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Autore: marthiachan    30/10/2014    2 recensioni
L'evoluzione del rapporto tra Sherlock e Molly vista attraverso gli occhi degli altri personaggi.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Hello!
Eccoci a un nuovo capitolo con il punto di vista di Mr e Mrs. Holmes. Non so se è così anche per voi, ma io mi sono letteralmente innamorata dei genitori del nostro Consulting Detective.
Questo capitolo ha avuto un'evoluzione un po' difficoltosa. Ero arrivata a metà quando, per un mio stupido errore, ho sovrascritto il file, perdendo tutto quello che avevo scritto. Dopo essermi strappata i capelli, l'ho riscritto da capo cercando di non dimenticare nessun dettaglio, ma ho come l'impressione che la seconda stesura non sia venuta bene come la prima. Questo però, non potremo mai saperlo per certo.
Vi informo anche che questo è il penultimo capitolo, ciò significa che la prossima settimana avremo il punto di vista di Sherlock e Molly.
Ora la smetto di sproloquiare e vi lascio al capitolo. Spero vi piaccia.
Buona lettura.
 
 
 
Mr e Mrs Holmes
 
 
Violet Holmes scese dall'auto con passo di carica ed entrò in casa mentre suo marito e il tassista provvedevano a scaricare le valigie. Posò la borsa e si tolse la giacca sbuffando e poi afferrò il telefono. Premette il numero di chiamata rapida e attese.
“Anthea? Ciao cara, sono Violet. Come stai?” esordì quando ci fu una risposta all'altro capo della linea. “Noi stiamo benissimo. Perdonami, ma ho bisogno di parlare con mio figlio.”
Attese un minuto con un'irritante musica d'attesa e poi finalmente ci fu una risposta.
“Buongiorno mamma.”
“Mycroft, mi devi urgentemente delle spiegazioni.”
“Immagino tu ti riferisca alla mail che ti ho inviato ieri.”
“Naturalmente! Io e tuo padre abbiamo interrotto la nostra vacanza in Spagna non appena l’ho letta. Dimmi la verità, è una farsa? È come con quella Jennifer?”
“Janine, mamma, si chiamava Janine.”
“Non vedo cosa cambi dal momento che non è mai stata realmente mia nuora.” disse lei con sufficienza. “Quindi, è vero?”
“Sì, mamma, è tutto vero.” Ammise lui con un sospiro. “Da qualche tempo Sherlock e la Dottoressa Hooper sono... intimi.”
Dottoressa?”
“Sì, lavora come anatomopatologa al Barts. Lei e Sherlock hanno collaborato per molti anni.”
“Quindi erano amici prima?”
Amici? Non so se sia la parola più appropriata. Possiamo dire che Sherlock ha avuto modo di conoscerla e apprezzarla prima di sbilanciarsi in un rapporto sentimentale con lei.”
“Oddio, Mycroft, la fai sempre così difficile...” mormorò Violet con tono esasperato. “Credi che lui sia felice?”
“Sì, credo di sì, per quanto sia in grado di esserlo uno come lui.” concluse lui apparentemente stanco della conversazione. “Ma se non ti fidi della mia opinione puoi venire a verificare di persona.”
“Ci puoi scommettere che vengo a controllare di persona! Lascia che tuo padre si riprenda dal viaggio e saliremo sul primo treno per Londra!” decretò lei chiudendo la conversazione con furia.
 
Siger Holmes entrò in casa e si tolse la giacca mentre guardava sua moglie ticchettare nervosamente le unghie sul tavolo. Con un sospiro versò dello cherry a entrambi.
“Non devi preoccuparti. Devi avere fiducia in nostro figlio.” disse lui passandole il bicchiere. “Sì, ha commesso degli errori in passato, ma non possiamo dare per scontato che sia sempre così.”
Lei sorrise, accarezzandogli il viso con delicatezza, e lui non poté fare a meno di ricambiare.
“Tu riesci a vedere il buono in chiunque. Persino in nostro figlio.” rispose lei con ironia. “Non so cosa farei senza di te.”
“Io credo che nostro figlio sia molto maturato e che dovremmo dargli il beneficio del dubbio.”
“Sai che non c'è niente che non farei per i nostri figli, ma devo assicurarmi che sia tutto a posto.”
Lui annuì, comprendendo cosa intendeva, la abbracciò e le baciò la fronte con tenerezza.
 
