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Autore: shihoshinichi99    31/10/2014    2 recensioni
La solitudine mi colma anche se lui è qui di fianco a me. Sento soltanto una tristezza incomprensibile che mi opprime. Niente può cambiare , Shinichi. Io sarò per sempre da questa parte dove regna il buio, la notte e la morte. Tu dall’altra, quella della luce, del giorno e della vita, che è la cosa più preziosa, una cosa che io non merito di possedere. Chiudo gli occhi non voglio più vederti, ma soltanto sapere che sei felice, questo è quello che mi importa.
by Shihoshinichi99
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Gin, Hiroshi Agasa, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Un po' tutti | Coppie: Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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LA NEVE COLOR ROSSO SANGUE

Rimasi ad osservare quella macchinina gialla che si allontanava alla luce di quello che doveva essere un tramonto.
-Io sono l’unica persona che ha, Shinichi!-
Queste parole mi rimbombavano nella testa come un eco infinito e interminabile. Abbassai la testa, il ciuffo mi copriva gli occhi blu come la notte e quell’espressione da sapientone che avevo preso nel corso del tempo. Chiusi gli occhi e capii che qualcosa stava cambiando in me.
Mi voltai con la testa ancora bassa come per guardare i miei piedi alternarsi, stavo camminando senza accorgemene verso quella che sarebbe stata la mia nuova vita.
-Shinichi!- una donna alta, magra e con i capelli castani fino alle spalle mi corse incontro abbracciandomi, facendomi smettere di respirare.
-La-scia- mi lasciò sorridendo e sentendosi, credo, in po’ in colpa -mi … Grazie-
Mi diressi senza guardarla negli occhi verso quella che era la mia scrivania e vi appoggiai la giacca. Poi mi ricordai della foto che avevo infilato in tasca prima dell’incendio, la presi e, dopo averla osservata, ancora inconsciamente triste, la riposi nel cassetto con la seria intenzione di restituirla ad Haibara.
-Cosa ti succede Shinichi? Stai bene?-
-Sisi … tranquilla, è stata una giornata insolita, ma è finita … scusa ma non ho fame, notte- le risposi senza nemmeno guardarla, guardare la donna di cui ero sempre stato innamorato, ma che in quel momento vedevo quasi come una sorella più che la mia promessa sposa.
Già … promessa sposa.
Era successo qualche settimana prima dell’ “incidente” che aveva coinvolto Haibara. Lei era lì davanti a me e spinto da una grande autostima, glielo avevo chiesto. Ovviamente le urlo dalla gioia, ma, ora che ci penso, in quel momento la mia testa era altrove. Ah vero! Il caso che stavo seguendo.
Mi alzai dalla sedia girevole della scrivania, salutai Ran con un cenno della mano e mi diressi verso la libreria. Appena entrato, alzai lo sguardo: non la ricordavo così! Camminai lentamente verso i migliaia di volumi che la componevano, vecchi e impolverati. Ovviamente, mi venne spontaneo prendere uno dei romanzi di Sherlock Holmes. Non ricordo quale abbia prelevato, ma sono certo che non lo lessi, anzi riflettei mentre sfogliavo le pagine ingiallite. Passarono minuti, quando, arrivato a pagina 456 e pronto a voltare pagina, il mio sguardo cadde su un angolo bianco che usciva un gruppo di circa 40 pagine dopo. Piegai l’angolo della pagina 456 e prendendo l’angolo che fuoriusciva, andai alla pagina segnata. Non la lessi, ma ero attratto da scoprire cosa fosse quel foglietto: un appunto? Un errore? Impossibile quest’ultima. Uno scherzo? E di chi allora? Mentre mi ponevo queste domande, la porta si spalancò ed entrò Ran con in mano il telefono e una cera da cadavere. Infilai il foglietto in tasca e ascoltai quello che aveva da dirmi.
-E’ l’ospedale …- disse con un fil di voce. Aveva gli occhi spalancati, quasi terrorizzati, la bocca aperta e un fiatone infinito.
