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Autore: byakunewgate    02/11/2014    1 recensioni
siamo in un mondo portetta da una cerchia di déi, a capo della quale sta Odino. la storia parla di un ragazzo, Raiser, che vive nel villaggio di Fullgod e il cui sogno è di poter, un giorno, combattere al fianco di Odino, ma per farlo, dovrà allenarsi parecchio. il suo sogno sarà spesso minacciato da molti avvenimenti nel corso della storia, ma il giovane Raiser è più determinato che mai a raggiungere il suo scopo. ce la farà?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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“ODINO! DAMMI UNA CHANCE!”
“No, e non osare mostrarti nuovamente al mio cospetto con una così scarsa capacità combattiva”
Pronunciate queste ultime parole, il dio Odino puntò il suo braccio verso il giovane ragazzo e lo spazzò via, insieme a tutto il circondario. L’ambiente si ritrovò avvolto da una luce accecante che, una volta scomparsa, rivelò un paesaggio devastato e ridotto ad un vuoto deserto.
Ma così siamo un po’ avanti col racconto. Vediamo di tornare indietro e vedere come siamo arrivati qui.
Il sole sorse per dare inizio a un nuovo giorno anche nel villaggio di Fullgod. Il giovane Raiser, un ragazzo di 17 anni alto circa un metro e settanta con dei lunghi capelli neri, si alzò dal letto e andò in bagno per sciacquarsi la faccia e sistemarsi i capelli. Come era solito fare, li legò in una coda di cavallo che quasi raggiunge il fondoschiena, ma lasciò dei ciuffi in fronte che scendono lungo i lati del viso, fino alle guance.
Sistematosi il viso, tornò in camera e si mise i suoi jeans elastici blu scuro e le sue scarpe da ginnastica bianche. Poi, si infilò il suo kimono a una manica, la sinistra, azzurro e lo legò alla vita con una fascia rossa e bianca a righe oblique.
Vestitosi, prese del cibo dalla dispensa e uscì  di casa per recarsi al suo dojo e iniziare gli allenamenti e, durante il viaggio, masticava il cibo che aveva preso.
Il dojo si presentava immenso sia esternamente che internamente. L’esterno era puro e semplice, quasi senza arredi. L’interno era pieno zeppo delle migliori attrezzature per l’allenamento nello stile corpo a corpo.
“Buongiorno ragazzi! Buongiorno maestro!” il ragazzo salutò tutti e si diresse verso il maestro per chiedere che avrebbe dovuto fare oggi. Il maestro era un uomo alto sul metro e ottanta, molto robusto e pelato. Indossava sempre un kimono nero con una cintura doppio danno.
“Ah, Raiser! Mattiniero come sempre vedo! Oggi ti aspetta un esercizio diverso dal solito: dovrai allenarti in privato nella stanza di preparazione; come ben sai fra tre giorni sosterrai l’esame di promozione”
“Ok, ha perfettamente ragione. Devo esercitarmi per sostenere l’esame nel migliore dei modi”
“Ben detto ragazzo! Insieme a te si alleneranno anche Gary e Lester”
“Ah, perfetto. Li raggiungo immediatamente. Buona giornata maestro!”
Chiuso il dialogo, Raiser andò nella stanza di preparazione, una stanza semplice, arredata con un tatami steso sul pavimento e attrezzate con delle assi verticali munite di sbarre rotanti che vengono utilizzate per perfezionare la tecnica corpo a corpo. All’interno della stanza c’erano due ragazzi: Gary e Lester. Il primo era un ragazzo di 18 anni alto sul metro e settante di media robustezza. Vestito esattamente come il maestro, eccezion fatta per la cintura. Quella di Gary era marrone. Lester, vestito analogamente a Gary, era un ragazzo di 18 anni alto sul metro e settantacinque. Anche lui di media robustezza.
“Ehi Raiser! Finalmente sei arrivato!” aprì il discorso Lester con un grande sorriso
“Ciao ragazzi, scusate il ritardo, ma oggi … “ Raiser smise di parlare e strinse nel pugno il suo kimono e mettendo giù una faccia quasi depressa.
