Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: FiammaBlu    31/10/2014    4 recensioni
L' ebook è scaricabile dal mio profilo autore. Revisione ultimata! Grazie a tutti coloro che continuano a leggerla! :)
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Cosa sarebbe accaduto se nel numero 28 Masumi Hayami fosse riuscito a confessare a Maya di essere l'ammiratore delle rose scarlatte? Leggete la mia versione di questo "what...if" ^_^
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Masumi Hayami, Maya Kitajima, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ultima revisione: novembre 2015

 

5. Fiducia



Era stata costretta ad annullare l’incontro con il canale Cho, costato due settimane di trattative, solo perché lui voleva incontrarla. Inutile dire quanto si fosse innervosito il Presidente Inoki. Osservò il profilo del suo capo mentre l’auto sfrecciava in mezzo al traffico verso gli studi della Osawa.

- Mi dica quello che deve - la precedette lui facendola sussultare, ma rimanendo immobile, lo sguardo puntato oltre il finestrino.

- Perché circolano voci circa un suo matrimonio? - gli chiese infine esasperata. Lui si voltò lentamente e lei temette di aver esagerato.

- Davvero? - Masumi alzò un sopracciglio e spostò lo sguardo su una rivista che gli stava porgendo Mizuki.

- I giornalisti non hanno proprio niente altro da fare. Li citi per diffamazione - sorrise e lasciò andare la rivista sul sedile in mezzo a loro.

-  È vero? - insisté Mizuki riprendendo la rivista e posando lo sguardo sulla copertina. Lui era tornato a guardare fuori, completamente assente.

- No - disse dopo qualche momento di silenzio proprio quando lei stava per rinunciare ad una risposta.

- Perché andiamo alla Osawa, signor Masumi? - lo interrogò ancora - Lo fa per lei, vero? - non riusciva proprio a capirlo. Chissà quali erano le sue intenzioni.

- Sta usando ancora il suo intuito, Mizuki? - le domandò Masumi senza scomporsi - Non pensa che voglia vedere come se la cava Sakurakoji della Ondine? -

- No - rispose francamente lei, Masumi si voltò e scoppiò a ridere.

- Di certo non mi posso lamentare della sua schiettezza, vedo che non teme di dirmi cosa pensa! - quella segretaria riusciva a leggerlo molto meglio di tante altre persone e, sì, l’unica cosa che voleva era vedere lei. Dal giorno del planetario e della scomparsa della signora Tsukikage, della quale aveva una traccia, aveva cercato un modo per poterla vedere e quando Kuronuma lo aveva invitato non ci aveva pensato un secondo di più.

- Perché non le dice la verità? - gli disse Mizuki all’improvviso fissandolo intensamente. Lui smise di ridere e contraccambiò indurendo lo sguardo.

- Chi le dice che io non l’abbia già fatto? - replicò Masumi con voce tagliente dopo qualche attimo di silenzio teso, poi tornò a guardare fuori dal finestrino. Mizuki rimase congelata da quella risposta secca e ricollegò immediatamente quanto accaduto il giorno della scomparsa della signora.

Signor Masumi! Non posso credere che lei l’abbia fatto davvero!!! Posso fidarmi?



Quel pomeriggio, Kuronuma era particolarmente ‘attivo’. Aveva già cacciato un paio di attrici, che erano fuggite piangendo, in quel momento stava torchiando Maya e Sakurakoji, ma i due giovani non davano segno di subire le sue ire. Erano concentrati sulla scena e incassavano urla e percosse con il copione arrotolato senza proferire parola. All’ennesimo errore di Maya, Kuronuma lanciò il povero copione, ormai a brandelli, lungo tutta la sala.

- Nooooo! - gridò esasperato portandosi le mani fra i capelli. Maya incassò la testa fra le spalle stringendo gli occhi e Sakurakoji le mise protettivo un braccio intorno alla spalla, sfiorandole il gomito con l’altra mano.

La porta della sala si aprì e Masumi Hayami entrò seguito dalla fedele segretaria. Tutti ammutolirono e Kuronuma fu costretto a voltarsi. Per fortuna aveva già lanciato il copione altrimenti non avrebbe esitato a tirarlo dietro a chi aveva osato interrompere la sua arringa.

