8. Ran
Il cielo
è di un azzurro
particolarmente intenso, si ritrova a pensare. Ha alzato gli occhi
quasi
distrattamente, ma ora ne resta, stranamente,
incantata. La strada verso scuola è sempre rimasta la
stessa, eppure le fa
ancora un certo effetto percorrerla da sola.
“Che
lagna che sei. Non ti stanca il karate,
ma ti pesa fare due passi?”
Si ridesta
all’improvviso, e si guarda
intorno. Si è immaginata la sua voce ancora una volta.
Sospira, e riprende a
camminare. Per quanto la sua figura potesse essere nitida tra i suoi
pensieri,
somigliava sempre più a un fantasma, uno spiritello che
saltava fuori nei
momenti più impensati.
“Spiritello?
Ma ti sei vista tu, con quella
faccia da funerale?”
Sorride,
portandosi una mano alle
labbra per soffocarne il suono. Sa che le manca la presenza di quel
ragazzo nel
tragitto verso scuola. Le mancano le sue osservazioni strane,
incomprensibili a
chiunque, tranne che a lui. Le manca il suo prenderla in giro e starle
accanto,
perché l’aveva sempre fatto, da quando era solo
una bambina. A volte si sente
un po’ sola, quando pensa a quest’abitudine che
ormai non può più vivere. Poi si
rassicura, dicendosi che un giorno
sarà diverso. Che tornerà per
restare.
Tuttavia, il peso dei suoi segreti la schiaccia ogni giorno di
più, perché
sente di non avere più la forza per mantenerli da sola.
- Ran!
Sobbalza un
istante e si gira
all’improvviso, notando la figura di Sonoko che sventola una
mano nella sua
direzione. Le sorride di rimando, perché la sua è
una voce reale, che forse non
l’accompagna da tutta la vita, ma l’accompagna adesso, quando lei ne ha più
bisogno.
- Fammi
indovinare. Pensavi che oggi
il cielo è del colore dei suoi
occhi.
Commenta,
sognante.
- Ma cosa dici?
Sorride
l’altra, esasperata.
-
Sarà. Eppure ho dovuto chiamarti tre
volte, prima che ti svegliassi.
È
sospettosa, ma poco dopo sorride
anche lei.
- Ti capisco.
– continua. – Anche io
ho ancora talmente sonno.. cosa darei per essere sotto le coperte.
Bofonchia. Le
mette serenità averla
vicino. Nonostante le sue battute pungenti l’aiuta a
distrarsi, a ridere,
perché Ran possa non dimenticarsi mai di farlo.
-Oh –
riprende. – Guarda, c’è il
marmocchio, dall’altra parte della
strada.
Ran si volta
sorpresa, e scorge la
figura di Conan con la cartella in spalla. Cammina tranquillamente, e
non è
solo. Accanto a lui c’è Ai,
quella
bambina così strana e misteriosa che da un giorno
all’altro era entrata nelle
loro vite, nella sua, e ci era rimasta. Qualcosa è cambiato
dal suo arrivo. Ricorda
ancora com’era Conan, quando lei non c’era. Accanto
ad Ayumi, Genta e Mitsuhiko
aveva trovato il suo posto, eppure non era mai davvero a suo agio. Lo
capiva
dai suoi sguardi, dalle sue fughe improvvise, da quelle frasi
sapientone
tipiche del suo carattere, che però suonavano strane alle
orecchie degli altri.
Era stato difficile anche per lei accettare che un bambino di sette
anni
potesse essere così particolare.
Col
tempo però aveva capito che la curiosità fa parte
dei bambini e che non ti
lascia mai se hai un certo carattere,
qualcosa a cui lei era abituata. Da quando era arrivata Ai, Conan
sembrava aver
trovato uno spirito affine al suo. Non era solo capace di tenergli
testa a
scuola, ma di punzecchiarlo, di farlo ridere, di farlo restare
invece di scappare via. Al massimo si davano alla fuga
insieme.
- Che coppia
strana, quei due - commenta
Sonoko. - Però insieme forse hanno un po’ di senso
in più di quando sono da
soli. Sembrano due quarantenni nel
corpo di due mocciosetti - ridacchia.
“Conan
è speciale. La quarantenne è lei, con
tutto il trucco che si mette.”
