Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: _Roxanne    04/11/2014    1 recensioni
"«Perché? Perché sono così insignificante?» mormorò Tetsu, cercando di non incontrare gli occhi di Aomine, perché aveva paura di ciò che lui avrebbe potuto vedervi dentro.
«Tetsu, che cosa stai dicendo? Tu non sei affatto insignificante!» ribattè l'altro, tentando di capire che cosa avesse spinto Kuroko a un simile crollo. Erano forse state le sue parole? Aveva compiuto qualche gesto di troppo? Si era spinto troppo oltre facendo delle stupide battute? Non lo sapeva, ma di una cosa era certo: non poteva permettere un simile crollo. "
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Daiki Aomine, Tetsuya Kuroko
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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**leggere lo specchietto autrice in fondo, per alcune precisazioni. ^-^**

 

Grazie a te, riuscirò a brillare. 
 

 

In quella fredda serata di febbraio, un ragazzo solitario si allenava a basket in un piccolo campo.
Ad ogni tiro, diverso dal precedente, la palla entrava perfettamente nel canestro.
Ogni mossa era veloce, fluida, perfetta. Pareva essere nato con la palla in mano. Ogni azione, portata a termine da solo, era un guizzo, un battito di ciglia, durante il quale la palla attraversava quella rete a forma di cono.
Nel buio della notte, la sua pelle ambrata e i suoi capelli blu si confondevano perfettamente con lo sfondo. Solo chi aveva un'eccezionale osservazione avrebbe potuto vedere le goccioline di sudore imperlare la pelle nuda sulle braccia.
Chiunque avrebbe preferito indossare un cappotto per uscire in quell'aria gelida, ma in quel campo non c'era traccia di nessuna felpa o giubbotto. Il freddo, forse, lo aiutava a mantenere la mente fredda e lucida.
La palla che stava utilizzando era consumata e in mano a un principiante sarebbe stata una rovina, ma quel ragazzo la maneggiava con maestria, come se fosse la cosa più preziosa di questo mondo. E, forse, per lui lo era.
Impegnato in un'azione straordinaria, non si accorse che il suo cellulare si era illuminato, riportando il nome di una ragazza e la sua foto. Una volta che la palla aveva attraversato la rete, il ragazzo solitario si voltò e vide la luce sprigionata dal dispositivo. Si avvicinò con la fronte aggrottata, lo prese e accettò la chiamata.
La voce isterica di una ragazza, proveniente dal cellulare, irruppe nel pacifico silenzio di quel piccolo campetto. Non si riusciva a capire perfettamente tutto ciò che dicesse, ma si poteva intuire che fossero parole poco lusinghiere.
Il luccichio negli occhi del giovane solitario, che fino a pochi momenti prima era vivido, scomparve, lasciando spazio a due iridi vacue.
Rimase in immobile, con la palla sotto braccio, mentre la ragazza al telefono si sfogava, urlandogli nell'orecchio. Per tutto il tempo, però, il ragazzo non fece una piega, nonostante quelle onde sonore così acute avrebbe frantumato i timpani di qualsiasi persona normale. Ma, forse, lui era speciale.
Chiuse il cellulare con un movimento fluido del polso, prima di lanciare, quasi svogliatamente, la palla dietro la schiena. Quest'ultima descrisse un arco perfetto e si infilò nel canestro. Sembrò un tiro semplice, troppo semplice, poichè compiuto con eccezionale naturalezza e scioltezza.
 «Aomine-kun.»
Una voce limpida, neutra e senza emozione ruppe il silenzio creatosi dopo che il ragazzo solitario aveva chiuso la chiamata in faccia alla ragazza isterica che gli aveva telefonato. Sentendo il suo nome, si voltò velocemente, mentre afferrava la palla che, rimbalzata sul muro, era tornata indietro.
 «Sapevo che ti avrei trovato qui.»
Dall'ombra uscì una piccola figura, esile, ossuta, che parve pallidissima sotto la flebile luce della luna. I capelli sembravano di cristallo e i suoi occhi profonde e desolate lande di ghiaccio. Si poteva definire bello, ma la sua bellezza non era consueta.
 «Tetsu.»  Il giovane solitario aveva ricominciato a palleggiare la palla.  «Che cosa ci fai qui?»  domandò, sollevando per un attimo lo sguardo dalla sfera che rimbalzava contro il suolo, per poi essere spinta nuovamente verso di esso dalla sua mano.
Il ragazzo pallido si accigliò lievemente, osservando i movimenti dell'altro.
 «Ho un favore da chiederti.»  rispose, guardando il ragazzo solitario dritto negli occhi.
La determinazione traboccava da quello sguardo, ma lui non fece una piega.
 «Vuoi farti beffe di me, Tetsu, dopo che mi hai battuto?»
 «Io sono serio. Sai che non mi piace fare giri di parole, quindi andrò subito al sodo: Aomine-kun, insegnami a tirare.»
Soltanto a quelle parole la predominante freddezza si scheggiò sul viso del ragazzo solitario. La mano che stava palleggiando si bloccò a metà dell'azione e il sopracciglio sinistro si sollevò in un'espressione alquanto perplessa.
 «Cosa?»
L'espressione fredda del giovane mutò improvvisamente, passando dall'allegra freddezza a un perplesso stupore. I lineamenti del suo viso vennero tirati dai muscoli, facendolo apparire ancora più giovane di quanto fosse.
 «Hai sentito bene. Voglio imparare a tirare e tu sei l'asso della Generazione dei Miracoli, non avrei saputo a chi altro rivolgermi.»  confessò l'altro, senza il minimo accenno di imbarazzo, soltanto un'acuta passività.
Il ragazzo solitario cambiò nuovamente espressione. Sbuffò, arrendendosi al suo destino. Non avrebbe mai pensato che Kuroko sarebbe venuto a chiedere aiuto proprio a lui, nemmeno se fosse stato l'unico giocatore rimasto sulla Terra.
Si abbassò a prendere la palla e la tirò, in modo piuttosto violento, in direzione dell'altro ragazzo, che la schivò agilmente, osservando, contrariato e stupido, il tiratore.
 «Aomine-kun, imparerai mai a essere meno rude?»


