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Autore: ___Page    31/10/2014    2 recensioni
Si trattava di quel brivido, che tanto agognava da tempo.
Un brivido che non aveva nulla a che fare con il freddo o l’inquietudine.
Un brivido che le accarezzò le vertebre come un esperto amante, rigenerandola e portandola a ricambiare con un pallido sorriso il ghigno sghembo di quel ragazzo.
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Donquijote Family, Margaret, Penguin, Trafalgar Law
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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BRIVIDO
 
 
 



Margaret era una ragazza curiosa.
Una ragazza curiosa con una vita ordinaria, che aveva accettato di buon grado, rendendosi comunque conto della propria fortuna.
Molte ragazze, raggiunta la sua età, venivano fatte sposare o mandate come serve presso case signorili nei terrori circostanti il villaggio di Kuraigana, che sorgeva ai piedi della collina, dove il maestoso e abbandonato maniero dominava tutta la vallata con la sua imponente struttura.
Lei, senza amore, non avrebbe mai sopportato di sposarsi e un lavoro come serva le avrebbe tolto anche l’unica possibilità che aveva di viaggiare, con la mente, ascoltando i racconti dei viandanti che si fermavano alla loro locanda.
Per fortuna, sua madre Lindow era una donna fuori dal comune, forte e combattiva, che era stata capace di tirarla grande da sola senza che mai Margaret arrivasse a soffrire per la mancanza di una figura paterna nella propria vita.
Avevano appena sedici anni di differenza, tanto che a volte le sembrava quasi più una sorella maggiore che una madre, ma gli occhi di Lindow nascondevano un animo ben più maturo di quanto potesse apparire quando scherzava con i clienti abituali o fronteggiava i delinquenti che capitavano lì di tanto in tanto, senza mai negare loro un pasto caldo ma pretendendo calma e tranquillità nella sua taverna.
In quegli occhi Margaret  leggeva la sua stessa brama di avventura che dava però l’impressione di essere stata saziata, un tempo, e avrebbe pagato il proprio peso in oro pur di scoprire cosa sua madre nascondesse tanto gelosamente nel proprio cuore.
A diciasette anni compiuti, Margaret desiderava andarsene da lì, conoscere il mondo, provare il brivido di una nuova avventura ma sapeva di non poterlo fare con tanta semplicità.
Risparmiava da tempo nella speranza di poter partire un giorno ma si rifiutava di lasciare Kuraigana al seguito di un padrone o di un marito.
Voleva essere libera e indipendente, come sua madre le aveva insegnato ad essere, imparando a bastare a se stessa anche a costo di dover aspettare ancora.
Sapeva che quando fosse arrivato il giorno, sua madre non l’avrebbe ostacolata, permettendole di vivere la sua vita come meglio credeva e poteva e sapeva, Margaret, che quel giorno sarebbe stato il più bello e il più difficile della sua vita.
Ma non era solo l’affetto che la legava a sua madre e agli abitanti del villaggio a trattenerla lì.
Era la momentanea mancanza di denaro e prospettive, senza le quali una ragazza sola poteva fare ben poco al di fuori del piccolo mondo in cui era cresciuta.
Scalpitava, Margaret, fremendo di voglia, alla disperata ricerca di un brivido che non le fosse stato causato dal freddo vento, che per molti mesi all’anno batteva sul villaggio e sulla foresta che lo circondava.
Aveva un disperato bisogno di avventura e cercava di compensare perdendosi nei racconti degli uomini che passavano di lì, fermandosi volentieri alla locanda per un boccale di birra e due chiacchiere accanto al fuoco.
Eppure alla notizia che in quel momento stava ascoltando a occhi sgranati faticava davvero a crederci e, a dirla tutta, non avrebbe concesso nemmeno il beneficio del dubbio al proprio interlocutore se non si fosse trattato della vecchia Koreka.
Di ritorno da Marijoa, dove si era recata per un consulto medico, aveva portato con sé la notizia che un discendente del conte di Kuraigana stava tornando con il suo nutrito seguito per riprendere possesso del castello.
Questo non implicava poi molto per il villaggio, dal momento che l’intera zona era sotto la giurisdizione di Marijoa.
