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Autore: Sebs    30/10/2014    3 recensioni
John Watson lavora part-time in un negozietto.
Sherlock Holmes studia per diventare un detective, solo che la parola detective non gli suona bene.
Comprano per caso un biglietto per la lotteria insieme.
Basteranno quei sei numeri per cambiare loro la vita?
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: AU, Missing Moments, Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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In quel piccolo negozietto di alimentari si servivano perlopiù vecchietti.

A John Watson, più che ventenne, la cosa non dispiaceva. I vecchietti erano carini con lui, forse perché la maggior parte del tempo se ne stava dietro la cassa e leggeva i suoi libri. C'era questa vecchietta, poi, che ogni volta gli chiedeva, con un forte accento scozzese, se aveva abbastanza luce per leggere e che doveva stare attento se non voleva rovinarsi la vista.

Un altro tipo di clienti erano le mamme di bambini delle elementari che facevano di corsa la spesa per andare a prendere i bimbi all'uscita. Loro erano più veloci, ma incredibilmente irritanti, il più delle volte. Sempre di fretta.

E i ragazzini che entravano di sera, che a stento riuscivano a staccarsi dalle loro ragazze, che mettevano un solo piede dentro il locale e chiedevano se aveva un paio di guanti. Non di quelli per le mani, ovvio. Ma a volte era capitato anche che vendesse quelli.

Era un martedì mattina quando arrivò un nuovo cliente che non corrispondeva a nessuna di quelle categorie.

Era un ragazzo. Non vecchio, sui vent'anni. E aveva le occhiaie sotto gli occhi blu.
La prima cosa che John Watson pensò, fu:"è troppo presto per vendere preservativi".
-Scusami, forse ho sbagliato negozio...
-Puoi sempre provare a chiedere.
John resistette alla voglia di suonarsi la testa sul bancone per l'imbarazzo. Pensò che avrebbe reso il tutto ancora più imbarazzante.
-Perché no. Hai delle sigarette?
John spuntò fuori dal bancone della cassa, e guidò il ragazzo nei corridoi. -Eccole qui. Scegli pure.
Erano in un'ala nascosta da una parete finta, insieme agli alcolici, per evitare che qualcuno li rubasse. Sistemarle dietro il bancone sarebbe stato più facile, ma anche fastidioso.
-Prenderò queste.
Passò i pacchetti a John, che lo guidò ancora verso la cassa.
Il ragazzo allungò una banconota a John.
-Mi dispiace, ma non ho il resto. Vuoi prendere qualcos'altro per non perderli?
-No, non fa niente.
-Magari un... Biglietto per la lotteria?
-Lotteria?
Il ragazzo iniziò a ridacchiare.
-Per vincere il jackpot, ossia il primo premio, al Superenalotto occorre indovinare una combinazione di 6 numeri estratti casualmente tra 90. Ma dal punto di vista statistico vincere è davvero difficile: la probabilità di indovinare il primo numero estratto è di 1 su 90, quella di indovinare il secondo è di 1 su 89, e così via.  Facendo qualche calcolo statistico si scopre che le possibilità di indovinare la sestina vincente sono quasi nulle: solo 1 su 622.614.630. È più probabile che un asteroide colpisca la Terra piuttosto che indovinare il 6 al Superenalotto: ricerche hanno infatti quantificato in 1 su 40.000 le probabilità che nel 2036 un asteroide, mi pare si chiami Apophis, investa il nostro pianeta. Se la mia matematica non è erronea, le probabilità di fare un 3 sono 1 su 326,71, di fare 4 sono 1 su 11.906,95, di fare 5 sono 1 su 1.235.346,48 e un 5+ 1 sono 1 su 103.769.105. Pochine per  convincermi a sprecare i miei soldi per pagare un'agenzia criminale legalizzata. Meglio pagare uno studente di medicina. Tienili tu.
-Come sai che faccio medicina?
-Osservo. Leggevi un tomo fotocopiato di medicina.
-Sì, è vero. Ma la vincita è di 90 mila sterline. Sono un bel po'. Potrei pagarmi gli studi in un batter d'occhio. Cosa ci faresti tu?
Il ragazzo lo guardò, con la testa inclinata, e John si sentì stupido. Prese una bustina e mise i pacchetti dentro, silenzioso.
-C'è una cosa su cui sto lavorando. Un progetto. Vorrei fare qualcosa tipo l'investigatore privato, ma non proprio l'investigatore privato. Sono abbastanza preparato sulla cosa, ma non ho la pazienza per prendere nessuna certificazione. Sarà un po' complicato diventarlo, giusto? Con quei soldi potrei pagarmi casa, un locale e farmi pubblicità.
-Non è una cattiva idea. Puoi sempre provarci.
-Sai che è un'idiozia, vero?
-A chi importa? Dimmi dei numeri. Vedi? Ci metto anche del mio. Il biglietto sarà di entrambi.
John fece tintinnare delle monetine nella cassa.
-Dinne tre. Io dirò altri tre numeri e saremo pari.
-D'accordo.
John stampò il biglietto e lo diede al ragazzo. -90 mila sterline, ricorda. Potremmo realizzare i nostri sogni.
-Come no. Ci vediamo, Medicina.
-Ci vediamo presto, Investigatore.
 