Da due ore ormai, i due ragazzi si allenavano al tiro. Il ragazzo più esile, Kuroko Tetsuya, non aveva ancora smesso di tirare, sotto le direttive dell'altro, Aomine Daiki, il famoso asso della fantomatica "Generazione dei Miracoli".
Kuroko non voleva arrendersi e la sua percentuale di tiri messi a canestro era abbastanza alta, rispetto a quando aveva iniziato.
Ogni tanto capitava che si fermasse per permettere ad Aomine di sfoggiare le sue capacità, tentando poi di imitarlo.
Aomine ostentava un'espressione neutra, anche se intimamente era felice di aiutare il suo vecchio compagno di squadra ad allenarsi, nonostante lui e la sua squadra lo avessero battuto alla Winter Cup soltanto il giorno prima.
 «Beh, Tetsu, sette su dieci. Mi sembra un buon risultato.»  L'ombra di un sorriso increspò le labbra di Aomine, mentre osservava con sguardo compiaciuto l'ultimo canestro messo a segno da Kuroko, frutto del suo insegnamento.
Nonostante Aomine continuasse a ribadire la sua "passività", in realtà era cambiato dopo la partita con il Seirin. Grazie a Tetsu e Kagami aveva ritrovato dentro di sé l'amore per il basket, sopito da tempo, la voglia di allenarsi per migliorarsi sempre di più, perché un avversario più forte arriverà sempre. Ecco, dopo quella partita Daiki aveva riscoperto un sacco di emozioni che aveva smesso di provare, per pigrizia e stupide convinzioni.
Prima di di quella partita, il suo mantra era "l'unico che può battermi sono io", ma era stato completamente spazzato via da quel ragazzo dai capelli rossi e gli occhi di una tigre selvaggia, Kagami Taiga.
 «Grazie, ma la percentuale di successo è piuttosto bassa.»
Kuroko abbassò lo sguardo sulla palla che aveva in mano, pensando a ciò che aveva imparato. Grazie ad Aomine, sua "ex-luce" con cui aveva quasi totalmente tagliato i ponti, come si suol dire, era riuscito a perfezionare il suo tiro, arrivando a creare addirittura una tecnica speciale. In realtà, era molto soddisfatto di se stesso, ma non era un tiratore, quindi la probabilità di fare canestro era alta, ma in partita non lo sarebbe rimasta per molto tempo.
 «Non essere pessimista, Tetsu. Dopotutto ti sei allenato con me.»  disse Aomine, mentre un ghigno soddisfatto gli stirava le labbra sottili.
Kuroko distolse immediatamente lo sguardo e con la coda dell'occhio notò il sorriso sincero in cui si era trasformato quel ghigno. Le sue guance si colorarono di un rosso intenso e ringraziò il cielo che la Luna fosse oscurata dalle nuvole.
Aomine, dal canto suo, era curioso di sapere il motivo per il quale Tetsu avesse abbassato così frettolosamente lo sguardo, distogliendolo dal suo. Avrebbe voluto avere la capacità di leggere l'anima attraverso gli occhi, anche se dubitava che quegli occhi blu fossero decifrabili. Spesso gli capitava di non riuscire a capire che cosa pensasse quel ragazzo, di non riuscire a estrapolare nulla da quella espressione criptica. E questo fatto lo mandava fuori dai gangheri.
 «Aomine-kun, hai voglia di andare a bere un frappè?»