“Tranquillo Raiser, lo sappiamo bene. Non preoccuparti. Ora non perdiamo tempo e concentriamoci sull’allenamento” disse Gary sorridendo e cercando di invogliare Raiser. Sapeva che non era un gran bel giorno per lui.
“Hai ragione. Iniziamo!” gridò il giovane dal kimono azzurro con entusiasmo. I tre ragazzi iniziarono, quindi, il loro allenamento privato.
Dopo nemmeno venti minuti, si sentì un boato all’interno dell’atrio del dojo. Gary e Lester andarono a controllare cosa fosse successo e si ritrovarono di fronte a un gruppo di dieci ragazzi che avevano sfondato la porta del dojo.
“Potevate semplicemente bussare, non credete?” chiese il maestro con un tono seccato
“Sta zitto, vecchio! Ora questo dojo è nostro e che nessuno discuta! Altrimenti saranno guai!” disse il ‘capobanda’ degli infiltrati al dojo.
“Guai di che tipo?” chiese Lester incuriosito.
“Tante botte!” gridarono gli altri nove stranieri.
“Bene, io voglio discutere!” disse Gary provocandoli.
Irritati dalla provocazione del ragazzo, i dieci si lanciarono all’attacco contro l’ultimo interlocutore, che venne aiutato da Lester e dal maestro stesso. I tre seppero difendersi abilmente, ma la superiorità numerica li portava in svantaggio.
“Tu, recluta! Vai immediatamente a chiamare Raiser!” gridò il maestro mentre si difendeva.
“Certo” rispose al recluta che corse a chiamare il giovane, il quale si precipitò subito sul campo di battaglia. Appena Raiser mise piede nell’atrio lo scontro si fermò per vedere chi fosse il ‘jolly’ che il maestro aveva chiamato in loro aiuto.
“E questo sarebbe il vostro jolly? Uno stupido ragazzino con un orribile kimono a una manica sola per di più di un colore orribile e abbinato a una cintura che non dà alcuna certificazione? Mi prendete in giro?!” il capobanda si adirò nel vedere la semplicità del giovane Raiser, il quale, sentite le parole e le risate degli infiltrati, alzò lo sguardo verso di loro fissandoli in cagnesco. Nessuno aveva mai visto il giovane così arrabbiato.
“Ahi! Avete proprio sbagliato il modo di approcciarvi con lui!” disse Gary  ridendo.
“Eh già, brutta mossa deridere il kimono del suo defunto padre, per di più nel giorno dell’anniversario della sua morte! Brutta faccenda. Raiser non perdona chi tocca la sua famiglia, pace all’anima loro.” gli rise in faccia Lester piazzandosi insieme all’amico Gary alle porte del dojo per impedire loro di scappare.
Raiser si avvicinò minaccioso al gruppo di ragazzi, i quali tentavano di indietreggiare. Intanto, in disparte, il maestro prese la parola.
“Avete tempo finché Raiser non vi raggiunge per dirci chi siete, chi vi manda e perché, altrimenti tante botte!”
Il capobanda non fece in tempo a pronunciare una sillaba che si trovò il ragazzo davanti al naso, il quale lo colpì con una manata alla testa, facendolo cadere a terra svenuto. Raiser si diresse poi verso gli altri nove, che provarono a difendersi, ma senza successo. Uno tentò di tirargli un pugno in faccia, ma il giovane afferrò il braccio e scagliò l’avversario contro un nemico alle sue spalle, per poi colpirli entrambi con un calcio rotante in aria. Ne restavano sette. Il ragazzo li tartassò con una serie di colpi ai nervi delle articolazioni, per bloccarne i movimenti, per poi finirli uno a uno, ognuno in modo diverso. Uno venne colpito da un calcio allo stomaco, un altro subì un montante sotto il mento, un terzo si vide arrivare addosso il quarto nemico lanciatogli addosso da Raiser, il quinto si prese un calcio sul fianco destro, il sesto un calcio cadente in cima al cranio e l’ultimo un colpo di palmo in mezzo al petto.
