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Autore: B_Alive    30/10/2014    4 recensioni
FanFiction su Callie e Arizona, AU
Dal primo capitolo:
Ho sempre odiato volare. Fare quelle file interminabili all'aeroporto e salire su un aereo per andare lontano. Eppure lo stavo facendo, stavo scappando da un luogo che non sentivo più mio, da qualcuno che non sentivo più mio.
[...]
Atterrai nell'aeroporto di Los Angeles alle 11.20 di una notte di luglio. Era la città degli angeli, la città in cui tutto è possibile e, chissà, magari sarebbe stato possibile per me dimenticare la persona che mi aveva spezzato il cuore.
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres, Mark Sloan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Cap. 5


La vidi da lontano. Era seduta ad uno di quei tavolini all’aperto e si stava rigirando un bicchiere tra le mani. Fissava i passanti e ogni tanto si portava il bicchiere alla bocca per bere un sorso. Mi avvicinai, lei mi vide e mi sorrise.

“Buongiorno.”

“Ehi, sei venuta…”

“Eccome! Devo ancora fare colazione. Ho una fame...”

“Ti ordino i pancakes! Ti vanno? ”

“Certo! È strano vederti ordinare al bar in cui generalmente lavori” scherzai.

“Beh, in effetti, sì, ci lavoro, ma…possiamo quasi dire che sia mio.”

“Tuo? Sul serio?”

“Sì, poi ti racconterò. Senti, ti va se, invece, prendiamo qualcosa e ci facciamo una passeggiata? Ho voglia di camminare…”

“D’accordo.”

Entrò nel bar e poco dopo ne uscì con una scatola piena di ciambelle.

“Spero che ti piacciano, le ho prese un po’ miste non conoscendo bene i tuoi gusti.”

“Non preoccuparti, vanno benissimo! Le mie preferite sono quelle con sopra lo zucchero a velo.”

“Perfetto, io invece preferisco quelle con la glassa, così non litigheremo.“

Ci incamminammo verso la spiaggia mentre ci gustavamo lentamente quelle paste così buone. Non ci dirigemmo verso il molo, ma andammo verso nord.

“C’è meno confusione da questo lato. Si concentrano quasi tutti verso il molo e si scordano il resto. Anche se può non sembrare, non mi è mai piaciuta la confusione.”

“In effetti, però, sembra che tu ci viva nella confusione. Insomma, lavori in un bar che è sempre strapieno di gente, hai molti amici, ti piacciono le feste...“

“Le feste mi piacciono, è vero. Ma generalmente ci vado se sono occasioni importanti come per esempio i compleanni o situazioni particolari. E per quanto riguarda gli amici, beh, non ne ho più molti da tempo. Ho imparato che prima di diventare amica di una persona è meglio conoscerla a fondo e capire a pelle se ci si può fidare o no. Se già al primo incontro hai qualche dubbio, allora non vale neanche la pena tentare.“

“Addison ti è molto amica mi è sembrato di capire.“

“È stata la prima persona con la quale ho parlato quando mi sono trasferita qui. Eravamo alla lavanderia insieme e non avevo spicci per i gettoni. Chiesi aiuto a lei e adesso condividiamo tutto.”

“Sembra proprio simpatica. Anch’io ho una migliore amica. Si chiama Teddy. Ci siamo conosciute al lavoro anni fa. La segreteria era vicina al mio ufficio perciò capitavano spesso chiacchierate durante la giornata.”

“Il tuo capo doveva essere felicissimo di questa cosa, allora” ironizzò.

“Beh, il mio capo era anche la mia fidanzata, perciò chiudeva un occhio e non dava molto peso alla cosa.”

“Fidanzata?”

“Si…è un problema per te?”

“Oh, certo che no, assolutamente. Come mai “era” ?”

“Non andavamo più molto d’accordo, ma nessuna lo faceva presente all’altra. Finchè lei mi ha lasciata il giorno prima che venissi qui. Non sentivamo più le stesse cose e lei era troppo impegnata a pensare alla carriera.”

“Mi dispiace...”

“Non devi. Ci sto ancora male perché, insomma, durava da tre anni, ma a questo punto, forse, è andata meglio così.”

“Direi che ti stai consolando in fretta con queste ciambelle.”

“Cavolo, le adoro!”

“Lo vedo!”

Ridemmo insieme, poi mi indicò un punto con il dito.

