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Autore: Nami93_Calypso    30/10/2014    2 recensioni
"La Barca" è un centro d'aggregazione giovanile dove gli assistenti sociali mandano i cosiddetti ragazzi difficili, criminali, delinquenti per evitare, o prevenire, che abbiano altri problemi con la legge.
La storia parlerà proprio di questo centro e dei ragazzi che vi partecipano, ragazzi con storie e caratteristiche diverse ma uniti da un legame indissolubile.
Tra i personaggi della storia ho messo solo Law e Nami perchè sono i principali, ma non mancheranno altri personaggi di One Piece e nuovi personaggi.
Spero che la mia idea vi piaccia :)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Trafalgar Law
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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“Tieni”
Porgo a Law i suoi guanti, quelli che mi aveva prestato durante le vacanze di Natale che non avevo avuto ancora modo di ridargli.
“Ah grazie” li indossa, come è giusto che faccia. Non dobbiamo lasciare impronte.
Siamo davanti alla gioielleria Hazel, la più rinomata della città. L’orario di chiusura è passato da un pezzo e infatti non si vede alcuna luce all’interno.
Sono un po’ nervosa. Solitamente mi dedico a furtarelli: entro in un negozio e infilo un braccialetto o una camicetta in borsa senza che le commesse se ne accorgono. Raramente mi dedico ai furti notturni. Ma a volte ne sento il bisogno, ho voglia di sentire quella scarica d’adrenalina che mi fa sentire come se mi trovassi in un film d’azione.
Come ogni volta ho pianificato tutto.
So che sul retro c’è una porta non allarmata con la serratura facile da scassinare.
Qualche giorno fa mentre ero nel negozio un commesso molto poco astuto ha fatto l’errore di farsi vedere mentre nascondeva le chiavi dei vari cassetti, così non dovrò nemmeno preoccuparmi di spaccare le vetrine e far scattare qualche allarme.
Sembra quasi troppo facile.
“Ti ricordi tutto?” domando a Law nell’oscurità.
“Perfettamente” mi risponde lui ghignando.
Non sembra affatto impaurito. Dal suo volto è evidente il suo stato di eccitazione. Probabilmente è la prima volta che partecipa ad una cosa del genere.
“Pivello…” sussurro deridendolo.
“Cosa hai detto?” mi chiede con un pizzico di irritazione nella voce.
“Nulla Lupin!” soffoco una risata.
“Dai, andiamo”
Mi avvio lungo la strada e anche se si trova alle mie spalle so che mi sta guardando in cagnesco per essermi presa gioco di lui.
Entriamo nella stradina laterale per dirigerci sul retro del negozio.
Osservo nuovamente con attenzione e scrupolo la porta per assicurarmi di aver calcolato tutto nel migliore dei modi.
Porto le mani alla testa per prendere una forcina che mi tiene fermi i ciuffi di capelli troppo corti per arrivare alla mia coda alta, facendo così ricadere la ciocca sul mio viso.
Infilo il fermacapelli nella serratura e inizio a muoverlo con mani esperte finché, pochi secondi dopo, sento lo scatto della serratura.
Compiaciuta rimetto la forcina al suo posto.
“Ammirevole” dice Law tenendo aperta la porta per farmi entrare.
“Non sono mica una dilettante, io” gli soffio sul volto mentre gli passo davanti entrando nell’edificio.
È troppo piacevole stuzzicarlo. E questa volta non sembra nemmeno prendersela, anzi, sembra divertito. Sarà l’adrenalina che ci scorre in corpo a renderci così euforici e complici.
Ci muoviamo a tentoni nel buio del retrobottega. Ho preferito non portare alcuna torcia per evitare qualsiasi tipo di rischio.
Mi muovo incerta tra scatoloni e scaffali, toccando le pareti con le mani per orientarmi meglio.
“Anche se abbiamo fatto tardi ne è valsa la pena”
Improvvisamente delle voci giungono alle nostre orecchie accompagnate da una fonte luminosa sulla nostra destra. Intravedo un corridoio laterale che abbiamo appena superato da cui proviene la luce. Devono esserci delle stanze che non avevo calcolato, stanze che si frappongono tra noi e l’unica via di fuga.
Colta alla sprovvista lascio sfuggire un gridolino stridulo che subito viene soffocato da una mano guantata.
Law mi trascina in uno spazio angusto tra due scaffali, bloccandomi contro la parete, in un punto in cui la luce non riesce a raggiungerci.
“Sei matta?! Non gridare!” mi sussurra visibilmente allarmato.
Vedendolo in questo stato di agitazione capisco che devo essere io a prendere in mano la situazione essendo l’esperta del caso.
Ritrovo un minimo di calma e concentrazione e sposto la sua mano dal mio volto.
“Hai ragione scusa. Ora dobbiamo trovare un modo per cacciarci fuori da questo guaio”
Mi guardo intorno mentre il mio cervello lavora frenetico alla ricerca di una soluzione.
