutti!
 


Capitolo 38: Le vie dell’introspezione sono infinite.
 

Ce l’aveva fatta.

Era viva.

Era sveglia.

Evvai!

Liz avrebbe cominciato volentieri a saltellare per la gioia, ma i problemi non erano ancora finiti, ed i festeggiamenti potevano aspettare fino a quando tutti gli altri fossero perlomeno riusciti ad aprire gli occhi.

La prima nota positiva era che le sfere di energia che avevano avviluppato lei e Grimmjow erano scomparse, e nonostante questo nessun Hollow si era avvicinato per sgranocchiarli vivi.

Anzi, erano spariti tutti.

La seconda era che ora riusciva a vedere nell’oscurità. Non benissimo, ma era sempre meglio del buio totale che prima le aveva impedito di vedersi anche solo la punta del naso. 

La terza era che, svegliandosi, aveva trovato di fianco a lei non solo il corpo addormentato di Grimmjow, ma anche quelli di Aramis e Alex.

Per qualche motivo.

Chissenefrega.

Liz non si fermò troppo a riflettere.

Lì, sdraiati su quel terreno sassoso, c’erano i suoi amici.

Aramis, col suo carattere snervante e l’inaspettata dolcezza quando la stringeva tra le braccia.

Grimmjow, col suo broncio scorbutico e le carezze furtive a Ed quando pensava che nessuno lo stesse guardando.

E Alex, che era semplicemente la persona più speciale al mondo.

Malgrado le difficoltà, le lotte e le paure, Liz si sentiva il cuore colmo di felicità ed affetto.

Ma anche di determinazione.

Fino a quel momento era sempre stata protetta e coccolata, quindi era arrivato decisamente il momento di prendere la situazione in mano, per una buona volta.

Il problema era però come fare a svegliarli.

Esitante, provò a scuotere Aramis.

Nessuna reazione.

Forse ci voleva un approccio un po’ più deciso.

Si avvicinò quindi a Grimmjow e cominciò a prenderlo a schiaffi.

Tanto era grande e grosso, qualche ceffone in amicizia non avrebbe provocato molto danno, no?

Purtroppo si rivelò anche quella una tattica inefficace.

«Oh, andiamo!» esclamò frustrata. «Apri gli occhi, ragazzone! Guarda che ti sto per rasare la testa, io ti avverto! Fossi in te mi sveglierei.»

Movimento.

Liz sobbalzò.

Se l’era solo immaginata o i pugni di Grimmjow si erano contratti?

Mordendosi le labbra per l’incertezza, Liz si chinò per sussurrargli all’orecchio: «Ho anche un rossetto. E non ho paura di usarlo.»

Questa volta non ci furono dubbi: Grimmjow aggrottò le sopracciglia.

L’aveva sentita!

Liz si sforzò di contenere l’entusiasmo quanto bastava per evitare di esibirsi in un’imbarazzante danza della gioia.

Forse aveva capito come svegliarli.

 
**
 
La mente di Alex stava lavorando in modo febbrile.

Uno sforzo encomiabile, data la quantità immonda di stress, spaventi, stanchezza e infarti che le erano stati gentilmente scodellati addosso nelle ultime ore.

Eppure il suo cervello continuava ad arrovellarsi per cercare una via d’uscita da tutto quel casino.

Sentiva che c’era qualcosa che le sfuggiva, un piccolo dettaglio che però era di grande importanza.

Meiko-Alex la guardava annaspare con un leggero sorriso di scherno sulle labbra.

Poi la maledetta ripeté per l’ennesima volta: «È giunto il momento di scegliere. Preferisci una vita immortale con Grimmjow o una mortale con Liz e la tua famiglia? Guarda che non hai tutto il giorno, ho anche altre cose da fare.»

«Prego, non ti trattengo di certo.» rispose Alex, altrettanto spazientita.

Stava cercando di riflettere su una questione importante, diamine, c’era il suo futuro in gioco, e quella gallina non faceva altro che prenderla in giro e metterle fretta.

Oltretutto c’era qualcosa che le impediva di concentrarsi a dovere, una specie di mormorio di sottofondo che non riusciva ad identificare.

Provò ad ignorarlo, ma quello divenne ancora più insistente e fastidioso.