Maya rimase congelata, gli occhi sbarrati, il cuore che martellava incessante, i polmoni che bruciavano per la richiesta d’aria.

È lui… perché è qui? L’ultima volta… è stata quel giorno… lui mi raccontò tutto… e io gli dissi quella cosa terribile…

Si avvicinò a Yu in un gesto naturale, abbassando la testa e arrossendo, e lui strinse l’abbraccio mormorandole qualcosa all’orecchio. Masumi seguì tutta la scena con sguardo fermo, ma alla segretaria, sempre attenta, non sfuggì il tremore della sua mano chiusa a pugno che infilò in tasca.

Cosa si aspettava, signor Masumi? Recitano insieme…

- Signor Hayami! - lo salutò Kuronuma cambiando atteggiamento nell’arco di due secondi. Masumi mostrò un sorriso accennato e lo raggiunse.

- Sono felice che abbia accettato il mio invito! - aggiunse il regista stringendogli la mano.

- Vedo che le prove sono nel vivo - spostò lo sguardo su Maya e Yu, ancora vicini al centro della sala. I due ragazzi fecero un lieve inchino e Maya non riuscì neppure a guardarlo negli occhi.

- Kitajima! Sakurakoji! - gridò voltandosi, il volto contratto in una smorfia concentrata - Scena del primo approccio con Jane! Facciamo vedere al signor Hayami di cosa siamo capaci! - ordinò perentorio. Le luci si abbassarono e il regista e Masumi si allontanarono raggiungendo Mizuki.

I due giovani si guardarono brevemente, poi furono costretti ad eseguire la richiesta.

- Maya… - iniziò Sakurakoji, ma quando lei voltò la testa, era già Jane.

Quella fu solo la prima di quattro scene che Kuronuma volle far vedere a Masumi Hayami. L’affiatamento fra i due era evidente e innegabile, e Masumi si rese conto che l’averle detto dell’ammiratore aveva reciso l’unico legame con lei. Adesso aveva associato l’uomo misterioso alla sua persona, dandogli una collocazione precisa. Sicuramente non positiva.

Alla fine, dopo un’ora di prove e qualche urlo del regista, Kuronuma mandò tutti nei camerini.

- Allora, cosa ne dice? - chiese Kuronuma incamminandosi verso le doppie porte.

- Convincente - rispose brevemente Masumi accendendosi una sigaretta mentre percorrevano il corridoio verso l'atrio.

- Però c’è un problema… - il regista fece qualche passo nervoso quando si fermarono nell’ampio atrio - Kitajima è reattiva, le dico le cose e lei le fa, ma… -

Masumi attese che il regista terminasse il suo monologo.

- Le manca completamente la parte selvaggia… è un lupo di città… - gli confidò infine sbuffando.

- Un lupo di città, dice? - ripeté Masumi mentre un'idea prendeva forma.

- Sì… non ha quell’aggressività tipica dei lupi selvaggi… - Kuronuma si passò le mani fra i capelli, esasperato.

- Maya Kitajima ha grandi potenzialità, le dia fiducia e non la deluderà - Masumi fece cenno alla segretaria di avvicinarsi. Mizuki era rimasta in silenzio e in disparte, ascoltando ogni parola attentamente.

- La ringrazio per averci fatto visita. E’ rimasto soddisfatto del suo attore della Ondine? - indagò Kuronuma con una particolare inflessione della voce.

- Sì - rispose concisamente Masumi mentre si voltava verso la sua segretaria.

- Signorina Mizuki, può andare, per stasera abbiamo finito - la congedò gentilmente - Faccia arrivare qui la mia auto, per favore - aggiunse pensieroso.

- Ma… - Cos’ha in mente, signor Masumi?

- Non si preoccupi per me, ci vediamo domani mattina - la precedette lui dandole le spalle. Mizuki serrò i denti ingoiando la rispostaccia che le era saltata in mente, salutò Kuronuma con un lieve inchino e uscì.

