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Autore: Isabeckhtorres    01/11/2014    5 recensioni
"And when it rains you get stuck on
Drift a cloud back behind county roads that you run up
The mud on her jeans that she peeled off and hung up
Her blue-eyed summertime smile looks so good that it hurts
Makes you wanna build a ten percent down white picket fence house on this dirt"
-Dirt, Florida Georgia Line
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Un mese, cinque giorni, otto ore e quarantacinque minuti.

Io non posseggo nullla, i personaggi sono tutti della divina J.K., senza la quale, niente di questo sarebbe mai potuto accadere. 

"
And when it rains you get stuck on
Drift a cloud back behind county roads that you run up
The mud on her jeans that she peeled off and hung up
Her blue-eyed summertime smile looks so good that it hurts
Makes you wanna build a ten percent down white picket fence house on this dirt"


-Dirt, Florida Georgia Line

“Il Passaporto prego. Ok può andare.”
“Grazie” Salazar quanto odio gli aeroporti: ci sono così tanti controlli e mi stanno rallentando. Ormai sono passati un mese, cinque giorni, dieci ore e dieci minuti: troppi.
Riesco finalmente a passare i controlli preliminari, ora devo solo più attendere che quella roba che gira sputi la mia valigia e posso andarmene. Oh no, quella ragazza mi sta fissando. Ti prego, Merlino, non farla venire qui.
Ecco lo sapevo. Non me ne va bene una e intanto i minuti passano.
“Ciao.”
Avrà circa venticinque anni, più o meno come me, i capelli biondi legati in una coda e un sacco di rossetto.
Le faccio un cenno.
“Ti ho visto durante il volo, quell'hostess ti stava importunando vero?” Mi sorride.
Di cosa sta parlando?
“Cosa? Le chiedo.
“L'hostess. Ti faceva il filo, non te ne sei accorto? Spudoratamente.”
“No. Non me n'ero accorto.”
Ride. Ma che si ride? “Poverina.”
Oh cazzo, forza muoviti coso che gira, sputa la mia valigia. Ma il coso che gira non mi ascolta.

“Sei di queste parti?” Mi chiede la ragazza.
“Ehm, no.”

“Ti sto infastidendo vero? Devi essere molto stanco.” Mi sorride. Non le rispondo.
Continua “Potresti sempre venirti a riposare da me: abito qua dietro.”
“No, grazie.” Ho una mia casa, grazie, ed è molto ben arredata. Molto. Non so se mi spiego.
Solleva le spalle “Capito. Beh, se cambi idea, questo è il mio numero.” E mi passa un fogliettino, lo infilo in tasca. Promemoria per me: buttarlo al primo cestino.
Finalmente se ne va, e finalmente quel cazzo di coso sputa la mia valigia. La prendo e mi allontano: devo cercare i bagni più vicini.
Trovato il bagno entro e mi guardo allo specchio.
I capelli biondi sono in disordine, ci passo le dita attraverso un paio di volte ma non ottengo un grande miglioramento. Almeno i vestiti sono a posto: i primi due bottoni della camicia bianca non sono chiusi, la giacca grigia che tanto adora non è stata sgualcita dalle tre ore di volo e nemmeno lo sono i pantaloni, anche loro grigi.

Guardo l'ora, e sento una fitta allo stomaco: ora sono un mese, cinque giorni e undici ore. Credo di star morendo di astinenza.
Mi lavo le mani e poi mi chiudo nel primo cubicolo del bagno. Finalmente posso tirar fuori la bacchetta. Faccio Apparire sette rose rosse. Sono sette anni ormai, quindi fanno sette rose.
Prendo la valigia e mi Smaterializzo.
Finalmente. Casa.
Nonostante la forza che mi attira verso la porta mi fermo a guardare la casa. E' piccolina, su due piani, un tipico cottage della campagna inglese, ma è perfetta.
Cerco di respirare ma mi sembra di annaspare, un'altra fitta allo stomaco: ho bisogno di entrare in casa.
Mi passo una mano tra i capelli e risalgo il vialetto. Devo essere silenzioso.
So che la porta è aperta, mi basta spingere leggermente e appare un piccolo ingresso dipinto di bianco. Cerco di chiudere la porta senza che cigoli; appoggio la valigia al muro e ascolto.
Ci sono varie luci accese ma l'unico rumore che sento è quello che proviene dalla cucina. Mi incammino senza far rumore.
Le parenti della cucina sono state dipinte di rosso scuro e giallo, i mobili sono semplici, panna; sul tavolo di ebano sono appoggiati vari piatti e al centro c'è un piccolo candelabro nero.
Ma in realtà non vedo nulla di tutto questo perché intercetto subito la sua figura.
Il mio respiro è così forte che non so come faccia a non sentirlo. Ormai sono un mese, cinque giorni, undici ore e quindici minuti e credo l'astinenza mi stia uccidendo, ne sono convinto.
Mi appoggio allo stipite per osservarla meglio. Ha i capelli legati ma come sempre ciocche ribelli rosso fuoco le sono sfuggite; indossa una maglietta blu scuro e un paio di jeans chiari, dubito che qualcuno abbia mai indossato meglio dei jeans.
So che se si girasse potrei vederle gli occhi nocciola e contarle le migliaia di lentiggini che le circondano il naso, eppure non voglio che si giri. E' troppo bella piegata sul lavandino così, chissà cosa sta facendo.
Ma prima che riesca a rendermene conto sospira e si gira, il piatto che teneva in mano le cade a terra e così lo straccio con cui lo stava asciugando.
“Scorpius!”
Sono stato pazzo a non farla muovere prima, è come rivedere la luce dopo essere stati ore al buio. La treccia con cui aveva legato i capelli si stava disfacendo e onde rosse le incorniciano il viso. Due occhi vividi mi fissano sorpresi. E gli zigomi alti, il naso, sono ricoperti di lentiggini.

