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al: A me la canzone, a voi le parole contest.
Testo
della canzone:
http://www.testilandia.it/traduzione/D/testi_canzoni/Depeche_Mode_24/The_Singles_8698_6/testo_della_canzone_Barrel_Of_A_Gun_15.html#
Melodia:
https://www.youtube.com/watch?v=V7GCrTFCXYo
Che si regge su piedi stanchi
Che va in cerca nella necessità di un po' di sonno
Che non arriva?
“Signore
sono settantadue ore che non dorme” disse atono J.A.R.V.I.S..
Il
miliardario si portò una tazza di caffè alle
labbra e ne sorseggiò il
contenuto, sentendo il sapore acro nella bocca. Socchiuse gli occhi, le
occhiaie sotto di essi erano spesse due dita e violacea.
“Lo
so benissimo” ribatté con voce rauca.
Deglutì a vuoto sentendo sapore
di acido in bocca e si passò l’altra mano sulla
barba incolta e sui baffi
spettinati. Guardò il proprio riflesso sulla finestra,
illuminata dalle luci
dei grattacieli tutt’intorno. In lontananza si sentiva il
suono prodotto dalle
pale di un elicottero, il rumore si fece sempre più lontano
e anche la luce del
mezzo smise di illuminare il cielo nero. Tony indietreggiò e
nelle sue iridi
castano scuro si fece nitido a sua volta il riflesso del proprio viso.
“Io
sono Iron man ...” disse con voce seducente. Le iridi gli
divennero
liquide e la sua pelle era grigiastra. Diede la sorsata
all’ultimo sorso di
caffè, leccandosi le labbra.
“
…ed ho distrutto il mondo”. Ammise e la voce gli
tremò.
Questo letto di colpevolezza
Che brama un po' di riposo
E si sente intirizzito
Indietreggiò
ancora, si voltò e mise la tazza sopra un mobiletto, si
allontanò da esso e raggiunse il letto. Vi si sedette,
accarezzò le lenzuola
aggrovigliate e si lasciò cadere all’indietro.
Affondò nel talamo, si sfilò una
scarpa premendo con l’altro piede, si sfilò anche
l’altra e piegò il ginocchio,
tirò indietro la gamba e si tolse il calzino,
allungò la gamba piegando l’altra
e si tolse anche l’altro calzino. Lanciò i calzini
sul pavimento e fissò il
soffitto sopra di lui. Sentiva la testa ronzare e avvertì il
senso di nausea
fargli bruciare la gola e le narici.
“Devo
chiamare la signorina Potts?” chiese Jarvis.
Cos'è che vuoi?
Qualunque cosa tu abbia progettato per me
Non sono la persona adatta
Tony
si alzò dal letto, il sudore gli rigava il viso e le tempie
gli
dolevano. Avanzò nella stanza da letto a piedi nudi,
uscì e raggiunse l’ascensore.
Premette il pulsante chiamandolo e fissò le ante con gli
occhi vacui. Ci fu un
trillo, le ante di metallo si aprirono e Tony entrò. Le
sentì chiudersi alle
sue spalle, digitò una serie di lettere su una pulsantiera
sotto quella dei
numeri dei piani. L’ascensore iniziò a scendere
velocemente e Tony strinse gli
occhi. Strinse un pugno, espirò, aprì e chiuse
ritmicamente le braccia con dei
movimenti secchi. Lo sportello si aprì e l’uomo
scese, i suoi piedi si
sporcarono di nero strofinando sulla polvere che copriva il pavimento.
Raggiunse un divanetto a sua volta ricoperto da un alone grigiastro,
allungò un
braccio e prese un telecomando. Lo allungò e premette un
pulsante rosso, un
proiettore si mise in funzione con una serie di versi metallici e
stridii.
Immagini in bianco e nere sbiadite di suo padre furono proiettate su
uno
schermo bianco appeso davanti a lui. Allungò un braccio
afferrando un bicchiere
colmo di liquore che il braccio metallico di ferro vecchio gli offriva,
con
bassi fischi. Fermò il video e si sporse in avanti.
“J.A.R.V.I.S.
rimanda sempre questo punto a tutto volume, da adesso”
ordinò
secco.
“Tu
se la mia più grande invenzione” disse Howard
sullo schermo. Aveva gli
occhi liquidi e teneva un bicchiere di liquore nella mano nella stessa
posizione del figlio.
