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Autore: Cyber Witch    31/10/2014    9 recensioni
"Rosse le pitturiam
le rose noi verniciam
Né blu, né ner
Né arcobalen
Di rosso le tingerem
"
*
Ciò che chiamiamo rosa anche con un altro nome conserva sempre il suo profumo... anche se questo può considerarsi mortale.
[tentativo di creare almeno un po' di atmosfera horror, felice Samhain, piccoli Zubat del fandom]
Genere: Dark, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga, Videogioco
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Sto modificando la grafica di tutte le mie storie,
niente di quello che è stato scritto verrà toccato a parte gli errori





Blood Red Roses
 
 


Rosse le pitturiam
le rose noi verniciam



« Questa è una leggenda. Ma non inizia con un “c’era una volta”.
Giardinfiorito è noto a tutti, nella regione di Sinnoh, per i suoi immensi campi fioriti.
Ma l’orrido si cela anche nel più gentile dei fiori.
Si narra che, anni orsono, i Roserade avessero i bouquet ognuno di un colore diverso e che tutti bramassero ad avere il colore più vivido in assoluto.
C’erano Roserade con splendidi fiori color magenta e oro e blu, dalle fragranze intense e pericolose.
Ma questa leggenda non parla di uno di loro.
Questa leggenda parla di un Roserade dalle rose bianche come il latte.
Era costantemente discriminato per il candido colorito che avevano i suoi petali, non preso in considerazione da nessuno. E quel povero Roserade doveva vivere nell’ombra dei suoi compagni, sempre più belli, sempre più colorati.
La sua diversità non era accettata da nessuno. Bramava quei colori così vividi anche lui, ma come poteva fare?
Lui era nato così, non aveva alcun modo per cambiare.
Si disperava, giorno e notte, sempre alla ricerca di un modo per ottenere quelle bellissime rose colorate.
Perché era nato così sbagliato? Perché non poteva avere anche lui i colori aggraziati degli altri Roserade?
Se avesse potuto scegliere di certo le avrebbe volute rosso carminio. Rosso come gli occhi della sua amata dalle rose gialle.
Era diventata un’ossessione, oramai. Al campo non lo tenevano più lontano per le sue rose bianche, ma per lo sguardo che aveva.
Profondo e terribile.
Pieno di dolore, disgrazia e solitudine. Ricolmo di sofferenza e di desiderio.
Si disperava la notte, aveva persino pensato ti tagliarsi i bouquet, ma inutilmente.
Quando l’oggetto dei desideri non può essere raggiunto spesso si ha la voglia di distruggerlo e Roserade proprio quello voleva fare.
Se non poteva avere i fiori colorati li avrebbe tinti. Che colpo di genio!
E quale tonalità migliore del rosso se non quella del sangue?
Magari il sangue dei Pokémon che l’avevano discriminato per la sua acromia.
Non si preoccupò nemmeno di preparare un piano. O almeno questo è quello che si dice.
Fece un genocidio e si bagnò nel sangue degli altri Roserade. Le sue rose si tinsero del più bel rosso mai visto. Alla luce tenue dell’alba quel rosso assumeva tante sfumature diverse e ne fu così attratto che si dimenticò di tingere anche il bouquet sinistro.
Alzò lo sguardo sulla pozza di sangue che aveva intorno e solo allora vide anche lei.
La sua amata dalle rose gialle. E pianse.
Lacrime di rimorso, improvvisamente la sua folle brama di colore si era frenata. Non si era accorto che ad ella le sue rose bianche piacevano, troppo preso dal desiderio del rosso carminio.
Si dice che le lacrime che pianse furono talmente intense che il bouquet sinistro si macchiò di blu.
Ed è così che le rose dei Roserade hanno assunto questi colori. »
I bambini osservarono rapiti Millentine, la fiorista, che concludeva il suo discorso.
« Signorina, lei crede che sia vero? » le chiese uno dei più piccoli.
Millentine scrollò le spalle, nebulizzando l’acqua sulle foglie di una piccola piantina di baccaprugna.
« Non ne ho idea, ma le leggende si raccontano perché fanno parte della tradizione. » continuò, osservandoli uno per uno.
« Che fine ha fatto il Roserade dalle rose bianche? » domandò la bambina dai capelli biondi, seduta proprio davanti a lei.
« Si dice che ogni trentun ottobre egli torni per ritingere le sue rose di rosso carminio. Ma ovviamente è una leggenda, dubito fortemente che un Pokémon riuscirebbe mai ad uccidere un umano... » sorrise, chinandosi davanti ai bambini.
« Ora, chi vuole dei dolcetti? Li ho preparati stamattina. » le fossette sulle guance della donna si fecero vedere non appena aperse la bocca per sorridere incoraggiante ai piccoli.
Si alzarono tutti felici ed eccitati all’idea di mangiare i famosi dolci della fioraia. Solo Valentine, un ragazzino dodicenne, rimase nel negozio.
Si guardò la mano destra, dove una macchia color vinaccia faceva capolino sul dorso. Non gli era mai piaciuta quella macchia, lo rendeva troppo diverso, troppo unico.
Il racconto sul Roserade gli aveva fatto aprire gli occhi. Anche lui era differente da tutti gli altri bambini e questo non gli rendeva certo facile la vita in un paesino piccolo come Giardinfiorito.
Si girò verso la finestra che faceva penetrare i raggi del sole morente. Una determinazione mai provata prima s’impossessò del piccolo corpicino, spingendolo a prendere le cesoie che erano posate sopra il ripiano da lavoro in legno.
Ne osservò il filo, che riluceva alla luce rossa del tramonto e vide i suoi occhi verdi risplenderci dentro.
Non seppe quanto tempo passò prima che Millentine tornò nella stanza e lo vide mentre teneva fra le mani ancora caratterizzate dalla pinguedine infantile le cesoie.
« Valentine, dovresti stare attento. Posale, dai. » sorrise la fiorista.
Il ragazzino sembrò uscire da una strana trance, barcollò e fece cadere le cesoie, tagliandosi il dito e facendo cadere due gocce di sangue sul parquet.
Millentine si avvicinò al biondo, prendendogli fra le mani il pollice ferito.
« Tranquillo, tesoro, non è niente. Vado a prenderti un cerotto. » sorrise, girandosi per poi allontanarsi.
Quella fu l’ultima volta che videro Valentine.