- Le dispiace se scambio due parole con la sua prima attrice? - chiese poi; Kuronuma lo fissò per un istante incuriosito e Masumi resse lo sguardo indagatore, poi il regista fece spallucce e annuì.

- Kitajima! - urlò, imboccando il corridoio dei camerini. Maya uscì di corsa, l’asciugamano intorno al collo e un’espressione meravigliata.

- Sbrigati, il signor Hayami ti aspetta! - la informò facendole un gesto ammonitore di comportarsi bene. Anche Yu fece capolino e seguì tutta la conversazione aggrottando la fronte.

Maya rimase imbambolata nel corridoio, lo sguardo perso nel vuoto e non si accorse dello sguardo preoccupato di Sakurakoji.

Il signor Hayami? Perché mi aspetta?

Rientrò nel camerino, si vestì rapidamente e uscì raggiungendo l’atrio. Aveva fatto tutto di fretta, per non pensare né a chi fosse veramente, né a quella frase infelice sulla morte di sua madre, né al perché il suo cuore non la volesse smettere di battere così furiosamente.

- Salve, ragazzina - la salutò lui con il consueto sguardo ironico - Le va di cenare? - le propose subito. Maya rimase immobile, gli occhi spalancati.

Cena…?  È di nuovo strano… Mi spaventa quando fa così…

- Buonasera… Ma… Ma certo, signor Hayami - ebbe il coraggio di rispondere con un lieve inchino ricordando anche il suo ammonimento sulle buone maniere. Ha lo stesso sguardo incomprensibile di quella sera! Mi ha invitata! Oh… cosa vorrà da me…?



Fuori la sera era fresca ed entrambi strinsero il soprabito. Le luci di Tokyo illuminavano negozi e strade, Maya teneva lo sguardo sulle vetrine e gli camminava a fianco in silenzio. Si sentiva così in soggezione da non riuscire a proferire parola. Inoltre aveva uno spiacevole dolore allo stomaco che non riusciva a spiegare. Quante volte aveva desiderato conoscere il suo ammiratore e stare con lui? Ma non si era certo aspettata che fosse Masumi Hayami... C'erano così tante cose che avrebbe voluto chiedergli!

-  È silenziosa - le fece notare lui con voce stranamente gentile - Se si sente a disagio per ciò che ci siamo detti, la prego di non esserlo -

Maya alzò di scatto lo sguardo sul suo profilo serio. Mi legge come un libro aperto...

- Io... Volevo scusarmi per la mia... - avrebbe voluto dire frase inopportuna, ma non riuscì più a continuare, abbassò lo sguardo e arrossì di vergogna.

Masumi si girò e notò il suo squisito rossore diffuso.

- Non deve preoccuparsi - la rassicurò, in fondo se l'era meritato dopo tutta la tensione a cui l’aveva sottoposta quella giornata. Il marciapiede era pieno di gente e furono costretti ad avvicinarsi. Il suo primo istinto fu quello di cingerle le spalle, ma si bloccò in tempo. Quando sono con lei tutte le cose mi sembrano semplici, mi dimentico che, intorno a noi, il mondo guarda...

Maya non riuscì a replicare, tanto si sentiva in colpa per quello che gli aveva detto, continuava a fissare l'asfalto e si accorse della sua vicinanza. Il cuore prese a batterle freneticamente e si portò una mano al petto. È il tuo ammiratore... Ti apprezza per il tuo talento e tu sei solo una ragazzina... Il suo è un mondo di adulti e di donne bellissime...

Qualcosa attirò la sua attenzione in una vetrina, così si fermò rapita. Era un'intervista a Ayumi e il servizio mostrava anche parti dei suoi spettacoli. Maya sollevò le mani poggiandole sul vetro.

- È bellissima... - mormorò assorta finché non sentì una mano sulla spalla. Si irrigidì come un pezzo di legno e poi si rilassò avvertendo il calore e la volontà di trasmettere conforto. Sa cosa provo... Non so come faccia, ma sa esattamente ciò che sento per Ayumi... E io che in tutti questi anni non ho capito niente...

- Sì, è bellissima - concordò Masumi. L'ultima cosa che voleva era illuderla con delle bugie.