“Qui è dove venivo quando finivo le giornate al college. Anche d’inverno, non c’era mai molta gente. Mi portavo i libri e studiavo, o semplicemente guardavo il mare. Le ore del tramonto erano le mie preferite e lo sono tutt’ora, ma con il lavoro e la gestione del bar non ci vengo più molto spesso.”

Ci sedemmo su una torretta dei bagnini. Era mezza rotta e non più utilizzata da nessuno. Era bianca come le altre, ma più rovinata. Però era stabile, aveva delle travi cadute ai lati, ma di certo non sarebbe crollata in quel momento, essendo lì da anni, come mi disse Callie.

“Come mai lavori? Insomma, generalmente chi ha in gestione un locale si occupa solo della parte amministrativa o cose del genere, avendo del personale.”

“Perché mi piace. E perché voglio tenermi impegnata. Sto a contatto con le persone e conosco gente nuova. Mi piace avere la mente occupata e non pensare a nulla durante le ore di lavoro.”

“Se fossi al tuo posto non credo che lavorerei. Probabilmente me ne starei in spiaggia tutto il giorno, andrei al locale la sera per fare due conti e poi a casa.”

“E non ti annoieresti?”

“Passerei il tempo mangiando ciambelle. E giocando a biliardo.”

“A biliardo? Sul serio?”

“È la prima vera cosa che ho comprato per la casa. Ho una voglia matta di giocarci. Ho questa fissa, non so perché. Mi ricordo che quando ero più giovane, uscivo con mio fratello e i suoi amici. Andavano sempre nel solito bar a bere birra e a giocare a biliardo. Non mi faceva mai giocare perché “ero una femmina e il biliardo non è un gioco per femminucce.” Credo di averlo odiato per parecchio tempo. Adesso ne ho uno mio e guai a chi me lo tocca.”

Mi sorrise e poi tornò a guardare verso il mare. Era bellissima. Il suo profilo era perfetto e i capelli corvini le sventolavano davanti al viso. Con un gesto delicato li scostò all’indietro con la mano. Avrei tanto voluto farlo io.

“Non abbiamo mai chiacchierato a fondo. Non so molto di te. Da dove vieni?”

“Sono nata in Messico, i miei si trasferirono a Miami quando avevo 2 anni. Ho frequentato le scuole là e poi a 17 anni ci siamo trasferiti qui perché mio padre aveva ricevuto un’importante offerta di lavoro. Al college ho studiato letteratura. Volevo diventare un’insegnante, ma…negli anni successivi sono successe delle cose…che non mi hanno permesso di intraprendere questa strada. Adesso ho questo locale in gestione con un’altra persona e mi piace. Sono felice del mio lavoro. Che mi dici di te?”

“Sono nata e cresciuta a Baltimora, ho studiato per diventare avvocato e invece mi sono ritrovata a lavorare in banca. Una delle più importanti e redditizie del Paese, certo, ma non era quello il mio desiderio. Però mi è sempre piaciuto. Come ti ho detto, ho un fratello, Timothy, ha tre anni più di me ed è un militare. Vivo con l’angoscia e l’ansia ogni giorno sperando che sia sempre sano e salvo ovunque si trovi. E la mia amica Teddy, ti ho parlato di Teddy, vero? Ecco, è la persona più cara per me. Mi è sempre accanto e mi sostiene in tutte le mie scelte. E dovrebbe venire qui fra pochi giorni per portarmi il resto delle mie cose e per salutarmi decentemente. A proposito di questo, vorrei chiederti se potessi accompagnarmi in aeroporto non appena saprò il giorno del suo arrivo. Ancora devo organizzarmi per la macchina, ma ti prometto che non dovrai portarmi in giro per sempre.”

“Non c’è nessun problema. Quando hai bisogno, fammi sapere e ti accompagno. E comunque non mi pesa portarti in giro. Mi piace. E per la macchina ti consiglio di andare nella zona di West Hollywood. Il proprietario del concessionario più grande è un amico di famiglia e se gli dici che ti mando io magari ti fa anche qualche sconto.”

“Sei molto gentile, ti ringrazio.”

“Per così poco non è davvero necessario. Alla fine sei riuscita a visitare LA? È stupenda, non so davvero come tu faccia a non fremere per girarla.”

“Non vedo l’ora, davvero! È solo che, sai, avevo bisogno di occuparmi della casa, ora devo pensare alla macchina e al lavoro. Tanto ormai sono qui. Ho tutta la vita per visitarla, no?”

