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Autore: Mars_16    02/11/2014    3 recensioni
Il mondo dei pokémon è un mondo ricco di forti emozioni. In molti si gettano all'avventura con il singolo scopo di vivere esperienze senza precedenti, ma sono veramente pochi coloro che veramente cercano di capire come quello che hanno intorno funzioni. Certo, esistono persone come il professor Oak che dedicano la loro vita alla scoperta, ma, diciamocelo, oltre a loro chi vi è? Beh, in realtà qualcuno c'è...più di qualcuno, anzi, diciamo pure che oramai la Pokémon's Research Accademy vanta centinaia di studenti e futuri Professori, tutti desiderosi di poter mettere mano sui segreti più intrinsechi delle creaturine che popolano il globo. E che ne dite di seguire le vicende di qualcuno di loro? Di certo potrebbe essere interessante, non trovate?
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga, Videogioco
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//Ok, piccola nota a inizio pagina. Questa storia è la post-revisione di una già scritta da me (in un tempo in cui la scrittura, ahimé, faceva piuttosto schifo) e a cui sono particolarmente affezionato. Avrei voluto riproporvi i capitoli originali, naturalmente rivisti…purtroppo però rileggendola ho capito che il meglio che potessi fare era riscriverla. Con questo cambieranno delle cose, cambiamenti anche “radicali” sotto certi punti di vista, ma in fin dei conti rimarrà sempre la stessa storia. Buona lettura.Ah, a fine pagina c'è una nota importanterrima (?), vi prego di leggerla!


 


 

-Prologo, o meglio, come chiamare in modo figo il Capitolo 1-


 

Era notte fonda, le luci erano ormai spente nella piccola camera, nessun rumore si udiva nell’aria…a parte, forse, il lieve sciabordio della carta. Un libro stava venendo sfogliato e sulle sue pagine migliaia di minuziose e piccole parole svettavano, descrivendo chissà cosa agl’occhi di un giovane.

Più di una volta si sorprese a socchiudere le palpebre, Morfeo voleva il suo sonno e da qualche minuto il pensiero di cedergli non gli sembrava così malvagio. In fondo cosa saranno mai pochi minuti di sonno in confronto all’intera notte? Ne aveva fatta di strada, quella sera, e un piccolo premio poteva anche concederselo. Decise quindi, in accordo con un grande sbadiglio, di lasciar perdere tutto per cinque, dieci minuti al massimo, giusto il tempo per riposare gli occhi e poter continuare in tutta tranquillità.

Il respiro pian piano si fece pesante, le membra si rilassarono cullate dal sonno ed infine si lasciò completamente abbracciare, la sicurezza del manto oscuro dei sogni a proteggerlo.


 

*Driiiiiiiiin


 

Si rigirò, infastidito.


 

*Driiiin Driiiin


 

Sbuffò e smosse l’aria con la mano.


 

*Driiiin Driiiin


 

Perché non lo lasciava in pace?!


 

*< VUOI SVEGLIARTI, IDOTA?! >


 

Sobbalzò, lo aveva scosso nel profondo quell’urlo e non poté nulla contro la veglia che via via si impossessava di lui. Si stropicciò gli occhi, guardandosi intorno. Era ancora poggiato sulla scrivania, il libro aperto sotto di lui alla pagina a cui l’aveva lasciato. Lì accanto una sveglia digitale trillava, ripetendo quel messaggio molesto registrato con la sua stessa voce.

Sorrise, in fondo quello strambo metodo funzionava. Non durò molto, ad un tratto una consapevolezza si impadronì di lui, facendolo sbiancare improvvisamente. La sveglia era impostata per quella mattina, quindi in parole povere…

< MI SONO ADDORMAENTATO!!!!! > urlò a squarcia gola osservando avvilito il libro che ancora svettava a quella pagina, neanche a metà del suo percorso di studi. Orami però il danno era fatto e, a dirla tutta, altri problemi assillavano la sua mente in questo momento.

Tutto quel tempo perso, quel sonno accumulato, lo stavano facendo ritardare non poco, cosa che lo costrinse a sbrigarsi nell’infilarsi gli abiti, facendo ben poco caso a quali scegliere per non apparire come un barbone. Alla fine optò per una t-shirt rossa e dei pantaloni in jeans, nulla di così eclatante, ma neanche troppo male.