Shinichi avrebbe
detto così, si
ritrova a pensare, sorridendo.
- Sono simili,
ecco tutto. Anche se Ai
è così chiusa, e Conan così espansivo,
l’ha conquistata lo stesso.
Viene travolta
dalla stessa verità della
sua frase. Era impossibile ormai vederli separati: Conan si voltava
verso Ai
ogni volta che aveva bisogno di una conferma. Si era preso cura di lei
durante
le sue influenze, correndo dal dottor Agasa un giorno sì e
l’altro pure. Erano costantemente
l’uno al fianco
dell’altra. Se avessero avuto la sua età, quel
legame sarebbe risultato più
sospetto del normale.
- Vuoi dire che la bambina sveglia si è presa
una cotta per il moccioso con gli occhiali?
-chiede l’altra, osservandoli. -
Che fortuna, trovare l’anima gemella a sette
anni. Anche tu puoi dire lo stesso, io invece no. Che ingiustizia! - si
lamenta, mettendo le mani dietro la testa.
“Si
lamenta sempre. Che lagna”
Ran si colpisce
con un piccolo
schiaffo la testa, sperando di far smettere di blaterare la voce di
Shinichi. Intanto
Sonoko continua il suo monologo.
- Quella bambina
è un vero mistero,
non mi sorprenderei se anche il moccioso si sia innamorato di lei. Sai
a chi
altro piacerebbe? Al tuo caro Shinichi.
Ran sobbalza
all’improvviso,
diventando paonazza.
- Che cosa?
È una bambina Sonoko, che
idee ti vengono?
- Adesso si. Ma
ti conviene muoverti
ad accalappiarlo, cara mia, perché tra dieci anni non lo
sarà più. Immagina una
come lei alla nostra età. Taciturna e gelida, sicuramente,
ma anche bella e
misteriosa. Resisterebbe il caro detective? Vorrei tanto poter
assistere!
Scoppia a ridere
tenendo a stento la
cartella, mentre Ran, senza parole, evita di risponderle. Dà
un ultimo sguardo
ai due bambini, che ormai sono arrivati all’angolo della
strada e stanno per
svoltare. Si concentra su Ai, e si dice che infondo Sonoko ha ragione.
Sarebbe
un bel rompicapo da risolvere. Tuttavia è ancora una bambina, e non riesce proprio ad
immaginarla da grande. L’unica
cosa che vede è un piccolo bagliore
nei
suoi occhi verdi quando si posano su Conan. Due occhi ai quali lui
risponde
sempre prontamente.
La voce di
Shinichi si è stranamente
fermata.
- Non ti
staranno mica venendo dei
pensieri strani, mi auguro.
Mormora Sonoko,
fissandola con
attenzione. Quando Ran sposta nuovamente la sua attenzione su di lei,
si
accorge che intanto sono già arrivate all’ingresso
di scuola. La strada è già
finita, e lei non si sente più sola.
- Guarda che
scherzavo. Quel pesce
lesso non riuscirebbe comunque a capirla, una così. In ogni
caso non importa,
può anche scappare col mostro di Lockness, per quanto mi
riguarda. Io resto.
Sorride, e Ran
non può fare a meno di
fare altrettanto. Non importa che a volte si senta un po’
giù, sola e
abbandonata, perché infondo al cuore sa
di non esserlo. È troppo circondata dall’amore,
per sentirsi realmente triste.
“Lo
sai anche tu, vero Shinichi?”
Riesce quasi a
sentirlo sorridere.
“Non
sei sola.”
Note
dell’autrice:
Incredibile ma vero, rieccomi qua. La raccolta mancava di tre capitoli
già
programmati e ho deciso di mettermi d’impegno per finirla.
Nel frattempo lavoro
su altre storie, ma mi dispiaceva pubblicare prima quelle di MM. Questo
era un
capitolo particolarmente difficile per me, che non sono amante del
personaggio
di Ran, ma cerco da sempre di vederne tutti gli aspetti positivi
possibili
(purtroppo son gusti, e se un personaggio per me è piatto, tale resta). Spero che comunque
sia stata di vostro
gradimento. Un saluto a chi aspettava questo aggiornamento, che infine
è
arrivato.