Se anche fosse stato vero, avrebbe significato semplicemente dei nuovi abitanti e dei possibili balli, qualora il discendente del conte fosse stato un uomo generoso.
Ma per i curiosi, facce nuove in un villaggio tanto piccolo rappresentavano una boccata d’aria fresca.
Per questo Margaret si era arroccata nella sua diffidenza.
Non voleva crederci ingenuamente, restando poi delusa nelle proprie attese.
Osservò Koreka prendere l’ennesima generosa sorsata di rhum, prima di rispondere alla domanda di uno dei loro abituali avventori, incuriosito dall’aspetto di questo fantomatico discendente.
-Non l’ho visto in faccia, ho solo sentito che arriveranno questa sera-
-Stasera?! E com’è possibile che non si sia saputo nulla prima?! Sei sicura di non avere alzato troppo il gomito a casa di qualche paziente Koreka?!-
-Io non alzo mai troppo il gomito, non sono certo una mammoletta come voi e vi dico che il loro arrivo è previsto per questa sera! Anche a Marijoa lo hanno saputo solo ieri!- fu la pacata risposta della dottoressa.
-Ma chi vorrebbe andare a vivere in quel posto?! Cade a pezzi!- intervenne Rica -E poi ormai sta facendo buio, se non sono ancora qui è impossibile che riescano ad arrivare!-
Margaret si girò verso la finestra, realizzando solo in quel momento che il buio era calato sul villaggio.
Non era strano che in quel periodo dell’anno le giornate fossero così brevi ma, ciò nonostante, uno strano senso di inquietudine si impadronì di lei, obbligandola a stringersi addosso lo scialle.
Suo cugino Penguin era ancora fuori con Dalton, a raccogliere la legna nella foresta, e sembrava che un temporale fosse in rapido avvicinamento.
Saettò con occhi colmi di preoccupazione verso la porta della locanda, sperando di vederla spalancarsi da un momento all’altro e trattenendo il fiato.
-Non devi temere per Penguin, mia cara!- la voce dell’anziana dottoressa la riscosse, obbligandola a concentrarsi su di lei, che la fissava con un eloquente sorriso
-Koreka ha ragione, tesoro! Dalton sa il fatto suo, vedrai che a breve saranno qui!- intervenne Lindow, ripulendo il bancone mentre recuperava dei boccali vuoti.
Quasi come rispondendo a un segnale, l’uscio di legno si spalancò, lasciando entrare un uomo dalla mole notevole e i capelli corvini e un ragazzo più basso e dal fisico più asciutto, con una spettinata zazzera rossa.
Visibilmente infreddoliti, si scrollarono di dosso le ultime foglie secche prima di avanzare all’interno della locanda, accolti da calorosi saluti e pacche sulle spalle.
Margaret si aprì in un radioso sorriso nell’incrociare lo sguardo stanco e affamato del cugino e subito schizzò a tagliare pane e formaggio mentre sua madre riattizzava il fuoco, per riscaldare lo stufato nel paiolo di ghisa.
-Com’è andata?!- domandò Lindow a Dalton, mentre si accomodava al bancone, togliendo il capello e posandolo sul ripiano di legno.
-Abbiamo recuperato parecchia legna. Ancora un paio di uscite e per questo inverno dovremmo essere a posto-
-Zia!- la chiamò Penguin, facendola voltare verso di sé -Avete sentito niente di un corteo di passaggio qui a Kuraigana?!- domandò a sopracciglia corrugate.
Margaret sollevò la testa di scatto a quelle parole, mentre Lindow e Koreka si scambiavano un’eloquente occhiata e il silenzio calava intorno a loro, facendo voltare Dalton e Penguin con espressione interrogativa.
Cosa prendeva a tutti quanti?!
-Avete visto qualcosa?!- domandò al nipote, facendolo voltare nuovamente verso di sé.
Penguin annuì.
-Sì, uscendo dal bosco abbiamo notato un capannello di gente in avvicinamento ma non hanno fatto in tempo a incrociarci, Chopper e Sunny sono molto veloci- spiegò, riferendosi alle loro due renne che trainavano la slitta su cui trasportavano il legname.
-Cosa succede, Lindow?!- domandò Dalton, con espressione corrucciata.