«Ora basta, hai avuto il tuo tempo per riflettere: scegli!» esclamò Meiko-Alex con una nota di urgenza nella voce. Si guardava intorno nervosamente, quasi come a voler identificare la fonte di quel rumore.

Un’improvvisa intuizione si fece largo nella mente di Alex.

«Come mai così nervosa?» chiese alla sua controparte albina. «C’è forse qualcosa che non vuoi che io senta? Questo rumore, ad esempio?»

«Non c’è nessun rumore.» ringhiò lei a denti stretti.

Ma il suo atteggiamento sicuro era ormai svanito.

Forse la situazione stava finalmente per ribaltarsi.

 
**
 
«Non c’è nessun rumore, Aramis.» disse Meiko con calma.

«Non avrai mica sbattuto la testa, vero?» aggiunse Liz preoccupata, mettendogli una mano sulla fronte.

Aramis gliela prese gentilmente per scostarsela dalla pelle.

«Forse è solo nella mia testa.» meditò dubbioso.

Era abituato ormai da tempo ad avere del mormorio di sottofondo nel cervello, e di conseguenza ad ignorarlo, ma per qualche motivo in questo caso gli sembrava una cosa importante.

Poi però comprese il paradosso: se in quel momento non poteva ascoltare i pensieri di nessuno, come faceva ad avere un mormorio nella testa?

«Siete sicure di non sentire niente?» chiese inarcando un sopracciglio.

Meiko sospirò. «Deve essere un segno che il tempo a nostra disposizione sta per scadere.»

Liz spalancò gli occhi per il panico.

«Quindi sta per scadere anche per Alex! Ti prego Aramis, devi salvarla!» lo supplicò aggrappandosi a lui.

 
**
 
Grimmjow si passò un braccio sulla fronte per scacciare momentaneamente il sangue che continuava a colargli sugli occhi, e si lanciò nuovamente all’attacco.

L’altro se stesso, essendo rilasciato, era per forza di cose più forte e veloce di lui, che si era invece ritrovato bloccato nel suo solito aspetto.

Tuttavia Grimmjow conosceva alla perfezione tutte le tecniche, i movimenti e lo stile di combattimento del suo avversario, visto che in realtà appartenevano a lui, e questo compensava in parte il divario.

Un’altra caratteristica che l’impostore aveva preso da lui era la loquacità durante gli scontri, nonché la sua propensione a cercare di smontare psicologicamente il proprio avversario.

Solo in quel momento Grimmjow si rese conto di quanto fosse in effetti fastidioso.

«Ma guardati, dentro di te ardi dal desiderio di tornare alla tua vecchia vita. Ami troppo il sangue per poterti accontentare della vita che stai facendo adesso. È davvero questo che vuoi? Essere addomesticato? No, io non credo proprio. Lo dimostra il fatto che come sei stato libero di muoverti ti sei precipitato ad attaccarmi, invece di preoccuparti della ragazza! E lo sai perché lo hai fatto? Perché non riesci a resistere al pensiero di scoprire chi di noi due sia più forte!» concluse trionfante, assestandogli un pugno in faccia a tradimento.

Grimmjow fu scagliato a terra con estrema violenza, e la scarica di adrenalina che ne conseguì fu quasi inebriante.

Cazzo, sì! Quanto gli era mancato tutto questo!

La lotta, il dolore, il sangue, l’euforia, schiacciare ed essere schiacciato, lo scontro sospeso sul piatto della bilancia fino all’ultimo, devastante colpo, che avrebbe dimostrato per l’ennesima volta che il più forte era lui.

Su questo era d’accordo con l’impostore: era la sua natura, e niente avrebbe potuto cambiare questo dato di fatto.

Con la coda dell’occhio osservò la figura inerte di Alex.

Era viva, riusciva a sentirlo.

Quella ragazza era fatta di materia ben più dura di quel che sembrava, ci voleva ben altro che un paio di graffietti per ammazzarla.

Ci avrebbe pensato da sola a tenersi in vita, Grimmjow ne era assolutamente convinto.

A lui toccava ammazzare di botte il suo sosia e costringerlo a vuotare il sacco.

Fortunatamente era un chiacchierone, quindi non sarebbe stato difficile farsi dire dove si trovavano e come uscirne.

O magari lo avrebbe ammazzato e basta.

Per quel giorno gli aveva fatto saltare i nervi in abbondanza, e Grimmjow era sinceramente convinto di essere perfettamente in grado di trovarsi da solo la dannata via d’uscita.