“Bè… Se escono senza venire da questa parte non dovremmo avere problemi… Altr…”
Le parole mi muoiono in gola. Spalanco gli occhi inorridita a non riesco a trattenere un urlo di disgusto.
“Ahhhhhhhh!!!”
Ho appena visto uno scarafaggio grande come una pallina da ping pong zampettare sugli scatoloni che occupano lo scaffala alla mia sinistra.
Law cerca nuovamente di zittirmi ma inutilmente, ormai il danno è fatto.
“Ehi hai sentito?” sento dire da un uomo.
“Sì… C’è qualcuno!” risponde l’altro.
Prima che possa farlo lui mi tappo da sola la bocca quando capisco che i passi dei due si dirigono nella nostra direzione.
Siamo spacciati! Siamo in trappola! Verremo beccati e Max mi farà la pelle! Gli avevo promesso che avrei smesso con i furti e lui aveva molta fiducia in me, ci rimarrà malissimo.
Sono proprio una stupida!
Le voci dei due uomini si fanno sempre più vicine, a breve saranno nella stanza e sarà la nostra fine!
Law mi mette le mani sulle spalle e io riporto la mia attenzione su di lui. Vedo che si è calato maggiormente il berretto sul volto.
“Ascoltami. Io li distraggo e tu scappi!”
Ma cosa sta dicendo? Non faccio in tempo a domandarglielo che è già sbucato fuori dal nostro nascondiglio nel momento esatto in cui i due sono arrivati nella stanza.
“Ehi tu!!” sento uno gridare nella sua direzione.
Trafalgar scappa verso il negozio, nella direzione apposta a quella da cui siamo venuti. Pochi secondi dopo vedo altre due sagome correre davanti a me. Concentrati come sono su di lui non si accorgono nemmeno della mia presenza.
Faccio capolino con la testa dal mio nascondiglio per vedere cosa stia succedendo ma nella gioielleria è troppo buio per vedere qualcosa. Sento i rumori allontanarsi.
Emergo totalmente dagli scaffali e corro in direzione dell’uscita.
Devo assolutamente fare qualcosa per Torao, devo aiutarlo. Lui si è sacrificato perché io potessi salvarmi.
Esco all’esterno e l’aria fredda di gennaio mi colpisce in pieno. Senza fermarmi esco dalla strada laterale e mi precipito sulla sinistra dove trovo una cabina telefonica; mi ci nascondo dietro.
Con il battito cardiaco ancora a mille cerco di elaborare rapidamente un piano. Ma non ho idee!
Sto per farmi prendere dalla disperazione quando sento il rumore di una porta che sbatte.
Guardo attraverso i vetri della cabina e vedo Law sbucare fuori dalla stradina e svoltare nella direzione opposta alla mia.
Sto per chiamarlo quando vedo arrivare anche i due inseguitori. Fortunatamente non hanno visto da che parte sia andato e dopo un po’ indecisione vengono nella mia direzione. Mi accuccio per evitare di essere vista.
Dopo che mi hanno superata mi sollevo e vado in cerca di Law.
Non lo vedo sulla via principale. Dopo una cinquantina di metri noto un’altra stradina laterale. Mi affaccio con circospezione e lo vedo. La schiena poggiata contro il muro, le mani posate sulle ginocchia mentre tenta di riprendere fiato.
Gli vado in contro. Non appena mi vede si solleva assumendo una posizione eretta e un’espressione spavalda cercando di darsi un’aria imponente.
“Chi è il pivello ora?” mi domanda ghignando con il fiato ancora corto.
“TU!!!” gli urlo fermandomi davanti a lui. Punto un indice contro il suo petto e ad ogni parola lo colpisco con crescente rabbia.
“Idiota! Sprovveduto! Avventato! Baka! Incosciente! Megalomane! Presuntuoso!”
Potrei continuare all’infinito, la mia testa è affollata di termini ben poco gentili, ma non me lo permette.
Con una mano ferma quella che lo stava colpendo ripetutamente e porta l’altra dietro la mia nuca.
Prima che possa rendermene conto le sue labbra sono sulle mie. Si muovono smaniose e fameliche in un bacio passionale.
In poco tempo la mia collera è stata rimpiazzata dalla sorpresa che ha subito lasciato il posto al sollievo: il sollievo di sapere che stiamo bene, che sta bene, che non ci accadrà nulla.
Con il cuore più leggero e le farfalle nello stomaco passo le braccia intorno al suo collo ricambiando il bacio.
Non so se ciò stia accadendo per qualche residuo di adrenalina nelle vene o per chissà quale altro motivo, ma non mi importa. Mi inebrio del suo profumo e del suo sapore avvicinandomi più a lui e approfondendo sempre più il nostro bacio.
 

Angolo dell’autore:
Ho inserito un piccolo riferimento a Percy Jackson e uno a Harry Potter. Vediamo se qualcuno li ha individuati ;) 




Nome: Nico Robin
Età: 16 anni
Scuola: Liceo Classico, 3° anno
Crimine: Truffa scolastica
Note: Ragazza seria e molto leale. Stufa di vedere i suoi compagni di scuola prendere voti alti ricopiando, senza studiare, ha distribuito a tutti false copie di compiti in classe, mettendo in cattiva luce tutto l’istituto

 
   
 
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