Fu in quel momento che un brivido freddo si insinuò nelle mie membra nascendo da dentro, congelando i miei pensieri e respiri. Congelando il cervello. Non pensavo più non ero più io. Qualcosa era entrato dentro di me. Con tutta la forza di volontà che ero riuscita a racimolare sono riuscita a fare un unico, singolo, misero pensiero, “ Chi sei ?”, speravo di non ricevere risposta, speravo con tutto il cuore che si trattasse di un qualche attacco di panico o non so cosa. Mi sbagliavo. Una voce sconosciuta, creò un eco, un eco che partiva dalla pancia e si diffondeva come un onda. Un'onda talmente travolgente da farmi tremare da capo a piedi. “Sono, l'innocente”. Il tremore venne accentuato dalla pelle d'oca causata da quella penosa supplichevole, dolorosa voce. Non la sentivano le mie orecchie, la percepivano le mie ossa. Il mio freddo cervello ormai faticava a connettere. Ma io dovevo avere delle risposte. Dovevo dimostrare a me stessa che ero capace di portare a termine qualcosa. “ Che significa ?” pensai con tutte le mie forze, “Innocente”. L'inquietante voce arrabbiata divenne più chiara. La mia materia grigia di era risvegliata, si era adattata alla novità della possessione. Sì quella era una possessione. Un fantasma donna innocente mi stava usando come telefono. Volevo continuare a capire ma all'improvviso come è venuto il fantasma se ne era andato, lasciandomi come un caldo vuoto dentro. Stremata con il fiatone, mi ero accovacciata a terra tentando di capire come compiere la prossima mossa. Innocente. Aveva detto innocente con talmente tanta passione che doveva essere vero. Doveva. Mi alzai e mi sedetti alla scrivania, frugando tra gli archivi trovai un indizio. Mancavano dei cataloghi. Erano stati eliminati da poco, c'erano i segni. Sapevo per certo di che si trattava. Mary Malone e Jenna Miriam. Le antenate di Jennifer Jason. Mancano anche le cartelle dei loro coniugi. Non dovrei essere qui. Non dovrei sapere tutte queste cose, e non dovrei continuare ad andare avanti con le indagini. Ma lo farò.