Violet bussò con insistenza alla porta del 221b per circa un minuto prima che venisse aperta. E, quando accadde, non si trovò di fronte né suo figlio né la gentile padrona di casa, ma una giovane donna minuta e dai capelli ramati.
“Ehm... Buongiorno, posso aiutarla?”
“Ciao cara. Tu devi essere Molly. Io sono Violet Holmes.”
La ragazza impallidì e fece un passo indietro lasciandola entrare.
“Oh, mi perdoni Mrs. Holmes, come ho fatto a non riconoscerla? Ha gli stessi occhi di...” balbettò imbarazzata. “Ma Sherlock non è in casa...”
“Non sono venuta per lui, cara.” replicò Violet mentre si toglieva la giacca e gliela consegnava.
“Mr Holmes non è con lei?”
“Mio marito è rimasto al Diogene’s Club con mio figlio maggiore. Meglio, così potremo fare una bella chiacchierata fra donne. Io ho voglia di un tea, tu no?” propose Mrs. Holmes salendo le scale.
“Sì, certo...”
Arrivata al piano di sopra, si sedette con eleganza sulla poltrona di suo figlio e fece un cenno verso quella di fronte. Molly la guardò confusa per qualche secondo, ancora con la sua giacca fra le braccia, e poi la appese velocemente e le si sedette di fronte.
“Allora, mia cara, non sono qui per farti un terzo grado, ma mio figlio tende a fare sempre il misterioso e se non fossi venuta di persona non ci avrebbe mai fatto incontrare.”
“Ecco, sì, lo capisco.”
“Dimmi, tu lo ami?”
La ragazza arrossì violentemente e sorrise imbarazzata.
“Sin da quando per lui ero solo l'equivalente umano di un microscopio.”
“Certo, non mi stupisce. Mi chiedo solo cosa possa avergli fatto cambiare atteggiamento nei tuoi confronti...” mormorò l’anziana signora con tono malizioso. “Sei mai stata fidanzata?”
“Ehm... Sì, qualche tempo fa stavo per sposarmi.”
“Questo spiega tutto. Sherlock è sempre stato molto possessivo con quello che considera suo.” replicò piegandosi in avanti in modo che i loro visi fossero più vicini. “Sappiamo entrambe che la maturità emotiva di mio figlio è pari a quella di un ragazzino di dodici anni.”
“Con il dovuto rispetto, Mrs. Holmes, ma non penso che lei lo conosca così bene come crede.” Disse Molly sporgendosi in avanti nella stessa posizione.
“O forse sei tu a non conoscerlo bene come credi.” Commentò l’altra ridendo. “Non fraintendermi, non dubito di te o dell’affetto reciproco che provate. Ma mio figlio è una persona molto complicata e ho bisogno di assicurarmi che chi lo circonda lo aiuti a essere sereno senza ricadere nei vecchi sbagli. Sono certa che mi capisci.”
“Naturalmente.” Annuì la patologa con convinzione. “Io stessa mi preoccupo molto di questo fatto.”
“Mi fa piacere. Credi che lui ti ami come tu ami lui?”
Molly abbassò ancora lo sguardo, arrossendo.
“So che tiene molto a me, anche se non lo dice esplicitamente, ma mi ha chiesto di vivere insieme, quindi...”
“E siete felici?”
“Penso proprio di sì...”
Violet sorrise. Quella ragazza le piaceva. Era gentile, timida, ma anche decisa e sicuramente paziente se aveva amato Sherlock per tanti anni e ancora lo sopportava.
“Mi fa piacere, mia cara. E credo che saremo delle ottime amiche.”
 