“Beh, ma prima cominci, più cose vedi. Che ne dici di…sabato? Ti va?”

“Mi faresti da guida? Sul serio?”

“Te l’avevo detto che sarei stata disponibile. Allora? Venice, Hollywood, gli Studios, la Walk Of Fame, Beverly Hills, le colline…e poi ci sono in giro dei ristorantini mica male!”

“Affare fatto, mi hai convinta! ”

“Perfetto, sabato è tutto nostro allora! Senti, io credo di dover tornare indietro, devo controllare che non mi abbiano mandato a fuoco il locale.”

Ci alzammo e scendemmo dalla torretta. Dopo pochi metri la vidi fermarsi e togliersi le scarpe.

“Ma che fai? Non dovevamo tornare?”

“L’ho sempre fatto e sempre lo farò, tranne d’inverno.”

Si avvicinò all’acqua e immerse i piedi nell’oceano. Chiuse gli occhi e rimase ferma immobile per pochi istanti, ascoltando il suono delle onde e il verso dei gabbiani. Io rimasi a guardarla. Indossava dei pantaloncini di jeans corti che mettevano in mostra le sue gambe e una maglia bianca con le maniche lunghe che le copriva perfino i pantaloncini. Mi piaceva studiarla, capire come si vestisse, quale fosse il suo stile. In realtà, però, non me ne fregava niente. Mi bastava guardare il suo viso e sapevo già di conoscere tutto ciò che volevo sapere.

“Non è fredda. Se avessi il costume mi farei volentieri un bagno.”

“Possiamo venirci quelche volta, se ti va. Una giornata al mare, ci prendiamo il sole, mangiamo qui…”

“Si, si può fare. Devo dire che abbiamo un sacco di appuntamenti io e te.”

Ed era vero. Non vedevo l’ora di uscire con lei, andare in giro insieme, vederla per tante ore. Mi piaceva. Tanto. E sapevo che prima o poi mi sarei fatta avanti, ma non era quello il momento.

Si rimise le scarpe e continuammo a camminare verso il suo locale. Io mi fermai un po’ prima per rientrare a casa.

“E così abiti qui.”

“Esatto. Al quinto piano. Ti inviterei a salire, ma non ho assolutamente nulla nel frigo. Infatti ho qui la lista della spesa. Credo che occuperò così queste ore prima di pranzo.

“Beh, quando avrai il frigo pieno, magari possiamo anche mangiare insieme così non sarai da sola. Ok, no. In realtà è una scusa per vedere il tavolo da biliardo” mi prese in giro.

“Aggiungiamo un appuntamento, allora. Comunque ti faccio sapere per la storia di Teddy, d’accordo?”

“Perfetto, nessun problema.”

“Buon lavoro allora.”

“Buona spesa, e…grazie della chiacchierata. Sono stata proprio bene, mi serviva proprio parlare con qualcun altro.”

“Mi ha fatto davvero piacere. E grazie a te per le ciambelle.”

“Figurati. Alla prossima, Arizona.”

“Ci vediamo.”

Si allontanò ancora col sorriso sulle labbra. Quella mattinata insieme, quella chiacchierata, mi permise di conoscerla meglio. Aveva qualcosa di misterioso, qualche segreto nascosto che prima o poi avrei scoperto. Mi intrigava questo suo lato indecifrabile. E i suoi occhi erano magici, così scuri, così profondi. Stare in sua compagnia mi faceva provare senzazioni uniche.

Pensai a tutto questo durante il tragitto verso il supermercato e, mentre facevo la spesa, avevo i pensieri occupati dalla nitida immagine del suo sorriso.

Quando tornai a casa, infatti, mi resi conto di aver dimenticato di prendere un sacco di altre cose.



to be continued…





Note dell’autrice:

Chiedo di nuovo scusa per il ritardo.

In questo capitolo si conoscono di più Callie e Arizona. E’ una conversazione molto semplice, ma si comincia ad intuire che Callie nasconde qualcosa.

Nei prossimi capitoli ci saranno degli avvenimenti più avvincenti che sono il momento top della storia. Quindi Stay Tuned perché ne succederanno delle belle.

Ringrazio ancora tutti quelli che recensiscono e anche i lettori silenziosi! Ma vorrei TANTO saper cosa ne pensate, se vi sta piacendo oppure no.

Quindi se vi va potete lasciarmi un commento nella zona delle recensioni. Ne sarei tanto felice!

Alla prossima, gente! :)



#acca#

  
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