Stringendo l’elsa di Pantera, stava per scagliarsi in aria, quando accadde.

Per un attimo fu solo un flebile mormorio, ma subito dopo una voce squillante, proveniente dall’alto, si diffuse ovunque con incredibile chiarezza.

 
~
«Prova, prova, Aramis, Alex e Grimmjow, mi sentite? Ah, vi state agitando nel sonno, quindi direi di sì! Grazie al cielo, è un sacco che cerco di parlarvi! Ora sto praticamente urlando, quindi spero apprezzerete lo sforzo, quando domani sarò senza voce. Ah, sto perdendo il filo! Allora, io ovviamente non vi sento parlare, quindi ascoltatemi e basta. Non scegliete! Ripeto, non scegliete! Vi mostrano la vostra paura più profonda, o almeno, con me hanno fatto così, ma la scelta che vi propongono è una trappola. Per me è stato ovvio fin dal principio, ma magari voi siete un po’ più ritardat… ehm, volevo dire, angosciati di me. Ora, se volete svegliarvi come ho fatto io, sconfiggete la paura. Fate in modo che quello che vi hanno detto non sia più vero. Usate la logica, usate i buoni sentimenti, o, se siete Grimmjow, usate qualcos’altro, ma dimostrate che quella è una paura infondata! Bene, se avete capito fatemi un cenno d’assenso nel sonno, qualcosa… Ehi! Il dito medio non è un cenno d’assenso, Grimmjow! E già che ci siamo, Aramis, sappi che dopo quello che ho visto ti aspetta un bel pugno sui denti! E tu, Alex, dato che ti conosco bene, lascia che ti illumini con una grande verità: lui ti ama, salama! Fattene una ragione, non devi scegliere proprio niente, lui ti seguirebbe anche se ti rinchiudessi in un convento di clausura con una cintura di castità allegata! Buona fortuna ragazzi, passo e chiudo!»
~
 
«E bravo il mio coniglietto.» disse Aramis sorridendo, lo sguardo rivolto verso l’alto, dove l’ultimo eco della sua voce si era spento. «Con te non ci si annoia mai.»

Poi rivolse lo sguardo alle due figure di fronte a lui.

«Bene signore, vogliamo risolvere questa faccenda? Come avete sentito, la mia ragazza è ansiosa di cambiarmi i connotati, e francamente preferirei non farla aspettare oltre…»

Le due si guardarono brevemente.

«Per andartene da qui…» cominciò la finta Meiko.

«… devi prima compiere la tua scelta.» concluse la finta Liz.

«Immaginavo che lo avreste detto.» sospirò Aramis. «Ma francamente non capisco. Qui si parla della paura più profonda, ma io non ho paura di Meiko, e, senza offesa, ma di certo non ho paura del coniglietto. Mi avete messo di fronte ad una scelta, ma scegliere tra due ragazze non è paura.»

«Tu menti.» disse la falsa Meiko.

«No.» la contraddisse la falsa Liz, alzando una mano. Lo scrutò con un’espressione seria che era del tutto fuori posto su quel volto solitamente allegro.

«Dice il vero. Lui non sa.»

«Cosa non so?» chiese scettico Aramis.

«Qual è la tua paura.»

«Come può non conoscere la sua paura?»

«Ecco ragazze, mentre ne discutete vi dispiace se io me ne vado?»

«Tu hai paura di rimanere solo. Per tua natura dimentichi le persone in fretta, non provi il minimo interesse per loro, e se lo provi lo perdi subito.» disse bruscamente la finta Liz.

La finta Meiko continuò al suo posto. «L’unica persona a cui tu ti sia affezionato ti ha sigillato, condannandoti alla solitudine e al buio per diciassette anni, per poi dimenticarsi completamente di te e trattarti con sospetto e freddezza.»

«E poi è arrivata Liz.» riprese la sua compagna. «E tu ti sei affezionato per la seconda volta. Ma Liz è poco più di una bambina. Gli esseri umani crescono, e crescendo cambiano. E solitamente non in meglio. Sei sicuro che non perderai interesse nei suoi confronti? O peggio, che lei non lo perderà nei tuoi, come Meiko prima di lei? In ogni caso, finiresti esattamente come hai cominciato: da solo.»

