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Autore: valarmorghulis    02/11/2014    0 recensioni
Una ragazza, due vite. Un passato che ritorna. Il destino che la porta a diventare nemica di sé stessa.
Sono una ventunenne con una passione per le serie tv, la scrittura e i sogni. Questa storia è il risultato della combinazione di queste tre.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Ad un primo assordante colpo ne seguì un altro, e un altro ancora. Un tonfo sordo. Dio, la porta. Mi allontanai dall’ingresso principale trascinandomi dietro la gamba sanguinante come un corpo morto, avendo cura di soffocare le urla di dolore. Se mi avesse trovata, non sarei stata capace di difendermi una seconda volta. Fissai insistentemente l’armadio rovesciato che mi bloccava il passaggio impedendomi di raggiungere la fine del corridoio e quindi la camera da letto, la mia unica speranza di salvezza. Okay calma. Concentrazione.  Ma niente, quel dannato armadio non ne voleva sapere di spostarsi. Imprecando mentalmente deviai a sinistra verso il bagno degli ospiti, chiudendo la porta alle mie spalle. Per un attimo, in quei pochi istanti di silenzio, pensai di avercela fatta; è finita, se n’è andato. Poi sentii la porta del corridoio aprirsi, e subito dopo quella della cucina. Mi allontanai istintivamente dalla porta, consapevole che quella sarebbe stata la successiva ad essere aperta. Non provai nemmeno a nascondermi, perché le tracce di sangue lasciate dalla ferita aperta della mia gamba avrebbero rivelato la mia presenza in ogni caso, un macabro invito a nozze per lo psicopatico che evidentemente mi voleva morta.
Come previsto, la maniglia si abbassò. Quelle che seguirono furono una serie di fortunate coincidenze, di quelle che ti fanno pensare che se c’è veramente un Dio da qualche parte, deve per forza di cose averti in simpatia. Questo innanzitutto perché il ragazzo che aprì la porta strabuzzando gli occhi alla vista di una povera disgraziata terrorizzata e circondata dal suo stesso sangue non era lì per mettere la mia testa su una picca. Spalancò la porta senza dire una parola e mi prese in braccio per portarmi fuori dalla casa, ma l’ospite indesiderato era ritornato lì, a bloccarci il passaggio, le braccia incrociate e il sorriso sbilenco di chi sa già di averla vinta. Il tutto durò pochi secondi, il ragazzo che mi teneva in braccio si voltò di schiena stringendomi a sé, e tutto quello che riuscii a vedere fu fumo e polvere, il seguito di uno sparo e un rumore così forte da lasciare senza fiato.
E l’uomo era sparito, l’ingresso libero e la porta sfondata. Appoggiato allo stipite c’era un altro ragazzo, non molto alto, capelli castani, giacca in pelle marrone, pistola in mano e vestiti coperti di polvere, si limitò a darmi un’occhiata veloce e si girò. Mi portarono in una macchina e mi adagiarono sul sedile posteriore; l’ultima cosa che ricordo è il rombo del motore accompagnato dalle note di “The Unforgiven” dei Metallica.
   
 
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