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Autore: Elefseya    30/10/2014    1 recensioni
Nelle assolate spiagge dell’afosa e petrosa Chio, vecchie e dolorose glorie vengono cantate alla giovane Grecia che cresce, nata sulle rovine di quel passato appartenente ai signori della guerra che combattevano sotto l’egida di Dei invisibili che correvano al loro fianco.
[ Antica Grecia centric - OC!Micene - Omero ]
Genere: Generale, Slice of life, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Antica Grecia, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Serie: Axis Power Hetalia
Titolo: Horizontes
Titolo capitolo: Horizontes -Historìa-
Personaggi:

OC - Antica Grecia (Eirene Mykenon);
OC - Micene (Kleonikos) -
nome che con immensa fatica ho passato dal miceneo al greco antico (sia benedetto Chadwick) ... in miceneo è un qualcosa di estremamente strano e molto "giapponese", tipo ko-re-wo-ni-ko (nico nico niiiii). L'ho scelto per il significato, che in teoria dovrebbe essere "famoso per la vittoria", e mi sembrava appropriato per la "Nazione" che poteva "vantare" -coff- come capo Agamennone, il cui epiteto era "hànax andròn", ossia "signore di uomini" ;
Omero
Warning: //
Wordcount: 1365
Challenge: /
Prompt: /
Note: Voleva essere un qualcosa di corto, e invece ho prodotto qualcosa di lungo, pesante e noioso. Boohoo, vogliate scusarmi, ma ci tenevo troppo a fare qualcosina del genere, e anche se il risultato può essere discutibile, comunque spero vi piaccia! Al solito, se leggete sentitevi liberi di recensire anche maledicendomi e facendomi una Filippica degna di Cicerone, non mi offenderò -no, ehi, andateci piano D: -
Se vi sembra molto rindondante l'insieme, vi spiego il perché: ho cercato molto umilmente di ricreare in prosa un linguaggio epico, quindi con tanto di metafore piuttosto lunghe, epiteti, certe costruzioni di frasi seguendo l'esempio dei "cola" latini... c'ho provato davvero, poi ogni tanto scivolavo nella narrativa del XX secolo, quindi amen.
L'ispirazione l'ho avuta spudoratamente da una canzone dei Sound Horizon, che ho pure citato all'inizio del testo in traduzione in inglese: ascoltatela, è molto carina *3*
Ulteriori note utili al racconto in sé alla fine!

Disclaimer: la serie appartiene a Himaruya, Antica Grecia e Micene in teoria a me (?) che me li sono creati ex novo e alla storia, e Omero... a se stesso? E' esistito veramente?



« Horizontes »
“Historìa”

 

«My friend, follow the path that you believe in. 
Let us sing for those bound to die. 
Elefseia, my beloved friend, a song of battles.»
-Sound Horizon, Orizontas-



Piedini scalzi sgambettano, sfiorando con le piccole dita l’erba umida che a ciuffi sparsi cresce sull’arida piana dove sassi e vegetazione combattono in prossimità degli ombrosi pini marittimi. Ciondola da un lato e poi dall’altro una testa dalla folta chioma mossa e castana, coperta da un pileo lanoso per proteggersi dal Sole; essa scandisce vigorosamente il ritmo dei galoppanti esametri che si diffondono armoniosi nell’aria.

