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Autore: Chanelin90    04/11/2014    2 recensioni
Aveva trovato la scusa per buttarmi fuori casa.
Da tempo lo desiderava, ma, fortunatamente, c'era sempre stato il nonno a impedirglielo e Lovino non si metteva mai contro il nonno. Tollerava e tollerava, coltivando dentro sè un odio senza senso. Una gelosia perversa. Un disprezzo scellerato. Ma i suoi reali propositi vennero sempre repressi finchè, ahimè, il mio povero nonnino non venne a mancare.
Le cose, allora, cambiarono drasticamente...e i guai vennero anche per me.
Genere: Angst, Drammatico, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Arte in catene

Capitolo 1 - Rinchiuso


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Salve a tutti! Non scrivo da un pezzo, lo so. Motivi di studio purtroppo. Nonostante il ritardo, presento anch'io una storia breve per halloween quest'anno. E' un pò particolare, lo ammetto. Conto di terminarla nel prossimo capitolo. Per chi vorrà proseguire, vi auguro una piacevole e angosciosa lettura! 
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POV FELICIANO

Aveva trovato la scusa per buttarmi fuori casa.
Da tempo lo desiderava, ma fortunatamente c'era sempre stato il nonno a impedirglielo e Lovino non si metteva mai contro il nonno. Tollereva e tollerava, coltivando dentro sè un odio senza senso. Una gelosia perversa. Un disprezzo scellerato. Ma i suoi reali propositi vennero sempre repressi finchè, ahimè, il mio povero nonnino non venne a mancare.
Le cose, allora, cambiarono drasticamente...e i guai vennero anche per me.

Mio fratello aveva degli amici che gestivano quella struttura. Uomini di potere e senza scrupoli.
Per fare affari, non avrebbero guardato in faccia a nessuno. Nemmeno alla loro coscienza. L'etica o la morale erano a loro sconosciuti.
Non volevo andare con loro. Non mi piacevano : nè loro, nè il posto adibito alla mia accoglienza.
Si misero segretamente d'accordo con Lovino.
Doveva essere per forza così, perchè tutti loro sostenevano crudelmente la stessa cosa: che io fossi pazzo.

Tutti dicevano così..., ma c'era un problema tutt'altro che trascurabile: io non ero pazzo e nemmeno lo sarei diventato per loro..e mio fratello lo sapeva benissimo!
Non mi avrebbero avuto così facilmente. 

Così oggi, come ogni sfibrante giorno, mi avrebbero tormentato e tartassato di domande. Tranelli e trabocchetti. Interrogatori estenuanti, inganni elaborati al solo fine di farmi cadere.
Volevano che confessassi ciò che io non ero, ma non avrebbero raccolto altro che il mio silenzio, cosìcchè se ne sarebbero andati via come sempre, per poi tornare puntulamente il giorno dopo con nuove domande e nuove presunzioni. E nuovamente, io, li avrei rimandati a casa a mani vuote, con buona pace di mio fratello maggiore, sempre più frustrato ed esasperato dai miei silenzi.

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- Hai fame?-
Disse porgendomi un intruglio di pomodori e pane rammollito.

Mugugnai, senza degnarlo di uno sguardo.

- Beh! Puoi anche non mangiare, ma, per l'amor di Dio, staccati da quelle maledette tele! - grugnì stancamente.

Girai la testa e sibillai minaccioso: - Che fastidio ti danno le mie tele? -

Lovino alzò le spalle spazientito: - Stai tutto il giorno con quei pennelli! E'come se non t'interessasse altro! Non ti rendi conto che la tua vita reale sta andando letteralmente a puttane così come la tua testa?!-

Mi alzai in piedi furente e Lovino si mise in posizione di difesa senza levarmi gli occhi allarmati di dosso.

- Vuoi togliermi pure questo, eh? PURE QUESTO? - urlai sbattendo tempere e matite sul tavolo. Alcune si spezzarono, altre, semplicemente, rotolarono giù scricchiolando sulle assi.

- Feliciano..stai calmo!- mormorò accondiscendente il mio interlocutore..

- NO! IO NON STO AFFATTO CALMO! PERCHE' NON MI LASCI..PERCHE' VOI TUTTI NON MI LASCIATE UN PO' IN PACE???- ululai, gettando inavvertitamente all'aria la scodella di poltiglia che Lovino mi aveva posto prima.
Quando si schiantò a terra, frantumandosi in mille pezzi venni preso da un incontenibile desiderio di pianto disperato.
Detestavo quella situazione. Perchè? Perchè doveva succedere proprio a me? Proprio mio fratello voleva sbarazzarsi di me.., ma che male avevo fatto io per meritarmi un trattamento simile? Quali colpe mai potevo avere?

Lovino continuò a fissarmi prudente, con un misto tra pena e angustia che si riflettevano sui lineamenti del volto cupo.

- Vorrei che il nonno fosse qui! - singhiozzai.

Mio fratello sospirò pesantemente. 
Lasciò cadere le braccia lungo il torace e mise indolente la mano nel taschino, tirandone fuori una sigaretta mezza consumata alla quale concesse nuova fiamma. Tendeva a fumare quando era inquieto.
Si avvicinò flemmatico alla finestra e buttò fuori l'aria inquinata che gli aveva invaso piacevolmente i polmoni.
-Lo sai bene perchè il nonno non c'è più! Lo sai bene perchè più nessuno frequenta la nostra casa!- insinuò duramente, continuando a guardare meditabondo i vetri della finestra.

