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Autore: CelesBlack    03/11/2014    1 recensioni
"Si sarebbero rivisti, era una promessa."
Personaggi uniti da un puro caso, nient'altro.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Nagisa Hazuki, Sorpresa
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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La gara era finita. Gli anelli si erano svuotati e le scuole erano andate via da un pezzo.

Il corridoio era silenzioso ed echeggiante, tanto che Nagisa poteva avvertire il rumore provocato dalle gocce d'acqua cadere dal suo corpo al suolo.

Camminava senza una meta per il grande edificio, in cerca di uno spogliatoio in cui fare una doccia ed eliminare il cloro della piscina.

Aveva perso vista gli altri da un pezzo, poiché delle ragazze del club di scrittura dell'Iwatobi lo avevano fermato per fargli delle domande.

Noi andiamo allo spogliatoio, raggiungici lì!

Sì, se sapesse in quale dei tanti fossero andato. Non si erano nemmeno preoccupati di mettere qualche scritta o un foglio con su scritto quale spogliatoio era destinato ad ogni scuola.

Non poteva nemmeno chiamarli, poiché ad occasioni del genere di certo non si preoccupavano di portarsi dietro il cellulare. Dopotutto, c'erano anche la signorina Ami e Gou. Se dovevano fare una telefonata, bastava rivolgersi a loro.

Ma ovviamente erano già uscite fuori ad aspettarli e avrebbe fatto prima ad andare alla cieca e cercare una doccia da solo.

Potevano pure aspettarmi, non ci ho mica messo un'ora!

L'andare avanti e indietro per corridoi tutti uguali gli stava facendo perdere la pazienza. Per mezz'ora non aveva fatto altro che camminare, camminare, camminare. Senza trovare nulla.

Un urlo straziante alle sue spalle lo fece improvvisamente trasalire. Che ci fosse qualcun altro insieme a lui? Oppure lo stavano seguendo?

A quell'urlo ne susseguì un altro, seguito da un continuo imprecare. Che fosse ferito?

L'istinto lo fece voltare e seguire quei lamenti e gemiti, portandolo in un piccolo corridoio. Di certo non poteva starsene lì a sentire quelle grida, se fosse successo qualcosa la sua coscienza sarebbe stata sporca per il resto della sua vita.

Quella voce lo portò davanti ad una porta grigia, con su scritto “spogliatoio”.

Non sapeva se essere sollevato del fatto che finalmente poteva farsi una doccia o spaventato di cosa ci potesse essere dietro di essa.

Avanti Nagisa, non fare il codardo!” si fece coraggio l'aprì: era un normale spogliatoio. “C'è qualcuno?”

Avanzò con passo felpato all'interno della stanza, guardandosi attorno. Sembrava piuttosto tranquillo, che se le fosse immaginate quelle urla? Probabilmente era solo stanco e doveva sciogliere tutti i nervi tesi. Poggiò la felpa su una panca, dirigendosi verso le docce.

Ciò che vide lo fece rimanere come pietrificato. C'era un ragazzo, accasciato ad una delle docce. Aveva il capo calato, con i capelli che coprivano il suo viso. Tirava costantemente su col naso, ringhiando.

Allora non se l'era immaginato, c'era davvero qualcuno che si lamentava.

Va... Tutto bene?” Nagisa fece per avvicinarsi. “Vuoi che chiamo aiuto?”

Vai... Via. Adesso” la voce era flebile e spezzata dai singhiozzi, ma riuscì comunque a capire di chi si trattava. Tentò di alzarsi, tenendo la mano sinistra sulla spalla destra. Riuscì ad intravedere una macchia violacea su di essa, accompagnata da un terribile gonfiore. Non c'era alcun dubbio: era ferito.

Aspetta! Lascia che ti dia-” Nagisa gli corse incontro, sorreggendolo per un braccio.

HO DETTO CHE DEVI LASCIARMI STARE!il ragazzo lo respinse, alzando il capo per facilitare l'uscita della voce.

Ma tu sei...” gli occhi cremisi di Nagisa incontrarono uno sguardo color acquamarina, arrossati dalle lacrime. Non aveva dubbi su chi aveva davanti.

VATTENE!

Yamazaki Sousuke, della Samezuka. Tu sei l'amico di Rin-chan, giusto?

Il ragazzo si accasciò nuovamente, calando il capo. Dalla sua bocca non uscì risposta, mordendosi il labbro per non continuare a gridare ed attirare eventualmente l'attenzione di qualcun'altro.

Il fatto che uno dell'Iwatobi avesse visto in che condizioni si trovasse l'aveva già umiliato abbastanza.