«Le tue scelte sono quindi queste: preferisci ancorarti al passato e al ricordo di quanto Meiko ti abbia fatto soffrire, e voltare le spalle a Liz prima che sia troppo tardi e la storia si ripeta…» disse la falsa Meiko.

«… oppure preferisci fidarti di te stesso e di Liz?» concluse la falsa Liz.

Aramis si limitò a fissarle sbalordito per qualche momento.

Poi, lentamente, cominciò a battere le mani.

«Io stesso non avrei saputo dirlo meglio.» le lodò ammirato.

Le due si scambiarono un’occhiata.

La finta Liz si roteò l’indice vicino alla tempia, e la falsa Meiko alzò le spalle con un’espressione esasperata.

«Mi avete messo in un bel pasticcio.» sospirò Aramis. «Da una parte l’amaro ricordo di Meiko, e dall’altra la dolce aspettativa di Liz. Immagino che questo sia il momento in cui dovrei prendere atto delle mie debolezze ed accasciarmi a terra in preda ad un pianto isterico.»

«Se pensi che possa farti sentire meglio.»

«Peccato che oggi non sia in vena di dare spettacolo. Sentite ragazze, tutto questo teatrino è molto carino, dico davvero, ma c’è un piccolo particolare che vi è sfuggito.»

«E quale sarebbe?»

«“Meiko” non esiste più. L’ultima parte di lei che ancora abitava nella mia coscienza è scomparsa una volta assolta la sua funzione, ovvero attirare Alex da me per liberarmi. I suoi ricordi non esistono più, come è giusto che sia, perché ha cominciato una nuova vita. Si chiama Alex adesso. È inutile continuare a girarci attorno. Si chiama Alex, e il suo ultimo gesto prima di morire è stato salvarmi la vita. Sono rimasto da solo per anni, senza sapere se avrebbe mai mantenuto la promessa di tornare a prendermi, ma ero vivo. E infine è tornata. Con un altro nome, un altro aspetto e senza il minimo ricordo di me, ma è tornata. All’inizio provavo risentimento nei suoi confronti, sia per quello che mi aveva fatto, sia per essersi dimenticata di me. E un po’ anche per il suo rapporto con Grimmjow. Ero geloso. Poi ho cominciato a vivere insieme a tutti loro, e, senza rendermene conto, a divertirmi.» spiegò Aramis con un leggero sorriso sulle labbra.

Era ironico che proprio lui, abituato a ridere alle spalle di chi si ostinava a non riconoscere la realtà neanche se ce l’aveva sotto al naso, si fosse ridotto ad ammettere solo ora ad alta voce una così semplice verità su se stesso.

«Ma ora ho capito. Alex non mi ha tradito e abbandonato, quella notte di diciassette anni fa. Mi ha regalato una seconda occasione. Devo ringraziarvi, perché finché non mi avete sbattuto in faccia quanto ancora mi aggrappassi al desiderio di poter rivedere Meiko, non mi sono reso conto di quanto fosse patetico da parte mia. Perché in realtà la vedo tutti i giorni. Io prima di tutti dovrei sapere che un nome diverso non basta a cambiare la natura di una persona. Quindi ciò che avete detto perde ogni significato, perché, a prescindere da come andranno le cose con Liz, da quando ho conosciuto Meiko, Alex o qualsiasi sia il suo nome, non sono mai stato veramente solo. Grazie per avermelo fatto capire, ragazze. Siete state molto utili.»

La finta Liz mise su il broncio.

«Uffa, ci ha battute!»

«Che vuoi farci, lo sapevamo fin dall’inizio che con lui è impossibile ragionare. Riesce ad essere insopportabile perfino con se stesso.»

Aramis sprofondò in un elegante inchino. «Sempre al servizio del mio prossimo.»

«Ah, chiudi la bocca.» sbottarono insieme, poco prima di svanire.

 
**
 
Grimmjow abbassò il dito medio che aveva rivolto verso il cielo e l’irritante voce di Liz.

«Sai che scoperta, l’avevo capito anche da solo che quello là non sono io!» ringhiò indicando l’impostore.

Poi si rivolse direttamente a lui.

«Bene, sembra che la ragazzina mi abbia appena dato un motivo in più per farti a pezzi. Non che ne avessi bisogno!»

Scattò in aria e menò un fendente con tutte le sue forze.

Quando il colpo venne parato, come aveva previsto, staccò la destra dall’elsa e sparò un Cero a bruciapelo.

