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Autore: Adeia Di Elferas    04/11/2014    3 recensioni
Un momento di vita di Sansa a Nido dell'Aquila, una sera come tante in cui nella sua mente si fa strada uno strano pensiero.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Petyr Baelish, Sansa Stark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Nei Sette Regni e al di là del Mare'
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~~ Ditocorto era seduto davanti al fuoco, le gambe accavallate e lo sguardo pensieroso perso tra le fiamme. Di certo stava elaborando la sua prossima mossa.
 Sansa, anzi, Alayne Stone, era seduta nella poltrona accanto, le mani in grembo e le labbra serrate in un'espressione preoccupata.
 Robin Arryn non era stato molto bene, perciò l'avevano già messo a dormire, dopo averlo calmato come meglio si poteva.
 Nido dell'Aquila era fatto di silenzio, quella sera. Se c'erano dei fantasmi, in quella costruzine arroccata sulla montagna, nemmeno loro osavano fare rumore.
 I servitori erano nelle loro stanze e il crepitio del camino era l'unica cosa che faceva compagnia a Sansa e Petyr.
 La ragazza cercava di leggere qualcosa sul volto dell'uomo che l'aveva salvata. Che l'aveva salvata o che la teneva prigioniera? Forse la prigionia era la sua unica salvezza. Nessuno l'avrebbe mai amata davvero. Così come lei non era riuscita ad amare la sua famiglia abbastanza da salvarla. Aveva tradito tutti, perchè era stupida e superficiale. Quando aveva capito che il gioco a cui stava giocando non era una cosa da guitti, era troppo tardi.
 Sansa si passò lentamente una mano attorno al collo, al ricordo di quello che era successo a suo padre. Deglutì e chiuse un momento gli occhi. Come aveva potuto essere attratta da un mostro come Joffrey? Perchè non si era fidata della sua sorellina, Arya, e del suo sesto senso?
 Arya aveva sempre odiato Joffrey, ed aveva avuto ragione. Ma Sansa era cocciuta e non voleva vedere la verità. I suoi occhi si erano fermati ai riccioli biondi e al portamento nobile, senza vedere lo sporco animo che nascondevano.
 Si era anche fidata della regina Cersei, la serpe più infida dei Sette Regni, senza rendersi conto che lei era la più pericolosa di tutte.
 “Tutto bene, mia dolce Alayne?” chiese Ditocorto, guardandola di sotto in su. Sansa riuscì a malapena a sorridere, scuotendo il capo: “Va tutto bene.” “Se hai sonno, ti do il permesso di ritirarti.” concesse Petyr, allargando le braccia: “Ma prima devi darmi un bacio della buona notte.”
 Restia, ma desiderosa di restare sola, Sansa si alzò e baciò Petyr, che per un istante di troppo indugiò sulle sue labbra, come se volesse qualcosa di più, qualcosa che Sansa non voleva dargli.
 Prima di lasciarla andare, la guardò a lungo e sospirò: “Sei così simile a tua madre. Sia nell'aspetto sia nel carattere. È così bello averti qui con me.” “Lo è anche per me...” sussurrò Sansa, con un filo di voce.
 “Adesso vai pure a riposarti, cara.” terminò Petyr, tornando a fissare il fuoco: “Fai dei bei sogni.”
 Sansa uscì dalla stanza lentamente, per non dare l'impressione di voler scappare, ma appena fu lontana da Petyr fece una mezza corsa.
 Non aveva voglia di andarsi a stendere accanto al malaticcio Robin Arryn, e non lo avrebbe fatto. In realtà non aveva neanche sonno. Era sveglia come non mai e la sua mente era occupata da un unico desiderio: scappare.
 Nel buio, si avvicinò ad una delle ampie finestre e guardò fuori. Nevicava ancora, come aveva fatto per tutto il giorno. Erano così in alto che il terreno non si vedeva. Tra loro e la terra là sotto c'erano nuvole e metri di vuoto e di neve.
 Ebbe improvvisamente un'idea che lei stessa reputò folle. Andò nella Sala Alta, benedicendo la sonnolenza di Nido dell'Aquila, dove tutti o dormivano o se ne stavano al caldo e in silenzio, senza curarsi di controllare chi si aggirava per i corridoi e le stanze.
 La Porta della Luna era lì, come un occhio pronto a spalancarsi sul mondo sotto di lei. Era un passaggio sicuro e diretto per il cielo e per la terra. Era stata l'ultima porta varcata da Lysa Tully.
 Con il cuore in gola, Sansa si avvicinò alla Porta della Luna aperta. Il turbinare della neve sotto di lei era così intenso che molti fiocchi risalirono fino a lambirle le guance. Anche se restava ad almeno tre passi dal baratro, aveva le vertigini.
 Avrebbe potuto buttarsi. Volare, come aveva fatto sua zia. Sarebbe stato un viaggio breve: si sarebbe scontrata con la roccia, prima o poi, e allora sarebbe tutto finito. La sua vita tormentata sarebbe giunta alla conclusione perfetta: un urlo e un tonfo nel silenzio agghicciante di un castello arroccato su un altissimo sperone di roccia.
 Avrebbe rivisto tutti, i suoi fratelli e i suoi genitori, e se i Sette l'avessero perdonata per il suo infame tradimento, avrebbe potuto trovare la pace. Altrimenti, avrebbe trovato la tortura e la punizione eterna. Cos'era, però, la sua vita, se non una tortura e una punizione?
 Fece un passo avanti, chiudendo gli occhi. Avrebbe fatto un passo dopo l'altro, così, senza guardare, fino a che il vuoto non fosse stato sotto di lei, pronto a prenderla tra le sue gelide braccia. I fiocchi di neve le investirono il volto, raggelandola e dandole improvvisamente il senso di quello che stava facendo.
 Si bloccò appena prima di muovere l'ultimo passo. Spalancò gli occhi e vide che era sul ciglio della Porta della Luna. Per un secondo non perse l'equilibrio. Si mise a sedere, per essere più stabile e si ritrasse a gattoni, allontanandosi sempre di più, fino a finire contro il muro.
 La neve le aveva ricordato Grande Inverno. Il suo castello, la sua terra, la sua infanzia. Non si era mai resa conto di volerlo rivedere così tanto. Già quando aveva costruito il castello di neve aveva provato il desiderio di tornare a casa, ma adesso, l'odore della neve nelle narici e il freddo sulle guance le aveva reso chiara una questione semplice semplice: lei era l'erede di Grande Inverno, era l'ultima degli Stark. Avrebbe imparato come giocare al gioco del trono, avrebbe imparato dal maestro, da Ditocorto in persona, e poi avrebbe giocato.
 Quando andò a coricarsi, chiuse gli occhi e rivide Grande Inverno. Fino a quel momento lei era stata in una prigione senza pareti: la sua mente. Adesso stava forzando le sbarre, una ad una. Per farlo, ora doveva solo seguire le istruzioni del suo insegnante. Doveva diventare Alayne Stone, cambiare volto, cambiare modi e cambiare aspetto. Non poteva uscire dalla gabbia come Sansa Stark, ma poteva farlo, come Alayne Stone. Una volta uscita dalla cella, allora sarbbe tornata ad essere quella che era e allora... Oh, allora chi pensava di averla buttata fuori dal gioco, avrebbe dovuto ricredersi.
   
 
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