Siger Holmes era seduto nell’ufficio riservato al maggiore dei suoi figli, sorseggiando uno scotch pregiato. Il silenzio presente nella stanza avrebbe potuto essere opprimente se entrambi gli Holmes non fossero stati abituati a un rapporto fatto più che altro di sguardi e monosillabi.
A interrompere quella pace, furono dei passi rapidi e la porta che veniva spalancata con forza.
“Mycroft, hai passato il segno! Non puoi farmi trascinare qui come se fossi un tuo domestico!” esclamò con furia il minore dei suoi figli piazzandosi di fronte alla scrivania dal fratello e gesticolando contro di lui. “Ero nel bel mezzo di un caso! Quale assurda ragione puoi avere avuto per volermi vedere a ogni costo?”
“Mi dispiace, fratellino, ma non sono stato io a richiedere la tua presenza.” Replicò il maggiore facendo un gesto della mano verso una delle poltrone all’interno della stanza.
Solo a quel punto Sherlock si voltò e impallidì nel riconoscere suo padre.
“Ciao, figliolo.”
“Papà... Non capisco. Potevi chiamarmi.”
“Io e la mamma volevamo che fosse una sorpresa.”
“E dov’è ora la mamma?” chiese immediatamente, fermandosi un secondo dopo. “Oh, ma certo. È per Molly, vero? È andata a Baker Street per farle un interrogatorio in piena regola. E voi mi avete trascinato qui per evitare che possa impedirlo, vero? Mycroft, sappi che ti ritengo responsabile. Sono certo che sia stato tu a fare la spia, è la cosa che ti riesce meglio.”
“Non essere sciocco, Sherlock. Ho semplicemente ritenuto di dover informare i nostri genitori delle novità che ci sono nella tua vita, visto che tu non te ne preoccupi.”
Siger si alzò in piedi, stringendosi nella sua giacca di tweed, e raggiunse il figlio più giovane.
“Figliolo, non è come credi. Non siamo venuti per un interrogatorio o per metterti in imbarazzo ficcando il naso nei tuoi affari.” Spiegò l’anziano signore posandogli una mano sulla spalla. “Vogliamo solo essere coinvolti nella tua vita e gioire della tua felicità.”
“Mi avete teso un’imboscata.”
“Era solo una sorpresa. E ti assicuro che tua madre non farà nulla di male alla tua ragazza.”
Sherlock alzò gli occhi al cielo sentendo quella parola che chiaramente non riteneva opportuna.
“Lo verificherò di persona.”
Prima che potessero impedirglielo o dire qualcosa al riguardo, Sherlock era già uscito dall’ufficio, chiaramente intenzionato a dirigersi a Baker Street.
“Commovente, davvero.” Commentò Mycroft poco distante, seduto alla sua scrivania.
“Sai che non capisco il tuo sarcasmo, Myc.”
“Mi riferisco a come, un uomo di poche parole come te, diventi improvvisamente loquace quando si tratta di rassicurare il figlio minore ormai adulto.”
“E questo è un problema?”
“Non ti sei mai comportato così con me, neanche quando ne avevo davvero bisogno. Molto più di Sherlock.”
“Non cominciare con queste sciocche invidie. Voi siete sempre stati molto diversi e di conseguenza mi sono sempre comportato diversamente con voi, ma questo non significa che non vi ami entrambi alla stessa maniera.”
Mycroft non replicò, limitandosi ad alzare le sopracciglia, chiaramente non convinto dalla dichiarazione di suo padre.
“Ora, per favore, mi accompagneresti a Baker Street? Credo che tua madre abbia avuto abbastanza tempo per fare amicizia.”
 