Maya sollevò lo sguardo pieno di muto riconoscimento per la schiettezza con cui le aveva risposto, incontrando i suoi occhi azzurri per la prima volta quella sera. Masumi riuscì a mantenere quella freddezza di cui tanto si vantava e a sorriderle gentilmente.

- Cosa preferisce mangiare? - le domandò interrompendo il contatto. Maya arrossì di nuovo lievemente strappandogli un altro sorriso. Sono io che le causo imbarazzo o l’idea dell’ammiratore delle rose scarlatte?

- Hamburger... - mormorò distogliendo lo sguardo. Masumi alzò un sopracciglio perplesso.

- Temo allora che debba guidarmi lei - le fece notare - Non sono pratico di fast food -

Maya ridacchiò con una mano alla bocca, stranamente a suo agio, poi fece qualche passo rapido avanti fermandosi di fronte a lui, le mani dietro la schiena, un sorriso birichino stampato sulla faccia. Poi si trasformò.

- Signor Hayami! - e sollevò un indice davanti alla sua faccia in un'imitazione di Mizuki - Il fast food non è certo posto adatto a lei! Cosa direbbero i giornali? -

Masumi scoppiò a ridere, era stata perfetta e in modo del tutto naturale le scompigliò i capelli. Il gesto inusuale e inaspettato imbarazzò entrambi ma lui riprese subito il controllo. A volte proprio con lei io non riesco a controllarmi...

- Non è compito della mia segretaria decidere cosa devo mangiare - replicò con il suo tono da Presidente mentre Maya, ancora turbata per quel tocco spontaneo, riprese a camminare.

- È la sua segretaria da molto tempo? - gli chiese girando un angolo e uscendo dal marciapiede affollato. In passato aveva pensato che potessero avere una storia.

- No, me l'ha imposta mio padre - rispose lui con più serietà di quanto avesse voluto - Ma è un'ottima segretaria - aggiunse sorridendo.

- Quando è stata la mia manager si è presa cura di me... Penso che per lei sia importante avere dei collaboratori validi - valutò Maya pensando a quanto fosse complesso il suo mondo. Avrebbe voluto chiedergli del signor Hijiri, ma si rese conto che non era il momento.

Masumi si voltò a guardarla, stava riflettendo ed era assorta. Quando sono con te, tutto mi sembra più leggero e i problemi legati al lavoro e a mio padre svaniscono come nebbia al sole...

- Solitamente preferisco fare le cose da solo, ma ci sono dei casi in cui mi è impossibile - le rispose fissandola con espressione grave. Maya lo guardò e si rese effettivamente conto che era la prima volta che parlavano senza litigare... E a cosa si stava riferendo il signor Hayami? Alle rose scarlatte?

Maya aprì le doppie porte del fast food ed entrò seguita da lui che si guardò intorno incuriosito.

- Allora è davvero la prima volta che entra in un fast food? - gli domandò ridacchiando.

- Potrei sorprenderla, ragazzina - ribadì Masumi strizzando un occhio e stupendosi di sé stesso. Se mi vedesse mio padre ora...

Maya spalancò gli occhi meravigliata per quell'atteggiamento così anomalo per quell'uomo sempre controllato, poi sorrise ancora dirigendosi alla cassa per ordinare e lui la seguì.

Con i vassoi pieni scelsero un tavolo e si sedettero. Masumi continuava a guardarsi intorno. Il locale era pieno di giovani e lui era indubbiamente il più vecchio e realizzò quanto dovesse essersi sentita fuori posto Maya nel ristorante in cui l'aveva portata. Sorrise e Maya si chiese a cosa stesse pensando.

Non riuscirò mai a capirla, signor Hayami... Però quando è lontano dal suo ambiente è anche divertente e piacevole... e quando sorride così, sembra felice… Ora sono curiosa di sapere cosa vuole da me...

Una canzone rock riempiva l'aria e Maya iniziò a canticchiarla sommessamente mentre addentava una patatina.

- È una canzone famosa? - le domandò imitandola dato che non aveva davvero idea di come si mangiassero insieme quel panino e le altre cose che c'erano nel vassoio.

