Anime & Manga > Magi: The Labyrinth of Magic
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Autore: Maghetta1996    01/11/2014    2 recensioni
"Tutti i re stringevano tra le mani scettri d'oro o armi preziose, mentre Alibaba Saluja, futuro re di Balbad, teneva tra le sue braccia il corpo senza vita della persona che reputava più importante."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alibaba Saluja, Cassim
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Now we are free.
A Roberta.

°
-Kassim, posso farti una domanda?
Il bambino dai capelli rasta smise di mangiucchiare una mela e girò la testa nella direzione di Alibaba.
Il biondino, seduto accanto a lui con le gambe incrociate, teneva lo sguardo fisso sul falò che gli abitanti del quartiere povero avevano fatto in occasione della festa di fine estate.
Le fiamme rosse si fondevano col cielo notturno mischiato alle stelle dorate.
-Dimmi- gli concesse annoiato il più grande, lanciando il torsolo della mela per terra.
L'ombra scura di una giovane danzatrice si proiettò davanti a loro: i movimenti leggeri ed aggraziati della ragazza la facevano sembrare quasi una creatura fatata.
Kassim rimase talmente affascinato da quello spettacolo che ignorò completamente Alibaba.
-Insomma! Mi ascolti oppure o no?!- si lamentò poco dopo il minore, picchiettando sulla spalla del più grande.
Quando la ragazza scomparì dal retro del falò e con lei pure la sua ombra, Kassim si decise a dargli l'attenzione richiesta.
Vedendo l'iride dorata del fratello posarsi su di lui, così simile ed allo stesso così diversa dalla sua, Alibaba comprese che il momento atteso era finalmente arrivato.
-Kassim, che cosa è la libertà?
Le labbra del bambino rasta si aprirono con sicurezza, ma prima che potesse dire qualcosa, fu interrotto da un botto.
Gli uomini più grandi, tra i quali c'era pure il padre di Kassim, stavano festeggiando a suon di vino e qualcuno di loro, forse un po' troppo ubriaco, crollò a terra fraccassando il bicchiere che teneva in mano.
"Quelli non sono certamente liberi" constatò Kassim, osservando come facilmente i vizi rendessero schiave le persone.
Lanciò un'occhiata ad un paio di prostitute che, sopra le ginocchia degli uomini, si apprestavano a far loro ogni genere di cose.
"Nemmeno loro sono libere"
Alzò la testa al cielo, scrutando l'infinito che quella notte sembrava più vicino del solito.
"Nessuno di noi è libero" finì col pensare, e fece una fatica immensa per trattenere le lacrime che minacciavano di venir giù.
-Alibaba, guarda il falò- Kassim alzò il braccio e puntò il fuoco ardente; Alibaba obbedì con attenzione.
-Immagina di poterci correre attraverso. Ecco. La libertà è l'attimo in cui il fuoco ti avvolge, dura poco più di un istante, e da essa ne puoi uscire o vivo o morto.
Alibaba si rabbuiò tutto d'un tratto, stringendo le ginocchia sotto il mento, abbracciò le sue gambe; ciò che aveva detto il maggiore l'aveva un po' turbato.
Gli era capitato spesso di alzare una bandiera bianca, durante le loro battaglie contro gli adulti del quartiere, in nome della 'libertà'. Venire a sapere che, per la libertà, si poteva anche morire, era un concetto che faceva molta paura al bambino.
Kassim si accorse della reazione del biondino e, sorridendo teneramente, gli cinse un fianco con la manina e lo fece appoggiare al suo piccolo petto.
-Sta tranquillo, Alibaba. Non devi avere paura. Quando arriverà il momento lo capirai: sarà la cosa più bella che avrai mai vissuto.
°
La collana d'oro incisa con pietre preziose sbatteva sotto il collo di Kassim, mentre i suoi piedi lasciavano impronte nel terreno umidiccio.
-Fermati!- gridò al ragazzo biondo davanti a lui, che correva verso una meta ignota.
Quando Alibaba sostò davanti un semicerchio circondato da un muretto, Kassim dovette piegarsi in due per riprendere fiato.