Sgambettando come non aveva mai fatto prima di allora si precipitò nella piccola stanza adibita a bagno e, una volta sopperito alle sue esigenze fisiologiche, aggiungendo anche il lavarsi i denti e la faccia, si ritrovò bello che pronto per poter abbandonare quel luogo. Si avvicinò alla porta e la aprì, un lungo corridoio si stendeva da entrambi i lati, decorato con tante di quelle porte da quasi far scomparire le pareti.

Si avviò allora alla propria destra, correndo quasi ed ignorando gli sguardi straniti che altre persone gli stavano indirizzando. Confusione, divertimento e, per alcuni, una specie di malcelata invidia. In fondo per lui, come per molti altri, era un giorno speciale, un giorno per il quale ha studiato cinque lunghi anni e che gli ha portato via molto tempo.

Finalmente trovò le scale e, scendendole a due a due, ci mise ben poco ad arrivare a destinazione, ovvero il piano terra, là dove un grosso atrio lasciava spazio ad un corridoio laterale e alla porta d’uscita.

Sgomento come pochi non poté credere di vedere quel luogo completamente vuoto quando invece sarebbe dovuto essere gremito di gente fin sopra le scale! La disperazione si fece sentire e un moto di puro terrore si impadronì di lui mentre si precipitava giù ad osservare i dintorni.

Nulla, solo lui e qualche annuncio sulla polverosa bacheca.

Imprecò, ad alta voce, pentendosi subito dopo di averlo fatto quando l’eco gli venne restituito. Il respiro si fece sempre più teso e una tristezza acuta si impossessò di lui. Niente, aveva fallito…e chissà quanto tempo ancora avrebbe dovuto aspettare per poter rivedere un giorno del genere. Quasi urlò dalla rabbia, ma l’esperienza precedente prevenne questo tipo di reazione.

Fece qualche passo, portandosi proprio vicino alla finestra, l’unica facciata che dava all’esterno. In quella superfice semi-riflettente si rivede, analizzando con cura quell’espressione smorta che si traduceva in tanta amarezza. I capelli neri, ancora scompigliati per il sonno, sembrano ricadere tristi un po’ ovunque, come le ambrate, spente di quella loro lucentezza che di solito le caratterizza.

Sospira, la fronte poggiata sulla fresca vetrata. Forse gli avrebbero potuto dare una seconda possibilità se li avesse pregati in ginocchio...

Assorto com’era nei suoi pensieri neanche si avvede della figura che si accingeva a raggiungerlo, macinando a grandi passi la distanza che li separava. Una violenta e inaspettata manata si abbatté sulla sua nuca, facendogli male e riportandolo alla realtà. < Ahio! > si lamentò girandosi irato contro quella che era la fonte di tanto dolore.

L’enorme massa rossa gli si parò davanti, ondeggiando allegramente contro di lui. Due occhi viola si posarono sui suoi e naturalmente non poté non notare quel particolare colore, così diverso dal verde smeraldo che di solito presentava. “Lenti a contatto” pensò, ed aveva ragione.

< Stephany! Mi hai fatto male! > sbraitò contro di lei, incrociando le braccia al petto e fingendosi offeso, già sapendo che l’altra era poco incline a trattamenti più “leggeri”. La squadrò dall’alto in basso, sbuffando come non mai per poi tornare alla tristezza di poco prima.

E così ricevette un altro schiaffone.

< La vuoi smettere!? > infastidito, massaggiandosi con cura la zona lesa, borbottando fra se e se le peggiori maledizioni possibili. A questo punto fu il turno dell’altra di parlare e, con una voce piuttosto irritata, incominciò a sproloquiare contro di lui. < Ti rendi conto di che ore sono? Sempre la stessa storia, te e quella dannata sveglia! >

E qui il nostro eroe dovette abbassare la testa, incassandola fra le spalle e accettando le accuse. Era vero, aveva un serio problema quando si trattava di Orari e l’episodio di quella mattina ne era un lampante esempio. < Lo so, lo so…e ora dovrò aspettare un altro anno per sostenere l’esame… > borbottò contrito, trovando però strano che l’altra lo stesse guardando…visto che doveva anche lei dare l’esame…proprio alla sua stessa ora…

< Oh, Dannazione, anche te? > domandò, ma in risposta dovette ripararsi da una raffica di atroci percosse, le quali solo per poco non finirono per sfiorargli il volto. < Smettila di dire cavolate! L’ho sentita anch’io quella diamine di sveglia! Connor e che diavolo, la vuoi smettere di alzarti così presto? Manca ancora un’ora e tu già sei qui a gironzolare! >


 

Certo…

Fra un ora…

E che c***o!