“..e così ha finto di balbettare per sei mesi. Persino il logopedista pensava fosse vero! E poi, un giorno, di punto in bianco, la balbuzie è sparita. Quando gli ho chiesto che cosa fosse successo, la risposta è stata un annoiato ‘Esperimento, mamma.’”
“Perché non ne sono stupita?”
“Fidati, cara, se vuole sa essere un grande attore. Ma suppongo che ormai tu sia perfettamente in grado di distinguere le sue sceneggiate, vero?”
“Sì, anche se a volte fingo di no per non offenderlo...”
Le due donne scoppiarono a ridere continuando a sorseggiare il loro tea.
Il rumore del portone che sbatteva le fece sussultare per la sorpresa, ma sorrisero entrambe quando riconobbero i passi concitati per le scale.
Qualche secondo dopo, Sherlock irruppe nel salotto, con il fiato corto e uno sguardo minaccioso.
“Ciao caro.” Lo salutò Violet con nonchalance. “Vuoi unirti a noi per il tea?”
“No. Cosa ci fai qui?” chiese lui infastidito.
“Sherlock!” lo sgridò Molly. “Non essere scortese. È tua madre ed è venuta a trovarmi.”
“No, Molly. Lei non è venuta a trovarti o a diventare tua amica, ma a farti un interrogatorio!”
“Non essere assurdo.” Commentò Violet. “Parli come se non ti avessimo insegnato le buone maniere. Mi deludi molto, Sherlock.”
“Sherlock, non c’è stato nessun interrogatorio. Stiamo solo cercando di conoscerci meglio. Non vedo cosa ci sia di male...”
Sherlock sbuffò, con l’aria irritata di un bambino capriccioso. Ed, effettivamente, Violet non vedeva differenze rispetto ai suoi capricci infantili. Siger diceva che era maturato, ma lei non ne era così sicura.
“Molly, tu non capisci!”
“Sherlock, basta!”
La ragazza si alzò in piedi irritata e, afferrandolo per un braccio lo trascinò in cucina. Violet riuscì a sentire suo figlio sussurrare le parole “ficcare il naso” e “manipolarti”.
“Sherlock, ti stai comportando come un bambino! Non c’è nessun complotto! Violet è stata gentile e carina e non hai motivo di trattarla così! Inoltre, è tua madre e tu non l’hai nemmeno salutata!”
Il tono di voce di Molly era sufficientemente alto da arrivare perfettamente a Mrs. Holmes.
“Non voglio sentire nessun Ma!” continuava a dire, probabilmente replicando alle obiezioni di lui. “Ti comporterai in maniera educata e rispettosa e ti scuserai.”
“Io non...”
“Non azzardarti a dire altro. Ti sei comportato in maniera terribile e non posso accettarlo.”
Violet trattenne una risatina. Quella ragazza aveva del carattere e, incredibilmente, Sherlock le dava retta. Certo, brontolava un po’, ma alla fine le obbediva. La prova era che ora si dirigeva verso di lei con aria contrita.
“Perdonami, mamma. È bello rivederti.” Disse lui chinandosi su di lei e dandole un bacio sulla guancia prima di andare a sedersi impettito sul divano con aria orgogliosa.
“Mia cara, tu sì che sai come trattarlo...” mormorò non appena Molly si sedette nuovamente di fronte a lei.
Molly sorrise divertita, ma si trattenne immediatamente per apparire più severa.
“Dovresti venire a trovarmi, cara. Sono certa che la campagna ti piacerà. E il nostro giardino è ogni anno più bello, grazie a Siger, ovviamente. Io sono negata con le piante.”
“Mi piacerebbe. Cercherò di organizzarmi con il lavoro.”
“Oh, naturalmente non c’è fretta. Quando puoi fammi una telefonata.” La rassicurò Violet mentre si versava dell’altro tea.
Anche senza voltarsi era consapevole dell’espressione infastidita di suoi figlio a quella proposta.
Il suono del campanello fece correre Molly al piano di sotto, lasciandoli soli.
“So cosa stai cercando di fare.” Disse lui con tono freddo.
“E sarebbe?”
“Cerchi di usare Molly per controllarmi.”
“Oh, Sherlock, devi smetterla con la mania dei complotti. Volevo solo conoscerla e sono contenta di averlo fatto. È adorabile. È evidente perché tieni tanto a lei.”
“Non voglio che ti intrometti nei miei affari.”
“Non essere sciocco. Se volessi davvero intromettermi te ne accorgeresti. E di sicuro non saresti in grado di fermarmi.”
L’ingresso di Molly e Mr Holmes interruppe la loro conversazione.
“Spero di non essere di troppo.” Si scusò l’anziano signore con un sorriso.
