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Autore: sonolafossettadiluke    29/10/2014    1 recensioni
"Non è poi così male quest'inferno. Peccato non ci sia anche tu, Lucas."
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Sadico: persona affetta da sadismo; chi prova piacere di fronte alle sofferenze altrui. Tante volte l'avevano definita così, Sun. Ed era così strano pensare questo di una ragazza dal viso dolce come il suo. In effetti, il viso, era l'unica cosa dolce di Sunshine. Era una ragazza cattiva, fino alle ossa, le piaceva fare del male agli altri e traeva felicità da questo. Aveva ucciso qualche persona, sì. Ma ad altri si limitava a fare solo del male, molto e ripetutamente. Ma c'era ancora una persona che non aveva toccato nemmeno una volta. Lucas Robert Hemmings. Perchè? Perchè lui aveva ammorbidito di poco il suo cuore di pietra. Perchè erano amici. Era l'unico che riusciva a starle vicino senza uscirne sfigurato o, addirittura, morto. Erano tante le persone che avevano cercato di avvicinarsi a Sun, ma dopo se ne sono pentite, amaramente. Ashley era la sua migliore amica un tempo, prima che diventasse così. Sunshine l'aveva uccisa in preda ad un momento di rabbia. Ricordava ancora il modo atroce in cui aveva messo fine alla vita dell'amica e alle sue grida disperate. Era bastato un chiodo appuntito. Glielo aveva infilato con forza nel polso, lo girava e rigirava più volte nella ferita. Le aveva preso la vena. "Basta Sun, ti prego" gridava disperata Ashley. Ma Sunshine, invece di smetterla, continuava più forte. Finchè la ragazza non svenne. Poi tolse il chiodo dal suo polso e uscì da quello sgabuzzino, chiudendosi la porta alle spalle. La lasciò morire dissanguata. Un sorriso involontario le si dipinse sul volto a quei ricordi. Le provocavano ancora quel meraviglioso brivido di felicità. Camminava tranquilla per il corridoio, finchè non vide Michael Clifford. Ovviamente non fece caso a lui, ma alla cicatrice che gli si era formata lungo il braccio destro. Era stata lei a lesionargli la pelle con un taglierino per la carta. Era successo per caso. La professoressa li aveva messi in punizione e aveva dato loro il compito di tagliare a misura dei documenti. E i fogli e la pelle di Michael avevano lo stesso colore, così Sunshine non riuscì a resistere. "Ma che cazzo fai, stronza!" urlò Michael appena la ragazza ebbe finito il suo lavoretto. Sun scoppiò in una fragorosa risata e lo lasciò solo, con il braccio sanguinante. Michael da allora la guardava con disprezzo e a lei veniva da ridere perchè amava quella situazione. E poi in lontananza vide lui, Luke, che stava usando il suo cellulare. Era così bello, quasi quanto la sensazione di veder soffrire qualcuno. Sun era davvero tentata di avvicinarsi a lui e, magari, strapoargli i capelli uno ad uno. O cavargli i meravigliosi occhi azzurri. Ma non riusciva mai a farlo e finiva sempre col farsi male da sola. Ogni volta doveva reprimere il desiderio di fare del male a Lucas, ficcandosi le unghie, abbastanza lunghe, nella carne. E non avrebbe allentato la presa finchè non avrebbe saziato il suo desiderio di far provare dolore a qualcuno. Anche se quel qualcuno era lei stessa. Luke alzò gli occhi dal cellulare e le sorrise. Nonostante sapesse dei suoi strani comportamenti, le voleva molto bene e avrebbe fatto di tutto pur di aiutarla a cambiare. A dire il vero, Luke ne era innamorato. Come lei lo era di lui. Non avrebbero mai ammesso quello che provavano, altrimenti dopo sarebbe stato troppo difficile restare amici. "Sun" il biondo le lasciò un bacio sulla guancia, al che, Sunshine, si sentì avvampare. Lo guardò per qualche secondo. La voglia di fargli male era tanta, troppa. Si riportò le unghie sul braccio e strinse più forte che poteva. Per la prima volta, sentì dolore. Allontanò le unghie e guardò i segni che avevano lasciato. Lo aveva stretto quasi fino a farlo sanguinare, quell'esile braccio che si ritrovava. Poi riportò il suo sguardo su Luke, che era tornato a guardare il cellulare. Il braccio le bruciava e il cuore le batteva. "Luke, possiamo parlare?" chiese dolcemente Sunshine. Il ragazzo, seppur un po' spaventato, la seguì. Si ritrovarono da soli, nello stesso sgabuzzino dove era morta Ashley. Sun respirò a pieni polmoni quell'aria che sapeva ancora di morte e sorrise, fiera del ricordo che aveva lasciato. "Mi piaci" lo trovava subito il coraggio, lei. Dopotutto, doveva averne davvero tanto, dato quello che faceva alla gente. Luke sorrise e le portò una mano sulla guancia. Avvicinò pericolosamente il suo viso a quello di Sunshine, fino a far sfiorare le loro labbra. A quel contatto, la voglia di fargli del male, crebbe nella ragazza, la quale si limitò a stringergli i capelli tra le dita. Li tirò leggermente. Almeno un po' di dolore, doveva pur farglielo provare. Luke si distaccò leggermente dalle sue labbra, facendole rimanere comunque vicine. "Hai idea di tutto il tempo che ho aspettato che me lo dicessi?" soffiò per poi tornare a baciarla. E finalmente, in quello sgabuzzino, oltre all'aria di morte, Sun respirò amore. Tanto, troppo amore. Non era capace di reggerlo. Si allontanò da Luke e scappò via. Corse verso la sua classe, era in ritardo. Approfittò delle ore di lezione per prendere una decisone. Una decisione troppo importante, solo per Luke. Perchè