Alcuni minuti dopo, Aomine si ritrovò a un tavolo, seduto davanti a Kuroko.
Il ragazzo beveva tranquillamente il frappè alla vaniglia, che lui stesso gli aveva offerto.
 «Grazie ancora per avermi offerto questo delizioso frappè alla vaniglia.»  esordì Kuroko, incatenando il suo sguardo con quello dell'eccezionale asso.
 «Nulla di che, Tetsu. Mi ha fatto piacere. Mi ricorda come passavamo le giornate alle medie…»
Gli occhi di Aomine vennero velati dalla nostalgia e il suo ex-compagno di squadra se ne accorse. Lo osservò distogliere lo sguardo e puntarlo fuori dalla vetrina, come se fosse sommerso da ricordi felici e ne sentisse davvero la mancanza. Il sorriso malinconico che nacque sulle sue labbra fece ricordare a Tetsu che l'Aomine che aveva conosciuto in prima media non era perduto, cambiato, certo, ma non perduto.
 «Ricordi come ci siamo conosciuti?»  domandò Kuroko, guardando Daiki con un'espressione curiosa sul volto.
 «Certo che me lo ricordo, Tetsu. Mi hai fatto prendere uno spavento!»
 «Non sono io quello che credeva alla storia del fantasma che giocava a basket.»  frecciò lui, rivolgendo al ragazzo che si trovava davanti un ghigno furbo.
Aomine aveva visto davvero pochissime volte quell'espressione sul viso della sua "ex-ombra", ma poteva dire che non era mai stato dispiaciuto. Quando Kuroko tirava fuori il suo lato "cattivo", per quanto cattivo potesse essere un suo lato, la situazione risultava sempre davvero divertente, se non esilarante.
 «Ero un ragazzino!» esclamò l'altro, offeso, incrociando le braccia al petto.
 «Un ragazzino particolarmente dotato, aggiungerei.» disse Kuroko, cambiando velocemente tono di voce.
 «Grazie, Tetsu, mi fa sempre piacere quando osanni le mie capacità, ma i tuoi repentini cambi d'umore mi confondono. Prima mi prendi in giro e dopo mi  fai dei complimenti…»
Aomine era davvero confuso. Ormai, avrebbe dovuto essere abituato a quei repentini cambi del suo ex-compagno, ma ogni qualvolta accadeva non riusciva ad aspettarselo e nemmeno riusciva a non rimanere stupito.
Il diretto interessato non replicò, al contrario, annuì e si alzò, buttando il suo frappè, finito da tempo, nel cestino, prima di uscire dal bar. La sua "ex-luce" rimase interdetta per alcuni secondi, non riuscendo a muoversi.
Una volta uscito anche lui, Aomine si guardò intorno per cercare Kuroko. Dopo vari tentativi, si voltò, rassegnato, per dirigersi verso casa e se lo trovò di fronte che gli sbarrava la strada. Questi sgranò gli occhi, mentre il suo cervello elaborava quanto era appena successo. Non gli capitava da molto tempo.
 «Aomine-kun.»
 «Tetsu, non sparire così, ti prego.»
 «Ma io non sono sparito, sono sempre rimasto qui.»  replicò il ragazzo, guardando perplesso l'altro, che invece pareva contrariato.
 «Non posso perderti di vista, sai che cosa succede.»
Kuroko abbassò lo sguardo, sentendo una fitta all'altezza dello stomaco. Perché non riesco mai a farmi notare, nemmeno impegnandomi?, si chiese, come spesso aveva fatto negli ultimi tempi, senza riuscire a trovare una risposta concreta. 
Aomine vide la tristezza negli occhi del giovane e si sentì il senso di colpa salirgli allo stomaco, mentre si pentiva di ciò che aveva appena detto. Non avrebbe mai voluto farlo sentire così umiliato.
 «Perché? Perché sono così insignificante?»  mormorò Tetsu, cercando di non incontrare gli occhi di Aomine, perché aveva paura di ciò che lui avrebbe potuto vedervi dentro.
