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Autore: Xandalphon    29/10/2014    4 recensioni
Seconda classificata al "Kyuubi contest - cronache della volpe a nove code", di Supersara.
Da un dolore può nascere una nuova consapevolezza, da un lutto, una nuova gioia. Questo fanno gli umani: lottare, attraverso polvere e fango, alla continua ricerca di qualcosa che dia senso alla loro vita. E per una povera contadina orfana, questo qualcosa è una volpe dalle nove code, proveniente da un passato lontano.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kurama, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la serie
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- Questa storia fa parte della serie 'Himiko'
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3)Hidden power

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Le ultime parole famose. L'unico modo per far cedere quella ragazza ostinata sarebbe stato, molto probabilmente, ucciderla. Ma Kurama non lo fece e si trovò costretto a fare da sensei. Chi l'avrebbe mai detto? lui insegnare? Se avesse potuto vederlo, probabilmente persino quel testa quadra di Naruto si sarebbe rotolato dal gran ridere. Eppure, per un motivo ancora a lui ignoto, non solo si mise a farlo, ma ci si impegnò anche al massimo.

 

Venne fuori che era un'utilizzatrice del vento (cosa prevedibile) e, in misura minore, del fulmine. La tartassò notte e giorno, riempiendola di ogni tipo di nozione e tecnica di cui aveva memoria. Dopo il tempo record di un anno, ne venne fuori una kunoichi che non avrebbe sfigurato davanti ai suoi grandi predecessori.

 

Solo che... C'era qualcosa che non quadrava. Era vero, avere uno scopo nella vita era qualcosa di fondamentale e sia lui, sia lei, probabilmente vi buttavano dentro anima e corpo per non dover pensare alla solitudine ed al vuoto che li attanagliavano nelle ore più buie.

 

Ma anche tenendo conto di questo, perché Himiko aveva insistito così tanto per imparare ad essere una ninja?

 

Per molto tempo, temette che il desiderio di lei fosse quello di vendicarsi contro la crudeltà del mondo in cui viveva.

 

Un giorno glielo chiedette esplicitamente, se non fosse questo il caso. Per poco, Himiko non gli scoppiò a ridere in faccia. Poi gli rispose, più calma:

 

“No, Kurama, no. Sarei folle, se cedessi alla tentazione di distruggere. Tutti gli uomini ce l'hanno, me compresa, non lo nego. Ma è una cosa stupida. Che il mondo fosse ingiusto e crudele, ma, per brevi istanti, anche sorprendentemente meraviglioso, lo sapevo anche prima che i miei genitori morissero. Il punto, è dare un senso alle proprie sofferenze, credere che ci sia uno scopo, un destino per cui valga la pena lottare. Impegnarsi tutti i giorni per tale fine è ciò che rende la vita degna di essere vissuta. Il mio, in questo momento, è quello di imparare, senza la pretesa che questi miei poteri possano rendere il mondo un posto migliore o peggiore di quello che è. Forse ti sembrerà stupido, o banale...”

 

“Forse è stupido, ma è certamente più sensato di tanti proclami astratti sul destino dell'umanità che ho sentito nel corso della mia vita... Soprattutto da parte di un cretino con i capelli a culo d'anatra e con gli occhietti rossi.”

 

“Sempre un tuo amico del passato?”

 

“No, in questo caso, più che altro, un nemico. Piuttosto, non mi avevi detto che volevi mostrarmi una cosa, ieri?”

 

“Beh... Sì.” Il volto di Himiko si fece insolitamente rosso.

 

“Cos'è tutta questa improvvisa ritrosia?”

 

A quella domanda, Himiko sbuffò.

 

“Kurama, hai una capacità di smontare le aspettative di una persona come mai avevo visto prima. Ad ogni modo, ti ricordi che giorno è oggi?”

 

“Sinceramente no.”

 

“E' passato esattamente un anno da quando ti ho tirato fuori dall'anfora.”

