18 aprile,
Caro diario,
sono in trincea, e comincio a pensare che i miei fratelli siano fortunati anche solo ad essere vivi. Non importa come, ma almeno sono vivi.
L'odio e la paura sono così diversi eppure così uguali.
Uguali perché la paura dell'ignoto di qualcun altro ha scatenato l'odio che mi ha portato a vivere come un cane randagio, in una fossa, buia, umida, puzzolente, in compagnia, ma più solo che mai, perché, certo, stiamo tutti dalla stessa parte, ma quando arriverà il momento della battaglia ognuno penserà alla propria salvezza, senza pensare alla tua, ti sacrificherebbero senza scrupoli. Non è essere codardi, ma è essere soldati in un luogo e in una situazione che non dovrebbero esistere neanche in sogno. Ma non dipende da te. Quindi fai di tutto per riuscire a salvarti, sei disposto a sacrificare gambe, braccia pur di respirare ancora, pur di riuscire a vedere per l'ultima volta le persone che ami. L'amore e la speranza sono come lucciole estive che scacciano la cattiva nebbia invernale dei nostri sogni.
Diverse perché la paura ti paralizza in battaglia, mentre l'odio di da forza. E io ho paura di odiare per sopravvivere. Se devo trarre forza dall'odio per uccidere un anonimo straniero, che probabilmente trova la sua forza esattamente dalla mia stessa fonte, allora io non voglio. Non voglio odiare, ho paura di odiare, perché significherebbe perdere la mia umanità. Data la situazione attuale è l'unica cosa che mi distingue da una bestia.