 

Sempre così, sempre, ogni volta che doveva presentarsi ad un appuntamento perdeva letteralmente la cognizione del tempo, incominciando a vedere il tutto in modo alquanto particolare. Fortunatamente, quindi, il suo ritardo altro non era che un anticipo, mascherato forse dalla sua proverbiale ansia.

Si risollevò un poco, sorridendole mesto, anche se non del tutto, era riuscito a calmarsi. < Ah…tanto fa lo stesso. Ieri sera non sono riuscito a stud… > e solo grazie ad un enorme balzo all’indietro riuscì ad evitare l’assalto, mettendosi ben lontano dalla sua portata.

< Cazzate! Tu, che hai una delle medie più alte del corso, ti preoccupi di non aver studiato!? Probabilmente passerai il test prima di tutti e prenderai il massimo! > dal tono che stava usando sembrava quasi che volesse morderlo…e probabilmente Connor non ne rimarrebbe affatto stupito…

E così si decisero ad aspettare che i Test iniziassero. Parlottarono del più e del meno, ma la maggior parte degli argomenti vergeva esclusivamente su una sola cosa: l’esame. Per quanto fosse spavalda, a vederla, Stephany era presa da una forte ansia, come tutti del resto, alla vista di quel che li aspettava. Quello non era come l’esamino dopo la terza media, quello prevedeva che ogni studente fosse realmente preparato! E a buone ragioni, visto che…

< Scusate l’attesa…potete entrare. > disse ad un tratto una voce, la quale fece girare più di una testa all’interno del luogo (con il passare del tempo il posto si era affollato fino a riempirsi.). Tutti incominciarono a muoversi in quella direzione, là dove una donna piuttosto avvenente li aspettava con trepidazione. < Forza forza, stiamo per iniziare! > esclamò a gran voce, indicandogli una porta alla loro destra che portava ad una delle tante aule dell’edifico.

< La professoressa Aralia è sempre così gioviale… > bisbigliò la rossa, scatenando una mezza risata nell’amico. Era vero, la donna aveva sempre quel sorriso sulle labbra e mai l’avevano vista rattristarsi. Certo, tutti i loro “Professori” erano sempre stati gentili e allegri, ma lei li superava di molte spanne! Comunque, tornando a loro, ben presto poterono vedere l’enorme stanza dedita alle lezioni. Era strutturata su più livelli, disposti a gradoni, così che potessero trovare posto enormi file di banchi e sedie per gli studenti e che ognuno potesse seguire la lezione, tenuta al livello più basso dietro una grande cattedra in legno.

Proprio lì dietro, schierati in prima linea, tante figure in camice bianco sedevano dietro l’enorme oggetto, osservando con calma disarmante gli alunni che pian piano prendevano posto. Oramai avevano tutti fatto l’abitudine a vederli, in fondo non si trattava di altri se non dei loro professori, ma chiunque non fosse mai stato lì dentro avrebbe sicuramente sgranato gli occhi. Quelli, quelli erano la creme della creme di tutta la conoscenza in fattore Pokémon, loro avevano stilato tomi su tomi su quel fantastico mondo. Si, proprio i maggiori esponenti di ogni regione.

Ma, con ordine, ecco che andarono ad alzarsi, sollevando lo sguardo a cingere l’intera sala.

Ci fu un silenzio generale, il debole chiacchiericcio si stroncò a quel gesto, tanto che il colpo di tosse mosso non servì a nulla se non a riempire il silenzio. Quello che si stava per accingere a parlare altri non era che l’unico ed inimitabile professor Oak, l’esperto fra gli esperti, che con il suo solito cipiglio severo già si stava preparando al discorso.