«...molti dolori patì nel cuore sul mare, lottando per la sua vita e per il ritorno dei suoi.»
Una piccola mano paffuta strappa distratta dal suolo fiori di tarassaco e li posa sul grembo coperto dal grezzo tessuto del chitone, mentre occhi verdi come i prati della Focide solcata dal Cefiso vagano dall’orizzonte lontano, sommerso dal mare, al vecchio cantore cieco seduto poco distante; gli occhi di lui, sebbene aperti, sono di un gelido azzurro offuscato come da veli invisibili.
La giovane Ellade ascolta rapita e affascinata i versi cantati da quella calda voce malinconica, e le sue labbra si muovono impercettibilmente in sincronia, ripetendo in un sussurro le stesse parole che giungono alle sue orecchie inesperte.
«Lui solo, che sospirava il ritorno e la sposa, la veneranda ninfa Calipso, la splendida Dea, tratteneva negli antri profondi, volendo che le fosse marito.»
Un sobbalzo leggero per lo spavento improvviso, Eirene si ferma con un gridolino inudibile nel suo dondolarsi non appena sente qualcosa -qualcuno- sollevarla da quello scomodo tronco: si ritrova seduta sulle ginocchia di un adulto, un chitone più scuro viene coperto dal suo più chiaro e decorato da ricami, e prima che ella possa voltarsi per vedere chi ha osato disturbarla nel suo bisbigliare concitato, una voce ben conosciuta continua il canto interrotto della bambina.
Il duro accento dorico del padre si mescola al più gentile ionico dell’aedo, suoni leggermente diversi si confondono nella testa di Hellas, ora silenziosa.
«Tutti gli Dei ne avevano pietà, ma non Poseidone, questi serbava rancore violento contro il divino Odisseo, prima che in patria tornasse.»
Micene, ora seduto su quel ceppo, avvolge i fianchi di Eirene con le braccia, stringendola delicatamente a sé. In un gesto automatico le manine della piccola, prima colme di fiori brillanti come Febo Apollo, accarezzano le altrui braccia sfiorandone le cicatrici sbiadite, così in contrasto rispetto alla pelle olivastra scaldata dal rovente sole greco; si poggiano a quelle mani decisamente più grandi che la tengono salda al padre e non la fanno cadere.
Sono mani callose e dalla pelle dura e ruvida: mani che hanno impugnato spada e lancia per uccidere, bastoni per condurre greggi e mandrie, e che hanno affilato con la pietra innumerevoli volte lo xiphos. Mani che hanno sollevato così tante volte Eirene per aiutarla a salire in groppa a puledri che trottano, e che hanno preso in braccio agnelli che si erano allontanati dalle loro madri.
Quelle stesse mani, ora, dispettosamente afferrano il morbido copricapo dalla testa della bambina, scompigliandole i capelli ribelli.
Micene è stanco della guerra: ha vissuto così a lungo, ha combattuto così tante battaglie. Il solo pensiero lo spossa, facendogli agitare pigramente il cuore nel petto, facendogli tornare alla memoria polverose spiagge irte di lance, navi minacciose, mura diroccate, il rumore dei carri che trasportavano i re al campo di battaglia, i soldati e le loro grida, l’odore pungente del fumo, il bruciore degli occhi per colpa del sole di Frigia che incendia anche la secca argilla.
Quella sola voce armoniosa e antica come quelle memorie, e che riecheggia ovattata nella sua testa, riesce a scuotere le membra di colui che un tempo era signore di uomini.
Kleonikos sospira. Appoggia il mento sulla testa di Eirene, che ancora scalpita dispettosa per riavere il suo pileo e stringerlo gelosamente tra le mani, lasciando che i fiori selvatici cadano ai suoi piedi, dimenticati.
Si ferma la vibrante musica, tace il vecchio Omero. Anch’egli stanco, appoggia la schiena contro il tronco di un albero, e volge gli occhi oscurati in un moto istintivo verso il dolce sciabordio delle onde poco distanti.
Nelle assolate spiagge dell’afosa e petrosa Chio, vecchie e dolorose glorie vengono cantate alla giovane Grecia che cresce, nata sulle rovine di quel passato appartenente ai signori della guerra che combattevano sotto l’egida di Dei invisibili che correvano al loro fianco.

La giovane Ellade non sente questa antica stanchezza.
Ella si alza, facendo leva sulle morbide braccia, e con un piccolo salto scende dal suo comodo seggio, aiutata con una lieve spinta dal padre. Alliscia e spolvera il corto chitone con fare impacciato, e poi corre veloce, rischiando di incespicare in qualche radice che affiora dal terreno o inciampare su qualche sasso, per raggiungere il cieco poeta. Omero si volta verso questa nuova fonte di rumore che riconosce bene dai piccoli passi affrettati e dalla vocina cristallina e vivace che richiama squillante la sua attenzione, rompendo lo stanco silenzio.
«Didaskale, didaskale!»
Quella punta di giovane e acerbo accento attico strappa un sorriso intenerito al cantore di Ionia; ed appena egli percepisce la manina di lei afferrargli insistentemente il chitone, con lenta incertezza posa una pesante mano sulla testa di Eirene. Ma è con leggerezza e gentile affetto che ne scompiglia i boccoli castani e le ciocche dispettose, accarezzando quei capelli più e più volte nonostante non gli sia concesso vederli.
Sorride, Ellade.
Socchiude appena gli occhi, soddisfatta, mentre osserva l’immensa distesa marina che brilla vibrante sotto i raggi del meriggio.

«Maestro, potete vedere oltre l’orizzonte? Mi potete raccontare cosa c'è lì? Cos'ha visto il multiforme?»
Parole di vento che si susseguono veloci come battiti d'ali, ed è una roca risata ciò che arriva alle orecchie di Eirene, la quale solleva lo sguardo, indispettita: non può provarlo tramite i suoi occhi, ma il vecchio Omero è sicuro che le guance della bambina ora siano gonfie e l'espressione sul suo volto inquisitoria.