"Forse l'ho fatto ubriacare troppo" pensò, ricordando i momenti di qualche minuto prima, lì dove aveva ottenuto le informazioni che voleva, ma poi il suo ex fratello minore era scappato fuori mosso da chissà quale forza.
Il biondo teneva ancora la bottiglia tra le mani e, con un sorriso a trentadue denti, saltellava su quella che sembrava della cenere.
-Sei ubriaco fradicio- rise Kassim, mettendo una mano sul fianco ed avvicinandosi a lui.
-Io mi ricordo di questo posto!- esclamò Alibaba tutto eccitato, noncurante dei suoi piedi che stavano diventando neri.
Il ragazzo coi rasta tentò di prendergli la bottiglia di mano, ma prima che potesse farlo, il biondo gli circondò il collo con le braccia.
A causa di quel contatto improvviso, Kassim si irrigidì di colpo, sentendo come unico rumore il cuore di Alibaba che batteva rumorosamente contro il suo petto.
Il polpastrelli del più giovane gli carezzavano la schiena, lì dove in passato il padre di Kassim gli aveva inferto lividi e graffi, lì dove Anise gli aveva curato tutte le ferite.
-Un giorno, in questo posto, tu mi hai detto una cosa importante...- sussurrò Alibaba all'orecchio del maggiore, sfiorandogli il collo con le labbra.
Se da un lato avrebbe voluto abbracciarlo fortemente, concedergli un po' di affetto; dall'altro Kassim si rifiutava categoricamente di cedere a quelle smancerie e, per quanto cercasse di pensare il contrario, non riusciva a non odiare Alibaba.
Una brezza scombinò i capelli ad entrambi.
Il vuoto che Alibaba aveva cercato di colmare, si era fatto più grande.
Un divario li separava sempre di più, lasciando spazio ad un burrone profondo pieno di dolore e rancore che non lasciava trapassare neanche uno spiraglio di luce.
Kassim si allontanò da Alibaba.
In mezzo ai due soffiava il vento di Zefiro, l'aria che trascinava con sé granelli di cenere, fu l'unico testimone dello scambio di sguardi tra i due ragazzi: da un lato la ricerca d'amore di Alibaba e dall'altro la rabbia di Kassim.
°
Tutti i re stringevano tra le mani scettri d'oro o armi preziose, mentre Alibaba Saluja, futuro re di Balbad, teneva tra le sue braccia il corpo senza vita della persona che reputava più importante.
Le lacrime del ragazzo bagnavano Kassim, un pianto disperato si innalzò quel giorno a Balbad.
Proprio quando la luce aveva distrutto il male che regnava dentro Kassim, l'anima di quest'ultimo aveva abbandonato il suo corpo.
La libertà che tanto aveva inseguito, l'aveva portato alla morte.
"Così come mi dicesti tempo fa..." pensò Alibaba, incapace ancora di focalizzare e rendere vero tutto ciò che era accaduto.
In lontananza, il suo amico Magi, stava parlando di qualcosa.
Alibaba, alzando la testa, venne colpito da un fascio di luce.
Mille e milemila anime si proiettarono davanti a lui, tutte le vittime di quella feroce guerra: sorridenti, si recavano dai loro cari ancora in vita, per poi scomparire in un turbine luminoso.
Non lo attese perché arrivò subito, vestito di un bianco puro e candido, teneva per mano Mariam.
Alibaba sapeva che non poteva parlargli, anche se avrebbe voluto dirgli un sacco di cose prima di lasciarlo per sempre, si limitò a sorridergli come un tempo.
Fu nel momento in cui Kassim piegò a sua volta le labbra che Alibaba sentì un brivido attraversargli la schiena.
Un attimo, come in passato il ragazzo rasta gli aveva detto.
Quell'attimo lo fece sentire diverso, come mai era stato.
Mentre Kassim si disperdeva nell'azzurro del cielo e nel bianco delle nuvole, Alibaba rimase ad ascoltare il rumore del vento e delle voci che ancora si sentivano in lontananza.

"Ora noi siamo liberi."

Note dell'autrice.
La parte più difficile è stata decidere come scrivere il nome del nostro amico rasta: Cassim, Kassim, Kashim, Cashim, etc etc..; alla fine ho scelto a caso.
Se volete, lasciate una recensione, grazie!
Martina.
  
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