< Benvenuti, miei cari ragazzi. > preambolò, le iridi che seguirono da destra a sinistra l’intera platea, assicurandosi di avere la loro massima attenzione. Il momento era solenne, nessuno osava solamente fare un respiro di troppo. < Finalmente è arrivato il grande giorno, finalmente questi anni di studi sono stati portati a frutto. Quest’oggi molti di voi potranno lasciare questo posto, dirigendosi verso quello che si spera un grande sogno. Vi abbiamo seguito per anni, vedendovi crescere, sbagliare ed imparare. Sappiamo che ognuno di voi ha la stoffa per diventare Grande, riuscire dove anche noi abbiamo fallito. Siete il futuro del mondo, non scordatevelo mai. >

Detto questo andò a sedersi, il suo posto era quello centrale, simbolo dell’influenza che aveva nel gruppo. Al suo posto si alzò un altro dei membri della commissione, ripulendosi gli occhiali tondi ed ingombranti prima di incominciare a parlare. < Suvvia, professore, non sia così cupo…almeno per quest’anno. Sappiamo tutti che tutti loro hanno la stoffa per diventare degli ottimi Ricercatori. Io mi limiterò a dirvi questo: credete in voi stessi e tutto andrà per il meglio. > un largo, enorme sorriso proruppe dalle labbra del Professore, il quale con un mezzo inchino tornò al suo posto, lasciando che un terzo, ben più piazzato e dall’aspetto trasandato, prendesse la parola.

< Sono d’accordo con te, Elm, questi giovani porteranno a termine grandi cose, più di quanto possiamo immaginare! Spero di potervi rincontrare una volta ad Hoen, mi piacerebbe collaborare con qualcuno di voi. > inutile dire che fu Birch ad ordire questo breve discorsetto, forse anche di troppo vista la brama che si poteva leggere in ognuno degl’occhi che lo stavano puntando. Si, fremevano tutti dalla voglia di mettere fine a quella storia.

Oltre a loro tre tutti gli altri si alzarono, facendo i loro migliori auguri e dispensando elogi a quella classe a dir poco straordinaria. E come potrebbe essere altrimenti? A pensarci chiunque venisse istruito da uno solo di questi grandi mentori avrebbe potuto vantare una conoscenza fuori dal normale! Comunque, il tutto prese all’incirca una ventina di minuti, alla fine dei quali esordì l’ultimo fra i Professori e che, fra gli stessi, era il più giovane.

Chiaramente era nervoso e nonostante l’aria piuttosto serena molti notarono le piccole gocce di sudore che gli imperlavano il viso. Certo, il Professor Platan era al suo primo anno da insegnante e ancora doveva fare l’abitudine a questi momenti importanti. < Beh…i miei colleghi hanno detto già molto. Non posso far altro che plagiargli quelle care parole e riproporvele, sperando che questo poco tempo passato assieme abbia giovato a voi quanto lo ha fatto con me. >

Silenzio generale, tutti gli studenti si chiusero in un ostinato mutismo. Non a causa di quest’ultima frase, ma bensì per la consapevolezza di quello che stava per succedere. Forse per rimandare, alcuni incominciarono ad applaudire e, di seguito, tutti gli altri, fino a che una baraonda di mani non si propagò per l’intero luogo, cancellando ogni suono per qualche secondo.

Ci volle tempo prima che riuscissero a riprendere il controllo della situazione e, una volta calato l’ennesimo silenzio, Oak decise che era giunta l’ora. < Sapete come funziona. Trenta domande. Due ore di tempo. Iniziate! >

Il tempo incominciò a scorrere, un grosso timer luminoso si accese su ogni schermo ( i supporti adibiti a banco possedevano computer incorporati.), rimpicciolendosi in pochi attimi al lato dello schermo. Fra i tanti, Connor e Stephany si osservarono per un po’, augurandosi buona fortuna con una pacca sulla spalla prima di mettersi sotto e rispondere ai quesiti proposti.

Per chi se lo stesse chiedendo…no, copiare era praticamente impossibile! Oltre al fatto che, ogni studente, possedesse domande totalmente diverse da quelle degl’altri, per ogni gradino presenziava una figura scolastica ad osservare le loro movenze. Qualsiasi cosa si muovesse oltre alle loro dita su schermo veniva controllata e, in caso di scorrettezza, veniva annullato l’esame. Severo, direte voi, ma è anche vero che da anni nessuno tentava più di copiare, visto anche che da quel punteggio si sarebbero determinati molti eventi futuri.