 


 
Alla veglia funebre per il ragazzo era presente tutto Giardinfiorito, vestito a lutto.
Vecchie con cappellini neri e mamme con fazzoletti alla mano.
Bambini disorientati e giovani paurosi.
Non si trovava più Valentine da una settimana ed oramai le poche speranze di trovarlo erano sfumate, appassite come i fiori tutt’intorno al paese, con quella piccola manina dalla macchia color vinaccia scoperta ai margini dei campi di rose che circondavano la cittadina.
Il feretro era vuoto, la salma non era stata ritrovata.
Solo quella mano si trovava dentro la bara di legno laccato che i parenti stavano portando in processione.
Il terrore dilagava per il paese. Chi mai avrebbe potuto commettere un tale atto? A cosa sarebbe mai potuto servire l’omicidio di un dodicenne?
Fra le vecchie comari si vociferava che fosse stata Millentine, con le sue strane storie, a inculcare in testa al piccolo quelle idee malsane.
La additavano come strega.
La povera fiorista dovette chiudere bottega per fallimento, sicché ormai nessuno s’arrischiava di entrare nel negozio di una donna che portava malasorte.
Mancavano tre giorni alla vigilia di ognissanti e Millentine sapeva che la sparizione di Valentine non era dovuta a qualcuno.
Non a qualcuno di umano, almeno.


 


 
Nel campo di rose rosse la nebbia saliva. I fiori non appassivano mai, nemmeno d’inverno, e questo rendeva l’atmosfera ancora più tetra e raccapricciante.
La lapide di pietra bianca risplendeva alla luce della Luna, facendo intravedere l’incisione.

Valentine Burch
1956–1968


Davanti ad essa si stagliava una figura umana. La figura di un dodicenne, con una mano mancante ed un bouquet di rose rosso sangue fra le braccia.
« Lo farò anche per te, Roserade, li ucciderò tutti. »



 
blu, né ner
arcobalen
Di rosso le tingerem













 
.:.Cyber-spazio.:.
31/10/2014: pubblicata
17/03/2015: modificata

Per puro motivo d'estetica ho deciso di modificare la grafica delle storie, come detto all'inizio della suddetta. Esse non verranno modificate né a livello di trama né il testo verrà in qualsiasi modo alterato, a meno che non ripeschi errori che non ho corretto. Detto ciò ringrazio se qualcuno stia leggendo questa storia in questo momento.
Cy.



[ qui sotto ci son le note originali della storia nel caso esse possano interessare ma quale alta considerazione ho di me lol- ]
Ohilà, buon Samhain a tutti, piccoli Pumpkaboo, come ve la passate? Stranamente il wi-fi ha deciso di funzionare, e quindi ho sfruttato l'occasione per pubblicare questo esperimento di una sorta di thriller/dark/horror/quellochevolete... non penso di esserci riuscita, ma dai, il risultato mi garba abbastanza. Nonostante abbia la febbre... e quindi i miei deliri febbricitanti non andrebbero ascoltati... e quindi questa cosa può essere uscita una schifessuola...
Poco importa, è la vigilia di ognissanti, passiamola con gli spiriti che hanno sempre qualcosa da dire.
L'immagine che ho utlizzato la amo, solo questo. E se avevo qualcosa da dire me lo son dimenticata... poco importax2.
Un inchino,
Caprico.
(Ora Cy)
  
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