Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer
Ricorda la storia  |      
Autore: Midnight__    29/10/2014    2 recensioni
«Allora, come ti chiami?»
«Avril»
«Avril, Aprile in francese, aprile come la primavera, sei bella come la primavera»
«io odio la primavera»
«Perché dentro di te vive l'autunno.»
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Demons Cap1.
Image and video hosting by TinyPic



                          Primavera rumorosa.
 
 

La osservavo seduta sul davanzale della finestra della sua camera, leggeva i libri con le cuffiette nelle orecchie, oppure si limitava semplicemente a giocare con qualche app del cellulare, ma la maggior parte delle volte scriveva, scriveva su un piccolo quadernino nero, nero come la pece. E lei era bellissima, aveva gli occhi chiari, chiari come l'acqua cristallina e sembravano implorare tranquillità. Mentre i suoi capelli erano rossi come il fuoco, e di tranquillità non ne volevano sentir parlare.
Aveva un dolce tatuaggio sul polso destro, un tatuaggio che significava vittoria, e io ho sempre desiderato capirne meglio il significato, ma me ne stavo seduto sul bordo del marciapiede con la cartella affianco e il suono della natura che accompagnava quella vista così celestiale, sembrava di osservare una reazione chimica di quelle fighe, sembrava di osservare il fuoco che combatteva contro il vento per non spegnersi, eppure lei era sempre stata lì a non fare praticamente nulla, eppure... Eppure era la forza pura, la battaglia più grande.
E me ce ne volle di tempo per decidermi a farmi avanti e parlarle.
Le mani sudate, le gambe che tremavano, il cuore a mille… E io mica lo capivo il perché, uno stupido sedicenne ero, solo uno stupido sedicenne.
Presi lo zaino in spalla e mi alzai in piedi lanciando un sassolino contro il vetro della finestra aperta, lei sobbalzò e le cascarono dei fogli che erano posati con cura vicino a lei «Ehy!» la richiamai regalandole uno dei miei migliori sorrisi, che non venne ricambiato.
«Vuoi darmi della suicida perché sono sul davanzale della finestra?» Gridò alzando gli occhi al cielo e battendo una mano sulla finestra «A dir la verità volevo scambiare due chiacchiere! Magari scendi, visto che ti sono cadute queste» le mostrai i fogli e ridacchiai fra me e me, aveva una voce spettacolare, come se avesse ingoiato una delle migliori melodie.
«Le mie foto, mamma mia, che disastro!» saltò giù dal davanzale e corse via, persi la sua vista, ma dopo qualche secondo si affacciò «aspettami» disse agitata prima di infilarsi una felpa e correre giù, uscì dal portone del condomino e incatenò il suo sguardo al mio, il mio stomaco si attorcigliò e non potei fare a meno di arrossire un pochino, proprio come uno scemo.
«Grazie di averle prese» sussurrò prendendo le foto dalle mie mani. Lo si vedeva lontano un miglio, era preoccupata e molto agitata: si mordicchiava il labbro freneticamente, come Bugs Bunny mangiava le carote.
Ridacchiai e le afferrai un polso, trascinandola sul gradino del marciapiede «dai, siediti qui con me!» le sorrisi ancora una volta, e questo me lo ricambiò: un piccolo sorriso dolce, che lasciava intravedere un sacco di timidezza, ma anche un sacco di determinatezza.
«Allora, come ti chiami?» le chiesi poggiando un gomito sul mio ginocchio e successivamente il viso sulla mano, per poterla osservare meglio.
«Avril» mi rispose tirandosi indietro una piccola ciocca di capelli dal viso «Avril, Aprile in francese, aprile come la primavera, sei bella come la primavera» sussurrai prima di mordermi con forza il labbro, dandomi mentalmente dello stupido sedicenne, infatti lei scosse la testa «io odio la primavera» sbuffò e si appoggiò al muro dietro di noi.
«Perché dentro di te vive l'autunno.» Mi guardò, con il suo solito viso, nessuna espressione, mi guardò e basta «è vero» sussurrò attimi dopo catturando le mani dentro le maniche della felpa. Senza pensarci due volte mi sporsi e le lasciai un bacio sulla guancia, sentii qualcosa fra di noi e per quanto opposti tanto uguali.
«Tu invece, il tuo nome?» mi chiese con gentilezza staccando un fiorellino da terra. «Io mi chiamo Ashton, Ashton come Ashton.» ridacchiai e le rubai il fiore, afferrando successivamente la sua mano e legandolo al suo mignolo.
«Ashton assomiglia tanto ad hush, silenzio, anche se letteralmente significa "città dei frassini", sei silenzioso, vero?» la guardai e se avessi avuto uno specchio per guardarmi probabilmente sarei scappato, tipico stupido sedicenne, gli occhi che luccicavano e non potevi fare a meno di ampliare al massimo il mio sorriso «si, lo sono, non parlo con nessuno, però suono la batteria» ammisi abbassando lo sguardo verso le mie scarpe.
Lei mi guardò e «perché dentro di te c'è confusione, tanto rumore.» E aveva ragione, fottutamente ragione, dentro di me era un groviglio di cose indicibili.

