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Autore: sinful_theatre    04/11/2014    0 recensioni
"L'ascesa dei popoli liberi" è il primo volume della trilogia di Foglia mai caduta, ciclo di racconti fantasy ambientato nel fittizio continente di Viverna. Nel cuore delle Foreste incantate, gli antichi conflitti tra i popoli liberi stanno per essere stravolti da un'incombente minaccia capace di mettere in moto una serie di eventi che porteranno le due grandi fazioni a combattere fianco a fianco in nome dell'unico valore che da sempre infiamma i loro animi: la libertà.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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PROLOGO

 

 

   Un tempo, le Foreste incantate rivestivano migliaia di ettari lungo le terre ad Ovest del continente. Quando i viaggiatori attraversavano i misteriosi sottoboschi entro i confini della leggendaria Strada madre, un passo che tagliava l'intera foresta e permetteva agli stranieri di non perdere l'orientamento, si scoprivano intimoriti e affascinati al tempo stesso.
Oggi, anche quell'antico sentiero non esiste più.
 

   Rivolse uno sguardo vacuo al soffitto. Il vociferare attorno al suo tavolo stava tramutandosi progressivamente in un unico e confuso lamento. Distorto, come distorti erano i sensi che dolcemente lo stavano abbandonando.
   Un frastuono lo destò dall'imminente svenimento. Goffamente, cercò di alzarsi dalla panca su cui era seduto per recarsi all'uscita, ma inesorabilmente le gambe gli cedettero. Attese di sentire l'impatto con il caldo pavimento in legno, ma due mani lo sorressero da dietro.
   
«Sirier, fratello. Lo vedi che non ti reggi in piedi? questo vuol dire che non hai bevuto abbastanza!» ridendo, Thoneor lo ritrascinò al tavolo e lo posizionò seduto davanti al suo boccale di birra.«Sia io che te vorremo evitare che ti allontanassi da questa locanda per andare a tormentarti davanti a quella tenda. Hai sentito Ramina, ha detto che non ci rimane altro che aspettare».
   
«A quante nascite hai detto che ha già assistito Ramina?» la bocca impastata di Sirier non permetteva la completa interpretazione delle sue parole.
   
«Non ho intenzione di risponderti per la sesta volta. Devi fidarti di Lei. Tuo figlio nascerà sano e forte, proprio come lo zio!» esclamò Thoneor, battendo un pugno sul tavolo e scoppiando in una roca risata.   
   
«Speriamo che assomigli meno allo zio e più alla madre, se lo si vuole forte...» rispose biascicando Sirier, tentando addirittura di risultare ironico.«...e comunque, sarà una figlia».
   
«Come dici?» domandò il fratello, poggiandosi con entrambi i gomiti al tavolo.«e come faresti tu a sapere se sarà un maschio o una femmina?»
   
«Joriah...» spiegò Sirier.«...sai che è fissata con letture delle erbe e roba simile».
   
Thoneor aggrottò le sopracciglia, basito:«e se poi nasce maschio?»
   
«Sai una cosa? Facciamo che vado a vedere di persona, così...» Sirier fece per alzarsi, ma Thoneor lo afferrò per un braccio e lo rimise a sedere.
   
«Ti ho detto di restare qui! non ne ricaverai nulla tormentandoti al suo fianco. È stata Joriah a farmi promettere che ti avrei tenuto lontano da lei fino alla nascita, lo sai. Lei sa quanto ti lasci trasportare e inoltre converrai anche tu che ci pensa già la creatura a crearle un bel pò di problemi». Sirier sorrise a quest'ultima immagine.
   
«Ancora deve nascere ed è già una combattente a tutti gli effetti, non trovi?».
   
«Puoi dirlo forte, fratello.» Thoneor gli diede una forte pacca sulla spalla.«ma non deridere la sventura della tua femmina. Quel dolore è anche tuo...» dicendolo versò altra birra nel boccale di Sirer e nel suo.«... e quando lo chiamerai per la prima volta con il nome che hai scelto, ti stupirai di come questo dolore resterà come uno dei più bei ricordi che gli dei ti abbiano mai preservato».
   
«Alle volte la tua saggezza mi fa ribrezzo, fratello mio.» Sirier provò a guardarsi attorno. Dì ciò che riusciva a distinguere di quel che era un vortice di immagini confuse, dovute ai fiumi di birra versati, colse i pochi altri clienti del locale a quell'ora della notte.
   
«Temo rientri nei doveri di Gran maestro. Alla salute!»
   
«Alla salute» rispose Sirier, in parte ancora assente.«Ima dice che i Gran maestri vengono eletti in base alle dimensioni dei loro pancioni, lo sapevi?»
   
«Ima la cuoca?» domandò Thoneor alzando un sopracciglio.«è così allora? gli addetti alle cucine hanno una tale influenza in politica? Diamine, buono a sapersi!». Missione compiuta, per la seconda volta Sirier parve non riuscire a soprimmere un sorriso.
   