-Secondo notizie proveniente da Marijoa, sta arrivando qui il discendete del conte di Kuraigana per riprendere possesso del castello, insieme alla sua famiglia- rispose la mora, con le mani sui fianchi, guardandolo sgranare appena gli occhi e poi indurire subito lo sguardo, con fare sospettoso.
-E chi diamine sono adesso questi?!- sibilò il taglialegna, aggrottando le sopracciglia.
-Non fare il diffidente Dalton! Lasciali almeno arrivare!- gli fece notare Koreka, con il suo solito atteggiamento noncurante.
-Non mi piacciono queste notizie così dell’ultimo minuto Koreka!-
-Già ma il castello non è di tua proprietà, quindi sarà meglio per te che ti regoli!- intervenne Lindow, mentre riempiva due ciotole di stufato bollente e le posava davanti ai nasi dei due boscaioli, risvegliando il loro appetito.
Anche Margaret arrivò con i piatti di pane e formaggio, spostandosi poi a riempire due boccali di birra.
Ma fece appena in tempo a posarli sul bancone ancora vuoti che un rumore di zoccoli al trotto, piedi, ruote di carrozza e voci miste a nitriti le fece puntare gli occhi contro la porta chiusa della locanda, insieme a quelli di tutti i presenti.
-Devono essere loro!- mormorò Koreka, prima di girarsi a seguire con lo sguardo il movimento fulmineo di Margaret, che scattò decisa a uscire all’aperto.
-Margaret!- la richiamò con tono autoritario Dalton, cercando di bloccarla per il polso ma fallendo.
In pochi passi la ragazza aveva raggiunto la porta e l’aveva spalancata, avanzando nel buio e nel freddo di quella gelida notte autunnale.
Stringendosi addosso la mantella, scrutò nel buio, notando due aloni di luce tremolante, in avvicinamento.
Sentiva alle sue spalle un crescente brusio, segno che il villaggio al completo si stava riversando ai margini della strada principale, che portava verso la collina, e fu ben presto affiancata da sua madre a destra e Penguin a sinistra.
Erano tutti concentrati su quelle due fiammelle fluttuanti che si rivelarono essere delle lampade a olio appese ai lati di una carrozza, trainata da due cavalli completamente neri.
Altre lampade erano portate a mano da alcuni componenti del corteo che divenne bene presto visibile sotto gli sguardi dei paesani.
Chi incuriosito, chi diffidente, chi inquietato, tutti seguivano con attenzione il movimento di quel gruppo misto di uomini, donne e bambini.
In realtà la bambina era solo una, che camminava tenendo per mano una giovane donna la cui chioma verde spuntava da sotto il cappuccio del mantello scuro.
Si voltò a incrociare lo sguardo di Dalton, il quale ebbe un lieve sussulto di fronte a quelle iridi dorate e al sorriso etereo di quella pallida figura.
Erano tutti avvolti in cappe nere, con i cappucci tirati sulla testa, tranne l’uomo che apriva il corteo e che doveva essere il nuovo proprietario del maniero.
Aveva i capelli biondi, un ghigno sul volto e uno strano oggetto che gli copriva gli occhi, impedendo a chiunque di vederne il colore.
Si guardava intorno con aria compiaciuta, camminando lentamente e leccandosi le labbra di tanto in tanto.
Margaret osservava quella processione, attenta a captare anche il più piccolo dettaglio di ciascuno di quegli uomini.
Erano tutti soggetti particolari e inquietanti, con un che di quasi sovrannaturale, ma alcuni più di altri attirarono la sua attenzione.
La donna che aveva guardato Dalton, la bambina al suo fianco, un ragazzo che sembrava avere le corna dalla strana forma che aveva il suo cappuccio e un uomo completamente mascherato, di cui erano visibili solo gli occhi.
Ma più di tutti, ad attirare la sua attenzione fu un trio di persone che sembravano camminare un po’ in disparte dal gruppo principale ma senza fare gruppo a loro volta.
C’era una giovane ragazza, il cui riflesso dorato dei suoi ricci color miele riverberava alla luce delle lampade a olio. Teneva lo sguardo puntato a terra, di fronte a sé, alzandolo solo di tanto in tanto sugli astanti intorno a loro, rivelando due iridi di uno splendido verdeacqua ma spente e opache.