Erano tutti al tappeto, senza forze se non per lamentarsi, Raiser si avvicinò al capobanda, appena rinvenuto e sconvolto da ciò che vedeva, e lo sollevò per la maglia e lo fissò con lo stesso sguardo con il quale iniziò a menare le mani.
“Ehi amico, io te l’avevo detto che erano guai” disse Lester ridendo della grossa.
“Chi siete, chi vi manda e perché? Ti do cinque secondi per iniziare a parlare!” disse il giovane Raiser ancora furibondo.
“Il clan Foster! Mi hanno mandato loro per prendere un tizio che di cognome fa Jin e che si allena in questo dojo!” rispose il capobanda terrorizzato.
“Allora digli che Raiser Jin vi ha fatto il culo e che se mi vogliono devono venire di persona. E ora vedi di sparire dalla mia vista insieme a tutti i tuoi amichetti nel giro di venti secondi, a meno che non vogliate una seconda porzione di botte” Raiser fu così brutale nei toni che i dieci si alzarono e, in qualche modo, scapparono con la coda tra le gambe.
Le reclute guardavano sbalordite Raiser; loro lo avevano sempre visto come il classico bravo ragazzo che si allena per potersi difendere ma che non farebbe male a una mosca di sua spontanea volontà.
“E questo è quello che succede a provocare il nostro caro Raiser, non è un caso se è il primo in assoluto a sostenere l’esame di promozione a 17 anni e non a 18” disse il maestro con un grande sorriso sulle labbra.
“Ehi Raiser, forse è meglio che stacchi per oggi” gli disse Gary mettendogli la mano sulla spalla.
“Già, ci alleneremo domani tutti insieme, non ti preoccupare” continuò Lester cercando di calmarlo.
“Come volete, ci vediamo domani. Arrivederci maestro” queste furono le ultime parole di Raiser prima di lasciare il dojo e dirigersi verso una meta a pochi nota.
*
“Ciao papà, ciao mamma” disse il giovane Raiser una volta giunto di fronte alla tomba dei suoi genitori “Sono ormai dieci anni che siete in paradiso, sono sicuro che siete lì. Oggi sono venuti alcuni tizi mandati dal clan Foster per prendermi, non so per quale motivo. Io gli ho detto di riferire che, se vogliono prendermi, devono venire di persona. Io odio gli scontri inutili, ma forse questo gli farà capire che si stanno comportando nella maniera sbagliata. Sono quattro anni che portano scompiglio al villaggio e sinceramente ogni volta che sento il loro nome mi vengono in mente tutte le brutte azioni che hanno commesso, ma soprattutto mi venite in mente voi. Lo so, vi ho promesso che non avrei agito senza controllo, ma c’è bisogno di qualcuno che li faccia ragionare e, a questo punto, voglio essere io quel qualcuno. Non gli permetterò di fare altre scorribande in giro, ve lo prometto. Ora devo andare, ho bisogno di parlare col maestro. Dice di essere molto contento che sono ancora lì ad aiutarli. Un’ultima cosa prima di andare: voglio che sappiate che non ho affatto rinunciato al mio sogno. Un giorno ce la farò, davvero. Ora vi saluto, ci vediamo domani. Vi voglio bene”
Finito di parlare coi suoi genitori, il ragazzo si diresse verso l’uscita del cimitero. A lui non importava di sembrare pazzo, lui era sicuro che i suoi lo sentissero dal paradiso. Una volta fuori dal cimitero, il giovane si vide davanti un uomo sui 24 anni, alto circa un metro e settantacinque, con dei capelli che gli arrivavano fino alla base del collo, scompigliati. Indossava una giacca di pelle con maniche strappate sopra a una maglia nera, anche essa con le maniche strappate. Portava inoltre un paio di jeans strappati e delle scarpe da ginnastica nere. Con sé aveva portato i dieci uomini che avevano attaccato il dojo in precedenza.
“Raiser Jin. Quale onore vederti dopo dieci anni, sei cresciuto molto!” disse l’uomo.
