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Autore: Tokorode Hana    03/11/2014    3 recensioni
questa è una storia per la notte di halloween: tratta di come una ragazza insicura riesce a farsi degli amici tramite un incantesimo scagliato da una strega. Dovrà così salvare la scuola dal sortilegio e si ritroverà sola con la sua ombra (un ragazzo conosciuto la sera stessa che era travestito da ombra).
Genere: Fantasy, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cortile della scuola, i ragazzi stavano parlando del ballo in maschera e tutti erano emozionati. Le ragazze litigavano per chi si dovesse vestire da strega o meno: Lucia affermava che aveva uno sguardo malefico adatto al ruolo, Lucrezia sosteneva che serviva un nome piccante come il suo e non dolce come Lucia, Martina pensava che una streghetta dovesse avere uno sguardo vivace ed essere pazza (a quel punto le altre due amiche si misero a ridere); una voce da un angolo disse :” In effetti è vero che sei pazza, non ti rendi conto che così ti prendi in giro da sola?” così l’altra infuriata esclamò :” La mia era solo una battuta! Sentiamo tu da cosa ti vesti?” :” Da fantasma… cioè da me stessa… dato che nessuno mi vede o mi prende in considerazione…”
Le tre amiche se ne andarono e la povera Clarisse rimase sola e continuò a leggere.  Era una ragazza insicura che si faceva strada comportandosi in modo solitario e antipatico con gli altri.
Eppure sapeva di avere una possibilità, con una maschera e il viso coperto nessuno l’avrebbe riconosciuta e per una sera poteva essere un’altra persona… decise così di travestirsi dalla morte: era perfetto, un telo nero a coprire il corpo e una maschera bianca con le crepe con qualche tocco di trucco per dare l’aria femminile. Mentre pensava aveva già disegnato tutto e si immaginava con addosso gli occhi di tutti che si chiedevano chi era quell’incantevole fanciulla dal volto coperto che si sarebbe dissolta nella notte.
Così si mise all’opera e per la festa era veramente bellissima come credeva, ma la cosa più bella non era la maschera truccata, o il velo, o il vestito con i merletti ricamati. Erano quei meravigliosi occhi neri che si scorgevano dietro quella sagoma di plastica.
Un ragazzo, anche lui tutto mascherato, anche lui che nascondeva il suo aspetto, andò da clarisse e chiese :” Chi sei? La morte? oh scusa non avrei dovuto chiedertelo perché la morte è una creatura spaventosa mentre tu sei… insomma… bellissima…” se la ragazza non avesse avuto la maschera si sarebbe visto tutto il rossore delle sue guance :” Io sono un’ombra, so che non fanno paura ma sinceramente a me sì…” continuò, poi lei rispose :” Io sono la morte hai ragione e quindi il tuo padrone deve aver paura di me e quindi che fa… per una sera… ti lascia libero di andartene in giro da solo?” :” Ma certo! Anche perché non gli conviene sfidare la morte!”
I due passarono una splendida serata,: ridevano, parlavano, si dicevano cose carine e poi scherzavano ancora… nessuno sapeva l’identità dell’altro ma entrambi non tenevano molto a scoprirlo. Quando scoccò la mezzanotte, dal cielo arrivò un fulmine di uno strano colore violaceo che colpì la scuola trasformandola in uno spaventoso castello diroccato, un'altra saetta colpì tutto ciò che era intorno alla scuola, compresi gli alunni che si trasformarono nei mostri quali erano travestiti. Il panico si diffuse tutto d’un tratto tra i presenti. La morte si trovò sola, le sue mani stranamente scheletriche, il viso duro dove si sentivano dei fossi come delle crepe. La prima cosa che fece era cercare l’ombra, la seconda andarsi a specchiare in una pozza d’acqua, la terza piangere. A un certo punto sentì dei rumori dietro di se: dei passi e una ringhiare come se ci fosse un cane. Era un licantropo. Lei gettò un grido, si trasse indietro sbattendo contro un muro e allungò un braccio per proteggersi; il lupo si lanciò verso di lei, ma appena la sfiorò diventò uno scheletro e poi povere portata via dal vento. Clarisse si mise a correre, non voleva incontrare più nessuno perché chiunque avesse toccato sarebbe morto. Raggiunse la scuolacastello e notò che c’erano delle scale pericolanti che portavano fino al soffitto, salì sul tetto e rimase ad ammirare la luna che si scorgeva appena tra nuvole, era piena. Si girò dall’altro lato per vedere cosa succedeva ma la cosa che la colpì fu la sua ombra, non raffigurava lei ma qualcun altro… era lui, colui con cui aveva parlato prima del fulmine, quello che aveva chiamato semplicemente ombra, il ragazzo di cui si era innamorata. Lo guardò un attimo poi gli sorrise e si mise a correre per arrivare fin giù, aveva deciso che si dovevano sistemare le cose e l’unica che poteva riuscirci era lei con una piccola ciurma.
:” Chi sei tu? Non dirmi che sei un vampiro perché questo lo vedo!” chiese la morte in persona a un povero mal capitato :” Mi chiamo Matteo, frequento il primo superiore ma ti prego non uccidermi! Ho una mamma e un…” ma non ebbe neanche il tempo di finire :” Ehi, ehi, non ti ho mica chiesto la storia della tua vita! Ok sei con me ma… cerca di essere più coraggioso!”
