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Autore: ZoeLoveRock    01/11/2014    0 recensioni
Dove mi trovavo? Quando? Dov’era Shiro? E il concerto? Con chi stavo parlando? L’ uomo sorrise bonariamente.
“che giorno è?” chiesi ormai totalmente persa
“ 25 maggio 1.813, si sente bene, Nika?”
“non proprio, vorrei fare quattro passi”
Ecco, in realtà sarebbe un testo di scuola, ma essendo venuto particolarmente bene ho deciso di pubblicarlo.
Genere: Avventura, Fantasy, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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DOVE? ANZI, QUANDO?
 
Eravamo al concerto degli AC/DC, o almeno, ci stavamo andando. Io e Shiro eravamo sballottati in un taxi, diretto all’ arena di Verona. Anche se eravamo solo a metà settembre faceva moltissimo freddo, così eravamo entrambi imbacuccati.  Io ero vestita di nero, così avrei messo in risalto la mia carnagione chiara e i capelli argentei. Shiro invece era la solita tavolozza di Van Gogh, dai capelli turchesi alle vans verde lime.
Shiro: *porgendomi un auricolare* “vuoi?”
Io: “sì, grazie.”. per una volta uno spruzzo di gentilezza si era fatto spazio nel cervello di mio fratello, wow! Suppongo sia l’ unico che mentre va al concerto di un gruppo ascolta le canzoni di un’ altro così, sentivo Unforgiven dei Metallica:
 
“new blood joins this heart
And qickly he’s subdued
Through constant pained disgrace
The young boy learns their rules.”
“nuovo sangue unisce questo cuore
E Quickly ha sottomesso
Attraverso costante disgrazia l’ addolorato
Ragazzo impara le loro regole.”
 
“With time the child drows in
This whipping boy done wrong
Deprived off all his thoughts”
“Con il tempo il bambino vive in
Questo capro espiatorio fatto male
Privato subito dei suoi pensieri.”
 
“eccoci arrivati, ragazzi.” La voce cupa del taxista mi risveglia dal tornado di pensieri che viaggia abitualmente nella mia testa. Prendo lo zaino ed esco, ai soldi ci ha già pensato Shiro. Nell’ arena il caos più totale ci avvolge; ci sono ragazzi ovunque, anche qualche genitore. Afferrai la mano di mio fratello, dirigendomi verso l’ interminabile fila davanti alla biglietteria. Dovevo stritolarlo, perché continuava a divincolarsi ma io aumentai la presa. Mostrai a un tipo grasso e brutto il mio biglietto e il by-pass per andare dietro le quinte. Facendoci strada tra la folla riuscimmo finalmente ad arrivare alle prime file. Osservavo il palco ad occhi sgranati, solo un ora dopo avrei visto gli AC/DC. Non mi sembrava vero, nell’ aria c’erano fibrillazione e felicità, è incredibile come una band accomunasse più di ventimila persona, provenienti da tutta Italia. Osservai mio fratello:  spostava gli occhi, lucidi dall’ emozione, su ogni persona come per chiedere “ci sei anche tu qui? È tutto vero?”
Shiro: “wow, non mi sembra vero!”
Io: “neppure a me. Non vedo l’ ora.” L’ orologio faceva le 21:15. Ancora 45 minuti in cui poteva succedere di tutto. Ma noi avevamo i by-pass… e la maggior parte dei ragazzi sarebbe andata dopo il concerto, così, quale occasione migliore per usarli? Shiro accettò volentieri e così, poco dopo, ci trovammo in una stanzetta piccola e accogliente. Una donna sulla cinquantina ci disse di accomodarci , offrendoci dei muffins e noi li accettammo subito, dopodiché si dileguò. Io mi sedetti su un divanetto di un bianco accecante, e mio fratello si sdraiò accanto a me.
Shiro: “non ti sembra marijuana quella?” disse indicando una pianta
Io: “ sì, è meglio se ne prendi un po’ da mettere nella minestra” risposi sarcastica.
Mangiai un muffin, cioccolato e cocco. Buono! Dopo una decina di minuti la stanza cominciò a girare e una musica classica si diffuse da ogni parte, aumentando il mio già consistente mal di testa. Tutto d’ un tratto mi sentii come quando nel sonno sembra di precipitare in un cosmo infinito e sconosciuto; ma ora era successo per davvero. Mi alzai leggermente stordita. Ero in un parco, credo. Sembrava tutto incredibilmente antico, con un tocco di fascino misterioso irresistibile. Sui jeans neri c’era una macchia umida e verdognola, erba probabilmente. Dopo la coltre di siepi, tronchi e alberi somiglianti al giardino segreto si intravedeva una strada e… una carrozza? Chi nel 2014 va in giro in carrozza?! Le ville erano imponenti, bellissime e i parchi maestosi, lussureggianti. Però qualcosa non andava… niente campo, né zone wi-fi. E poi, dov’era Shiro? Mentre ero persa in questi pensieri un uomo accanto a me mi guardò con disappunto. Io lo trovavo terribilmente buffo: sembrava un lord dell’ 800. alzando un sopracciglio disse: “Non le sembra al quanto sconveniente andare in giro agghindate in questo modo signorina…?”
“Nika.” Conclusi.
“un nome bizzarro, non c’è dubbio.” Sì, ok, Nika e Shiro Lombardo era buffo, ma mai quanto lui e il suo modo di parlare.
“sì, vero. Sa che ore sono? No vorrei perdermi il concerto” dissi. “comunque lei come si chiama?”
“piacere, Eugine White.” Disse stringendomi la mano e storcendo il naso per il mio guanto nero in ecopelle.
“mi scusi, non so proprio che ore siano, lei…”
“sono le 14:50 circa signorina” disse guardando un orologio da polso che sembrava costosissimo. Un campanello d’ allarme suonò nella mia testa, nella quale cominciarono a turbinare migliaia di pensieri: Dove mi trovavo? Quando? Dov’era Shiro? E il concerto? Con chi stavo parlando? L’ uomo sorrise bonariamente.
“che giorno è?” chiesi ormai totalmente persa
“ 25 maggio 1.813, si sente bene, Nika?”
“non proprio, vorrei fare quattro passi”
“bene, in questo caso potremmo dirigersi verso il Big Bang, il Tamigi è particolarmente bello in questo periodo.” Eravamo a Londra? Da strano a incredibile, potremmo dire.  Ci incamminammo verso l’ enorme campanile, chiacchierando e ogni tanto Eugene sorrideva per le battute non proprio “a modo” che mi sfuggivano. Arrivati al ponte vidi un uomo che faceva dei disegni con i pastelli a olio; mi ricordava il tipo di Mary Poppins. Mi avvicinai per vedere meglio i dipinti e ne notai uno in cui veniva rappresentato un ragazzo seduto con una parrucca turchese da clown. Tutto d’ un tratto un tepore mi pervase e aprii gli occhi. Shiro chattava e mi disse:
“ Ha chiamato mamma: in un vecchio album di famiglia c’erano foto secolari; il suo trisnonno di cognome faceva White. Comunque tra un quarto d’ora comincia il concerto.” 
   
 
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