Il fumo che si levò dall’impatto era denso, ma Grimmjow sapeva cosa aspettarsi.

Scattò a sinistra giusto in tempo per evitare un dardo esplosivo, che gli mancò la guancia per un soffio, e alzò le braccia per parare il successivo colpo, sferrato a mano aperta ed artigli protesi.

«Allora, chi sarebbe l’“addomesticato”, brutto stronzo? Se proprio devi assumere il mio aspetto, almeno impegnati a non fare schifo!»

«Il mio obiettivo non è ucciderti, solo dimostrarti che lei ti sta cambiando.»

«Cazzate!»

L’impostore forzò la guardia di Grimmjow e riuscì a mandare a segno un calcio, che lo spedì nuovamente a terra, alzando un immenso polverone.

«Avere dei sentimenti è da deboli. Ti fa perdere di vista il tuo vero scopo. Tu ami distruggere, è l’unica cosa che conta.»

Grimmjow si rialzò in piedi, sputando a terra il sangue che gli riempiva la bocca e liberandosi di quello che rimaneva della parte superiore della divisa.

«Lo scopo della mia vita e quello che mi piace fare sono cazzi miei, e quindi nulla che ti interessi. Non  ti devo nessuna spiegazione!» esclamò, bagnandosi le dita di sangue e raccogliendo energia.

Il Gran Rey Cero brillò di luce azzurra e scariche elettriche vaganti, ma quando Grimmjow riuscì a lanciarlo, il suo avversario non si trovava più dov’era prima.

Un’imprecazione si fece strada tra i denti di Grimmjow quando il dolore esplose alle sue spalle, accompagnato da uno spruzzo di sangue cremisi.

«Il semplice fatto che io mi trovi qui conferma le mie parole.» disse il maledetto. «Se tu non avessi paura di quello che ho detto, io non esisterei.»

Grimmjow cadde in ginocchio, ansimante, la mente momentaneamente annebbiata per l’eccessiva perdita di sangue.

‘Fanculo a tutta quella storia.

Era Alex quella brava in tutta quella merda introspettiva, lui non aveva abbastanza pazienza per badarci.

Ma poi, si era davvero mai posto quel problema?

Se doveva essere onesto, sì.

Ovvio.

La mancanza di violenza, odio e lotta per la sopravvivenza dell’ultimo periodo si era fatta notare, sarebbe stato un imbecille per non accorgersi della differenza.

Ma più che la diversa atmosfera, era stata la limitazione ai suoi poteri a farlo imbestialire, e farlo sentire come un animale in gabbia.

Il suo atteggiamento era cambiato, certo, ma perché si trovava in un ambiente diverso.

Finire in quel luogo, così familiare per la presenza di Hollow e violenza, era stata la conferma di cui aveva bisogno, e quell’ultimo combattimento gli aveva schiarito le idee al proposito.

Lui non era cambiato.

La sua natura restava la stessa, e questo era confortante.

Il suo rapporto con Alex era solo una cosa in più, che aggiungeva sensazioni che non era tanto disposto ad analizzare, ma solo perché lui odiava tutta quell’introspezione del cazzo.

Immerso nel suo ambiente, lui rimaneva quello di sempre.

Sangue, distruzione e tutto il resto.

Stop.

Punto.

Si girò di scatto e gli affondò Pantera nel petto fino all’elsa.

«Confermati questo, stronzo!»

L’impostore boccheggiò per un istante, e un rivolo di sangue gli uscì dalle labbra.

Poi, lentamente, la sua figura tremolò e sparì.

 
**
Alex si premette una mano sulla faccia per l’esasperazione.

«Liz…» gemette con grande sofferenza psicologica.

Sì, quella voce apparteneva decisamente a Liz, non c’era alcun dubbio in proposito.

Come diavolo era riuscita a schiaffare così tante parole perfino in un discorso d’emergenza fatto per salvar loro la vita?

E ancora, aveva preso fiato tra una frase e l’altra?

Ma soprattutto: quell’ultimo commento sui sentimenti di Grimmjow ed il fatto che la sua visione riguardasse sicuramente lui, era proprio necessario?

«Be’, questo spiega come mai non volevi che ascoltassi.» disse ad alta voce.

Meiko-Alex ricambiò il suo sguardo con uno altrettanto serio.