«Io posso vedere oltre l’orizzonte solo se il Dio me lo concede e le Muse sussurrano alla mia mente.»
Serafica e tranquilla, con quell'affettuoso tono baritonale, giunge la semplice risposta del poeta; un borbottio deluso e affranto, Hellas torna con lo sguardo imbronciato a concentrarsi là dove i domini di Zeus e Poseidone si confondono e uniscono, sospirando insoddisfatta per questa piccola sconfitta.
«Perché, maestro?»
Ma prima che il rapsodo possa rispondere, reprimendo a stento un'altra risata divertita assieme a Micene, è Kleonikos stesso che prende parola, mentre si alza e si avvicina con passo zoppicante alla piccola Grecia che, assorta, scruta verso l'infinito che si staglia azzurro sotto i loro piedi.
Corrucciata, la bambina alza il volto verso gli altrui occhi non appena sente quei passi ben conosciuti, e istintivamente alza le braccia verso il padre.

«Perché è lo Splendente che decide cosa far cantare, e sono le nove Muse che ispirano le parole ai poeti.»
Solleva da terra Eirene, portandola alla sua stessa altezza in modo che possa aggrapparsi al suo collo con le braccia, e con l'indice della mano sinistra le sfiora il nasino arricciato e le labbra strette in quell'espressione delusa per la mancanza di una risposta per lei soddisfacente.
Certo quell'espressione non rimane impressa a lungo su quel giovane viso, le cui labbra ora si sciolgono in una piccola risata; il volto stesso va a nascondersi premendo sulla spalla di Micene, mentre altre lente carezze sfiorano i lunghi capelli e la schiena, cullando la piccola Grecia.

«Voglio anche io poter vedere oltre l’orizzonte, come Odisseo! Maestro, posso? Cosa potrò vedere?»
Imperiosa è la voce infantile di Hellas, che di nuovo scalpitando irrequieta volge lo sguardo tra Omero e le invisibili terre al di là del mare: sogna spiagge sabbiose dove onde di bianca schiuma portano le concavi carene, immagina quelle stesse genti di cui ha tanto sentito parlare, quei barbari che non conoscono il sapore del pane e temono la casa delle ninfe Oceanine. Già percepisce la sensazione della sabbia bagnata sui suoi piedi non appena sbarcherà su quelle terre estranee e lontane.
«Presto ti racconterò anche quello, piccola Ellade.»
Ed Eirene non può fare altro ora che chiudere gli occhi, poggiando di nuovo la testa sulla spalla del padre, e far finta che quella stessa brezza calda e gentile che le scompiglia i capelli possa bisbigliarle quelle parole che le Muse silenziosamente sussurrano ai vati.





_____

Note dell'autrice:
- i versi citati sono dell'incipit dell'Odissea, ho usato la traduzione della Calzecchi Onesti, che di solito è quella proposta nei testi di epica delle superiori;
- pileo = è un berrettino di lana che usavano soprattutto i bambini e gli anziani per proteggersi dal freddo o dal sole. Cosa carina è che a Roma diviene simbolo dei liberti, eheh;
- signore di uomini = ho voluto usare per Kleonikos lo stesso epiteto che Omero usava per Agamennone, mi pareva giusto nonché necessario e alquanto figo 8D ;
- xiphos = un tipo di spada in uso presso i Micenei e poi anche presso i Greci;
- spiegare perché ho scelto Micene come padre per Antica Grecia è piuttosto complesso, quindi riassumerò il tutto dicendo "civiltà micenea - medioevo ellenico - Grecia arcaica". Il Medioevo ellenico è il periodo in un cui è ambientata questa one-shot, ed è l'epoca di transizione tra i Micenei e i Greci, nonché proprio il periodo in cui la tradizione vede l'entrata in scena dei poemi omerici, dapprima solo cantati da aedi e rapsodi (aliasi i cantori) e poi sotto Pisistrato messi nero su bianco (?):
- tutto ciò che Kleonikos immagina è un mio modo per descrivere in poche parole la guerra di Troia, ci tengo particolarmente al "muro diroccato", là dove Andromaca aveva detto ad Ettore di radunare il grosso dell'esercito;
- didaskale = da "didaskalos", che significa "maestro"
- il multiforme = epiteto di Odisseo, in greco "polytropos", indica la sua versatilità dovuta alla sua astuzia;
- il Dio = Apollo. Quando nei poemi si parla di "Dio", è sempre lui; allo stesso modo, Splendente è la traduzione del nome Phoebus, alias Febo;
- casa delle ninfe Oceanine = mare e grandi corsi d'acqua
   
 
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