“Assolutamente no! Si accomodi, Mr Holmes. Desidera una tazza di tea?” chiese Molly sorridente.
“Oh, no cara, grazie. Ma gradirei un bicchiere d’acqua fresca.” Accettò l’uomo sedendosi accanto al figlio.
La ragazza annuì e si recò in cucina a prenderlo.
“Mycroft non ti ha seguito?” chiese Sherlock con sarcasmo rivolto al padre.
“Aveva del lavoro da fare.”
“Certo. E non ama le riunioni di famiglia, ovviamente.”
Molly rientrò porgendo un bicchiere al nuovo arrivato e poi tornò al suo tea.
“Siger, quando Molly verrà a trovarci devi mostrarle i tuoi fiori.” Incalzò Mrs. Holmes con un sorriso al marito.
“Con estremo piacere.” Annuì lui entusiasta. “Sto lavorando a un nuovo ibrido tra...”
Siger Holmes continuò a parlare per dieci minuti delle sue amate piante, mentre Molly lo ascoltava rapita e Sherlock guardava il soffitto con aria annoiata.
Violet si prese del tempo per osservarli.
Continuava a pensare che Sherlock avesse la maturità di un dodicenne, ma la compagnia di Molly lo aveva sicuramente migliorato. Tempo prima non avrebbe esitato a metterli alla porta perché troppo “noiosi”. E il fatto che si fosse scusato con lei poco prima, era un grande passo avanti.
Posò lo sguardo su Molly. I suoi occhi brillavano e le sue guance erano rosse per l’entusiasmo. Non era solo la sua bocca a sorridere, ma tutto il volto. Violet non l’aveva mai incontrata prima di quel giorno, ma era quasi certa che questi fossero i sintomi della sua relazione con Sherlock.
Istintivamente, si voltò a guardare suo figlio e notò il suo sguardo posato su di lei. i suoi occhi esprimevano affetto e ammirazione. Anche lui era felice, anche se probabilmente non lo avrebbe mai ammesso.
Rendendosi conto di essere osservato, Sherlock si voltò verso di lei, incrociando i suoi occhi. Sembrava essere infastidito dell’essere stato sorpreso in quell’attimo di vulnerabilità. Lo vide irrigidirsi, diventando nuovamente impenetrabile, e guardarla con atteggiamento di sfida.
“Ora credo che dovremmo andare, Siger.” Disse Violet alzandosi in piedi. “Abbiamo abusato fin troppo dell’ospitalità di Sherlock e Molly.”
“Naturalmente, cara.” Obbedì lui immediatamente. “Molly, cara, è stato un vero piacere.” Disse facendo un piccolo inchino e baciando la mano della giovane patologa.
“Oh, anche per me, Mr Holmes.” Replicò lei arrossendo. “Venga, la accompagno al piano di sotto.” Propose dopo aver scambiato uno sguardo eloquente con Violet.
Rimasti di nuovo soli, Sherlock si posizionò di fronte a sua madre, sovrastandola con la sua altezza. Aveva le mani dietro la schiena e si era accigliato.
“Sherlock, non guardarmi come se ti avessi fatto un torto.” Esordì lei con tono di rimprovero. “Volevo solo vedere con i miei occhi quanto tu fossi felice. L’ho sperato per tanto tempo e non volevo crederci quando me lo ha detto tuo fratello.” Spiegò lei facendo spallucce. “E sono felice di averlo fatto. Lei mi piace molto. Non dovrei esserne sorpresa, naturalmente. Non poteva essere meno che speciale o tu non l’avresti scelta.”
Lui sospirò, e sul suo viso passò un sorriso, come se si fosse improvvisamente arreso ad ammettere quello che provava.
“Molly è molto importante per me. Non permetterò a nessuno di portarmela via. Nemmeno a te.”
“Non vedo perché dovrei. Sei felice e la sua vicinanza ti fa bene.” disse lei con un sorriso. “Non volevo intromettermi, solo conoscerla. Se tu mi chiamassi ogni tanto non sarei costretta a farti queste improvvisate. E, magari, quando tuo fratello mi manda le sue dettagliate mail, mi piacerebbe potergli rispondere che sono già a conoscenza di tutto.”
Entrambi sorrisero, dimenticando le loro schermaglie di poco prima, e sentendosi improvvisamente complici. Violet gli accarezzò una guancia con affetto prima di depositarvi un bacio materno.
“Ora voglio che tu dica una parola gentile a tuo padre. Ha sempre riposto grande fiducia in te.”
Lui strinse le labbra, come se si sentisse in colpa, e annuì. Dopo ciò, porse il braccio a sua madre, offrendosi di accompagnarla al piano terra.
 