«Forse per gli altri sarà più facile sfuggire alle loro paure, ma tu sei una persona concreta, e in quanto tale la tua paura si basa su fatti troppo reali per essere scacciata con un semplice ragionamento logico. In fondo, tu stai diventando un Hollow. Non è un semplice timore, è un fatto.»

Alex si morse un labbro, pensando furiosamente.

Poi le parole di Liz le rimbombarono di nuovo nel cervello, e improvvisamente il piccolo dettaglio che aveva continuato a sfuggirle divenne chiaro.

Con un sorriso amaro mormorò: «Ma il perno della mia paura più profonda non è diventare un Hollow. L’idea mi fa paura, anzi, mi terrorizza, ma è solo l’ultimo risvolto di una situazione che mi terrorizza già da tempo, e tu ne hai approfittato per cercare di confondermi e forzarmi la mano.»

Meiko-Alex si limitò a fissarla in silenzio.

Alex prese un bel respiro, e continuò con voce chiara.

«In realtà è Grimmjow il perno della mia paura. Mi spaventa il fatto di essermi innamorata di lui, malgrado il fatto che sia probabilmente la persona più sbagliata per me a questo mondo. Mi spaventa l’idea che apparteniamo a due razze separate, con mentalità ed abitudini completamente diverse. Mi spaventa il fatto che stare con lui tiri fuori lati del mio carattere di cui nemmeno sospettavo l’esistenza. Mi spaventa il pensiero che siamo troppo diversi per avere un futuro insieme. Ma soprattutto ho paura che un giorno lui sparisca e io non possa più rivederlo.»

«Allora la tua scelta è chiara.»

Alex scosse la testa. «Non ho ancora finito. Il succo del discorso è che queste sono le mie paure, ma una coppia è composta da due persone. Io sono cervellotica e devo sempre complicare tutto, mentre Grimmjow è una creatura semplice. Se gli facessi un discorso simile mi riderebbe in faccia. Probabilmente mi risponderebbe che, se mai dovessi perdere i poteri, userebbe il gigai per insultarmi a morte ogni giorno della mia vita che passerò senza cercare di diventare più forte. In fin dei conti forse dovrei più che altro aver paura di come liberarmi di lui, se mai dovessi stancarmi della sua presenza.» concluse con un certo stupore.

Perché lo pensava davvero.

Meiko-Alex sbuffò infastidita, recuperando parte dell’acidità di prima mentre cominciava a svanire.

«Din don, la risposta è esatta. Scusa la mia fretta di andarmene, ma l’amore e i buoni sentimenti mi hanno sempre fatto venire il voltastomaco.»

 
 
 

 
Angolo delirazioni
 

Aki: «No, dico sul serio, è normale che io abbia ridacchiato leggendo sia la storia principale di Laughing Jack che quella delle sue origini?»

Alex: «Basta parlare di Laughing Jack! Non ti sopporto più! Sì, è normale, perché sei una psicopatica, contenta?»

Grimmjow: «Sai che novità!»

Aramis: «Io credo che tu debba farti curare da questa mania dei pagliacci psicotici. Hisoka, il Joker, Harley Queen, Drocell e Joker di Kuroshitsuji, Axel, e ora Laughing Jack. Il tuo subconscio sta tentando di dirti qualcosa, e non credo sia: “Voglio un palloncino a forma di giraffa.”»

Aki: «Axel non è un pagliaccio!»

Tutti: «Sì che lo è.»

Liz: «Secondo me non è niente di grave. Siamo tutti attratti dal nostro lato oscuro, è naturale!»

Grimmjow: «Quindi dentro di lei alberga lo spirito oscuro di un pagliaccio psicopatico? Questo spiega tutto!»

Aki *corre via piangendo*: «Ulqiorraaaaaaa! Grimmjow mi bullaaaaa!»

*Ulquiorra esce dall’armadio con un cucchiaino di Nutella pronto in mano e glielo ficca in bocca al volo. Aki si mette a fare le fusa felice.*

Tutti: «…»

Alex: «A quanto pare ne alberga uno anche nel suo armadio.»

Aramis: «E non dimentichiamoci Aporro che continua a dondolarsi nudo da quella sua altalena in salotto…»

Liz: «Ah, e in cantina mi è sembrato di vedere Magnus Bane!»

Grimmjow: «ESCONO DALLE FOTTUTE PARETI!»
  
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