Non ho mai visto nulla di più bello.
Penso che ormai sono diventato sdolcinato fino alla nausea, eppure il mio intero essere sa che al mondo non c'è nulla di più bello.
“Non ti aspettavo fino a domani.”
Le sorrido “Sorpresa.” E le porgo le rose rosse. I suoi occhi luccicano e io sento un'altra fitta allo stomaco. Merlino.

Si avvicina e vengo colpito dal suo profumo. Oh, Merlino.
Fa per prendere il mazzo di fiori che le porgo ma non glieli lascio prendere, invece la attiro verso di me.
Protesta “Ehi!” Ma le catturo le labbra e premo con passione. Finalmente torno a respirare, non mi sento più in astinenza. Sono a casa.
La sento muoversi, sta cercando di liberarsi. “Scorpius, quelle rose – no lasciami andare! - quelle rose vanno messe in un vaso”
“Dannazione Rose!”

Mi scappa dalle braccia e ride divertita.
Resto sulla porta e la osservo mentre cerca un vaso e sistema i fiori. Quando ha finito – e ci mette ore – si gira verso di me sorridendo maliziosa.
“Ti conviene muoverti a venire qui.” Le dico.
Resta immobile e solleva un sopracciglio “Ah, davvero?” Sta giocando con il fuoco. E lo sa.
Attraverso la cucina a falcate e la raggiungo vicino al lavandino. La attiro tra le mie braccia e la ribacio. Questa volta risponde e affonda le dita nei miei capelli.
Il muro è proprio dietro di lei, la spingo con gentilezza contro esso e sposto le labbra sul suo collo. La sento sospirare, si muove di nuovo ma questa volta sta cercando di sfilarmi la giacca. La aiuto.

Poi le slego la treccia e guardo i capelli ondeggiare sulla schiena.
Mi guarda con un sopracciglio inarcato. “Hai intenzione di restare lì imbambolato a lungo?”
Riprendo a baciarla con maggiore passione e sento le sue dita fredde sulla mia pelle: sta risalendo la camicia passando le mani su ogni singolo brandello della mia pelle. Percepisco il mio corpo reagire.
La sollevo e cerco di raggiungere le scale senza smettere di baciarla. Ci impiego parecchio perché mi distraggo un paio di volte e poi mi fermo a toglierle la maglia.
Quando finalmente raggiungo le scale, quasi ci faccio precipitare tutti e due giù prima di ricordarmi che sono un mago e sussurrare lumos. Ora va meglio. Finisco di salire le scale e spingo la prima porta a destra.
Non mi sta rendendo la vita facile, continua a infierirei sul mio collo e sotto la camicia.

Ci sono riuscito: camera nostra, il nostro letto.
La poso sul letto e mi tiro su, mi sfilo la camicia mentre lei si slaccia il reggiseno. Torno a baciarle le labbra, le mie mani vagano dappertutto e si inarca contro di me.
Le sue unghie percorrono la mia schiena, il torace e indugiano proprio dove iniziano i pantaloni.
Mi sta uccidendo. E lo sa.


Dopo restiamo svegli a lungo a parlare, mi racconta e le racconto ogni singolo dettaglio di questo mese lontani.
Le sussurro che la amo. Lo sa, dice, mi ama anche lei.
Lo so anche io, ed è l'unica cosa che mi ha tenuto in vita per un mese, cinque giorni, otto ore e quarantacinque minuti.


 

Angolo Autrice


Letteralmente amo Rose e Scorpius, li trovo perfetti e completi. Ma questa è la mia prima One-Shot.
Se lasciaste una recensione o un commento amerei anche voi! ;) 

Always, 
@isabeckhtorres

 

   
 
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