Maya sollevò lo sguardo stupita.

- Signor Hayami! Questa band è al primo posto nelle classifiche! - gli fece notare stupita - Dovrebbe lavorare meno - aggiunse e lui scoppiò a ridere.

- Il lavoro è l'unica cosa che so fare - ammise con tono malinconico e Maya lo fissò un attimo. Lui si sentì a disagio sotto quello sguardo sincero e aperto.

- Dovrebbe riprendere a suonare il pianoforte - gli disse facendolo sussultare - Le sue mani sono perfette per quello strumento - aggiunse arrossendo lievemente, ma da quella volta a casa di Ayumi durante le prove per "Le due regine", quando l'aveva sentito suonare, le era sempre rimasta la curiosità.

Masumi spalancò gli occhi sinceramente sorpreso mentre lei scartava il suo panino e lo addentava, come se le parole appena dette non significassero niente. Come riesci a dire queste cose, ragazzina? Non ti rendi neppure conto di quanto mi sconvolgi... Sei spontanea e mi dici sempre ciò che pensi...

- Non ho tempo per queste cose - rispose in un basso mormorio guardandosi le mani. Le trova perfette...

- Dovrebbe trovarlo - insisté lei buttando giù un boccone di panino. Ancora mi domando come sia possibile che io sia qui con lui a parlare come niente fosse… ed è come se si fosse avverato il desiderio che avevo espresso… è davanti a me adesso...  

Il suo cellulare squillò e quando Masumi vide il nome sul display corrugò la fronte. Poi gli venne un'idea. Prese una penna dalla tasca interna della giacca, rispose alla telefonata usando il viva voce e appoggiò il telefono sul tavolino. Tutto sotto lo sguardo stupito di Maya.

- Hayami - rispose con il consueto tono formale. Si portò un indice alle labbra facendole segno di restare in silenzio e Maya spalancò gli occhi sorpresa.

- Signor Hayami, allora, ha pensato alla mia proposta? Lei è una persona intelligente e arguta, sono convinto che non le sarà sfuggita la possibilità degli enormi profitti - disse la voce maschile e Masumi scrisse "adulazione" sulla carta di un tovagliolo guardando poi Maya.

Cosa sta facendo, signor Hayami?

- Signor Hiroki, lei mi lusinga, io ho riflettuto attentamente e credo possa esserci un accordo se lei rispetterà la sua parte - rispose lui pacatamente con un tono convincente.

Maya lo fissò stupita. Potrebbe recitare, signor Hayami...

Lui scrisse: "dare sempre l'illusione che ci sia una possibilità".

- Non deve preoccuparsi, lei gode di enorme rispetto da parte mia, non mi permetterei mai di irritarla e come pattuito tutti i lavoratori saranno spostati su altro appalto - promise l'uomo con voce accomodante.

Masumi scrisse di nuovo "adulazione" e poi "sta mentendo". Maya indurì lo sguardo e incredibilmente lui ne gioì. Non le piacevano le ingiustizie e lui lo sapeva bene.

- Un mio collaboratore ha parlato con alcuni dei suoi operai... - rispose Masumi lasciando la frase in sospeso e scrivendo "raccogliere informazioni". Dall'altra parte ci fu il gelo e Maya spalancò gli occhi quando lui scrisse "minaccia".

- Potrei denunciarla - quando Masumi pronunciò quelle parole la sua voce mutò completamente facendola rabbrividire. Era glaciale e atona, indicava che avrebbe mantenuto ciò che aveva detto.

- No! La prego! - disse l'altro - Mia moglie aspetta un bambino! - ma Masumi lo interruppe ignorando le sue suppliche e scrisse "sta mentendo" e “non ha moglie”.

Signor Hayami... Ogni volta è così per lei?

- Le propongo un nuovo accordo. Pagherò la metà di quanto concordato e tutti i suoi operai passeranno alla Daito. Ne ho comunque bisogno - e scrisse di nuovo "informazioni" e poi "minima spesa, massimo risultato".

- La metà? - la voce era irritata e sorpresa.