Alzai la testa, oramai rovesciata sul palmo tremante delle mie mani.
- Che..che intendi dire? - balbettai.

Lovino alzò il pugno chiuso al cielo fissando il mozzicone di sigaretta ancora accesa, prima di puntarmi addosso il suo indice inquisitorio, dichiarando: -E' colpa tua! Sei tu la causa di tutto questo!-

Io non ci vidi più...e mi rovinai con le mie stesse mani.

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Ero seduto tra due energumeni mentre Lovino firmava alcune carte. Erano accorsi come lupi. Come se non attendessero altro che un cedimento.
Lo sapevo che erano venuti per prendere me e il mio unico fratello aveva deciso definitivamente di consegnarmi alla loro custodia. Stavolta mi avrebbero portato via con loro.

- Signor. Vargas! Forse sarebbe giudizioso far vedere quella brutta ferita ...- ipotizzò  incerto uno dei medici.

- Va bene così! - tagliò corto Lovino - Basta che vi prendiate cura di lui! - mi guardò perforante con i suoi occhi olivastri - Ha bisogno di cure maggiori di quelle che io sono in grado di offrirgli!-  sentenziò.
Firmò l'ultimo foglio e restituì sbrigativo la penna con l'aria di chi si era levato un gran bel peso dalle spalle.

- Lovino...- guaì come un cane sul punto di essere abbandonato sul ciglio di un fiume.
 In verità, l'analogia pareva tutt'altro che distante dalla realtà .- ...Lovino, ti prego!-

L'altro chiuse i pugni. Strinse i denti ed evitò la mia figura speranzosa.
- Verrò a trovarti, Feli, ogni volta che ne avrò modo! - affermò sconfortato.

Uno dei due bestioni si alzò e, afferratomi per le spalle, mi spinse verso l'uscio di casa. Di casa mia.
- Se vuole seguirci Signor. Feliciano Vargas...- proferì con falso ossequio.

Il panico s'impadronì di me. Mi dimenai frenetico, ma le dita dei dottori parevano simili a chiodi. Penetravano nelle carni e non desistevano dalla morsa in cui avevano imprigionato i lembi di pelle.
- Non sono pazzo, Lovino! Lo sai che non lo sono!- implorai, aggrappandomi a quella flebile speranza come un filo di seta - Come puoi farmi rinchiudere così? Come puoi? -

Un'ombra rabbuiò completamente il volto del mio prossimo.
Questo recise il sottile filo di seta che ancora mi donava un pò di luce.
 - E' troppo tardi...- alitò, accendendosi addolorato un'altra sigaretta.

Il secondo omaccione mi prese l'altro braccio e venni sollevato praticamente di peso.
- Sarà pazien...ospite della nostra accogliente struttura! Vedrà...!-

Urlai con quanto fiato avevo ancora in gola, riprendendo respiro solo a seguito di un involontario singhiozzo che, di tanto, in tanto, mi scuoteva il petto.
- NON SONO PAZZO! NON SONO PAZZO! NON SONO PAZZO! Lovino! Non voglio andare con loro! Voglio stare a casa mia! -

Irrazionalmente, allungai le mani e afferrai un pennello e la mia ultima tela su cui stavo ancora lavorando. 

I medici farfugliarono sbigottiti.
- Cos'è questa roba?-
- Sembra  un disegno..!-

Un raggio di desiderio o, forse, di pia illusione attraversò il mio corpo, vibrante come le corde di un'arpa dorata.
- Vi scongiuro, almeno i miei lavori...le mie creazioni..permettetemi di portarle! Allevierebbero enormemente le mie dolorose pene lontano da casa!-

Ci fu un momento di confuso silenzio, rotto, infine, dal commento di un medico che si grattava la barba sovrappensiero.
- Beh! Io non ci vedo nulla di male! -

- No!- ammonì Lovino, risvegliatosi dal coma innaurale in cui era caduto mentre quei ceffi mi conducevano fuori dall'abitazione.

-- Signor. Vargas! - si meravigliò il dottore sconcertato - Credo non ci siano problemi se..-

Mio fratello si avvicinò sinistro e strappò via dalle mani i mezzi per la mia arte. 
- Non dovrete MAI dargli ciò che chiede! MAI! Bandite dalle vostre stanze pennelli e colori di ogni genere!  Tessuti, vernici, crini di cavallo...gettate tutto al fuoco! Non resti che cenere!  Per il bene di tutti: non assecondatelo mai in questo!-

Le mie gote erano ormai quasi un fiume in piena, date le lacrime versate in quel frangente, ma poi sentì scorrere dentro di me come un flusso di fuoco.
Mai, in vita mia, ricordai d'essere mai stato così furioso e disperato.
A fronte di quel fato ingiusto, avevo sperato perlomeno in un conforto seppur misero qual'era. Invece, mi era stato sottratto violentemente anche quello. Mi avevano portato via tutto. Non mi era rimasto che il mio vuoto scheletro e un'anima depredata d'ogni cosa.
Alzai lo sguardo impetuoso-  SEI CRUDELE, FRATELLO MIO! SEI UN VERO MOSTRO! - gridai con tutta la rabbia che possedevo.

- No, Feliciano! -- disse l'altro, accendendosi meccanicamente un'altra sigaretta - Lo faccio per il tuo bene!-

E mi trascinarono fuori senza pietà.

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