Dopo una mezzora aveva radunato una banda di mostri pronti a fare qualunque cosa pur di sopravvivere e che con la morte si sentivano al sicuro quindi l’avrebbero servita: Matteo il vampiro, Lucrezia la streghetta, Nicol la mummia che teneva a guinzaglio il lupo mannaro di cui non si sapeva il nome, Giorgio il mago, Daniele la zucca e sua sorella Ami la zombie che se lo portava dietro come fosse una borsetta.
La mote fece il suo discorsetto :”Io sarò il vostro capitano e mi dovrete chiamare CAPITANO!  voi siete Vampimat, Stregalù, Nicolmummia, lo stupido cane, Magogiò, Danizucca e Amizombie”.
Il gruppetto scese negli archivi de castello e presero vari libri che pensavano potessero essergli utili poi trovarono una pergamena con su scritto “trovate le gemme per sciogliere l’incantesimo, si trovano nella stanza più remota del vostro cuore…”
:” Quelle sono solo stupidaggini!” disse Lucrezia :” Zitta Luc! Il capo sono io! Dividetevi per le stanze del castello e se trovate qualcosa di strano venitemelo subito a dire!” La sgridò il capitano poi una vocina domandò :” e come faremo a venirtelo a dire? E poi io… ho paura…” era Matteo il più piccolo del gruppo così la morte si impietosì e rispose :” Ok, andremo tutti insieme e comunque capisco che siamo un po’ trasformati ma questo è pur sempre il 21° secolo!”
La truppa partì e si misero a cercare stanza per stanza senza molti risultati. Erano sfiniti, avevano cercato dovunque, il lupetto era accoccolato sulla pancia della sua padroncina coperta di carta igienica che lo accarezzava dolcemente, gli altri sdraiati a terra a parte la morte che era eretta a fissare la sua ombra :” Siete troppo stanchi? Facciamo così, resistete ancora un po’, troviamo un posto sicuro, voi vi mettete a riposare e io continuo a cercare le gemme” Matteo la guardò e disse :” Grazie per la tua proposta, ma io ci voglio riuscire, non ti lascerò sola!” la mummia si alzò e fece cenno con la mano che continuava, la strega lo stesso, lo zombie sorrise e via via tutti erano in piedi pronti a continuare :” Ragazzi… siete grandi! Dalla commozione mi sto mettendo a piangere!” esclamò il capitano guardando i suoi compagni, si asciugò le mani li guardò bene e continuò :” Ho trovato! Le gemme nel nostro cuore sono i nostri ricordi felici!” tutti la guardarono pieni di stupore, poi di felicità e in fine di paura. Dietro di loro c’era una banda di altri mostri anche loro con la propria morte, erano infuriati per un qualche motivo e il loro capo fece cenno di ucciderli e si fiondò su Clarisse che staccò una tubatura dal muro e la scagliò verso la morte avversaria. I due iniziarono a combattere in un duello come con le spade ma con tubi in metallo. I rispettivi compagni si fiondarono per uccidersi a vicenda. Fu una dura battaglia, a un certo punto si sentì un urlo: Matteo era steso a terra e il suo avversario aveva una collana di aglio in mano. La morte nemica si mise a ridere e Clarisse si fiondò su di lui piangendo. Il vampiro si stava sciogliendo le ultime cose che disse furono :” Il tuo nome?” :” Clarisse” rispose la ragazza singhiozzando :”Grazie… Clarisse” poi scomparve nel nulla lasciando al posto del suo corpo una gemma a forma di cuore che la ragazza raccolse, strinse al petto e poi si conservò in tasca. Minuto dopo minuto qualcuno veniva sconfitto: Prima Lucrezia con una gemma viola, poi il lupo con gemma grigia, Giorgio con gemma blu, Ami con gemma verde e Daniele con gemma arancione. Erano rimasti solo Clarisse, Nicol e la morte nemica. La mummia si tolse le bende dalla faccia, era bellissima: i capelli neri e gli occhi azzurri molto grandi. Si girò verso Clarisse e disse:” Il momento più bello della mia vita ora lo ricordo, mio nonno mi sollevò sulle sue spalle e mi disse di non piangere, di sorridere perché il sole brillava per me e voleva vedermi più bella che ma, ma se tenevo il broncio lui s e andava così io mi misi a ridere e sentì tutto il calore di un abbraccio… corri Clarisse, corri più che mai e salva il mondo, non ti girare indietro, non farlo per nessun motivo” Dal suo cuore uscì una gemma luminosa come il sole, come il suo sorriso, lei la prese e la lanciò al capitano che iniziò a correre mentre la mummia tratteneva la morte nemica e si squagliava davanti a essa. Clarisse raggiunse il tetto della torre e dispose le gemme a cerchio: mancavano la sua e quella della sua ombra. La ragazza sentì una presenza dietro di lei, si girò spaventata, era ombra che le disse :” Devi baciarmi e le nostre pietre usciranno!” lei lo guardò e rispose :” No! Moriresti, il bacio della morte è fatale non te l’ha mai detto nessuno…” lui la fissò la prese per le guance e la baciò. le pietre dei due schizzarono via dai loro cuori ed erano rosse, rosse come il sangue o come l’amore.
Si vide una grande luce e al mattino tutti si risvegliarono dal loro sonno eterno nello stesso identico punto in cui erano svaniti.
:” Sei bellissima quando sei umana…”
:” E tu quando non sei un’ombra lo sei ancora di più… dimmi il tuo nome”
:” Amore”
:”Questo è il tuo nome?”
:” No, ma è questo che voglio dirti. Amore, ti amo”. 
   
 
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