- Posso ancora scendere, se le sembra troppo - ironizzò Masumi fissando Maya. Dall'altra parte il silenzio fu prolungato poi si udì distintamente un sospiro e Maya lo vide sorridere e chiudere gli occhi per un attimo: aveva vinto.

- Può chiamare la mia segretaria quando vuole, signor Hiroki, è stato un piacere fare affari con lei - chiuse la telefonata senza attendere risposta e rimise il cellulare in tasca.

Maya si appoggiò allo schienale della sedia osservandolo. Prese una patatina continuando a guardarlo e domandandosi con che tipo di gente avesse a che fare.

A che stai pensando, ragazzina? Che ho distrutto un'altra azienda come ho fatto con la compagnia della signora Tsukikage?

- Mentono così spesso? - gli domandò invece, spiazzandolo. Lui annuì con un sorriso mesto.

- Lei acquisisce informazioni per essere in vantaggio - era un'affermazione, ma Masumi annuì di nuovo sorpreso del fatto che lei avesse seguito e stesse riflettendo. Maya continuò a fissarlo come se niente di ciò che era accaduto fra loro in passato avesse importanza. La fusione della figura dell'ammiratore con Masumi Hayami aveva cambiato le cose.

- Quanti operai assumerà? - gli chiese ancora e lui attese un attimo senza comprendere dove volesse andare a parare.

Signor Hayami... Mi sta valutando come fa con altri uomini d'affari?

Gli sorrise sperando di metterlo a suo agio, se lei era in soggezione con lui, probabilmente per lui era lo stesso...

- Settanta - rispose dopo un po', incoraggiato dal suo sorriso che gli fece battere il cuore. Lei rimase in silenzio mangiando e lui la imitò. La risposta sembrava averla soddisfatta. Masumi si rilassò meravigliandosi di quanta soggezione gli mettesse quella ragazzina...

- Perché mi ha fatto ascoltare la telefonata? - gli chiese all'improvviso.

Mi ero dimenticato che con te le cose non sono mai come ti aspetti...

- Per mostrarle una parte del mondo che affronterà. La gente mente, continuamente, usa l'adulazione per ingraziarsi gli altri, girargli le spalle e pugnalarli. Conoscere i segreti degli interlocutori, raccogliere informazioni, può valere la differenza fra un buon affare e uno pessimo - spiegò passando a quel tono saccente e odioso che per tanti anni li aveva divisi.

Maya si rese conto all'improvviso che quella era la sua maschera... Nella vita di tutti i giorni doveva indossarla per fronteggiare la gente di cui era circondato, ma probabilmente avrebbe preferito evitare. Come il giorno del planetario, dove le era sembrato un altro uomo. O come in quel momento.

- Non dovrebbe fidarsi mai di nessuno - le consigliò dopo qualche attimo di silenzio sollevando lo sguardo su di lei.

- E lei, signor Hayami? Dovrei fidarmi di lei? - gli domandò, lo sguardo intenso e pieno di aspettativa. Masumi, forse per abitudine, forse per timore, fece quello che aveva fatto per anni: l'allontanò.

- No, non dovrebbe - confermò, mantenendo lo sguardo fermo e risoluto. Maya sussultò e quando la vide abbassare gli occhi delusa sentì una fitta al cuore. Perché provo sempre quest'angoscia dolorosa?

- La riporto a casa, è tardi - esordì quando il silenzio di lei si fece insopportabile - È stato divertente mangiare qui - aggiunse alzandosi e mettendosi il soprabito. Anche Maya si alzò, in silenzio, lui stava per scuoterla con una delle sue battute irriverenti quando lei prese a ridacchiare, stupendolo.

- Per la sua camicia è stato meno divertente! - si voltò verso il tavolino e vide il tovagliolo dove aveva scritto. Lo afferrò rapida senza farsi vedere infilandoselo in tasca, ne prese uno pulito e si avvicinò di un passo, le guance lievemente arrossate.

Masumi la osservò mentre si muoveva impacciata, era completamente diversa da quando recitava, dove mostrava sicurezza. Si avvicinò ancora e passò il tovagliolo su una piccola macchia rossa sulla camicia, altrimenti candida, premendo lievemente. Rimase sconvolto da quel tocco gentile tanto che smise di respirare.