La prima domanda lampeggiò sullo schermo del moro, rappresentando un complicato schema anatomico di un esemplare generico di Rattata, sotto al quale brillava la scritta: “Calcolando il peso totale del pokémon, rapportandolo agli standard della sua razza, come potrebbe questo comportarsi in caso di aggregamento in una specie simile, ma diversa da quella di appartenenza? Quali modifiche subirebbe il suo corpo e, nel caso, come potrebbero apparire eventuali generazioni future?”.

Un sorrisetto divertito comparì sulle sue labbra, le dita scattarono come rapite sulla tastiera, incominciando a ticchettare qualche astrusa risposta che gli prese cinque minuti buoni. Cliccò invio e la domanda sparì, sostituita da un’altra.


 

***


 

3…2…1…STOP!

Il countdown terminò esattamente due ore dopo, impossibilitando gli utenti all’utilizzo ulteriore dei macchinari. Nessuno, però sembrava ancora intento a scribacchiare in quel momento, tutti avevano concluso il loro quesito in tempo e il più lento poteva vantare un buon dieci minuti d’anticipo. L’aria si fece improvvisamente pesante, gli sguardi nervosi che si susseguivano su i loro volti in attesa, nessuno osava parlare.

Neanche la Rossa sembrava in vena di aprire la bocca e, calcolando di chi si sta parlando, è tutto un dire. La scritta “elaborazione dati in corso…” capeggiava un po’ ovunque e dopo pochi secondi ecco che un Bip segnalò la fine dell’operazione. Connor chiuse gli occhi, il terrore che lo attanagliava più che mai. Si aspettava una grossa scritta rossa, con su scritto “Fallito”, era sicuro che in tutta quella storia lui avesse sbagliato si e no il 75% delle risposte. Dannato Rattata, lo aveva ingannato con la facilità della prima domanda.

Un’esclamazione di gioia lo sorprese da destra, facendo notare come Stephany avesse ottenuto un risultato ottimale. Era felice per lei, ma ancora non si sentiva sicuro ad aprire gli occhi. Eppure doveva farlo, tanto di questo passo era questione di tempo prima che il suo fallimento venisse alla luce.

Sospirò, schiudendo un poco le palpebre e osservando il numero poco distante.

Lo volete sapere un segreto?


 

Non era mai stato bravo in matematica.



Note dell'autore:

Ok, grazie per aver letto fino a quì. Ci tengo naturalmente a ringraziare chiunque abbia apprezzato queste righe. Un semplice appunto: se vi piace la storia vi prego di farmelo sapere, il modo sceglietelo voi, naturalmente (storie seuguite, recensione, ecc...), certo, non posso obbligarvi, ma, per esperienza, vi dico che a volte questo tipo di feedback aiuta e anche parecchio. Se so che la storia piace, allora, so anche di dover continuare a scrivere e, di contro, se so che non piace, smetto di farlo. Quindi, è naturale che comunque se la storia non interessa, allora, non cercherò nemmeno di portarla avanti. Vi prego di nuovo, allora, di farmi sapere se il progetto vi interessa e volete vederlo svilupparsi.

Ora, vi propongo un "gioco": naturalmente ci possono essere taaaaaaaaanti tipi di personaggi e, prima del prossimo capitolo, avrei in mente di fare qualcosa di particolare: perchè non create VOI i personaggi secondari? Nel senso, che tipo di personaggi vi piacerebbe vedere? Vi andrebbe di crearne uno? Se si inviatemi un profilo per messaggio privato con i dati del vostro personaggio

Nome:
Cognome:
Età: (per ora sarà fisso a 17!)
Descrizione fisica (un immagine andrà ugualmente bene
Pokémon (quì dovete dare un (1) pokémon che vi piacerebbe vedergli: per ora solo primo stadio! E naturalmente bannati pokémon fossili o leggendari) 
Carattere:

Piuttosto semplice, no? Unica cosa: non ci saranno posti infiniti, ma ogni capitolo...o alemno per ogni capitolo in cui servirà, ci potranno essere un tot di personaggi che si potranno proporre. Niente paura, se mi invierete un personaggio dopo che il limite sarà superato avrete la precedenza nel capitolo successivo <3

Per ora massimo 3 personaggi inviabili <3


Spero che il primo capitolo vi sia piaciuto e che seguiate le avventure del povero Connor! Bye bye :D EDIT: i posti disponibili per i personaggi per ora sono finiti! Quando si potranno rnviare vi farò sapere nel capitolo adatto ;)   

 

  
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