Cos'hai fatto alla spalla?” Nagisa si accovacciò, noncurante dell'acqua bollente che bagnava il suo corpo ormai asciutto. Provò a sfiorarla, ma Sousuke deviò la sua mano, aumentando ulteriormente il dolore che lo torturava.

Questi non sono affari tuoi, ora sparisci” gli ordinò nuovamente. “E se provi a dire qualcosa a Rin, giuro che non te la farò passare liscia”

Nonostante il tono rude, Nagisa sembrò non toccato affatto. Rimase ancora lì in quella posizione, scrutando la muscolosa spalla ferita.

Non l'avrei fatto comunque” ammise. “Ma dovresti parlagliene”

Sousuke si alzò, aiutandosi con le pareti delle docce. Aveva intenzione di andare da Rin il prima possibile, in modo che non sospetti di nulla. Se lo sapesse, sarebbe stata la fine.

Non c'è bisogno che tu mi dica cosa devo fare” ribatté Sousuke. “E di certo Rin non ha bisogno di saperlo”
“Come credi di poter nuotare con una spalla del genere?! Non riesci nemmeno a muoverla!”
se prima stava perdendo la pazienza a causa dei corridoi, Sousuke riuscì a farlo innervosire del tutto. Non era suo solito arrabbiarsi, era capitato pochissime volte nella sua vita. Ma in quel momento se avesse avuto la forza sufficiente, gli avrebbe tirato un forte schiaffo. Anzi, forse anche più di uno. Ma non era da lui alzare le mani e poi non gli avrebbe fatto nemmeno il solletico, considerando che era il suo doppio. E dopo probabilmente le avrebbe prese lui di santa ragione.

Di certo non sarà una spalla a fermarmi” disse Sousuke. “E poi, siamo rivali. Cosa te ne frega?”

Gli amici di Rin-chan sono anche miei amici”

Come puoi... Ragionare così?” mentre parlava le parole venivano spezzate da fitte lancinanti, che lo costringevano a piegarsi in due. “Sei uno stupido”

Nagisa sorrise. “Fidati, sei più stupido tu che sei rimasto sotto l'acqua bollente con una spalla ferita”

Avrebbe voluto tirargli un cazzotto in pieno viso per ciò che aveva detto, ma le sue labbra si contrassero anch'esse in un sorriso. Dopotutto, non aveva tutti i torti. Anche se non sarebbe mai andato da Rin a parlargli della sua situazione, quel ragazzo gli aveva dato uno schiaffo morale.

Nagisa, giusto?” chiese, incontrando di nuovo i suoi occhi cremisi.

Esatto”

Anche tu un nome femminile come Rin” commentò. “Sembra fatto apposta. Anche il nome di Nanase è femminile.”

In effetti...” rise. “Però non mi ha mai creato problemi, anzi, mi piace come nome”

 

Sousuke era incredulo alla positività e spensieratezza che spruzzava quel ragazzo da tutti i pori. Quasi lo invidiava, darebbe oro per avere anche solo un pizzico di una leggerezza simile. Invidiava quegli occhi brillanti, quel sorriso sincero e quel tono di voce sempre energico. Era come un concentrato di allegria.

Come fai... Ad essere così allegro con tutto e tutti?”

Nagisa lo guardò, aggrottando le sopracciglia. “Chi ti dice che io sono allegro con tutti?” disse, simulando una voce arrabbiata. Ma durò poco, poiché scoppiarono entrambi a ridere.

Ora capisco perché Rin ci tiene a voi” disse, dopo un attimo di silenzio. “Siete sempre così positivi ed aiutate chiunque, anche il vostro peggior nemico. Vorrei anche io delle amicizie così. Certo, con Rin ho un ottimo rapporto ma-”

Le sue parole furono interrotte da un dolce profumo di fragola che invade le sue narici e due sottili braccia che gli circondano il collo. Lo stava... Abbracciando?

Da oggi in poi hai anche me, Sou-chan” quelle parole furono quasi un sussurro.

Sousuke cercò una risposta a ciò, ma si limitò a stringerlo, appoggiando le sue grandi mani sulla schiena di Nagisa e la testa sulla sua spalla.

Nagisa...” riuscì solo a dire, addolcendo il suo tono di voce. Le parole gli morivano in gola, non sapeva cosa dire. Era la prima volta che gli capitava una cosa del genere e desiderava che quel momento non finisse mai.

Prese il viso del biondo tra le mani, accarezzandolo. La sua pelle era così morbida e liscia, sembrava di toccare il viso di un bambino. I suoi grandi occhi lo guardavano, sentendosi come rapito da quella luce che li rendeva splendenti come rubini. I loro nasi si sfioravano appena, avvertendo i respiri l'uno dell'altro. Il suo sguardo cadde sulle labbra del biondo. Erano piccole ma rosee e carnose, che avrebbero fatto invidia a qualunque donna.