 

“E dovrebbe essere importante?”

 

“Capisco che per te che hai vissuto per moltissimi anni non rappresenti poi molto, ma io ho vissuto per poco più di seimila giorni Per me è... E' importante, ecco. E volevo farti un regalo.”

 

“Che genere di regalo?” Chiese guardingo Kurama. Non capiva perché, ma le sue orecchie fremevano. Non era un buon segno, di solito.

 

“Quando mi hai insegnato il sigillo per fare di me il tuo jinchuuriki non ero molto soddisfatta. Non mi piace averti dentro di me, preferisco poterti parlare in faccia.”

 

“Lo so, me l'hai già ripetuto un milione di volte.”

 

“Ecco, mi è venuta in mente una variante, basata su tutte le tecniche di sigillo che mi hai insegnato.”

 

“Devo preoccuparmi?”

 

“No, no, tranquilla, grande volpe! Ora fermati lì e osserva bene.”

 

In realtà, Himiko preferì tacere a Kurama il fatto che non era affatto sicura che ciò che aveva ideato non si potesse tramutare in un tragico disastro.

 

Iniziò a comporre sigilli di una complessità crescente, che fluttuavano intorno alla volpe. Kurama rimase a contemplare i suoi determinati occhi celesti. Erano l'immagine stessa della concentrazione. Mentre muoveva con rapidità e agilità le mani, gocce di sudore le imperlavano il viso, per lo sforzo. Dopo diversi minuti, appoggiò finalmente entrambe le mani a terra. Delle possenti onde di chakra investirono il Kyuubi che, istintivamente, chiuse gli occhi. Quando li riaprì, sentì una sensazione di smarrimento. Aveva l'impressione di essere... minuscolo?

 

Volse lo sguardo verso Himiko. Era accasciata dalla fatica e ansante. No, non era solo quello. Era come se fosse... Imbarazzata? Quel volto paonazzo poteva rivaleggiare solo con quello della moglie di Naruto da adolescente. Cosa diavolo stava succeden... Ah, ecco.

 

Si guardò in basso e capì. Capì cosa Himiko aveva fatto e anche il motivo per cui sembrava che le uscisse il fumo dalle orecchie.

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Aveva usato un'enorme quantità di chakra per imbrigliare il suo corpo di bijuu dentro alle fattezze di un essere umano. Un essere umano nudo, naturalmente. Con un ghigno perfido, parlò. In un primo momento si stupì di quanto fosse poco cavernosa la sua voce.

 

“Ah, quindi gli uomini infilano questo coso nella...”

 

“Pe-pe-pervertito!” Fu la risposta di Himiko, mentre si voltava di scatto.

 

“Ehi, guarda che so benissimo come funzionano certe cose. Solo che vedere la tua faccia imbarazzata mi capita troppo di rado, per cui ho pensato di approfittarne.”

 

“Ku-ku-kurama, sei uno stupido...”

 

“Ai miei tempi, dicevano 'baka', giusto perché tu lo sappia. Comunque a che devo questo onore?”

 

Mentre Himiko gli buttò addosso con fare casuale dei vestiti da uomo rispose, con ancora una certa esitazione nella voce: “Volevo visitare per bene la città, ma non mi andava di farlo da sola. Tutto qua.”

 

“A quanto vedo la città l'hai già visitata da sola senza particolari problemi.” Fece la ex-volpe, riferendosi ai vestiti che stava indossando.

 

“Ah, quelli? Beh, è stata questione di un minuto, a dire il vero...”

 

“E con cosa li avresti pagati, di grazia?”

 

“Ahem...”

 

Kurama, intuendo il motivo di tanta renitenza, scoppiò a ridere.

 

“Quale onore! La pura e virtuosa principessina ha rubato per me!”

 

“Però sei ingiusto... Sai benissimo che queste cose non mi piacciono e tu infili il dito nella piaga!”