Maya come riesci a stupirmi ogni volta?

- Credo che il fast food non faccia per lei! - e ridacchiò di nuovo senza guardarlo. Ho mangiato e chiacchierato amabilmente con il mio ammiratore! Non posso crederci!

- Lo credo anche io... - sussurrò, completamente rapito.

- Grazie per aver pagato anche per me, non era necessario - gli disse sollevando lo sguardo riconoscente. Oh... Com'è vicino... Che incredibili occhi azzurri...

- È stato un piacere, ragazzina - replicò lui gentilmente con un sorriso aprendole la porta. Riuscirò mai a capirti, Maya? Ci sarà un momento in cui potrò dire di sapere davvero chi sei?

Mentre camminavano ricevette una telefonata che lo avvisava dove era parcheggiata la sua auto. La raggiunsero in silenzio, vicino agli studi Osawa, trascorrendo la prima parte del viaggio senza parlare. Proprio mentre Maya stava per chiedergli perché avesse voluto mangiare con lei, lui soddisfece la sua curiosità.

- Abbiamo una traccia della signora Tsukikage - proferì lentamente avvertendo il sollievo nel suo sospiro profondo e comprendendo quanto fosse realmente in ansia per la sua sensei.

Maya si girò di scatto espirando tutta l'aria e gli afferrò il braccio con cui teneva il cambio. Allora era questo che doveva dirmi!

- Dov'è? Come sta? - chiese subito senza rendersi conto di come lo stringesse. Lo vide sorridere e si accorse della sua presa sul braccio.

- Mi... Mi scusi! - e ritirò immediatamente la mano imbarazzata.

- È molto preoccupata, vedo - le fece notare - Ma non ho altre informazioni per ora - concluse, sempre guardando la strada.

- Me lo dirà vero, signor Hayami, se la troverà? - la supplica era così sentita e profonda che Masumi non poté far altro che confermare.

- Glielo sto già dicendo, mi pare - replicò più duramente di come avrebbe voluto. Maya abbassò lo sguardo e tornò seduta composta sul sedile.

L'auto si fermò e lei si rese conto di essere arrivata a casa. Uscì e, una volta fuori, fece un lieve inchino.

- Grazie per la cena e per tutto ciò che mi ha detto - era sinceramente colpita dal suo modo di fare e, se non avesse avuto ancora qualche riserva, avrebbe usato la parola “piacevole”. Questo finché lui non aprì bocca.

- Di niente, ragazzina, è un piacere educarla alla politica aziendale viste le sue lacune - e le sorrise, ben sapendo quanto l'avrebbe irritata, ma i suoi meravigliosi occhi espressivi diventavano strabilianti quando s'infiammavano. E infatti venne accontentato.

- Signor Hayami! - sibilò lei stringendo i pugni lungo i fianchi. È sempre il solito odioso!

- Buonanotte, ragazzina - la salutò ridendo della sua reazione. I tuoi occhi, Maya… mi rendono incapace di qualsiasi reazione...

- Buonanotte a lei! - replicò Maya girandosi di scatto e ignorandolo. Sentì l'auto ripartire e inspiegabilmente avvertì un senso di vuoto. Mentre risaliva in casa tirò fuori dalla tasca del soprabito il tovagliolo con le poche parole scritte, i caratteri precisi ed eleganti.

È proprio lui... La stessa grafia inconfondibile dei biglietti del mio ammiratore... In fondo perché avrebbe dovuto mentire? Chissà per quale motivo ha deciso di dirmi tutto... E poi perché ora si comporta così con me? Che uomo indecifrabile... Da quello che mi disse quella sera, la mia recitazione gli piace! Non la deluderò, glielo prometto! Lei ha fatto così tanto per me! Vincerò quel premio è mi contenderò la Dea Scarlatta con Ayumi!

Strinse il tovagliolo in mano ed entrò in casa con il ricordo della sua risata spontanea e allegra, così diversa da quelle che gli aveva sentito fare in pubblico.


   
 
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