“Posso sapere cosa vuoi da me, Alan Foster?” rispose il ragazzo. La sola vista di Alan Foster lo faceva alterare.
“La risposta è molto più che semplice: voglio te nel mio clan!”
“Come osi venire a chiedermi una cosa del genere proprio oggi?!” il giovane iniziava seriamente a perdere il controllo, ma cercava in ogni modo di resistere, lo aveva promesso ai suoi genitori e non poteva rompere una promessa di tale importanza.
“Oso perché posso permettermelo”
“Ehi Raiser, questi qui ti stanno ancora dando fastidio?” disse Gary appena giunto sul posto insieme all’amico Lester.
“Vuoi una mano a fargli capire che devono starti lontano?” continuò Lester
“No, grazie comunque ragazzi, ma non voglio che vi mettiate in pericolo. Quell’uomo è Alan Foster e non voglio che coinvolga anche voi; per cui, andate via. Ora!”
“Come vuoi amico, ma se hai bisogno noi ci siamo” concluse Lester prima di andarsene con l’amico.
“Quindi? Che hai intenzione di fare?”  Riprese Alan con un tono abbastanza minaccioso
“Farò una cosa molto semplice: declinerò l’offerta!”
Finito di parlare, Raiser si lanciò verso l’uomo pelato colpendolo con un pungo nello stomaco, poi lo passò per scappare, ma si vide arrivare due dei dieci uomini dietro Foster. Il ragazzo rispose saltando e colpendoli entrambi con un calcio in faccia, poi corse via. Non poteva permettersi di combattere con Alan, non in quel momento.
“Brutto bastardo, te la farò pagare cara! INSEGUITELO! CHE ASPETTATE?!”
“Sì, capo! Subito!”
I restanti otto si lanciarono all’inseguimento di Raiser, ma non riuscirono a trovarlo. Si era allontanato troppo. Gli uomini tornarono da Alan e gli spiegarono la situazione, ma il capo del clan Foster non fu per niente comprensivo.
“COME SAREBBE A DIRE CHE VE LO SIETE LASCIATO SCAPPARE?!”
“Ci scusi, ma era troppo veloce, non siamo riusciti a stargli dietro.” Disse il capobanda
“Ho capito, vuoi il gioco duro Raiser? E il gioco duro avrai! Tornate tutti alla base, siamo alla quiete prima della tempesta.” Concluse Alan prima di tornare alla base con i suoi uomini.
*
“Salve maestro!” disse il giovane Raiser entrando nel dojo
“Raiser! Finalmente sei qui! Temevo non saresti più arrivato! Oggi è il grande giorno! Sosterrai l’esame di promozione!”
“Ha ragione, mi scusi per il ritardo. Ho avuto un contrattempo a casa.”
“Non importa, ora sei arrivato. Vai immediatamente a prepararti!”
“Sì, maestro.”
Raiser andò a prepararsi e, come si aspettava, nella stanza di preparazione trovò anche Gary e Lester, anche loro impazienti di sostenere l’esame.
“Ehi Raiser, pronto per l’esame?” iniziò Gary
“Certo che lo sono Gary” rispose
“Dai ragazzi, facciamoci valere e rendiamo il maestro fiero di noi!” continuò Lester
“Hai ragione, non possiamo deluderlo! Ha lavorato tanto per farci sostenere questo esame e non possiamo fare altro che passarlo!” disse Gary dando forza agli altri due. Il discorso si concluse con un batti cinque collettivo per darsi la carica.
“Lester Carrik, Gary Pierce e Raiser Jin! Il vostro esame inizia ora! Venite pure!” una voce fuori campo chiamò i tre ragazzi, che entrarono nell’atrio che era stato attrezzato per l’esame. A chiamarli era stato uno dei tre esaminatori.
