Il
fastidioso squillare di un cellulare destò Harry Potter dai sui sogni: con poca
eleganza il moro, finalmente sveglio, si alzò dal letto dove giaceva, proprio
nel momento in cui il telefono aveva finito di trillare ed imprecò a bassa voce.
Noncurante di scoprire chi l'avesse cercato, si coricò nuovamente sul grande
letto matrimoniale situato al centro della sua stanza, trovandolo occupato.
Steso accanto a lui, infatti, c'era un ragazzo che dormiva profondamente
invadendo la sua metà del letto.
Ormai
sveglio, ed infastidito da quella presenza poco opportuna, si diresse in bagno
per farsi la sua consueta doccia mattutina: la testa gli doleva e faticava a
ricordare quanto avesse bevuto la notte precedente, per essersi ridotto in
quello stato. Ma, soprattutto, non ricordava affatto a chi apparteneva quel
corpo nel suo letto.
Finita
la doccia si guardò allo specchio, e faticò quasi a riconoscere, nello
sconosciuto che l'osservava, il "prescelto". Harry Potter era cambiato
decisamente tanto dalla fine della Seconda Guerra contro Voldemort. Infatti,
dopo aver sconfitto il Lord Oscuro ben tre anni prima, si era rifatto una vita
nel mondo babbano. Stanco delle morti e delle pressioni a cui era stato
sottoposto negli ultimi sette anni, aveva completamente chiuso con il mondo
magico, e si era sforzato di vivere come un babbano, in modo da cancellare per
sempre quello che era stato di lui; il dolore, la sofferenza e la devastazione
che la guerra gli aveva causato. Dopo i primi mesi di confusione, derivata
dall'allontanamento dalla magia, si era ritrovato per caso sotto i riflettori e,
più specificatamente, davanti una macchina fotografica. Oramai aveva preso
confidenza con quell'ambiente, ed ogni giorno passato lì, gli faceva acquisire
sempre più sicurezza sul suo modo di lavorare e di rapportarsi con gli altri.
Alla fine si era ritrovato in un'agenzia fotografica a fare il modello ed aveva
ottenuto molto successo tra le file di ragazzine che lo veneravano: con sua
grande sorpresa era divenuto uno dei modelli più apprezzati d'Inghilterra
divenendo, in breve, un stella della moda che veniva invitato quasi ogni sera a
ricevimenti e parties.
Proprio
durante una di queste feste, la sera precedente, per l'inaugurazione di una
nuova campagna pubblicitaria, aveva conosciuto il ragazzo biondo che dormiva,
nudo, fra le sue lenzuola.
Non
era una novità che l'ex-Grifondoro si intrattenesse spesso e volentieri con
aitanti giovanotti: dopo alcune relazione mal riuscite con le rappresentanti del
gentil sesso, aveva scoperto di provare maggiore piacere a condividere le
sue serate in compagnia di ragazzi prestanti. La cosa non gli aveva creato molti
problemi, dal suo punto di vista aveva solo ampliato le sue possibilità di
caccia.
Uscì
dal bagno e, ancora stordito dall'alcool ingerito la notte prima, tornò nella
stanza da letto, dove svegliò in modo alquanto brusco il ragazzo di cui non
ricordava nemmeno il nome. Il biondino, dopo essersi guardato intorno con aria
confusa, si soffermò su Harry, vestito solo di un asciugamano, che lasciava
scoperte le gambe atletiche e muscolose.
"Buongiorno"
disse il ragazzo ancora mezzo addormentato,
stiracchiandosi.
"E'
ora che tu te ne vada, si sta facendo tardi".
Il
biondo, sconcertato da tanta freddezza, agguantò i suoi vestiti, e prima di
andarsene, si voltò nuovamente verso Harry allungandogli un biglietto da
visita.
"Tieni,
questo è il mio numero, chiamami nel caso ti sentissi solo."Harry lesse il nome
e il numero e disse:
"Certo...
John." Non appena il ragazzo si richiuse la porta alle spalle, Harry stracciò il
biglietto con un ghigno strafottente sul volto.
"Puoi
contarci".
Dopo
essersi vestito con tutta calma, si avvicinò al tavolo, prese il cellulare e
compose il numero del suo agente.
"
E' mai possibile che tu debba svegliarmi ogni mattina così presto?" sbottò, nel
momento in cui Brian rispose al telefono.
"Potter,
sono le undici passate, dovevi essere agli studi almeno due ore fa." Rispose,
ancor più alterato, il suo manager. Harry controllò rapidamente l'orologio e
notando l'eccessivo ritardo, cercò di giustificarsi:
"Ho
avuto problemi a casa, sono da te nel giro di un'ora"
"Me
li immagino i tuoi problemi, dongiovanni, porta quel tuo bellissimo culo qui il
prima possibile, ho un nuovo collega da farti conoscere; devi firmare dei
documenti e abbiamo una nuova pubblicità da realizzare..."
"Ehi
frena Brian che hai detto? Un nuovo collega?" chiese,
scocciato.
"Si,
per la campagna pubblicitaria di una nuova collezione di biancheria intima!"
rispose, come se nulla fosse.
"No
Brian, non se ne parla: io lavoro da solo, non divido l'attenzione e tantomeno
l'obbiettivo con nessuno altro... scordatelo!" disse, alterato,
Harry.
"
Stavolta non puoi proprio farci niente mio caro, il modello ci è stato suggerito
proprio dalla ditta che ha richiesto il servizio! E comunque non credo ti
dispiacerà conoscerlo... sembra uno di quei tipi che piacciono tanto a te!"
riprese l'agente.
"Ah
si? Dimmi di più..." disse Harry con tono molto più
interessato.
"E'
biondo, con degli occhi incredibili: sono azzurro chiaro... quasi argento, e ti
guarda come se non gli importasse niente di nessuno; è come te, arrogantemente
bello." Disse Brian.
"Caspita
devo proprio vederlo questo tizio. Sono agli studi nel giro di un'ora." Rispose
Harry.
"Vedi
di sbrigarti, non tutto il mondo gira intorno a te, Harry Potter!" L'improvviso
segnale di rete libera gli fece capire che la comunicazione era terminata... e
che Brian era piuttosto irritato.
Seccato,
Harry scaraventò il cellulare sul letto e si diresse verso il bagno, per darsi
un'ultima sistemata, borbottando un irritato:
"Agli
ordini, capo!"
Rimirandosi
per l'ennesima volta nello specchio si rese conto che in pochi lo avrebbero
riconosciuto. Senza dubbio il giovane Potter era migliorato con il passare degli
anni, aveva imparato a valorizzare i suoi occhi togliendo i fastidiosi occhiali;
i capelli, tagliati insolitamente corti, adesso finalmente riuscivano ad essere
domati con una buona quantità di gel, inoltre aveva sviluppato il suo corpo
rendendolo atletico ed incredibilmente sexy... erano finiti i tempi in cui
indossava gli abiti smessi di Dudley, il suo guardaroba era oramai completamente
ricolmo di abiti firmati e tutti molto provocanti.
Scese
velocemente le scale, prese dal tavolino d'ingresso le chiavi e si diresse al
garage dove partì, sgommando sulla sua moto, diretto al set
fotografico.