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Autore: Marla Lannister    20/10/2008    0 recensioni
una corsa in moto per andare ad un appuntaento, la strada bagnata e un ponte. Rensersi conto all'imprvviso che potrebbe essere troppo tardi per dire ti amo.
Genere: Romantico, Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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25 minuti e 14 secondi
Il mio cuore si è fermato per 25 minuti e 14 secondi

Era sabato sera, dovevamo raggiungere gli altri nostri amici nel parcheggio del cinema a 20 minuti da casa tua. Ed eravamo in ritardo.
Era una bella sera e avevi voglia di prendere la moto dato che era da un sacco di tempo che “non facevi uscire la tua bambina”
Io ero la prima persona che ci saliva dietro e la paura iniziale provata la prima volta era stata sostituita da una sorta di eccitazione.
Mi piaceva la tua moto, mi piaceva come prendevi le curve, mi piaceva sentire il vento accarezzarmi e soprattutto mi piaceva l’odore del tuo giubbotto di pelle.
Stavamo attraversando il fiume sul ponte. andando veloci, credi di sapere quello che facevi. Ma andavamo troppo veloci e tu eri troppo sicuro.
Un gatto taglia la strada e tu per evitarlo sterzi tutto a destra.
È stato come se un elastico attaccato alla mia schiena mi strattonasse indietro con una forza pazzesca. Cado sul marciapiede e sbatto la testa, ma avevo il casco.
Una donna che stava portando il suo cane a fare un giro mi corre incontro
“come stai! Cosa ti sei fatta?” mi alzo in piedi e mi guardo attorno e poi la vedo. La tua bambina, la tua moto, sbalzata di lato, tutta ammaccata, spaventosamente vicina al limitare del ponte.
E tu…non c’eri, non ti vedevo da nessuna parte…
Sentivo delle voci confuse “il ragazzo…in moto…è caduto in acqua…”
Stavano facendo dei lavori sul ponte e c’era un pezzo transennato dove non c’era la recinzione protettiva.
La moto l’aveva fatta volare via e tu…tu eri caduto in acqua.
Mi avvicino al bordo ma mi sento afferrare da qualcuno
“aspetta! Hanno chiamato l’ambulanza…aspetta! Che cosa vuoi fare?”
Non ricordo cosa avessi intenzione di fare…probabilmente perché non sapevo cosa fare..il mio cervello era spento, vuoto.
Solo due parole si ripetevano ad un ritmo frenetico
“Andrea…acqua…Andrea…acqua…Andrea…acqua…”
Qualcuno si è buttato in acqua…non so chi sia…ricordo solo che indossava una camicia bianca e una giacca …un signore distinto
Lo cerca, lo cerca ancora…e poi lo trova…lo porta sulla riva dove io ero già scesa
Era così bianco…e…non respirava…
“non respira, non respira!” urlo stupidamente dato che era chiaro che non respirasse
“sono un medico, avete chiamato l’ambulanza?”
La signora del cane dice di si e il dottore gli leva il casco, il giubotto e gli solleva la maglia
Inizia a fargli la respirazione bocca a bocca
“uno…due…tre…….uno…due…tre……respira dai!”
Continua, ancora niente
“respira porca puttana! Respira!”
Poi Andrea tossisce, sputa l’acqua e torna a respirare.
Corro da lui, gli afferro la mano e scoppio a piangere.
Sento le voci della gente, qualcuno tira un sospiro, qualcuno applaude. Sento l’ambulanza che finalmente arriva e il campanile della chiesa subito dopo il ponte che suona le otto di sera.
Ci fanno un controllo in ambulanza. Nulla di troppo grave.
Io ho solo un grosso livido sul fondoschiena e una microfrattura alla caviglia e Andrea si è rotto una clavicola e incrinato una costola.
Due orette dopo siamo in ospedale tutti fasciati e ingessati.
Gli tengo la mano e la bacio
“mi dispiace tanto..” fa lui
“shhh” gli dico io…
Non riesco a parlare…non riesco a togliermi dalla testa quell’immagine di lui, bianco, che veniva tirato fuori dall’acqua
Le lacrime iniziano a scorrere “ehi…che hai fatto? Hai avuto paura eh…mi dispiace terribilmente…”
“ho…avuto paura di perderti…mi sono sentita morire…” continuo a piangere baciandogli la mano
“ti si è rotto il tuo orologio, quando sei caduta, guarda, erano le sette e trenta…trentacinque..”
Guardo l’orologio.
Andrea è stato assente per…25 minuti e 14 secondi…la mezzora più lunga della mia vita…
Rabbrividisco al sol pensiero di quello che sarebbe potuto succedere…
Stavamo uscendo assieme, come tutti i sabati…e in un secondo...avrei potuto perderlo…
In un secondo lui sarebbe potuto non essere più mio per sempre…
Capisco che ho sempre dato per scontato di aver tempo…tempo per dirgli…tutto…e invece, quella sera avrei potuto perderlo…in un secondo non avrei più avuto tempo
“ti devo dire una cosa…sono innamorata di te da quella sera in cui siamo andati a ballare e il tipo mi ha offerto da bere…”
Mi guarda, con la bocca leggermente spalancata e le sopraciglia sollevate…è chiaramente stupito…
“ma…ma è successo più di due mesi fa! E io che credevo di esserti piaciuto dal primo giorno…non è mica giusto!”
Mi ha spiazzato…completamente spiazzato…
Stringe più forte la mia mano
“era ora che me lo dicessi…anche tu mi piaci…mi piaci…hai capito? Mi piaci…”
Stavamo andando avanti ad essere “solo amici” da circa tre mesi.
C’abbiamo messo troppo per trovare il coraggio per dirci che in realtà eravamo davvero poco “solo amici”
Ci è voluto un incidente
C’è voluto il terrore di aver perso qualcuno
Ci sono voluti quei 25 minuti e 15 secondi.

Questa è solo una Fanfic
Lo scritta dopo aver avuto un brutto incidente (in macchina, con mia madre, niente feriti, solo la macchina sfasciata) e aver saputo che circa un anno fa, quando hanno restrutturato il ponte vicino a casa mia un ciclista stava per finire in acqua perché non aveva i freni -.-‘
L’ho scritta pensando che basta un attimo per cambiarti la vita
L’ho scritta perché ho capito che nella vita ci è concesso meno tempo di quello che pensiamo
E dobbiamo trovare il coraggio di viverla, senza perdere tempo inutilmente…
  
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