 

“Eddài, Himiko, per una volta che sono io a divertirmi alle tue spalle, lasciami questa soddisfazione, invece di fare la solita permalosa!”

 

“Sei spiritoso come...”

 

“Come cosa? Illuminami.”

 

“WAAAAH! Basta, io ci rinuncio! Non capisco come mai, ma a quanto pare la tua forma umana ha acuito il tuo sarcasmo. E io non riesco ad averla vinta, ecco!”

 

“Mi sa che hai ragione. Ma, anche se vorrei assaporare questo momento fin che dura, mi è venuta in mente una cosa, nel frattempo... Per te non hai 'preso' nulla?”

 

A quella domanda, il colorito di Himiko tornò a farsi acceso.

 

“Ecco... Ve-veramente sì.”

 

“E cosa aspetti a sfoggiarlo?”

 

“Guarda che anche se ho vissuto per un anno intero nei boschi e prima ancora come una poveraccia, sono pur sempre una ragazza e ho una cosa che si chiama 'pudore', nascosta da qualche parte...”

 

“Non saresti la prima né l'ultima donna che vedrei nuda.”

 

“Sì, beh, ora sei un essere umano, almeno in apparenza, per cui mi fai il piacere di comportarti come tale e girarti!”

 

“Se no?”

 

“Se no, ho imparato anche come farti tornare nell'anfora, se proprio vuoi saperlo!”

 

“Ok, ok, mi giro... Permalosa.”

 

Nonostante l'allegro battibecco non fosse diverso da quelli che avevano animato le sue giornate nell'anno appena passato, il vago senso di vergogna misto ad eccitazione non la abbandonava. Un piccolo angolo del suo cuore sperava in una cosa che razionalmente sapeva impossibile.

 

“Adesso puoi guardare...” Fece lei dopo un paio di minuti. Indossava uno yukata celeste, con delle intricate decorazioni color verde scuro.

 

“Però! Adesso sembri quasi una donna, invece che uno spaventapasseri.”

 

“Ehi! Se devi farmi un complimento, farmelo come si deve non mi farebbe schifo.”

 

“Com'è che la piccola filosofa è andata a farsi benedire ed ha preso il suo posto una pazza isterica? Comunque, guarda che ti trovavo molto bella anche senza quel pezzo di stoffa colorato addosso, se proprio ti interessa saperlo, Himiko. E' una prerogativa di chi ha vissuto tanto, andare al di là delle apparenze..”

 

Il cuore le batté forte per un istante, ma poi, soppesando bene le parole della volpe, si accasciò su un masso, sospirando. Con amarezza, la ragazza disse:

 

“Ah... Ti sarò sembrata stupida e superficiale, vero? Solo che... Solo che anche io, ogni tanto ho dei sogni puerili come fingere di essere una normale ragazza di città, con un bel vestito, un bel portamento...”

 

“Il punto è che tu non sei normale. Non sei tu che devi adeguarti al mondo, Himiko. E' il mondo che dovrebbe baciare la terra dove cammini. Fidati, ho conosciuto molti uomini e donne, vecchi e giovani. Tralasciando le tua non trascurabili capacità ninja ed il tuo non trascurabile bell'aspetto, sei infinitamente più saggia di molte persone che ho conosciuto, nonostante tu abbia solo sedici (ormai diciassette) anni. Hai conosciuto il dolore e la solitudine, ma ti hanno reso più forte, molto più forte di quelle frivole signorine che dormono su cuscini di seta. Quindi, un po' più autostima, per piacere.”

 

“Ammettiamolo, però: se non ci fossi stato tu al mio fianco, molto probabilmente mi sarei lasciata morire in quella caverna.”

 

“E lo stesso vale per me, cosa credi? Comunque, se proprio lo desideri, ti accompagnerò in città con piacere.”

 

“Grazie, grande volpe.”

 

  
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