 «Tetsu, che cosa stai dicendo? Tu non sei affatto insignificante!»  ribattè l'altro, tentando di capire che cosa avesse spinto Kuroko a un simile crollo. Erano forse state le sue parole? Aveva compiuto qualche gesto di troppo? Si era spinto troppo oltre facendo delle stupide battute? Non lo sapeva, ma di una cosa era certo: non poteva permettere un crollo del genere.
 «Non lo vedi anche tu? Passo inosservato dovunque, a chiunque. Non riesco a farmi notare nemmeno se mi impegno… non sono nessuno.»
Aomine rimase sconvolto da quella dichiarazione. Per quale motivo avrebbe dovuto pensare una cosa simile?
 «Che cosa stai dicendo?! Non sei nessuno? Come fai a dirlo? Come diavolo fai anche solo a pensarlo, Kuroko! Tu sei una delle persone meno insignificanti che io abbia mai conosciuto. Sei stato la mia ombra e solo ora ho capito quanto sei stato importante. Tu mi hai fatto brillare, lo hai fatto senza chiedermi nulla in cambio, restando in disparte, non richiedendo nessuna attenzione simile. Ora, sei l'ombra di Kagami e lo fai brillare di una luce intensa. Lo hai sempre detto tu: una luce non può brillare al meglio se non possiede un'ombra. Forse non sono la persona più adatta per dirlo, ma penso che non importi se tu sia una luce o un ombra, sei eccezionale in ogni caso.»
Il petto del ragazzo si alzava e abbassava velocemente. Tutte quelle parole, così sincere, gli avevano mozzato il fiato e più volte aveva dovuto fermarsi un secondo, prima di ripartire dicendo tutto ciò che pensava e che per anni non era riuscito a esprimere, perché frenato dal suo smisurato orgoglio. Ma lì, su quella strada poco lontano dal campetto, con la palla sotto braccio, non gli importava più nulla, tranne che di Kuroko. Era una sensazione strana, che lo scaldava all'altezza del cuore.
 «Aomine…»
Tetsu era rimasto senza parole, letteralmente. Aveva aperto la bocca, ma nessuna parola o frase sensata era uscita, così l'aveva richiusa, insistendo a guardare il viso di Aomine.
Improvvisamente, si ritrovò la faccia premuta contro il petto duro del giovane, il proprio corpo stretto in un abbraccio.
 «Kuroko, tu sei eccezionale.»  sussurrò Daiki al suo orecchio, prima di poggiare delicatamente le labbra su quelle del ragazzo che teneva stretto tra le braccia.
Tetsuya era rimasto pietrificato, mentre una stranissima sensazione di calore interiore lo avvolgeva, così come facevano le labbra di Aomine con le sue. Per la prima volta, si sentì qualcuno, si sentì desiderato, si sentì osservato, importante. Tutto esplose nel suo cervello e la consapevolezza di ciò che stava accadendo lo investì, ma venne sopraffatta dall'emozione che gli rese le gambe molli come gelatina.
In quel momento, in preda all'euforia, sentì veramente di essere amato da qualcuno che l'avrebbe sempre notato, che lo avrebbe sempre reso felice, importante, e che lo avrebbe, finalmente, fatto brillare. 

 



MY SPACEEE. ^_^


Salve a tutti, lettori e lettrici! :3
Eccomi qui con la mia primissima storia nel fandom di Kuroko no Basket. *sclera malissimo.*
Beh, che cosa ne pensate?
Io AMO e straAMO questo anime/manga e mi sembrava giusto rendere onore a una delle più belle OTP, appunto AoKuro. *ri-sclera malissimo.*

Beh, come ho detto questa è la mia prima storia su questo fandom, non che prima storia Shonen-ai
Cioè, non ci credo nemmeno io. *^*
[Tengo davvero tantissimo a questa piccola OS, ma non so nemmeno io il motivo. (=^-^=)]

La descrizione è provvisoria (come avrete visto è un pezzo della OS), perchè non sono molto brava con queste e non sono riuscita a inventarne una migliore e più invogliante (?). 

Bene, penso di avervi detto tutto ciò che volevo dirvi (spero o.o) e quindi... alla prossima! <3
Sayonara. ^_^

§ _Roxanne_ §




 
   
 
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