 

E dopo alcuni giorni ci perdemmo sempre più in chiacchiere, andavo sotto alla sua finestra e le lanciavo un sassolino, lei mi faceva il dito medio prima di scendere e saltarmi addosso, ridendo come una scema. 
Parlavamo del più e del meno, cose del tipo "oh, sai, ho preso 9 a scienze oggi!", "ehi, oggi esce la nuova canzone di Taylor Swift!", scoprimmo un sacco di cose, come i nostri gusti musicali fossero in comune, e quanto in comune avessimo con la canzone "Echo" di Jason Walker, perché "il mio eco è l'unica voce che torna indietro e la mia ombra è l'unico amico che ho".
Cantavamo a squarciagola, uscivamo la sera e ci ubriacavamo.
Ma la sera più importante fu quella dove scattò il primo bacio, un primo bacio piccolo, dolce, ingenuo: un solo sfioramento di labbra, entrambe brilli, ma non troppo da dimenticare quell'attimo.
Il suo respiro caldo, le sue labbra screpolate che graffiavano le mie e il suo amore contro il mio: per una volta ebbi il coraggio di fare qualcosa, di cimentarmi il qualcosa di nuovo, rimanendo all'oscuro del dopo.
All'oscuro del dopo o un oscuro dopo?
La baciai con tutto l'amore che provavo, e sentii la sua battaglia, la sentii mia, in quel bacio condividemmo il suo autunno e la mia confusione, creando qualcosa di speciale, qualcosa di inspiegabile, peggio della teoria delle stringhe, undici dimensioni? Troppe poche per dire quanto era quel bacio.
Ne seguirono altri, lenti e passionali, facemmo incontrare le nostre lingue ed ebbi l'onore di assaggiarlo l'autunno, un autunno come le fragole.
La prima cosa che fece fu quella di guardarmi negli occhi, anche i suoi brillavano, brillavano di amore puro.
Il nostro era amore puro, nato tutto così dal nulla.

 

«Hai vinto contro te stessa, vero?» le chiesi, un anno dopo, mentre tenevo la sigaretta fra le labbra e guardavo il cielo pieno di stelle. Lei si lasciò andare ad una risata e mi prese il volto fra le mani, guardandomi negli occhi «Noi abbiamo vinto insieme, contro noi stessi, io contro me stessa ho sempre perso.»
E io avevo ragione, Avril dentro di sé era in guerra, in guerra contro se stessa «ma il tatuaggio…» mormorai abbassando lo sguardo mentre mi stringevo nelle spalle.
«Ashton, l'autunno, ti sei chiesto perché l'autunno? O lo hai tirato fuori così, tanto per quel giorno?» mi chiese accarezzandomi le guance, sospirando.
«Vedevo quella nota di speranza nei tuoi occhi, e l'autunno è la speranza della primavera. Dentro di te c'era un sacco di speranza, e la vedo ancora» dissi poggiando la fronte sulla sua, prima di iniziare a cantare "'Cause my echo, echo is the ony voice coming back. My shadow, shadow is the ony friend that i have". Lei sorrise, scosse la testa come a dirmi che stavo sbagliando, e sì, stavo letteralmente sbagliando. "Hello, hello, anybody out there?" canticchiai ancora sentendo la mia voce spezzarsi, prossima alle lacrime, lei sorrise e mi baciò le labbra «Rompiamo questo brutto silenzio, Ash. Rompiamolo perché qui fuori ci sono io, e il tuo silenzio non deve essere un traguardo perché il tuo silenzio è la barriera che devi rompere con tutto il rumore che hai dentro, qui fuori c'è la tua primavera che ti ama» disse queste parole socchiudendo gli occhi, ascoltando se stessa. La baciai ancora, feci incontrare le nostre labbra e assaggiai ancora una volta il sapore dell'amore, e questa volta fu diverso, il silenzio si stava rompendo, creando un rumore assordante.
«E la tua primavera è il tuo traguardo, perché l'autunno è la speranza, la speranza di una vita» mormorai contro le sue labbra mentre portai una mano fra i suoi capelli, districandoli con dolcezza.
Accarezzai le sue labbra con la lingua, e lei mi lasciò portare via l'autunno con un bacio, un bacio passionale, le nostre lingue giocavano e le nostre anime si incontravano, si mischiavano.

«Una primavera rumorosa, ecco cosa siamo.» 



 


#NdA
Questa è una piccola os, uscita così, tanto per.
Spero possa essere piaciuta a qualcuno e vi sarei davvero molto grata se voi potesse recensire con quel che ne pensate.
Vi amo.

xx, Midnight.


(Oh, vi invito anche a leggere le mie altre storie <3).


 


   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer / Vai alla pagina dell'autore: Midnight__