L'estrazione non sarebbe stata quella sera, ma quella successiva.
Sherlock si mise il biglietto nel portafogli e aprì uno dei pacchetti, iniziando a fumare una delle sigarette. Quel ragazzo era davvero suonato per sperare in una cosa così stupida.
Andò all'ospedale e sgattaiolò nell'obitorio. La dottoressa Hooper lo aveva in simpatia, e non diceva mai niente su quel topolino che entrava e usciva lasciando post-it su cose ovvie che lei aveva già notato.
Poi si perdeva nella biblioteca dell'università, o su internet. Non aveva un attimo di tregua, e non il minimo interesse nel parlare con qualcuno. Teneva gli occhi bassi e si stringeva nel suo cappottone lungo, che sfilava ancora di più la sua figura.
In biblioteca lo chiamavano Fantasma, visto che non prendeva mai niente in prestito.
Il giorno dopo, stessa routine. Non andava all'università. Aspettava la sua grande occasione per aprire il suo studio da investigatore. Nel frattempo, studiava.
 

La sera dell'estrazione arrivò, e sia Sherlock che John si sedettero davanti la tv, il primo leggermente annoiato, il secondo entusiasta, ed entrambi speranzosi.
Ed eccoli lì i numeri. Il giorno del compleanno di Mycroft. La somma del giorno, del mese e dell'anno in cui avevano portato Redbeard a casa. Il compleanno della mamma di John. Il giorno in cui era entrato all'università. Il numero fortunato di John. La somma delle tre cifre dell'appartamento che Sherlock immaginava di comprare, bellissimo e costoso, nel centro di Londra.
Eccoli lì, uno dopo l'altro, nello stesso ordine in cui loro li avevano pronunciati.
John li aveva segnati sulla sua mano. Sherlock corse a prendere il portafogli.
Un'imprecazione, un salto di gioia. La corsa per prendere il cappotto e andare all'alimentari.
John era senza fiato, quando arrivò. Sherlock arrivò subito dopo di lui.
-Io... te l'avevo... detto... no?
Sherlock sorrise appena. -Già. Hai vinto.
-Abbiamo vinto... 90 mila... sterline. Sul serio.
-Sembra di sì. Stupido.
-Entusiasmante!
-Improbabile.
-Fantastico!
-Sì, è abbastanza fantastico.
John sospirò a fondo. Abbracciò Sherlock, e Sherlock batté piano la mano sulla schiena di John.
-Non sai neanche con chi hai vinto tutti quei soldi. Sono John Watson.
-Neanche tu lo sai. Potrei essere un serial killer, o uno stronzo. Sono Sherlock Holmes, tra parentesi. Con un'altra idea.
 

John poggiò l'ultimo scatolone a terra e si stiracchiò un po'.
-John, vieni a vedere!
John scese le scale e uscì.
-Bello non credi?
John lesse sul campanello del loro nuovo appartamento al 221b di Baker Street:
 
 
" Sherlock Holmes, consulting detective
&
Doctor John Watson"


 
  
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