Un uomo imponente almeno quanto Dalton, camminava qualche passo dietro a tutti, chiudendo il corteo e osservando con un ghigno divertito i curiosi abitanti di Kuraigana.
Margaret non poté fare a meno di accigliarsi quando notò che aveva l’area al di sotto dell’occhio destro colorata di nero e le labbra tinte di un intenso rosso, inquietante imitazione di una maschera carnevalesca.
Lo osservò scrutare i presenti da sotto la folta frangia bionda che spuntava dal suo cappuccio e soffermarsi un po’ più a lungo sui paesani che sostavano al di fuori della locanda.
Le parve di sentire sua madre trattenere il fiato, ma non fece in tempo a voltarsi verso di lei, per verificare la sua ipotesi, né a domandarle cosa le prendesse perché la sua attenzione fu totalmente catturata dalla terza e ultima figura che si era distanziata dal corteo principale.
Incedeva pacato e sicuro, guardando dritto di fronte a sé, una lunga spada appoggiata alla spalla.
Il mantello scuro avvolgeva la sua agile e slanciata figura e il cappuccio celava solo parzialmente il suo viso, perfettamente regolare e squadrato e delineato da un pizzetto e un paio di basette corvine.
Ma ciò che più di ogni altra cosa attirò lo sguardo di Margaret, catturandola e rapendola in un istante, furono gli occhi di quell’uomo.
Occhi fieri e determinati, in cui si poteva leggere un inferno dal quale qualsiasi donna avrebbe voluto lasciarsi divorare, di un grigio-blu impossibile e profondo.
Non riusciva a staccare lo sguardo da lui, Margaret, improvvisamente ignara di tutto ciò che la circondava.
Non ci riuscì nemmeno quando si girò verso di lei, osservandola con un sopracciglio alzato, nonostante l’imbarazzo che le imporporò le guance in un istante.
E poi accadde.
Le sue labbra si piegarono in un ghigno storto, che le fece perdere un paio di battiti e, soprattutto, la fece rabbrividire e non di un brivido qualsiasi.
Si trattava di quel brivido, che tanto agognava da tempo.
Un brivido che non aveva nulla a che fare con il freddo o l’inquietudine.
Un brivido che le accarezzò le vertebre come un esperto amante, rigenerandola e portandola a ricambiare con un pallido sorriso il ghigno sghembo di quel ragazzo.
Non lo aveva mai visto e non sapeva niente di lui ma gli era bastato uno sguardo per darle tutto ciò di cui aveva bisogno.
Osservò la sua schiena che si allontanava su per la collina di Kuraigana, verso il maniero, dietro al corteo, mentre i paesani intorno a lei e sul ciglio opposto prendevano a disperdersi, parlottando tra loro.
Rimase ferma ancora un po’, anche dopo che il nero della notte lo ebbe inghiottito insieme agli altri, sottraendolo alla sua vista nonostante le luci fluttuanti delle lampade fossero ancora visibili.
Fu una voce da dentro la locanda a riscuoterla e obbligarla a tornare in sé.
-Arrivo!- urlò, girando appena il viso e tornando poi rapidamente con gli occhi nel punto dove era scomparso pochi secondi prima, sfruttando il buio per celare il sorriso che si disegnò sul suo volto.
Perché quel brivido sapeva di avventura.
E Margaret era certa che non fosse un caso.
Che, in mancanza di alternative, finalmente l’avventura fosse andata a cercarla. 



Angolo dell'autrice: 
Ecco una storia un po' dark, o almeno spero, in onore di Halloween, una festa che non ho mai potuto festeggiare come avrei voluto ma che da sempre mi intriga e ispira. Vorrei ringraziare tanto Kiko90 e magicaemy, per avermi sostenuto, spronato e convinto a scriverla nonostante i molti dubbi. 
Grazie a tutti coloro che sono arrivati fin qui e, agli amanti della Law x Margaret ricordo che mancano solo 15 voti per farli entrare di diritto nell'elenco dei personaggi come pairing. 
Grazie ancora e buon Halloween! *lancia caramelle, cioccolatini e dolcetti a tutti* 
Piper. 
  
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