“Molto bene, siete tutti qui, possiamo iniziare. La vostra prima prova consiste nella constatazione della resistenza fisica e della tecnica. Dovrete mostrarci la vostra tecnica con le sbarre rotanti e il vostro tempo di resistenza prima di cedere alla stanchezza o di essere colpiti. Naturalmente ci sarà un limite massimo della prova oltre il quale il test sarà fermato. Questo per fare in modo di concludere tutte le prove in giornata. Il primo a partire sarà il signor Carrik” la spiegazione del secondo esaminatore fu ascoltata da tutti quanti e Lester si preparò a sostenere la prova. A seguirlo ci furono prima Gary e poi Raiser. Tutti e tre sostennero l’esame e sbalordirono allo stesso modo i giudici e tutto il pubblico per la loro tecnica.
“Molto bene, ora vi comunicherò i risultati della prima prova: tutti e tre gli esaminati hanno resistito fino al limite massimo di tempo! Non era mai successa una cosa di questo genere! Ne sono piacevolmente sorpreso! Ora, la seconda e ultima prova consiste con un combattimento con dei maestri scelti dalla commissione. In base al giudizio che i maestri vi daranno, sceglieremo se promuovervi o meno. L’ordine di partecipazione è analogo a quello precedente. Il primo maestro sarà Goreb Sanchez!” Il terzo giudice fu chiarissimo sulle regole e il primo combattimento si prestò a cominciare.
Goreb Sanchez era un uomo alto sul metro e settanta, pelato, ma molto muscoloso. Vestito esattamente come il maestro del dojo.
Appena partito, Lester si lanciò contro il suo avversario colpendolo con un calcio allo stomaco, per poi prenderlo per il collo e ribaltarlo a terra con estrema facilità. Infine mise il suo piede sul petto del nemico, come per dichiararlo sconfitto, ma quest’ultimo si rialzò e ribaltò la presa, sbattendo al suolo il ragazzo.
“Mai sottovalutare un avversario, e mai dare una vittoria per scontata, ricordalo sempre” disse lo sfidante di Lester vedendolo quasi immobile.
“Lo stesso vale per lei, maestro!” pronunciate queste parole, Lester si rialzò di scatto e, con estrema velocità, gli piazzò un calcio alla base del collo che lo fece cadere all’indietro, ma il ragazzo so pose dietro all’uomo per evitarne la caduta e gli piazzò una ginocchiata sulla schiena, che lo fece piegare all’indietro. Il ragazzo prese l’avversario per il collo col braccio e lo fece cadere a terra girandolo a pancia in giù.
“Mai sottovalutare un avversario, e mai dare una vittoria per scontata, ricordalo sempre” disse Lester facendo intendere al maestro scelto dalla commissione che era stato sopraffatto.
“L’incontro finisce qui! Avendo battuto il maestro Sanchez, Lester Carrik viene automaticamente promosso! Il prossimo sarà Gary Pierce che affronterà il maestro Marek Sanchez!”
Marek era il fratello gemello di Goreb Sanchez, l’unica cosa che li differenziava era una cicatrice sul cranio di Marek.
Lo scontro iniziò e il maestro si lanciò in un assalto furioso sul povero Gary, che si vide arrivare un pugno violentissimo dritto in faccia. Non si aspettava una partenza così esplosiva. Il ragazzo non demorse e si rialzò pronto a continuare. Si scagliò verso il nemico, ma si vide nuovamente arrivare un pugno in pieno viso. Fortunatamente, Gary se ne accorse e lo schivò, per poi sferrare un calcio poderoso sul fianco sinistro, che fece destabilizzare Marek. Il ragazzo approfittò della situazione e, roteando su sé stesso, colpì il maestro con un calcio alla schiena, per poi atterrarlo con una presa al collo.
“Complimenti! Può bastare così, finitela!” disse il maestro rialzatosi come se niente fosse.
“Bene, con l’approvazione del maestro Marek Sanchez, dichiaro Gary Pierce promosso! Ora è il turno di Raiser Jin, che affronterà … il maestro Alan Foster!” disse il primo giudice.
“Ciao  Raiser, sorpreso di vedermi?”
“Alan … tu …” il ragazzo si stava scomponendo all’idea di doverlo affrontare e temeva seriamente di non potercela fare, ma, non ostante ciò, non si ritirò e si preparò  ad affrontare il suo peggiore incubo.
   
 
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