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Autore: TvSeriesAddicted    31/10/2014    1 recensioni
I bugiardi sono bravi a mentire persino a loro stessi, ma annegano nel rimorso di privarsi di una verità troppo forte da affrontare.
(Basata su una scena eliminata del film, in cui il rapporto tra Malefica e Fosco è approfondito).
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fosco, Malefica
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Malefica si divertiva tantissimo.

Si divertiva tantissimo a tormentare quelle tre idiote, incapaci di prendersi cura di Aurora.

Era una beffa per lei, come se dovesse dimostrare a qualcuno che lei avrebbe accudito meglio la bestiolina.

Far cadere una pioggia di pedine sopra le loro teste, scatenando una fantomatico temporale all’interno della piccola casetta nel bosco, era il giochetto messo insieme in quel caldo pomeriggio estivo.

Sfoderava uno dei sorrisi più splendenti pensando alla confusione da lei provocata, ma ruotando il capo trovò un paio di occhi neri come la pece che la scrutavano con un’impronta di rimprovero.

Per proteggere la sua integrità (e per coprire una vena di imbarazzo) architettò una debole giustificazione per il fedele Fosco, sperando di veder formarsi sulle sue labbra un sorriso di approvazione.

“Oh dai, è divertente”.

Poi distolse lo sguardo, evitando di approfondire il legame che li univa in quella conversazione.

Fosco, infatti, dietro quell’occhiata, nascondeva un quesito che da troppo tempo teneva dentro, e ora lottava contro se stesso per trovare la forza di esternarlo alla fata.

“Padrona”, disse tentennando. “C’è qualcosa che ho bisogno di sapere”.

Malefica si ritrovò immischiata nel dialogo, e con il suo solito distacco si voltò nuovamente verso il corvo.

“Davvero? E che cosa?” chiese con una vena ironica nella voce, mentre appoggiava il capo al tronco dell’albero dietro di lei.

“Quando hai pianificato di revocare la maledizione?”

Malefica sentì una fitta di dolore al cuore, come la puntura di uno spillo, e la sua coscienza che sanguinava di responsabilità.

“E chi ha detto che la voglio revocare?”, domandò con uno sguardo interrogativo e colmo d’odio.

“Padrona…”

Fosco pronunciò quel rimprovero con una sicurezza non usuale alla sua persona, come se fosse la cosa più banale del mondo, ma all’interno era terrorizzato dalla risposta e dalla reazione che avrebbe potuto provocare.

Malefica per l’appunto si voltò, e con una freddezza glaciale decise di ignorare le attenzioni ricevute dal servitore, ma fu presto richiamata dalla sua voce profonda, roca e quasi implorevole.

“Posso parlare liberamente?”

“No.”

Fu un ordine secco e duro per il cuore di Fosco, che da poco aveva imparato a conoscere umanamente.

Malefica provò a ricostruire le sue barriere alzando la mano, pronta a compiere il suo solito incantesimo, ma questa volta il corvo la precedette sul tempo, e le bloccò il polso con la propria mano.

Mai la fata avrebbe pensato che il suo servitore avrebbe agito così spudoratamente e in modo così irrispettoso nei suo confronti. Le doveva la vita, doveva sottomettersi al suo volere, eppure quella volta provò a spaccare il suo guscio di indifferenza verso chiunque, già sgretolato dalla venuta della principessa.

“Ogni volta che non ti piace ciò che ti devo dire, tu mi trasformi!”

Fosco in quel momento confessò a Malefica il dolore che provava essendo consapevole della loro lontananza, e di una vicinanza che temeva non sarebbe mai accaduta. La fissò provando a racchiudere nel suo sguardo tutto ciò che provava, tutto l’amore che sentiva per lei. Come faceva a spiegarle che mai l’avrebbe lasciata, che l’avrebbe accompagnata anche nella più nefanda delle azioni, ma che mai gli avrebbe negato la verità, per quanto terribile potesse essere. Lui non l’avrebbe mai tradita, non le avrebbe mai rubato le ali.

Forse Malefica colse quel vortice di emozioni racchiusi dentro il corvo, e forse, per un istante, fu tentata di ascoltarlo, di mostrargli quella morsa di calore che avvolgeva il suo cuore di ghiaccio ogni volta che i suoi due pozzi di petrolio incontravano le sue gemme dorate.

Ma ancora una volta la paura di essere ferita, ingannata e abbandonata ancora, ebbe il sopravvento, ed ingoiando il rimpianto in procinto di nascere, mosse la mano in segno di disprezzo, e in un secondo un corvo incapace di piangere svolazzava incredulo, per poi rifugiarsi lontano, a leccare le sue ferite.

“Che brillante osservazione”, disse tornando a concentrarsi sul suo giochetto.

Malefica non avrebbe pianto quella notte, né quella successiva, né quella dopo ancora, perché si sarebbe autoconvinta che lei non era in grado di amare, ma ogni volta che avrebbe guardato negli occhi del suo fedele compagno, che era ancora al suo fianco nonostante tutto il dolore che le sue consapevoli ed accettate emozioni gli provocavano, avrebbe capito di essere una bugiarda.
  
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