Siger Holmes sorrideva. Quella ragazza era adorabile. Ed era felice di poterla considerare una sua potenziale nuora. Non aveva intenzione di dirlo a Sherlock perché sapeva che lui avrebbe potuto reagire male, proprio come quel pomeriggio al Diogene’s club, ma era certo che avesse finalmente trovato la sua anima gemella. L’aveva capito dal modo in cui si guardavano. Era come rivedere se stesso e Violet quarant’anni prima.
“Mia cara, non so dirti quanto mi faccia piacere sapere che ti interessa la botanica.” Disse a Molly sinceramente emozionato. “Mia moglie e i miei figli non comprendono la mia passione, ed è bello trovare qualcuno che mi capisca.”
“La botanica mi ha sempre affascinato. Per qualche tempo ho anche pensato di sceglierlo come corso di studi, ma poi... Beh, ho cambiato idea.” Spiegò lei con lieve imbarazzo. “D’altra parte, spesso per lavoro posso rispolverare qualcuna delle mie conoscenze di biologia vegetale. Generalmente grazie a Sherlock...”
“Mi fa piacere saperlo.” Disse lui con un sorriso, ma cambiò espressione sentendo i passi di sua moglie e suo figlio scendere le scale. “Mia cara, sono più tranquillo sapendo che tu ti prendi cura di lui.” sussurrò prima che gli altri due si avvicinassero troppo.
Molly replicò con un sorriso radioso a cui non poté evitare di ricambiare.
“Ehm, papà...” lo chiamò Sherlock distogliendo la sua attenzione dalla sua nuova amica.
Siger si voltò e rimase di fronte al figlio, in attesa.
“Ecco... Mi fa piacere che tu sia venuto qui. È bello rivederti.” Mormorò lui con aria imbarazzata.
Mr Holmes sorrise. Conosceva suo figlio più di quanto lui stesso credesse. Questo era il suo modo di chiedere scusa per il comportamento di poco prima. Non che lui se ne fosse preoccupato. Era abituato ai suoi scatti d’ira e non ne rimaneva ferito, sapendo che in realtà non erano indicativi dei suoi reali sentimenti. E, come sempre, accettò le sue scuse con un sorriso.
“Anche per me, figliolo.” Disse semplicemente dandogli una pacca sulle spalle.
Dopo aver salutato con affetto la giovane coppia, Mr e Mrs. Holmes si congedarono e salirono sull’auto che il Governo Britannico aveva gentilmente fornito a loro disposizione. E che li avrebbe portati alla stazione.
Siger rimase in silenzio, in attesa che fosse sua moglie a iniziare il discorso. Come previsto, puntualmente dopo un minuto, sua moglie decise di affrontare l’argomento.
“Allora, che ne pensi?”
“Intendi a proposito di Molly?” chiese lui per prendere tempo e per sembrare un po’ più svampito di quello che era in realtà.
“Sì, di Molly, di Sherlock, della situazione in generale.”
“Mi sembra tutto perfetto. Molly è adorabile.” Commentò lui con sufficienza. “E tu cosa ne pensi?”
“Lei mi piace. Ha anche un bel caratterino e riesce a tenere in riga Sherlock.”
“Sembrano molto innamorati.”
“Sì, è vero.”
I due si scambiarono un sorriso complice.
“Lo so, avevi ragione tu. Dovevamo avere fiducia in lui per una volta.” ammise lei alzando le mani al cielo.
“Ma avevi ragione tu sul fatto di venire a dare un’occhiata.”
Violet sospirò posandogli il capo sulla spalla e lui la circondò con un braccio. Sapeva quanto lei si preoccupasse per il loro figlio minore. Ne avevano passate tante per lui, ed era consapevole del fatto che sua moglie si sentisse colpevole per una qualche mancanza nella sua educazione.
Siger non pensava di essere un genitore perfetto, ma sapeva che entrambi avevano fatto del loro meglio con i loro figli. E non erano venuti poi così male. Sì, forse avevano qualche difficoltà dal punto di vista emotivo, ma avevano imparato a cavarsela nonostante ciò.
Mycroft fingeva di essere di ghiaccio, ma era evidente che era solo una posa. Dietro quella maschera c’era un ragazzino che desiderava attenzione e affetto. Anche quel pomeriggio era riuscito a scorgere la sua vulnerabilità.
E Sherlock amava far credere a tutti di essere un sociopatico, ma con gli anni, se pur a fatica, era riuscito a farsi degli amici e ora a trovare una brava ragazza. Aveva avuto i suoi momenti bui, ma ne era uscito rafforzato.
I loro due ragazzi erano ormai cresciuti e potevano finalmente rasserenarsi.

 

   
 
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