L'istinto lo spinse ad assaggiare quelle labbra, avvicinandosi lentamente. Fu un bacio timido e puro, quasi come se avesse paura di danneggiarle. Le accarezzò con le sue, donando su ognuna di esse altri piccoli baci.

Non sapeva cosa stava facendo e soprattutto non ne conosceva il motivo. Sapeva solo che non riusciva a staccarsi e che voleva restare così per l'eternità.

Un campanello d'allarme lo costrinse ad allontanarsi da quelle labbra, sciogliendo l'abbraccio.

Scusami, non so cosa mi sia successo” si sentì davvero uno stupido. Aveva finito solamente per terrorizzarlo o peggio, allontanarlo da lui ancor più di quanto non ne fosse prima.

Le gote di Nagisa erano tinte di un leggero rossore, nascoste in parte da alcune ciocche dei suoi biondi capelli. Non rispose, calando lo sguardo per un attimo.

Ecco, aveva rovinato tutto. Una di quelle poche persone che si mostrava gentile nei suoi riguardi lui l'aveva letteralmente lasciato perplesso e sicuramente spaventato. “Perdonami”

Nel silenzio udì un piccolo ghigno divertito. “Io lo dico che sei più stupido di me” Nagisa si alzò sulle punte, mollandogli un bacio. “Sai di menta, poi hai un buon profumo”

Tu profumi di fragola ma puzzi di cloro” Sousuke aspirò a pieni polmoni la dolce fragranza del biondo, mollandogli un bacio sul collo. “Ti conviene farti una doccia e andartene, si staranno preoccupando per te”

Non sono mica un bambino! Anche se Mako-chan mi tratta come tale...”

Ma se ti vengono a cercare e ci trovano insieme di certo non faranno finta di nulla” evidenziò Sousuke, asciugando le ultime tracce d'acqua sul suo corpo.

Io sto con te fin quando non te ne vai”

Il bruno si bloccò, guardando il viso di Nagisa. Era di nuovo rosso e aveva lo sguardo calato. Può essere una persona così bella? Stava letteralmente impazzendo.

Lo attirò a sé nuovamente, assaporando quelle dolci labbra ancora una volta. Non ne era mai sazio e mai lo sarebbe stato. Come una droga, non poteva farne a meno.

Mentre se ne separava, avvertiva già il terribile rancore che avrebbe provato quando una volta tornato alla Samezuka non sapeva quando le avrebbe di nuovo avute tutte per sé, senza che nessuno gliele porti via. Un vuoto che non sarebbe mai stato capace di colmare.

Sou-chan...” Nagisa si strinse al suo petto. “Promettimi che questa non è l'ultima volta”

Tornerò da te, non importa cosa mi intralci la strada” Il bruno lo baciò sulla fronte. “Promesso”

 

Nagisa, dove sei stato? Ti abbiamo aspettato per più di un'ora!” Makoto gli corse incontro, con la faccia di uno che non sapeva se arrabbiarsi o esserne sollevato.

Scusatemi, ma l'edificio è così grande che ho finito per perdermi”

La prossima volta non distrarti quando cerchiamo di parlarti” la voce di Rei era tremolante, quasi avesse pianto. Beh, dopotutto era da lui essere terribilmente emotivo. Probabilmente si sarà preoccupato. Ma non dovevano preoccuparsi, perché è stato meglio di quanto potessero immaginare.

L'importante è che è tornato, ora andiamo”

H-Haru-chan ha ragione! Andiamo!

Ancora una volta era riuscito a scappare da situazioni imbarazzanti.

Insieme si incamminarono verso il parcheggio dove c'era il pullman che li avrebbe riportati all'albergo dove alloggiavano. Mentre camminavano si voltò, cercando il volto di Sousuke per l'ultima volta. Lo vide incamminarsi dal lato opposto al loro, con il viso calato e in silenzio. Nagisa tossì rumorosamente con l'intenzione di attirare l'attenzione del moro e così fu: i loro sguardi si incontrarono di nuovo. Sapevano che se fosse venuto fuori tutto, le cose non sarebbero andate per il verso giusto. Sarebbe stato come un piccolo segreto, da custodire fino al loro prossimo incontro.

I loro occhi non accennavano a lasciare gli uni dagli altri. In quel momento non avevano bisogno di parlare, i loro sguardi parlavano da sé. Era in momenti come quelli che le parole erano inutili.

Nagisa gli tese la mano mentre camminava e Sousuke fece lo stesso.

Si sarebbero rivisti, era una promessa.

   
 
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