lei lo amava e voleva evitare di fargli male. Al suono dell'ultima campanella, prese le sue cose e si avviò verso casa sua. Dall'altra parte della strada c'erano Ashton Irwin e Calum Hood. Ashton era solito indossare felpe, da quandi Sunshine gli aveva provocato un'ustione che prendeva tutto l'avambraccio. Era stato un incidente, a parere di Sun. Stavano fumando insieme, qundo notò che Ashton era troppo sorridente. Allora prese l'accendino e, una volta accesa, la avvicinò alla maglietta del ragazzo. Quest'ultima prese fuoco, ma Ash riuscì a toglierla prima che potesse fargli troppo male. Purtroppo sull'avambraccio aveva una chiazza, un'ustione. Avrebbe avuto quel segno indelebile, solo per colpa di Sunshine. Invece Calum, aveva rischiato di soffocare. Perchè un giorno, mentre erano in palestra, aveva lanciato una palla addosso a Sun. Allora lei gli si era avvicinata e gli aveva stretto le mani al collo. Per fortuna, l'avevano fermata in tempo, permettendo al finto asiatico di salvarsi. Rabbrividì al solo pensiero di tutta la felicità provata quando aveva fatto loro del male. Era una cosa così bella per lei. Arrivata a casa, cercò un foglio da stampante e una penna nera. Non aveva una madre a cui chiedere dove fossero. L'aveva uccisa, sua madre. Sgozzata nel sonno. Suo padre, invece, se n'era andato di casa quando lei aveva dieci anni. E fu proprio quell'evento a far diventare Sunshine così malvagia, così maledettamente sadica. Quando finalmente trovò quello che cercava, si mise a scrivere. Una volta finito, uscì di casa. Andò da Luke, per mettere quella lettera nella buca fuori casa sua. Poi se ne tornò a casa più tranquilla. Adesso era sicura che Luke non avrebbe più avuto problemi, non avrebbe più dovuto preoccuparsi dal fatto che lei avrebbe pututo fargli del male. Quando Luke tornò a casa, prese le lettere dalla cassetta, come le ordinava di fare sua madre. Notò, con gran sorpresa che ce n'era una indirizzata a lui. Una piccola scritta disordinata diceva 'Per Lucas' Entrò dentro casa e, una volta sedutosi comodamente sul divano, iniziò a leggere la lettera. "Caro Lucas, So che odi essere chiamato così, ma non hai idea di quanto io trovi adorabile il tuo nome. Per otto anni, ho cercato di vivere senza provare alcun sentimento positivo verso la gente. E guardami adesso, qui, seduta al tavolo di una casa ormai vuota, a scrivere una lettera per te. Perchè a dirtelo a voce, non ci sarei riuscita. Sai come sono, avrei finito per infilzarti qualcosa nel braccio o negli occhi e non avrei mai voluto arrivare a tanto. O almeno, non con te. È da quando ti ho conosciuto, cinque anni fa, che ho capito quanto fossi speciale. Sei stato l'unico ad accettarmi nonostante i miei mille difetti e zero pregi. Perchè, diciamoci la verità, una persona sadica come me, non ha pregi. Sadica. Che brutta parola. Io preferirei dire "contraria alla felicità della gente". O Dio, sembra ancora più cattivo detto così. Quindi torniamo al punto di partenza. Torniamo al fatto che ho da dirti tante cose, forse troppe, per una come me. Ti sei mai chiesto come sia diventata così cattiva? Sai, avevo un padre, un tempo. Ma poi ha deciso di andarsene, quando avevo solo dieci anni. Crescere senza un padre, devo ammettere, non è il massimo. Quindi se non potevo essere felice io, volevo che non lo fosse nessuno. So che non si può giustificare in alcun modo ciò che ho fatto, tutto il male che ho causato alla gente traendone gioia. Che poi, non è che sia bello veder soffrire qualcuno. È che io, cerco di esserne felice, anche un po' per autoconvincermi di star facendo la cosa giusta. Chiamatemi pure pazza, chiamatemi pure assassina. Ma questa è, anzi era, la mia vita e non posso cambiarla. Scrivere non è la mia specialità, quindi il discorso sopra, probabilmente, è contorto e incomprensibile. Ma, ehi, va tutto bene. Posso rispiegarlo con parole più semplici e meno contorte. In teoria, vorrei dire che mi dispiace per tutto ciò che ho fatto. L'ho capito quando, oggi, per la prima volta, ho provato dolore. In pratica, invece, ti confesso che ho scritto tutto questo per dirti che ti amo. E che se sto per andarmene è solo per non farti male. Il bacio che mi hai dato oggi forse è stato la cosa più bella che mi sia mai successa in tutta la vita. Senza il forse. Spero che tu non ci rimanga troppo male, che accetti questa mia decisione. Ho ucciso e fatto del male a troppa gente, ora è tempo di invertire la situazione. Ti amo Lucas. Sempre tua, Sun" Le lascrime stavano scendendo da sole sulle guance del biondo. Quella lettera lo aveva distrutto. Forse era ancora in tempo per salvarla, per dirle che se gli avesse fatto male non gliene sarebbe importato nulla. Perchè per lui, il solo fatto che lei lo amasse, sarebbe bastato a coprire tutto il male. Allora uscì di casa. E corse. Corse verso il 632 di George Street. La porta sul retro era aperta, come sempre del resto. Sun diceva che la teneva aperta per far passare più aria. Entrò e corse nella stanza della ragazza, ma era vuota. Allora si ricordò della scena del crimine di molte morti. Il bagno. Infatti la sua Sun era lì. Immersa completamente nella vasca da bagno. I capelli biondi che salivano a galla e nessuna bollicina che stesse ad indicare emissioni d'aria. Era arrivato tardi.
  
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