«Avete sentito?» uno dei clienti si alzò in piedi e chiamò a sè l'attenzione dei presenti.
   
«Siediti, Felort. Cominci a immaginarti i suoni!» si lamentò il suo compagno.
   
Improvvisamente, anche Thoneor scattò in piedi:«Zitti tutti. L'ho sentito anch'io.»
   
«Sono corni...» disse Sirier, e per poco non barcollò all'indietro.«...corni di Forte guardia.» in quel momento la porta sbatté ed un giovane soldato fece il suo ingresso nella locanda.
   
«Greistor, che succede!?» Thoneor avanzò verso il soldato per avere spiegazioni.
   
«La Myris1...» Greistor Tuonotruce faticava a parlare per il fiatone.«...la Myris reclama l'intervento dei cavalieri... ora!»
   
Thoneor volse automaticamente il suo sguardo su quello del fratello, il quale sembrò sul punto di svenire. Tutti gli altri seguirono il soldato fuori dal locale.
   
«Che gli dei sian tiranni!» ringhiò Thoneor.«... non ora».
   
«Io non mi muoverò da questo tavolo» si imputò Sirier.«dovesse venire a prendermi Naressa in persona».
   
Thoneor si avvicinò al fratello sbuffando:«Sai meglio di me che non ti lascerà restare qui. Pretende che tu sia in prima linea, come sempre.»
   
«Lo hai detto tu, no? Come sempre. Vorrà dire che per questa volta potrà accontentarsi di Narem, o Gorjen!»
   
«Narem era in battaglia mentre nascevano tutti i suoi cinque figli. E Gorjen, beh, sai bene che lui preferiva spaccare teste piuttosto che restare a sentire le grida della sua Saynim2!
   
Ogni resistenza è inutile, lo capisci? Se la foresta chiama, tu rispondi!»
   
«Maledizione, Theor!» Sirier picchiò un pugno sul tavolo.«sai meglio di me che non è la foresta a volermi in battaglia. È soltanto il freddo cuore di Naressa a volermi tenere lontano da qui!»
   
Thoneor sussultò alle parole del fratello. Si guardò intorno per assicurarsi che nessuno avesse udito quell'imprudente espressione, poi gli schioccò un forte schiaffo:«Cos'è, hai perso del tutto la ragione!? È della Guardiana della foresta che stai parlando, la nostra Myris!»
   
«Dannato te e la Myris di tutti i tempi, Theor!» imprecò Sirier massaggiandosi la parte lesa del volto.«e se per la nostra amata regina questa notte io morissi?»
   
«E allora tu vedi di non morire, ti pare!?» Thoneor voltò le spalle al fratello per sbollentire gli animi. Poi si rivolse nuovamente a Sirier, poggiandogli una mano sulla spalla.«in attesa del tuo ritorno, mi prenderò cura io di Joriah e...»
   
«...Amelia.» completò Sirier, improvvisamente incapace di mantenere viva la discussione.«il suo nome è Amelia».
   
«Dimentica immediatamente quello che hai in testa» lo rimproverò in anticipo Thoneor.«non puoi passare dalla tenda, prima di scendere in battaglia. Nessuno sarebbe più in grado di tirarti via da Joriah, poi sì che sarebbe costretta a intervenire Naressa in persona ... però a capo di venti unità armate!» sospirò, quando vide nell'espressione del fratello la più completa esasperazione. Comprendeva tutte le ragioni per le quali Sirier non aveva intenzione di rispondere alla chiamata. Thoneor non poteva avere figli, il suo ordine glielo impediva. Tuttavia era sempre stato molto sensibile ai sentimenti del fratello. La scelta tra il dovere di un cavaliere e il desiderio di un padre.
   
Dopo aver preso in considerazione lo stato del fratello, Thoneor si ammorbidì.«Amelia è un bellissimo nome. Lo stesso dell'ancella che assistette all'usurpazione di Rosaya... Non mancherò di badare a entrambe.
   
Ma ora tu devi andare, fratello. E se ti farai ammazzare darò personalmente il tuo corpo in pasto ai Lupi crudeli».
   
Sirier restò qualche istante con lo sguardo fisso sul fondo del boccale. Poi, scrocchiando l'osso del collo, si alzò un pò più lucido dalla panca di legno. Fece qualche passo in direzione della porta, vacillando. Poi si voltò verso il fratello:«Avrebbero dovuto fare te Guardiano della foresta».
   
«In mancanza di ciò ho giurato di fare da quardiano al tuo fiacco culo. Ora và, fatti vedere dagli araldi e porta i miei saluti alla nostra guardiana».
   
Sirier rise, poi raccolse il mantello appeso alla parete e scomparve oltre la soglia.

1Myris è il termine con cui il popolo degli Elfi liberi indica la Guardiana della Foresta, colei che sorveglia l'incolumità della comunità elfica e ne governa i domini.

2Sayinim è il termine con cui il popolo degli Elfi liberi indica il ruolo, all'interno della famiglia, della sposa.

  
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