-L’ospedale?- chiesi dopo aver esaminato la cosa. Poi riflettei ancora, e dissi a bassa voce …
-Ai …-
Corsi verso la porta, senza ascoltare ciò che mi diceva Ran. Le orecchie fischiavano per la paura, poi prima di uscire mi bloccai.
-Un incendio si è divampato all’ospedale di Beika, i ricoverati della sezione e di quelle vicine sono stati evacuati, ma una paziente è scomparsa e non vi sono tracce di lei …-
Ero bloccato. Sembravo Ran quando era entrata nella biblioteca.
-No …- bisbigliai.
-Stavo per dirtelo … ma sembravi preso dal fatto di dover subito uscire … non puoi far niente, Shinichi … tu non ha niente a che fare con Shiho!- quando urlò l’ultima frase, si portò la mano alla bocca sapendo che aveva detto una cosa errata, anzi sbagliatissima oltre ogni limite.
-Io … non ho niente … a che fare CON LEI?!- ero furioso, so che non era colpa sua, ma aveva comunque detto quella cosa.
-Tralasciando il fatto che Ai è stata rapita, è stato appiccato un incendio, IO SONO UN DETECTIVE, ED E’ MIO DOVERE ANDARE LA’!-
-Scusami …-
La interrupi subito: -E poi … non dimenticare che Ai è in pericolo ora, non è ancora finita, Ran, e lei può contare soltanto sulle persone che ha vicino!-
-Tu non le sei vicino! Non le hai parlato per anni, se l’altra sera non le avrebbero sparato, tu ora faresti ancora finta di non vederla e peggio ancora di conoscerla!- gridò a sua difesa Ran.
Per la prima volta, io e lei stavamo discutendo e il tema non era riguardante noi, ma Ai.
-Non la volevo vedere, per difenderla …- risposi con tono dolce e rilassato rispetto prima -io non sono mai stato al sicuro, Ran. E se avessi continuato a vedermi con lei, avrei peggiorato la sua sicurezza e l’avrei data in pasto a quelle persone … lei li ha traditi, è venuta da me, mi ha aiutato a mettere la maggior parte di loro in prigione, ma i peggiori, i più pericolosi sono ancora là fuori e non si fermeranno mai, fino a che non ci avranno fatto fuori entrambi. Con lei ci sono quasi riusciti e con me pure. Ora hanno lei, sanno che andrò a salvarla e che darò me stesso per lei. Non aspettarmi, va a letto e sta tranquilla-
-Come posso stare tranquilla? Ascoltami!- lo gridò perché io ero intento a infilarmi la giacca appoggiata sulla scrivania del mio ufficio -Un attimo: come anche con te ci sono quasi riusciti?-
“Colto in fragrante” pensai. -Vedi, non hai visto, anzi sentito che a casa del professore c’è stata un’esplosione?-
-Un’esplosione? Credevo fosse il terremoto …-
-No, era un’esplosione- e poi aggiunsi -e io ne sono stato la causa, c’è stato perché ho risposto al telefono che deve aver innescato la bomba. Ecco tutto-
-Cosa?! Stai scherzando? No, tu non puoi uscire da qua, non lo permetterò!-
Le appoggiai la mano sulla spalla e le chiesi sinceramente: -Tu rimarresti con le mani in mano, ad aspettare che tutto finisca … ed esserne così la causa?-
Ran scosse la testa, ammettendo in silenzio che avevo ragione. Mi guardò e mi cinse con le sue braccia il collo, ma per me ormai non valeva molto quell’abbraccio in un momento come quello. Poi mi sussurrò:
-Tornerai vero? …. Dimmi che tornerai …-
Non risposi, mi sciolsi dell’abbraccio ed uscì con le mani nelle tasche della giacca. Quando le estrassi, tenevo il cellulare in mano e vidi che c’erano chiamate in arrivo a tutto andare.
Salii in macchina e mi diressi all’ospedale intento a fermarli una volta per tutte.
-Esciii ….SHINICHI!-  la voce d Ai mi rimbombava nella testa più forte di quel del professore.
-Ti salverò Ai, questa è una promessa …-
E lo sarà per sempre.
 
  
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