Mi visita ogni notte
[E] Non sarà soddisfatto
[E] Non sarà rinnegato
Tony
si portò nuovamente il bicchiere alle labbra e
sorseggiò, sentendo il
liquore scendergli lungo la gola bruciando. Espirò dalle
narici e si leccò le
labbra.
“Piccolo
cervo faceva tante storie per il suo esercito e i suoi problemi
familiari” sussurrò. Guardò il proprio
riflesso deformato sulla superfice
increspata del liquido, osservando i rimasugli dei pezzi di ghiaccio
squagliarsi del tutto.
“Principiante”.
Sbuffò, tra le rughe della fronte scendevano delle gocce di
sudore.
“Signore,
le sue condizioni si erano aggravate da New York, ma ora sono
anche peggio” ribatté Jarvis.
Che sta battendo nella mia testa
Che lascia il marchio di Caino
Proprio qua dentro
Tony
strinse gli occhi, abbassò il capo e si massaggiò
le tempie, arcuò la
schiena ed espirò. Si raddrizzò rabbrividendo
sentendo un tonfo alle sue spalle
e si voltò di scatto. FerroVecchio sollevò una
sedia che aveva fatto cadere e
Tony sospirò. Alzò il telecomando e spense il
proiettore. Si alzò in piedi
sentendo le gambe tremargli ed iniziò a camminare avanti e
indietro. Il sudore
freddo gli rigava il viso e gli scendeva lungo la schiena.
Quando tutto ciò che ho fatto
Ci sta portando a concludere
Che non sia io il prescelto?
Si
portò ancora una volta il bicchiere alle labbra e ne bevve
il contenuto
in un’unica sorsata. Un rivolo di liquido gli colò
lungo il collo impregnando i
baffi ed il pizzetto scendendo fino al petto inumidendogli i vestiti.
Tony
allargò le braccia e lasciò cadere il bicchiere,
girando su se stesso.
Raggiunse il proiettore e gli tirò un calcio, facendolo
finire per terra.
“J.
ho voglia di fare baldoria! Sì, penso proprio che
farò baldoria”
annunciò. Raggiunse un cassetto, afferrò il
manico e lo tirò indietro facendolo
cadere con un tonfo. Un frastuono metallico rimbombò nella
stanza, delle
tenaglie finirono davanti ai piedi dell’inventore.
“Mio
padre si aspettava fossi una grande invenzione, la gente mi guarda
nemmeno fossi uno di quei dementi dei prescelti dei film
…” farfugliò. Cadde in
ginocchio, scostò una lastra di metallo e impugnò
una pistola da sotto di essa.
“Avevano
torto sia l’uno sia gli altri. Ha un che di rassicurante
quando
nessuno ha ragione” biascicò. Accarezzò
con l’indice il metallo e rabbrividì.
Si portò la canna in bocca e la strinse tra le labbra. Se la
tolse e si
mordicchiò il labbro, sorridendo.
“Certo,
niente a che vedere con questo che è direttamente
eccitante”.
Qualunque cosa abbia fatto
Ho fissato la canna di una pistola
La
sua voce era roca e gutturale. Sgranò gli occhi, osservando
la luce
riflettere sul metallo dell’arma.
“E’
da decisamente troppo che non gioco d’azzardo e me lo sento,
questa è
la notte giusta” sussurrò. FerroVecchio
lanciò una serie di versi striduli.
“Devo
chiamare gli Avengers signore?” chiese. Tony
accentuò il sorriso.
Ti stai divertendo?
Non sono mai stato d'accordo sull'essere
Quello santo per te
“Pagherei
per vedere la faccia di Cap se mi vedesse ora. Magari quel
vecchietto dai neuroni sotto ghiaccio finalmente capirebbe che non sono
il
santo che voleva” ringhiò. Allungò il
braccio e prese una confezione di carta
di proiettili, la aprì e svuotò il contenuto
sulle sue gambe. Utilizzò i
proiettili per armare la pistola.
“Ho
tutta l’intenzione di divertirmi con la roulette russa e lui
non sarà
qui per impedirlo” sibilò.
Ho fissato la canna di una pistola
Si
portò l’arma alla testa, appoggiando la canna
sulla tempia. La sentiva gelida a contatto con la cute. Chiuse gli
occhi, regolò
il respiro e il battito cardiaco irregolari e premette il grilletto.
Lo
sparo risuonò nella stanza.